venerdì 30 dicembre 2011

I MIGLIORI 10 DEL 2011


Ed ecco invece i 10 libri che più ho amato quest'anno. Quelli che mi hanno emozionato e colpito, quelli che non mi stancherò mai di consigliare e quelli che ho già più e più volte prestato.
Alcuni scoperti per caso, altri classici, altri conferme di autori che già amavo. E in più un fumetto, perché anche quelli a mio avviso possono trasmetterci molto.
Insomma,10 libri che secondo me tutti dovrebbero leggere prima o poi.


1. L'AMORE E GLI STRACCI DEL TEMPO - Anilda Ibrahimi
2. SOSTIENE PEREIRA - Antonio Tabucchi
3. CI SONO BAMBINI A ZIG ZAG - David Grossman
4. NON AVEVO CAPITO NIENTE - Diego de Silva
5. IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI FIORI - Vanessa Diffenbaugh
6. IL CASO JANE EYRE - Jasper Fforde
7. IL LIBRAIO - Regis de Sa Moreira
8. AVVENTURE DELLA RAGAZZA CATTIVA - Mario Vargas Llosa
9. LA FORTUNA NON ESISTE - Mario Calabresi
10.TIGROTTO PSICOTICO CON ISTINTO OMICIDA -Bill Watterson

I PEGGIORI 10 DEL 2011

Ecco i 10 libri peggiori che ho letto quest'anno. Quei libri che "ad averlo saputo prima" non avrei mai letto ... se non fosse che ci provo un gusto incredibile a stroncarli poi nelle recensioni (ognuno si diverte come può).
I dieci libri che non consiglierei a nessuno, che ho terminato per inerzia e perché odio lasciare le cose a metà, e quelli che proprio non sono riuscita a finire.

Li riporto in ordine di lettura, da gennaio ad oggi. Per leggere la recensione completa, cercate il nome degli autori nell'elenco.

1. IO E TE - Niccolò Ammaniti
2. LA BIBLIOTECA DEI MIEI SOGNI - Julie Highmore
3. BLA BLA BLA - Giuseppe Culicchia
4. RABBIA - Chuck Pahlaniuck
5. LA BOTTEGA DEI DESIDERI - Karen Weinreb
6. LE ETA' DI LULU' - Almudena Grandes
7. LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO - Oriana Fallaci
8. IL MERCANTE DI LIBRI MALEDETTI - Marcello Simoni
9. STORIA DELLA MIA GENTE - Edoardo Nesi
10.TODO LO QUE PODRIAMOS HABER SIDO TU Y YO SI NO FUERAMOS TU Y YO - Albert Espinoza

Buon Anno!

Ed ecco che è passato un altro anno. Il secondo anno tutto intero di vita di questo mio piccolo blog.
E il 2011 è stato pieno di soddisfazioni. I lettori fissi che aumentano, persone che commentano, vere e proprie discussioni sotto qualche post. L'apertura della pagina associata su Facebook e anche lì l'aumento dei fan, lento a volte, rapidissimo altre. Persone che commentano, che consigliano libri e che chiedono consigli. Libri nuovi scoperti, dibattiti e discussioni.
Non potete minimamente immaginare quanto sia diventato importante questo blog per me. Quanto adori leggere un libro e commentarlo. Quanto mi faccia arrabbiare quando le recensioni non mi vengono e quanto sia soddisfatta invece quando riesco a scrivere un sacco.

Vorrei quindi ringraziare tutti voi, che leggete e che commentate questo blog. Ringraziare chi corre a leggere le mie recensioni appena le ho scritte. Ringraziare chi decide di seguirmi, qui o sulla pagina facebook.
Ringraziare chi sopporta dal vivo questa mia passione per i libri e chi con me la condivide. Chi mi presta sempre libri (Thais, devo citarti per forza) e chi accetta di leggere quelli che gli consiglio io, anche se io mi rifiuto spesso di fare il contrario (Marco, questo sei tu).
Ringraziare chi mi ha prestato (mia sorella e Barbara), consigliato e regalato libri per tutto l'anno... sperando che continuino a farlo!

Grazie a tutti, cari lettori e lettrici de La Lettrice Rampante!


E per concludere bene l'anno, seguono due post: uno con i migliori 10 libri del 2011 e uno con i peggiori 10.

BUON ANNO A TUTTI!

CATTEDRALE - Raymond Carver

Raymond Carver è unanimemente riconosciuto come un classico della letteratura americana del Novecento. Ciò che rende rivoluzionaria la sua scrittura è l'attenzione alla gente di tutti i giorni, non bella, non ricca, non eroica: vite quotidiane, fatte di dolore sottile e piccole illuminazioni, che i romanzi troppo spesso trascurano. Carver, viceversa, ha saputo descriverle con uno stile limpido e potente, capace di conquistare nel corso degli anni i lettori di tutto il mondo e di ispirare un'intera generazione di narratori. "Cattedrale" è considerato il suo capolavoro: dodici racconti di straordinaria intensità emotiva (lo stesso autore li definì i suoi "più pieni, più ricchi, più generosi") ambientati in sale d'aspetto e vagoni di treno, salotti modesti e corsie d'ospedale: luoghi apparentemente banali che diventano teatro di storie commoventi e indimenticabili.

Non sono una grande amante dei racconti. Preferisco i romanzi, le storie lunghe in cui ho la possibilità di entrare completamente nella trama e affezionarmi (o odiare) i protagonisti. Per questo tendo a non comprare mai raccolte di racconti. Una mia amica ha però comprato "Cattedrale" di Carver, lo ha letto e ne abbiamo parlato: i suoi commenti entusiastici cozzavano un po' con il suo "non sono sicura che a te piacerà". Ho letto poi anche altri commenti e ho deciso comunque di provare.
E sono contenta di averlo fatto.

Carver, attraverso questi dodici racconti, ci mostra diversi spaccati della realtà quotidiana americana: ci parla di sofferenza, ci parla di dipendenza, di divorzio, di paura, di disoccupazione, di abbandono e di disillusione ("I sogni, beh, sono le cose da cui ci si risveglia"). Situazioni particolari ma poi non così poco comuni, in cui tutti purtroppo potremmo trovarci se a un certo punto tutto smettesse di andare come avevamo previsto.
Dodici racconti che si chiudono con quello che da' il titolo alla raccolta, "Cattedrale". Quello che forse mi è piaciuto di più. Quello che forse in tutta la paura, il dolore e la disillusione, lascia un po' di spazio alla speranza, alla possibilità di farcela nonostante tutto.

Mi piace molto lo stile di Carver. Mi piace come scrive, mi piace come caratterizza i personaggi e le situazioni. E non pesa poi molto il fatto che tutto si conclude in poche pagine, anche perchè probabilmente da nessuna di queste storie avrebbe potuto nascere un romanzo intero
Insomma, un ottimo libro per chiudere l'anno. Non una lettura spensierata, certo, ma parole che fanno riflettere e pensare.
Consigliatissimo!


Nota alla traduzione: nulla da dire!

Per acquistare:Cattedrale (BEAT)

mercoledì 28 dicembre 2011

TIGROTTO PSICOTICO CON ISTINTO OMICIDA- Bill Watterson

Una raccolta di strisce in bianco e nero e domenicali a colori con le avventure di Calvin e della sua tigre pupazzo Hobbes.

