Ci sono certi libri, quasi tutti in realtà, che, oltre a quella che raccontano nelle loro pagine, hanno un'altra storia. La storia di chi lo ha scritto e del perché lo ha fatto, così come la storia della sua pubblicazione o di quello che è successo dopo. Tutte storie che in un modo o nell'altro contribuiscono a rendere il libro quello che è. E questo è sicuramente il caso di "Una banda di idioti" di John Kennedy Toole, scrittore americano che a trentadue anni ha deciso di togliersi la vita, senza che nessuno conoscesse ancora questo suo libro. Sua madre lo ha preso, lo ha letto e lo ha proposto agli editori di mezza America perché sicura del valore di quello che il figlio aveva scritto. E ci è voluto un po' di tempo prima che un editore credesse in lei e nella storia raccontata, e si decidesse infine a pubblicare l'opera.
E adesso, a lettura conclusa, penso che se io fossi il primo editore (ma anche il secondo e il terzo) che l'ha rifiutato, mi starei mangiando le mani. Perché questo libro, nella sua esasperazione, nella sua follia e nella sua assurdità, è semplicemente un capolavoro (considerando anche che ha ricevuto un premio Pulitzer postumo)
La trama in sé è molto grottesca, ma non per questo poco appassionante o difficile da seguire. Tutto ruota attorno al personaggio di Ignatius Reilly, un grassone inetto e ipocrita, che si sente incompreso da tutto il resto del mondo, che a trent'anni vive ancora con la madre, da cui si fa mantenere, scarrozzare, e che aborrisce ogni tipo di fatica fisica. E' arrabbiato con tutti Ignatius, ed è incapace di vivere in un'America per lui mediocre, circondato da persone altrettanto mediocri che non riescono a capire la sua intelligenza e la sua personalità. Un personaggio talmente antipatico e irritante a cui però ci si affeziona terribilmente. E accanto a lui ci sono tantissimi altri personaggi altrettanto ben riusciti, specchio di una società a volte davvero assurda: c'è la madre Irene, disperata per i comportamenti del figlio a cui però non si ribella mai, se non per andare a giocare a bowling. Ci sono i dipendenti delle Manifatture Levy, in cui Ignatius va a lavorare: l'anziana signora Trixie, obbligata a non andare in pensione dalla moglie del capo, sicura che morirà non appena smetterà di vivere; il signor Levy, sottomesso alle angherie della moglie il cui passatempo preferito è mettergli contro le due viziatissime figlie; gli operai di colore che Ignatius istiga alla ribellione. Ci sono i lavoratori del night "Notti di follia", un locale sporco e malfamato, in cui Ignatius finisce suo malgrado, rovinandone del tutto la reputazione. E ancora tantissimi altri personaggi epici: i poliziotti, i vicini di casa, i vecchi professori dell'università con cui Ignatius si trova a interagire. E soprattutto c'è Myrna, vera istigatrice, anche se involontaria, di ogni follia del protagonista, che la vede come una provocatrice da sconfiggere.
Insomma, una banda di idioti che ruota intorno all'Idiota per eccellenza.
La forza del romanzo sta sicuramente in tutti i personaggi e nelle loro interazioni, al punto che risulta impossibile fare un riassunto vero e proprio della trama. Come si diceva, Ignatius è un personaggio incredibile, forse uno dei meglio caratterizzati della letteratura americana moderna: un trentenne antipatico, odioso, irritante e puzzolente, convinto della sua superiorità di fronte a tutto e a tutti, costruito apposta per risultare antipatico.
Certo, a volte le situazioni sono talmente tanto assurde da risultare un pochino pesanti da leggere e seguire, ma proprio perché seguono la mancanza di logica del suo protagonista, che non si rende conto del suo comportamento sopra le righe e privo di senso, nemmeno di fronte all'evidenza e all'inevitabile fallimento di ogni sua mossa.
Se non amate questo genere di personaggi e le trame un pochino grottesche, forse non dovreste leggere questo romanzo, perché, anche se scritto bene, è davvero facile fermarsi alla superficie (e io stessa a volte sono stata tentata di farlo) ed etichettarlo come un personaggio inutilmente odioso e privo di senso. Ma se invece queste storie vi piacciono, perché vedete l'assurdità nel mondo e come questa possa portare alla follia, procuratevi immediatamente "Una banda di idioti": non vi deluderà.
Nota alla traduzione: direi davvero ben fatta, anche se inizia sicuramente ad essere un po' vecchiotta (è del 1983).
Autore: John Kennedy Toole
Traduttore: Luciana Bianciardi
Pagine: 374
Anno di pubblicazione: 1998
Editore: Marcos y Marcos
ISBN: 978-8871682211
Prezzo di copertina: 17,00 €
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formato brossura: Una banda di idioti
Grazie per la recensione, sembra un libro molto interessante e la copertina mi piace proprio! :)
RispondiEliminaSe ti va passa da me, ho lanciato una sfida di lettura per il 2013, mi farebbe piacere se partecipassi, la trovi qui:
http://www.peekabook.it/2012/12/2013-women-challenge.html
Grazie in ogni caso! :)
Valentina
www.peekabook.it
Oh, lieta che ti sia piaciuto *w*
RispondiEliminaIo la traduzione l'ho adorata, ho letto che la Bianciardi ha pure vinto un premio...
Vero anche che in certi punti il grottesco e l'improbabile raggiungono livelli tanto alti da poter risultare ostici e fastidiosi. Però io l'ho adorato anche per questo.
Un libro che mi era stato consigliato direttamente da Dan Fante (il figlio/ scrittore di John Fante che ho avuto l'onore di conoscere anche se solo via mail). Ignatius rimarrà sempre per me un personaggio indimenticabile.
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