Calvin & Hobbes è un altro di quei fumetti che ho conosciuto relativamente tardi, grazie a un mio amico che per caso, pochi anni fa, mi ha regalato una prima raccolta.
Sapeva della mia passione per i Peanuts di Schulz e per Mafalda di Quino, e ha voluto provare a farmi conoscere un altro fumetto con protagonista un bambino.
Da allora, non riesco quasi più a farne a meno. Adoro Calvin, un seienne teppista disperazione dei suoi genitori, che ha come unico grande amico Hobbes, un tigrotto di peluche, compagno di mille avventure.
E' un fumetto semplicemente geniale. Hobbes prende vita nelle avventure con Calvin: va con lui sulla slitta, lo aiuta a fare i pupazzi di neve, lo assiste (a modo suo) nei compiti e lo accompagna in tutti i suoi giochi e i suoi scherzi.
Poco importa se per gli adulti è soltanto un peluche, da rattoppare troppo spesso e da dover sedere al tavolo al ristorante nell'imbarazzo generale. Hobbes è il migliore amico di Calvin.
Tutti abbiamo avuto uno o più peluche da bambini, un peluche tutto speciale, che dormiva nel letto con noi e che ci portavamo dietro ovunque andassimo. Io avevo un cane (Cane Rascal, già di mia sorella) e un peluche dell'Orso Yoghi.
L'altra cosa che adoro di questo fumetto è che Calvin è semplicemente un teppista. O meglio, è un bambino parecchio vivace e sarcastico, che a volte i suoi si pentono di aver messo al mondo, e che ha un modo tutto suo di vedere la vita. Spesso si perde in riflessioni filosofiche sul senso della vita e sul perché siamo su questa terra, e si confronta con Hobbes sui grandi temi della civiltà.


A differenza dei Peanuts di Schulz, in questo fumetto i genitori hanno un ruolo attivo e sono molto presenti, arrivando a fargli quasi da spalla o da essere gli involontari protagonisti di intere strisce. Calvin si diverte ad esempio a far arrabbiare la madre, così da doverle far guadagnare il suo riposo serale. Oppure a valutare le prestazioni di suo padre come padre, al quale rivolge anche spesso domande filosofiche (qui è molto simile al rapporto di Mafalda di Quino con il padre).E' difficile non amare Calvin e non provare tenerezza per il rapporto speciale che ha con Hobbes. E' difficile non identificarsi in lui, nella sua scarsa voglia di fare i compiti o nel suo fantasticare a scuola senza seguire minimamente quello che la maestra gli dice. E lo stesso, nel suo problema a rapportarti con Siusi, una bambinetta della sua età vittima dei suoi dispetti e di cui quindi è palesemente innamorato.

Certo, le tavole in cui Calvin si immagina pilota di astronave e va nello spazio sono un po' troppo fantasiose anche per me, ma forse perché sono una femminuccia e non un maschietto.
Ma le altre, sono tutte semplicemente fantastiche!

Nota alla traduzione: uno dei grandi problemi di questo fumetto è che la traduzione italiana è semplicemente pessima. Aldilà di scelte traduttive di dubbio gusto, ci sono veri e propri errori di grammatica e di lingua. Capita spesso infatti di trovare maschili e femmini invertiti (eg. "la scuolabus) e frasi troncate e incomprensibili. E quasi sicuramente, se una striscia non fa ridere, è perché c'è un errore traduttivo da qualche parte. Peccato, veramente.

Per vedere le vignette ingrandite, cliccateci sopra!

Acquista qui: Tigrotto psicotico con istinto omicida (I fumetti di Comix)

lunedì 26 dicembre 2011

SIMON'S CAT- Simon Tofield

SIMON'S CAT
Le avventure di un gatto anarchico, matto e sempre affamato, raccontate da lui medesimo. Fenomeno nato in Internet, la gente ha trovato i filmati su YouTube, se n'è innamorata e li ha mandati agli amici.






SIMON'S CAT IN VIAGGIO
Il gatto di Simon, questa volta è in cerca di avventura. Valigia in mano, un rapido "arrivederci" alla sua casa, al nano in giardino e agli altri amici di gioco, e via... alla scoperta di nuovi spazi e nuovi luoghi... Sempre più simpatico, sempre più anarchico, sempre più affamato, anche in viaggio, il micio più irresistibile del mondo saprà conquistarvi, ma soprattutto come farvi divertire!



SIMON'S CAT E LA PICCOLA PESTE
Simon's Cat continua a evolversi con nuove storie e nuovi personaggi. Dopo il successo dei primi due volumi, un nuovo, capitolo delle avventure del gatto più amato del mondo alle prese con un cucciolo invadente, dispettoso e... irresistibile.




Ieri sera, mentre chiudevo le persiane della cucina, ho notato sul terrazzo Rajan, il piccolo gatto dei vicini. Ha tentato di entrare e, dopo che ha capito che non avevo intenzione di aprirgli, si è appiccicato al vetro con le zampette e ha continuato a guardarmi con occhi coccolosi.
Ho subito pensato al mio gattone, che è da un po' che non c'è più, e poi sono corsa in camera a leggermi (ok, da leggere non c'è nulla) i fumetti di Simon's cat che mi sono stati regalati a Natale.
Immagino che quasi tutti sappiate chi è il gatto di Simon: avrete visto almeno una volta uno dei suoi video sui youtube. E, se avete o avete avuto un gatto, vi sarete accorti di quanto questo buffo gattone assomiglia tanto ai vostri.
Non sono veri e propri fumetti, ma semplici disegni, che raccontano le avventure di questo gatto: i suoi disastri e la sua tenerezza, dall'affrontare le palline dell'albero di Natale, all'occupare tutto il letto del suo padrone Simon, dal mangiare cereali davanti alla tv al rubare il tacchino nel piatto di portata. Sono dei video semplicemente fantastici, uno più bello dell'altro. Simon Tofield, oltre a disegnare questi video, ha pensato di creare anche questi tre libricini illustrati: le prime avventure in "Simon's cat", i viaggi oltre il cortile di casa in "Simon's cat in viaggio" e, nell'ultimo appena uscito, "Simon's cat e la piccola peste" la reazione del gattone all'arrivo di un nuovo cucciolo in casa.
Io li trovo semplicemente stupendi. Certo, forse i video su youtube rendono di più e alcuni disegni su carta non sono sempre immediati. Però se si amano i gatti, rimane una visione imprescindibile e molto molto dolce.
E ora voglio un gatto nuovo!!!
Per acquistare i fumetti di Simon Tofield:

- Simon's cat
-Simon's cat in viaggio
-Simon's cat e la piccola peste. In casa è arrivato un gattino

domenica 25 dicembre 2011

ZIA ANTONIA SAPEVA DI MENTA- Andrea Vitali

"Aglio, cipolle, rape, ravanelli e porri sono verdure indigeste che non diamo mai agli ospiti della casa!" Suor Speranza ne è sicura: nel minestrone che ha distribuito ai pazienti della Casa di Riposo di Bellano l'aglio non l'ha fatto mettere di sicuro. Allora come mai Ernesto Cervicati, entrando nella stanza di zia Antonia, ha sentito quell'odore, invece dell'aroma inconfondibile e fresco della menta? Ernesto conosce bene il rassicurante profumo delle mentine di cui è golosa la sua anziana parente. Certo meglio di suo fratello Antonio, che della zia non ha mai voluto saperne: gli interessava molto di più Augusta Peretti, una trentacinquenne ossigenata e vogliosa, nonché figlia di salumiere. Ernesto invece aveva accolto zia Antonia in casa sua e l'aveva accudita per tre anni, finché lei, un po' per non gravare troppo sul nipote, un po' per pudore, aveva deciso di trasferirsi all'ospizio. Quel sorprendente odore d'aglio è un piccolo enigma. Forse è l'indizio di qualcosa di più grave. A indagare, oltre a Ernesto e all'energica suor Speranza, si ritrova anche il dottor Fastelli, medico dal carattere gioviale ma di grande sensibilità. Intorno a questo profumato mistero, Andrea Vitali costruisce un romanzo carico di tenerezza, una di quelle storie che, come zia Antonia, ti accarezzano in un fresco abbraccio. Per poi regalarti, alla fine, una sorpresa.


Non avevo mai letto nulla di Andrea Vitali. Non avevo nemmeno molto bene idea di quale fosse il suo stile o di che cosa parlassero i suoi libri. Poi ho visto questo titolo e letto la trama, e mi è sembrato un libro fatto apposta per me.

La storia è estremamente semplice, quasi banale direi. C'è la zia Antonia, golosa di mentine, che vive nell'ospizio gestito da Suor Speranza. Ci sono due nipoti: Ernesto, scapolo che si occupa di lei e le vuole bene, e Antonio, sposato e, a quanto dice la moglie, molto arrapato, che invece proprio non ne vuole sapere. Ci sono un prete, un medico e un direttore di banca. Un giorno dalla stanza di zia Antonia sparisce l'estratto conto della sua banca... e insieme alla sua sparizione, si espande nell'aria un fortissimo odore di aglio, che contrasta fin troppo con quello di minestrone della casa di riposo e con quello di menta dell'alito della donna. Da dove arriverà? e perché rubare l'estratto conto di un'anziana signora? E soprattutto, come mai di colpo Antonio (ma soprattutto sua moglie Augusta) diventa così interessato alle sorti della zia?

Un libro semplice, facile e veloce da leggere, che però stupisce nella sua semplicità e spensieratezza. Un libro pieno di buoni sentimenti, con un bel colpo di scena finale. E' perfetto per passare un pomeriggio o due sere, magari sotto le coperte durante le feste di Natale.
Mi ha piacevolmente stupito, e penso che ora leggerò anche qualche altro romanzo di Vitali.


Per acquistare il libro: Zia Antonia sapeva di menta

sabato 24 dicembre 2011

BUON NATALE A TUTTI!

Tantissimi auguri di un Felice Natale a tutti!



...e spero che Babbo Natale vi porti un sacco di libri!!!

venerdì 23 dicembre 2011

COSE DA SALVARE IN CASO DI INCENDIO- Haley Tanner

Vaclav ha dieci anni e un sogno: diventare un mago famoso in tutto il mondo. Ma il sogno più grande è fare di Lena, una compagna di scuola molto speciale, la sua incantevole assistente. Nasce così, all'insegna della magia, l'amicizia che cambierà la vita dei due ragazzini. Vaclav vive con i genitori, ebrei russi emigrati nella terra delle grandi opportunità, in un modesto appartamento di Brooklyn dove il borsc ha impregnato del suo odore ogni cosa. Stesse origini ha Lena, che non ha i genitori, abita con una giovane zia sbandata e passa molto tempo da sola. Si esprime soprattutto con le emozioni, perché l'inglese non è la sua lingua madre e spesso non trova le parole giuste. Ma ci pensa Vaclav ogni volta a regalargliele, aiutandola a leggere il mondo quando per lei diventa indecifrabile. Un giorno la madre di Vaclav scopre un segreto sconvolgente sulla piccola Lena. E da quel giorno la bambina sparisce, come per effetto di un numero di magia. Cosa le è successo? Chi si occuperà di lei? Chi la proteggerà? Per sette anni Vaclav, ogni sera, addormentandosi, si porrà queste domande. Finché la sera del diciassettesimo compleanno di Lena riceverà una telefonata che gli rivelerà ogni cosa e cambierà per sempre la sua vita...

Cosa salvereste voi in caso di incendio? Che so, vi svegliate di notte, la vostra casa sta andando a fuoco e avete la possibilità di salvare solo due, massimo tre cose. Non potendo salvare TUTTI i libri che possiedo, questa domanda mi crea sempre un po' di pensieri. Che cosa salvo? Il portatile, quasi sicuramente (sarà che forse è una delle cose più costose che ho qui dentro). Il mio peluche gigante di Stitch, anche (col cavolo che me ne regalano un altro). E poi selezionerei probabilmente un paio di romanzi, in fretta e furia (ok, mi sa che mi divoreranno le fiamme prima di riuscire nell'intento).
Mi pongo questa domanda da quando ho adocchiato per la prima volta questo romanzo. Che bel titolo, cavolo! E che domanda difficile! Chissà i protagonisti che cosa hanno risposto.
Nulla.
Perché in realtà questo titolo, per quanto assolutamente fantastico, rimanda solo a un singolo e insignificante episodio del romanzo, un episodio che avrebbe potuto benissimo non esserci e la trama non sarebbe cambiata.

Quando aprite questo romanzo quindi, immaginate che sia rimasto il suo titolo originale, "Vaclav & Lena", perché è di loro due che parla. E' una storia d'amore, questo è ovvio. Ma è un po' particolare. Vaclav è arrivato in America dalla Russia con la sua famiglia, parla bene l'inglese e sogna di fare il mago da grande. La sua assistente, Lena, è arrivata da sola da bambina, vive con una zia prostituta e ancora fa fatica ad integrarsi. I due diventano subito amici, progettano insieme spettacoli e futuro. La madre di Vaclav accoglie Lena in casa come fosse la figlia femmina che non ha mai avuto. Ma un giorno Lena smette di andare a scuola e non va nemmeno più a casa di Vaclav. La madre va a vedere perché e la bambina misteriosamente sparisce. Qualcosa di terribile è successo.
Il libro prosegue raccontando le vite separate dei due ragazzi: Vaclav diventa il ragazzo più popolare e desiderato della sua scuola, ha una ragazza e ancora sogna di fare il mago. Lena ha finalmente trovato una casa e una madre che si occupa di lei, si sta piano piano integrando e piano piano sta cercando di dimenticare il suo passato. Non si sono mai più visti. Finchè la ragazza decide di cercarlo di nuovo, perché vuole che sia lui ad accompagnarlo nell'avventura più grande: quella di scoprire qualcosa dei suoi genitori.
I due si ritrovano, ovviamente si amano, ma il passato è troppo pesante e tragico per poter vivere serenamente il futuro.

E' un libro un po' strano. Perché è si una storia d'amore ma ha anche qualcosina in più. Fa un po' riflettere sulla vita degli immigrati e sulla loro fatica ad integrarsi. Sui bambini abbandonati e poi adottati e su quanto questo possa influire sul loro futuro. E' anche un libro che fa riflettere sul valore delle bugie e sull'esistenza delle bugie a fin di bene (io rimango dell'idea, del tutto personale, che una bugia anche se detta a fin di bene, rimane sempre una bugia con la quale prima o poi si dovrà fare i conti.)
Insomma, una lettura veloce, facile e piacevole, che lascia qua e là qualche spunto di riflessione. Lo consiglierei!

Nota alla traduzione: peccato per il titolo (anche se non è una scelta del traduttore in realtà), che genera aspettative diverse. Per il resto, nulla da segnalare.

"Per un attimo trova conforto in una nuova scoperta: qualsiasi cosa succeda, i bagni ci saranno sempre e saranno sempre posti tranquilli in cui rifugirarsi. Si dice mentalmente che potrà stare nel gabinetto per sempre."


Per acquistare il libro: Cose Da Salvare In Caso Di Incendio

lunedì 19 dicembre 2011

UN GIORNO - David Nicholls

È l'ultimo giorno di università, e per due ragazzi sta finendo un'epoca. Emma e Dexter sono a letto insieme, nudi. Lui è alto, scuro di carnagione, bello, ricco. Lei ha i capelli rossi, fa di tutto per vestirsi male, adora le questioni di principio e i grandi ideali. Si sono appena laureati, l'indomani lasceranno l'università. È il 15 luglio 1988, e per la prima volta Emma e Dexter si amano e si dicono addio. Lui è destinato a una vita di viaggi, divertimenti, ricchezza, sempre consapevole dei suoi privilegi, delle sue possibilità economiche e sociali. Ad attendere Emma è invece un ristorante messicano nei quartieri nord di Londra, nachos e birra, una costante insicurezza fatta di pochi soldi e sogni irraggiungibili. Ma per loro il 15 luglio rimarrà sempre una data speciale. Ovunque si trovino, in qualunque cosa siano occupati, la scintilla di quella notte d'estate tornerà a brillare. Dove sarà Dexter, cosa starà combinando Emma? Per venti anni si terranno in contatto, e per un giorno saranno ancora assieme. Perché quando Emma e Dexter sono di nuovo vicini, quando chiacchierano e si corteggiano, raccontandosi i loro amori, i successi e i fallimenti, solo allora scoprono di sentirsi bene, di sentirsi migliori. Comico, intelligente, malinconico, Un giorno cattura l'energia sentimentale delle grandi passioni: i cuori spezzati, l'intricato corso dell'amore e dell'amicizia, il coraggio, le attese e le delusioni di chiunque abbia desiderato una persona che non può avere.

Ho delle serie difficoltà a scrivere il commento a questo romanzo. Una di queste è il rischio che questo post, più che una recensione, si trasformi in un'analisi della mia vita, con il rischio di annoiarvi e di diventare patetica.
Un'altra difficoltà è data dalle grandi aspettative che commenti entusiastici avevano creato in me, e che sono state poi disattese da quello che ho effettivamente letto sull carta. Ed è difficile parlare male di un libro di cui tutti han parlato bene.

Il romanzo altro non è che una banale storie d'amore stereotipate: bellissimo, strafigo e desiderato da tutte Dexter, bruttina idealista e un po' sfigatella Emma. Una grande amicizia, che si trascina per anni finchè entrambi finalmente ammettono di non poter vivere l'uno senza l'altra. Nel mezzo la ricerca del futuro di entrambi: lui che non sa cosa fare della sua vita e pensa solo a divertirsi, lei che inzia con difficoltà ma poi riesce a realizzare i suoi sogni. Lui che finalmente capisce cosa vuole solo quando si mette con lei. Nel mezzo, un sacco di poveri altri ragazzi e ragazze che hanno avuto la sfortuna di innamorarsi dell'uno o dell'altro, sapendo benissimo che un giorno avrebbero dovuto mettersi da parte.
E' banale, troppo banale. Persino il colpo di scena finale (se colpo di scena voleva essere), è un qualcosa di visto e rivisto, al punto che non mi ha nemmeno fatto commuovere (ed è strano, perché una volta da bambina ho pianto addirittura per una puntata di Candy Candy).

Poi certo, c'è l'aspetto prettamente personale che vi accennavo prima. Un po' il rivedermi in Emma, o in parti di lei e della sua insicurezza, che si contrappone alla sicurezza di Dexter. Questo modo diverso e spesso inconciliabile che hanno di vedere il mondo e di vivere la propria vita, mi ha riportato indietro di qualche mese, ritrasmettendomi un'angoscia che di solito riesco a tenere a bada.
E poi c'è anche un altro aspetto, ovvero che non credo nell'amicizia tra uomo e donna, per quanto gli interessati si professino veramente non innamorati. C'è sempre un interesse, più o meno velato. E chi ha la sfortuna di ritrovarsi in mezzo, la maggior parte delle volte non può far altro che assistere inerme e decidere se accettare di essere sempre un gradino meno importante o lasciar perdere tutto. Per questo mi sono ritrovata a parteggiare per Ian a un certo punto: innamorato cotto di Emma, con la quale vorrebbe costruirsi una vita, al punto da sopportare la presenza dell'altro, pur sapendo che lei non lo amerà mai come lui.

Non lo so. Non me la sento di bocciarlo completamente. Certo, come ho detto, è così banale da far cascare le braccia. Ma è anche vero che mi ha fatto riflettere parecchio... Insomma, vedete un po' voi se leggerlo o meno.
E scusatemi se una parte del post è venuta un po' troppo personale.

Nota alla traduzione: mi sembra fatta abbastanza bene!



Per acquistare il libro:Un giorno

venerdì 16 dicembre 2011

IERI- Agota Kristof

Tobias Horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra della madre che era la ladra, la mendicante, la prostituta del paese. Quando, tra i molti che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, Tobias ha preso un lungo coltello e glielo ha affondato nella schiena.


Leggere un libro di Agota Kristof significa di solito ricevere un pugno nello stomaco (o in faccia, o dove volete). Uno di quei pugni che ogni tanto è meglio prendersi, per non illudersi troppo che il mondo sia tutto rose e fiori.
E tutto sommato, il pugno che mi ha dato "Ieri" è stato molto meno forte di quello che mi aspettassi. Sarà che forse, dopo aver letto "La Triologia della Città di K", ero pronta al peggio e sapevo che cosa aspettarmi.
Agota Kristof ci racconta una storia d'amore ma anche una storia di sofferenza e di solitudine. La solitudine dettata dall'abitudine, dalla vita che si ripete sempre uguale, senza possibilità di scelta, dalla ricerca di un amore perfetto e per questo impossibile, che non arriverà mai.
Racconta di Tobias bambino, figlio di una prostituta e del maestro del paese, innamorato della figlia legittima di quest'ultimo, desideroso di fuggire ma obbligato per sempre a non emergere.
Fuggirà, lasciandosi alle spalle sangue e bugie, ma non riuscirà a fare grandi cose, rimarrà un operaio in un fabbrica di orologi per tutta la vita. E poi un giorno incontra di nuovo la figlia del maestro, e di nuovo se ne innamorerà. E di nuovo, non ci sarà lieto fine.
Lo stile di quest autrice è incredibile. Secco, conciso e diretto. Non lascia spazio a emozioni superflue, a parole di troppo. E riesce a trasmettere un'angoscia incredibile, sebbene alla fine nel libro non succeda poi molto.
Assolutamente da leggere. Anche se meglio se iniziate con "La triologia della città di K".

Nota alla traduzione: nulla da dire

Per acquistare il libro: IERI

venerdì 9 dicembre 2011

SONO CONTRARIO ALLE EMOZIONI- Diego De Silva

Cosa accade quando Vincenzo Malinconico, re dei rimuginatori, si perde definitivamente nel rimuginio? Se sei uno che prende sul serio i pensieri, che fa continuamente bilanci su quello che fa, anche mentre lo fa, ti basta un niente per lanciarti nelle domande più peregrine, quali: le emozioni che proviamo nell'ascoltare le canzoni che amiamo sono vere? Proviamo davvero quello che sentiamo? Cos'è quel piccolo freddo che ci assale dopo aver visto un film che ci ha commosso il cuore e il cervello? E da dove nasce il desiderio improvviso di prendersi un cane? E perché davanti a una notizia di malasanità ci monta dentro un'indignazione democratica, anche se l'ultima volta che siamo scesi in piazza è stato per aggiungere un grattino alla macchina? Nei tentativi di analisi amorose fai-da-te per ricomporre il senso di una storia finita, nelle recensioni estemporanee di brani, eventi, persone, nella ricerca vaga di un centro di gravita - anche se non è permanente va bene lo stesso -, le riflessioni prendono corpo in un libro agile dove la scrittura si palesa al lettore in una delle sue versioni più artigianali ed efficaci: quella di strumento per capire come la pensiamo sulle cose.

C'è una pagina bellissima circa a metà di questo libro, pagina 98 per la precisione. Qui il protagonista fa una riflessione, una ventina di righe, in cui confessa quanto gli manchi una persona e quanto insulse e sterili gli sembrino le attività di tutti i giorni senza di lei. Quanto sia difficile mentire agli altri e a sé stessi. Una pagina e una riflessione, in cui è facilissimo immedesimarsi, se almeno una volta nella vita si ha sofferto per amore. Una pagina incredibile, che ho dovuto ricopiare tutta e che ho letto e riletto un paio di volte, pensando sempre: "cavolo! è veramente così".
Ecco, se in questo libro ci fosse solo pagina 98, sarebbe semplicemente un capolavoro.
Il problema è che ce ne sono 97 prima e 63 dopo.
E sono tra le pagine più deliranti e senza senso che io abbia mai letto. Diego De Silva ha sfruttato il fenomeno Vincenzo Malinconico, un piccolo eroe di tutti i giorni, già protagonista dei fantastici "Non Avevo Capito Niente" e "Mia Suocera Beve", per rifilare a tutti i suoi accaniti fan alcune sue riflessioni che fino ad allora ha sempre tenuto chiuse in un cassetto. Forse perché è lì che dovevano stare.
Riflessioni su come va il mondo, riflessioni sull'infanzia e sulla difficoltà di amare quando si è ormai quarantenni, riflessioni sulle canzoni di Raffaella Carrà e sul loro vero significato. Per renderle un minimo più sensate ha messo Vincenzo Malinconico nel libro, inventandosi che sta andando da uno psicologo per cercare di superare la perdita di un'amore (di cui non si dice mai assolutamente nulla). Ma dove è finita la simpatia e la sfigataggine di Vincenzo? Il suo ritrovarsi in situazioni assurde e venirne fuori in modo ancora più assurdo? Dove sono finite le sue massime? E i figli e la ex moglie?
Non c'è niente di tutto questo in questa terza "avventura" del nostro avvocato napoletano. Il protagonista di questo libro avrebbe potuto chiamarsi Giovanni Paranoia che sarebbe stato esattamente uguale.
Peccato, veramente, perché De Silva ha perso la possibilità di proseguire con una saga geniale, che aveva attirato migliaia di lettori e fatto aprire gli occhi su certe realtà del nostro paese che spesso ignoriamo.
Quindi, se volete leggerlo, vi consiglierei di andare in libreria o al supermercato e aprire pagina 98. E' l'unica che merita di essere letta.


Se volete acquistare l'intero romanzo per leggere solo pagina 98:Sono contrario alle emozioni

giovedì 1 dicembre 2011

LA CASA DE LOS AMORES IMPOSIBLES - Cristina Lúpez Barrio

In un paesino della Castiglia di fine Ottocento, tra il profumo dei boschi e lo scorrere lento del fiume, vive Clara Laguna, la ragazza più bella che si sia mai vista. Il suo tempo è scandito dal calore del sole e dal ritmo delle stagioni, immutabile da sempre. Finché un giorno, in quel villaggio sperduto, arriva l'uomo che le sconvolgerà l'esistenza: è un cacciatore andaluso, che cavalca fiero per le strade polverose, senza degnare i paesani di uno sguardo. Solo Clara cattura i suoi occhi e lo incatena all'amore. Neanche lei può sottrarsi al fascino dell'elegante forestiero, ma la sua felicità è presto soffocata da una funesta predizione. Fin dall'inizio della stirpe, le donne della famiglia Laguna sono condannate a sopportare il peso di una terribile maledizione, e una dopo l'altra soffrono per amore e danno alla luce soltanto femmine che perpetueranno la crudele eredità. E così è. Dopo che Clara gli rivela di essere incinta, il giovane cavaliere la abbandona, lasciandole solo la casa rossa che era stata il loro nido. Accecata dalla rabbia, la ragazza apre la casa a tutti gli uomini che la desiderano, e quando partorisce una bambina sa che la sventura sarà eterna. Sennonché, dopo generazioni condannate ad amori tragici, nasce il primo maschio. Sarà la fine della maledizione? Una storia commovente, dove il realismo magico si tinge di sfumature castigliane da cui sgorgano immaginazione e poesia.

Se questo libro fosse stato scritto da un autore o un'autrice sudamericano/a e fosse ambientato in sudamerica, sarebbe un piccolo capolavoro. Una saga familiare di donne maledette, destinate a soffrire per amore e a partorire figlie che andranno in contro allo stesso destino. Nessuna delle donne Laguna potrà infatti essere felice nella sua storia d'amore. E per questo, ognuna di esse deciderà di vivere con un unico scopo nella vita: vendicarsi. Lo farà Clara, la capostipite, aprendo un bordello. Lo farà sua figlia Manuela, che per vendircarsi della madre farà di tutto per ridare onore al nome della famiglia, anche a costo di picchiare a sangue la figlia se non si comporterà come vuole lei. E poi arriva Olvido, innamorata corrisposta di un ragazzo, che sua madre non riterrà all'altezza. E Margherita, figlia di Olvido, che porterà in grembo il bebè in grado di cambiare il destino della famiglia Laguna.
Come dicevo, se fosse ambientato in sudamerica sarebbe un libro grandioso: spiriti e la forza della natura che influenzano la vita di queste donne, profumi e colori che segnano i momenti della loro vita, personaggi bizzarri e a volte magici. Tutte caratteristiche che richiedono una sospensione dell'incredulità molto forte. E che, almeno per me, risulta quasi impossibile pensando che il romanzo è ambientato alle porte di Madrid. Certo, è una terra di miti e di leggende anche quella spagnola, dal passato magico, soprattutto quello campagnolo. Però non lo so, mi è risultato troppo incredibile, eccessivo a volte (il personaggio di Manuela Laguna soprattutto) e per questo a volte non sempre apprezzabile.
E' una saga familiare molto particolare, che non mi sento nè di consigliarvi nè di sconsigliarvi.

Letto in lingua originale. Esiste già una versione italiana, "La Casa degli Amori Impossibili"

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giovedì 24 novembre 2011

LA FORTUNA NON ESISTE- Mario Calabresi

"Non importa quante volte cadi. Quello che conta è la velocità con cui ti rimetti in piedi." Come si esce da una crisi, come si supera una perdita, un insuccesso, un fallimento? C'è chi ha avuto la forza di rimettersi in piedi dopo che l'azienda in cui lavorava ha chiuso, chi ha rifiutato di arrendersi dopo che la recessione lo aveva costretto a vendere la casa in cui viveva e a partire per chissà dove, chi ha ritrovato la forza di andare avanti dopo che un lutto sembrava avergli tolto una ragione per vivere. Due anni in viaggio attraverso l'America, trentasei Stati, l'elezione presidenziale più emozionante che si ricordi e tante vite di gente comune. Ma al centro di tutto questo per Mario Calabresi c'è una sola domanda: che cosa accade nel cuore di chi cade e trova la forza di rialzarsi? Magari con fatica, con dolore, ma con tenacia incrollabile e soprattutto senza aspettare la fortuna? Qual è il segreto di una nazione e della sua gente, capace da sempre - ma oggi più che mai - di reinventarsi da zero, di darsi una seconda chance, di eleggere un presidente nero contro ogni previsione, di rimettersi in cammino anche dopo che la più grave recessione del dopoguerra ha travolto la vita di milioni di persone?

A volte, rialzarsi è difficile. Anche quando si cade per un nonnulla. Anche quando ad abbatterci sono cose inutili e senza senso. E quando le cose sono veramente gravi, è ancora più difficile. E' una sfida contro se stessi quella di riuscire a rialzarsi. Una sfida che a volte non si ha voglia di affrontare e si preferisce stare lì, sdraiati a terra, perché se si è già per terra più in basso non si può andare. Eppure c'è una parte di te, che a un certo punto ti obbliga a rialzarti e a ricominciare a lottare e a vivere.
Questo libro andrebbe letto in uno di quei momenti in cui si è sdraiati a terra e non si ha la forza di rimettersi in piedi. Perché racconta di persone, di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi, anche quando nessuno lo avrebbe ritenuto possibile.
Tanti piccoli racconti, tante storie vere ambientate in America negli anni di Obama, dalla sua candidatura fino alla sua elezione a presidente. Anni di crisi, di fabbriche che chiudono, di colossi finanziari che falliscono e di persone che finiscono in mezzo a una strada. Anni di guerra, di ragazzi che vanno a combattere e che non sempre fanno ritorno. Anni di fughe e anni di pazzia.
Ma anche anni di speranza. E l'America, culla della crisi finanziaria, rimane sempre e comunque il posto dove realizzare i propri sogni è possibile: se un'azienda fallisce, si può sempre tornare a studiare, se una banca crolla posso riutilizzare quello che lì ho imparato per qualcosa di più sociale, se perdo due gambe in Iraq, posso sempre continuare a fare surf, se sono schizofrenico posso comunque vincere un Nobel. E questo sogno si incarna in Obama, il primo presidente di colore che ha saputo in qualche modo ridare vita al sogno americano.
Il filo conduttore di questi racconti è quello che non bisogna arrendersi. Che bisogna sempre stringere i denti e lottare per ottenere quello che si vuole. Anche quando è troppo difficile. Perché la fortuna ce la costruiamo noi.
Ancora una volta Mario Calabresi riesce a colpirmi nel profondo e a commuovermi, raccontando queste storie, di persone comuni e di persone più famose, accomunate dalla volontà di lottare e di credere nei sogni.
Assolutamente da leggere!



Per acquistare il libro di Mario Calabresi: La fortuna non esiste. Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi (Piccola biblioteca oscar)

mercoledì 23 novembre 2011

RECETAS Y CONFIDENCIAS- Ann Pearlman

Desde hace dieciséis años, Marnie convoca a sus 12 mejores amigas el primer lunes de diciembre para reunirse y comer galletas. Las reglas son sencillas: cada una de ellas debe traer trece galletas, una botella de vino y sus historias. Este año han pasado cosas realmente importantes y se necesitan más que nunca: la hija mayor de Marnie está sufriendo un embarazo de alto riesgo, y esta noche podrían saber cuál es el futuro de este bebé; el padre de Jennie tiene un affaire con su mejor amiga, y el marido de Rosie le ha dicho que no quiere tener hijos... 12 mujeres, 12 recetas, 12 historias que se entrecruzan sin quererlo, como todo lo importante en la vida.

Appena ho chiuso questo libro mi è venuta voglia di chiamare le mie amiche Thais e Laura per andare a bere il thè e mangiare la torta ricotta e cioccolato nella nostra torteria preferita. Oppure di cercare Valentina, per anticipare la nostra passeggiata settimanale a quel momento (ma era sera, faceva freddo e non sarebbe stato molto furbo), o ancora di sentire Barbara per andare a bere una birra (che immancabilmente non bevo mai, di solito mi butto su qualcosa di più calorico). Oppure di andare in tisaneria con Elena o a prendere il caffè con Giada. Non potendo fare nessuna di queste cose sono andata dal mio ragazzo e insieme abbiam fatto i biscotti.
E' un libro che parla d'amicizia, quella vera e forte, che sopravvive a tutto, anche alle tragedie e al tempo che passa. Di per se la storia narrata non è il massimo, o meglio, alle protagoniste ne succedono veramente ma veramente troppe in un solo anno, tra tragiche perdite, malattie, tradimenti, triangoli amorosi e perdita di lavoro, che viene quasi da pensare che sia un "club di sfigate" anzichè un club di biscotti. Ma è l'idea di fondo. la cornice alle storie di queste 12 donne, che io trovo fantastica, e che ammetto spero in futuro di riuscire a realizzare. Ogni anno, il primo lunedì di dicembre, c'è la riunione del "Club del Biscotto": ogni membro deve portare dei biscotti fatti a mano, un pacchetto da 12 per membro del club, più uno per il centro di malati terminali. Consegnando i biscotti alle altre, ogni donna dovrà raccontarne la storia: perché ha scelto proprio quella ricetta, cosa rappresenta per lei... e indirettamente cosa è successo nella sua vita nell'ultimo anno.

E' un libro natalizio, pieno di sofferenza ma anche e soprattutto di buoni sentimenti, leggero e facile da leggere. Di sicuro non è un capolavoro mondiale, ma non ha nemmeno la pretesa di esserlo. E' un semplice inno all'amicizia, quella con la A maiuscola e che dura per sempre.
E ti fa pure venire fame.

Nota alla traduzione: tendo ad evitare di leggere libri scritti in una lingua e tradotti in un'altra che non sia la mia. Ma in questo caso, oltre a non esistere ancora la traduzione in italiano (che spero arrivi a breve, perché ho già in mente un paio di persone a cui regalare questo libro), si è trattata di una superofferta nella libreria di Madrid dove l'ho comprato e non ho potuto resistere. Non penso però di poter dare un giudizio sulla traduzione. L'unica cosa che si può dire è su alcune note del traduttore inserite qua e là e che addirittura in due lingue che non sono la mia ho reputato abbastanza inutili.

Per acquistare il libro in lingua originale: The Christmas Cookie Club

lunedì 21 novembre 2011

TODO LO QUE PODRíAMOS HABER SIDO Tú Y YO SI NO FUéRAMOS Tú Y YO- Albert Espinosa

Marcos ha un dono. Il dono di sentire, vedere, leggere le emozioni, i ricordi e i segreti delle persone semplicemente guardandole negli occhi. Marcos ha appena perso sua madre, una famosa coreografa che gli ha insegnato tutto della vita, e ha deciso che senza di lei il mondo non sarà più lo stesso. Per questo ha intenzione di prendere un farmaco che gli permetterà di stare sveglio per sempre. Tutto è pronto per l'iniezione che non lo farà mai più dormire, quando arriva una telefonata. La polizia ha catturato uno "straniero", un extraterrestre, e solo Marcos può interrogarlo, leggendo nella sua mente. Ma lo straniero - uno strano alieno, in tutto e per tutto uguale a un umano - è in grado di bloccargli l'accesso ai propri pensieri e di leggere nei suoi. Sarà lui a parlare a Marcos di sua madre. E della vita prima della morte, prima di questa vita; e di cosa sono fatti sogni, i ricordi e... Onirico e surreale, spiazzante, immaginifico e commovente, un romanzo che parla di vita, di sesso, di morte, d'amore, di arte, di venditori di sogni e, soprattutto, di libertà.

Mi sono lasciata fregare da un titolo fantastico. Un titolo che mi ha attratto talmente tanto che non ho prestato molta attenzione alla quarta di copertina e alla trama che narrava. Ma forse anche se avessi letto bene, lo avrei preso lo stesso, talmente trovavo geniale il titolo. Il libro però, a mio avviso, non è all'altezza. E' una storia surreale, assurda che non riesce a conquistare il lettore. O almeno non ci è riuscita con me. Siamo in un mondo un po' utopico, dove si può decidere di prendere un farmaco per smettere di dormire e di sognare. Perché i sogni a volte fanno paura.
Il protagonista Marcos ha appena perso la madre, con la quale aveva un legame forte, quasi morboso ed è sul punto di decidere anche lui di abbandonare i sogni. Ma una chiamata lo obbligherà a posticipare questa decisione: hanno trovato un alieno e lui, con il suo dono di percebire le emozioni passate della gente, avrà il compito di scoprirne di più. E si scoprirà che non è un alieno, pur arrivando da un mondo parallelo.
La storia non mi ha convinto per nulla, forse anche a causa delle eccessive aspettative che avevo. Speravo parlasse di amore. E lo fa, ma non in un modo che colpisce il cuore.
E il finale, di nuovo tanto aspettato, almeno per chiarire il titolo, è un'altra delusione.
Peccato.


Se nonostante la mia pessima recensione volete acquistare il libro in italiano cliccate qui: Tutto Quello Che Avremmo Potuto Essere Io E Te Se Non F (Romanzo)

giovedì 17 novembre 2011

THE BEST OF BEETLE BAILEY- Mort Walker

Beetle Bailey has over 200 million daily readers and appears in almost 2,000 newspapers worldwide. Few strips have the popularity of staying power of Beetle Bailey, able to entertain readers for over five decades. Walker created Beetle Bailey just before the Korean War, and the strip has evolved into a comics page staple where the fun, but ineffectual, denizens of Camp Swampy exist in a place long forgotten by the Pentagon. At the bottom of the heap is Beetle Bailey, the eternal private who sees his duty as sleeping whenever possible, needling Sarge, and avoiding work at all costs. But Sergeant Orville P. Snorkel has different ideas: he may beat up on his boys, but he then takes them out for a beer. General Halftrack is more concerned with ogling Miss Buxley than running the camp. And with inept officers like Major Greenbrass, Lieutenant Fuzz, and Lieutenant Flap, nothing ever gets done. But that doesn't keep the troops from complaining, or getting into one hilarious mess after another. Beetle Bailey, the character, may never get a promotion, but Beetle Bailey, the comic strip, has made it to the top.

Ho scoperto l'esistenza di questo fumetto all'incirca un anno fa quando mi è stato prestato, in traduzione, insieme ad altri fumetti: Broom Hilda, Il mago Wiz, Andy Capp, Blondie e Dagoberto. Di questi, se devo essere onesta, Beetle era quello che mi era piaciuto di meno. Sarà che ho sempre adorato le Sturmtruppen e la loro vita in trincea, ma proprio non riuscivo ad affezionarmi a questi soldati lavativi, a volte politicamente scorretti e non sempre divertenti.
Poi però ho regalato questa raccolta in lingua originale al mio ragazzo, amante di questo fumetto, e ovviamente ho deciso di riprovare a leggerlo. E in inglese le strisce e le tavole fanno tutto un altro effetto. Molte che in italiano risultavano quasi incomprensibili si sono rivelate essere dei giochi di parole comprensibili solo in lingua originale.

Sia chiaro, Mort Walker rimane a mio avviso un personaggio un po' controverso, di cui non si capisce bene l'orientamento politico nè il pensiero, che a tratti sembrerebbe sfociare nel razzismo e nel maschilismo, se non si preoccupasse subito di rispondere a queste strisce con altrettante completamente all'opposto.
I personaggi che ha creato però sono semplicemente fantastici: tante personalità diverse, dal lavativo e scansafatiche Beetle, al tontolone Zero, dal rude sergente Snorkel, che fa vestire da soldato anche il suo cane Otto, al buffo generale Halftrack, in grado di gestire una caserma ma non la sua vita coniugale, passando per il rastone Flap che porterà un po' di colore nel campo.

Questa raccolta è arricchita da aneddoti dell'autore sulla nascita dei personaggi e sulla storia, alquanto controversa del successo del fumetto, non sempre ben visto dall'esercito a causa dell'immagine che da' dei soldati.
Insomma, un fumetto che comunque merita, con alcune tavole che sono delle vere e proprie perle. Se potete però, leggetelo in lingua originale.



Per acquistare Beetle Bailey: THE BEST OF BEETLE BAILEY

giovedì 10 novembre 2011

IL MERCANTE DI LIBRI MALEDETTI - Marcello Simoni

Anno del Signore 1205. Padre Vivïen de Narbonne viene braccato da un manipolo di cavalieri che indossano strane maschere. Il monaco possiede un libro molto prezioso, che non vuole cedere agli inseguitori. Tentando di fuggire, precipita in un burrone. Tredici anni dopo Ignazio da Toledo, di ritorno da un esilio in Terrasanta, viene convocato a Venezia da un facoltoso patrizio per compiere una missione: dovrà recuperare un libro molto raro intitolato "Uter Ventorum", lo stesso libro posseduto da Vivïen. Il manoscritto in questione conterrebbe precetti derivati dalla cultura talismanica caldaico-persiana e sembrerebbe in grado di evocare gli angeli, per poter partecipare della loro sapienza. Ignazio si metterà alla ricerca del libro, che secondo le indicazioni è tenuto in custodia nella Chiusa di San Michele presso Torino. Ma alla Chiusa di San Michele, anziché trovare il libro, Ignazio si imbatte in un mistero: l'"Uter Ventorum" è stato smembrato in quattro parti nascoste in Linguadoca e in Castiglia. La curiosità di scoprire il contenuto di quelle pagine lo sprona a proseguire nella ricerca, nonostante il pericolo. Riuscirà svelare tutti gli enigmi che il libro contiene e a evocare gli angeli e la loro sapienza?

Ci ho provato. Vi giuro che ci ho provato. Ma non riesco a continuare a leggere questo romanzo. E' più forte di me. Sono arrivata a pagina 175 per inerzia e senza ricordarmi praticamente nulla di quello che ho letto. O meglio, mi sono ricordata della trama di: "I Pilastri della Terra" di Ken Follet, "La Cattedrale del Mare" di Falcones, "Il Nome della Rosa" di Umberto Eco, "Il Codice da Vinci" di Dan Brown. E senza nemmeno sforzarmi tra l'altro! Probabilmente se ci pensassi un po' di più, me ne verrebbero in mente molti altri.
Bello! Diranno i miei piccoli lettori. Per niente! Rispondo io. Perché a parte quest'eco lontana, che più che ispirazione sa tanto di copia, questo romanzo non ha nulla a che spartire con nessuno di quelli che ho elencato prima. Persino Dan Brown, famoso per scrivere romanzi un po' tutti uguali a lungo andare, è riuscito a fare meglio. Almeno "Il Codice da Vinci" ti cattura, ti invoglia a proseguire pur sapendo che stai leggendo un sacco di cavolate.
Qui no. I personaggi sono tutti uguali, tutti misteriosi, tutti da un passato oscuro, tutti con una strana espressione sul volto (un'epidemia di paresi, probabilmente). E la storia non decolla, è noiosa e vai avanti dicendoti "massì, ora qualcosa succederà no?" No. O almeno, non nelle 175 pagine che ho letto (solo già più di metà comunque, e un thriller in cui nelle prime 175 pagine non succede niente non è sicuramente un thriller...). E anche lo stile, è pesante e ripetitivo.
L'unica cosa che ti fa venire in mente questo romanzo quindi è: "ma devo leggerlo per forza?".

Io odio abbandonare i libri. Credo di averlo fatto si e no quattro volte in tutta la mia vita (i più famosi: "Il Signore degli Anelli" abbandonato dopo 4 pagine e "Siddartha" abbandonato dopo 10 la prima volta e dopo 60 la seconda). Mi sembra quasi di tradirli, di far loro un torto che non si meritano.

Però boh, a tutto c'è un limite.

ps: ah, ve l'ho detto che questo libro era già uscito nel 2007, presso un'altra casa editrice e con almeno un centinaio di pagine in più? La Newton quindi l'ha preso, gli ha tolto un po' di cose abbastanza a caso, ha abbassato drasticamente il prezzo e ha cercato, in parte con successo, di fregare un bel po' di lettori (fonte Sul Romanzo)


se volete acquistarlo per smontarlo anche voi: Il mercante di libri maledetti (Nuova narrativa Newton)

domenica 6 novembre 2011

STORIA DELLA MIA GENTE- Edoardo Nesi

"Il rumore di una tessitura ti fa socchiudere gli occhi e sorridere, come quando si corre mentre nevica. Il rumore della tessitura non si ferma mai, ed è il canto più antico della nostra città, e ai bambini pratesi fa da ninna nanna". "Storia della mia gente" racconta dell'illusione perduta del benessere diffuso in Italia. Di come sia potuto accadere che i successi della nostra vitalissima piccola industria di provincia, pur capitanata da personaggi incolti e ruspanti sempre sbeffeggiati dal miglior cinema e dalla miglior letteratura, appaiano oggi poco più di un ricordo lontano. Oggi che, sullo sfondo di una decadenza economica forse ormai inevitabile, ai posti di comando si agitano mezze figure d'economisti ispirate solo dall'arroganza intellettuale e politici tremebondi di ogni schieramento, poco più che aspiranti stregoni alle prese con l'immane tornado della globalizzazione. Edoardo Nesi torna con un libro avvincente e appassionato, a metà tra il romanzo e il saggio, l'autobiografia e il trattato economico, e ci racconta, dal centro dell'uragano globale, la sua Prato invasa dai cinesi, cosa si prova a diventare parte della prima generazione di italiani che, da secoli, si ritroveranno a essere più poveri dei propri genitori.

Prima di scrivere questo commento, sono andata a vedere tutti i vincitori del premio Strega da quando è stato creato fino ad oggi, anno in cui appunto è stato assegnato a questo libro. E mi sono accorta che dei 64 libri che hanno vinto questo premio io ne ho letti solo 7. Forse perché non leggo tantissima letteratura italiana, forse perché i criteri di scelta del vincitore mi lasciano sempre un po' perplessa (ma in questo genere di concorsi in generlae), forse perché ho paura di non riuscire a cogliere ciò che ha apprezzato chi lo ha votato.
E questo libro (romanzo? saggio? autobiografia?) di Edoardo Nesi rientra proprio nell'ultima categoria. L'autore ci racconta del fallimento della sua industria tessile in provincia di Prato, un'industria storica che è riuscita a sopravvivere alle distruzioni della guerra mondiale ma non alla globalizzazione e all'invasione cinese. E di per sé sarebbe anche un argomento molto interessante, molto attuale purtroppo, che coinvolge una buona parte delle realtà, provinciali e no, delle industrie medio piccole.
Operai che vengono messi in mobilità o lasciati a casa quando ormai troppo vecchi per trovare un altro lavoro. Il governo che finge non esista la crisi. Il trasferimento delle ditte in paesi più poveri in cui la manodopera costa meno. Il fiorire di industrie in mano ai cinesi che non rispettano nessuna delle norme italiane. E soprattutto il senso di disperazione di chi viene lasciato a casa.
Il problema, almeno per me, è proprio Edoardo Nesi. Non riesco a farmelo stare simpatico. Capisco la sofferenza di aver dovuto chiudere e vendere la ditta di famiglia, il senso di sconforto e di sconfitta che questo comporta. Però boh, alla fine faceva l'industriale per hobby, il suo vero sogno era fare lo scrittore e ha avuto la bravura, certo, ma anche la fortuna di riuscire a farlo. Non tutti perdono il lavoro e possono sfondare nel mondo dell'editoria raccontandolo.
L'intento del libro credo fosse quello di raccontare uno spaccato purtroppo reale e quanto mai attuale dell'Italia, della crisi economica. Ma Nesi sfrutta questo racconto infarcendolo di citazioni altamente culturali ("quando ho conosciuto questo scrittore", "quando ho visto quest'altro"), forse per vantarsi della sua bravura di letterato. E ho trovato anche molto pessima la citazione su Francesco Nuti, due semplici righe per pulirsi la coscienza.
Non ho letto nessuno degli altri 4 finalisti del premio di quest'anno, quindi non so dire se ha vinto per merito oppure no (se ha vinto per merito, non oso immaginare gli altri). Resta il fatto che a me non ha convinto.
E la crisi in cui siamo meriterebbe di essere raccontata molto meglio e molto di più.



per acquistare il vincitore del Premio Strega 2011: Storia della mia gente (Overlook)

sabato 5 novembre 2011

AVVENTURE DELLA RAGAZZA CATTIVA- Mario Vargas Llosa

Ricardo conosce la "ragazza cattiva" da adolescente, a Lima, e per trent'anni la rincorre in lungo e in largo per il mondo, colpito da un amore folle e sconsiderato. Lei ama nascondersi sotto false identità, è sempre in fuga da qualcosa, irretita da ideali politici, alla ricerca di libertà, ma anche di patrimoni da depredare. La rincontra a Parigi, dove lei è di passaggio, guerrigliera della MIR destinata all'addestramento a Cuba: sull'isola seduce un capo castrista, poi un diplomatico francese che la riporta con sé in Europa. Seduce poi un benestante inglese, per poi finire con un mafioso giapponese, che la devasta nel morale e nel fisico con ripetute, terribili violenze sessuali. Ogni volta Ricardo è lì a proteggerla. E ogni volta lei riprende la sua via di fuga.

Mario Vargas Llosa è probabilmente uno dei maggiorni esponenti viventi della narrativa sud americana, una narrativa che a me piace molto. Eppure, di questo autore fino ad adesso avevo letto solo "Pantaleón y las visitadoras", che sì mi era piaciuto ma senza entusiasmarsi così tanto. E infatti ci è voluto un po' prima che arrivassi ad avere tra le mani un altro suo romanzo.
Ed è stato un peccato, perché "Avventure della Ragazza Cattiva" è semplicemente un capolavoro. Vargas Llosa ci racconta una lunga storia d'amore, tra Ricardo, un niño bueno, che ha come grande sogno nella vita andare a vivere a Parigi, dove lavorerà poi come interprete e traduttore, e una donna dai molti nomi, una niña mala, sostenitrice dell'idea che felicità e amore siano legati solo ai soldi.
La loro è una storia tormentata, un innamoramento apparentemente unilaterale: Ricardo, innamorato di lei nonostante tutte le sofferenze che lei gli provoca, nonostante le sue sparizioni, il suo ricomparire sempre quando lui stava per dimenticarla per poi lasciarlo di nuovo distrutto, ma ancora innamorato. E la niña mala, incapace di adattarsi a una vita tranquilla, a un'amore onesto seppur poco avventuroso, sempre in fuga da qualcosa e alla ricerca di altro.
Sullo sfondo il Peru, paese di origine di entrambi da cui entrambi si sono allontanati, chi per realizzare un sogno chi per fuggire. Mezzo secolo di storia, in cui guerriglie, dittature e promesse di democrazia si alternano tra loro.
E' un libro veramente meraviglioso, scritto benissimo, e che narra di un tipo di amore che purtroppo esiste veramente, quando si sente che due persone sono destinate a stare insieme, ma una delle due fa di tutto per non volerlo ammettere, per non poter accettare di essere davvero innamorato di qualcuno così diverso da come se lo era aspettato.
Assolutamente da leggere!

Nota alla traduzione: a volte ci sono periodi un po' troppo tortuosi, non so se è per lo stile di Vargas Llosa o per la traduzione un po' stentata. Dovrei provare a leggerlo in originale per scoprire se mi fa lo stesso effetto.


per acquistare questo capolavoro di Vargas Llosa: Avventure della ragazza cattiva (Super ET)

venerdì 28 ottobre 2011

SPINGENDO LA NOTTE PIU' IN LA'- Mario Calabresi

È la mattina del 17 maggio 1972, e la pistola puntata alle spalle del commissario Luigi Calabresi cambierà per sempre la storia italiana. Di lì a poco il nostro paese scivolerà in uno dei suoi periodi più bui, i cosiddetti "anni di piombo", "la notte della Repubblica". Quei due colpi di pistola però non cambiarono solo il corso degli eventi pubblici, ma sconvolsero radicalmente la vita di molti innocenti. La storia dell'omicidio Calabresi è anche la storia di chi è rimasto dopo la morte di un commissario che era anche un marito e un padre. E di tutti quelli che hanno continuato a vivere dopo aver perso la persona amata durante la violenta stagione del terrorismo. Mario Calabresi, oggi giornalista di "Repubblica", racconta la storia e le storie di quanti sono rimasti fuori dalla memoria degli anni di piombo, l'esistenza delle "altre" vittime del terrorismo, dei figli e delle mogli di chi è morto: c'è chi non ha avuto più la forza di ripartire, di sopportare la disattenzione pubblica, l'oblio collettivo; e c'è chi non ha mai smesso di lottare perché fosse rispettata la memoria e per non farsi inghiottire dai rimorsi. La storia della sua famiglia si intreccia così con quella di tanti altri (la figlia di Antonio Custra, di Luigi Marangoni o il figlio di Emilio Alessandrini) costretti all'improvviso ad affrontare, soli, una catastrofe privata, che deve appartenere a tutti noi.

Ho appena concluso questo libro e faccio fatica a trattenere le lacrime. Mario Calabresi ci racconta una storia, la storia della sua famiglia e di come è cambiata dalla mattina del 17 maggio 1972, quando suo padre viene ucciso da esponenti di Lotta Continua. Mario Calabresi ci racconta cosa si ricorda di quel momento, e soprattutto quello che ha dovuto vivere dopo. E come lui, molti altri parenti di vittime del terrorismo: vedove con figli piccoli da crescere, tribunali, grazie e assoluzioni, l'opinione pubblica che non vuole ricordare e medaglie al valore consegnate dopo anni e anni.
Un periodo storico, quello dell'uccisione di Calabresi, di cui non sapevo quasi nulla, essendo io nata dopo e non avendo mai avuto "motivo" per informarmene. Un passato forse a volte troppo dimenticato, che poi tanto passato non è (mi ricordo ad esempio quando hanno ammazzato Biagi e D'Antona).
Mario Calabresi ci mostra il lato umano di tutto questo, il come hanno vissuto le famiglie dopo, la reazione alle richieste di grazia o all'incontro con uomini che hanno avuto a che fare con quel periodo.
E' un libro strano, che ti colpisce parecchio e ti scava dentro. E quello che colpisce di più è la forza e la speranza di queste persone, di queste vedove, rimaste anche loro vittime di qualcosa di più grande di loro.

per acquistare il libro su Amazon: Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo (Piccola biblioteca oscar)