martedì 30 settembre 2014

PASSAPAROLA - Simon Lane

Il mondo editoriale di oggi è un grande caos. Tutti che scrivono, tutti che pubblicano o cercano di farlo, case editrici di qualità più o meno dubbia che nascono e muoiono secondo necessità, scaffali di librerie ricolmi di tanta spazzatura, con qua e là qualche cosa bella.
In mezzo a questo marasma, noi poveri e semplici lettori in cerca di un libro bello da leggere rischiamo di perderci o, peggio, di venire completamente dimenticati dagli editori che seguono la semplice e triste logica del profitto.
Da quando ho aperto il blog ho la fortuna/sfortuna di ricevere spesso proposte di lettura da case editrici piccole, spesso sconosciute: sfortuna quando mi vengono inviati libri che non c’entrano nulla con i miei gusti o quando mi vengono fatte proposte scortesi e antipatiche. 
Fortuna quando mi arrivano libri inaspettatamente belli come Passaparola di Simon Lane.

Passaparola è la storia di Felipe, un domestico filippino che, grazie a un passaparola tra un datore di lavoro e l’altro, ha diversi clienti all’interno di uno stesso condominio parigino. Con qualcuno va più d’accordo, con qualcun altro meno, ma tutto sommato è felice del suo lavoro. Certo, se Monsieur Charles, il procuratore generale per cui lavora, la smettesse di svuotare la caffettiera nel lavandino, anziché nel water, sarebbe meglio: almeno non dovrebbe passare le sue mattinate a sturarlo. Ma sarà mica questo un valido motivo per uccidere?
No, certo che no. Solo che una mattina Felipe trova Monsieur Charles morto in soggiorno, con una ferita da corpo contundente, che potrebbe benissimo essere quello sturalavandini gigante che ha in mano. E qui l’uomo va nel panico e, per paura di essere accusato d’omicidio, decide di nascondere il cadavere in un bidone della raccolta differenziata e portarselo in giro per Parigi, in cerca del luogo perfetto in cui “smaltirlo”.

Tutto questo ci viene raccontato direttamente da Felipe. E’ in cella e il suo avvocato gli ha suggerito di registrare la sua versione dei fatti. Lui accetta, pur sapendo di non avere molte possibilità di essere creduto. Quindi, oltre alla cronaca di quella sua assurda giornata e della sua passeggiata per Parigi con appresso un bidone della spazzatura, il lettore scopre anche dettagli della vita dell’uomo: il suo sentirsi donna e la sua triste relazione con il compagno, il suo rapporto con i suoi datori di lavoro, il suo problema con l’alcol e la sua passione per i libri. 
E’ un uomo semplice Felipe, che però nella sua semplicità, nella sua estrema praticità nell'affrontare il mondo, nasconde, oltre a un’inconsapevole comicità, una certa poesia.
Per intenderci, il romanzo inizia così:
Quello che mi piace di più è la luce che entra dalla finestra. 
È stranissimo pensare che tutti condividono questa 
luce, che non è solo per me, quando sono così solo in questo 
posto. Non ci sono altre cose da farsi piacere, qua, eccetto 
i sogni. I miei sogni non interesserebbero a nessuno, 
ma d'altra parte non ho nessuno con cui condividerli, perciò 
non importa. A me invece interessano perché, a parte 
la luce e i ricordi e i pensieri e il rumore del mare che riesco 
a udire se accosto la conchiglietta all'orecchio, be', a 
parte queste cose non ho altro, capisce?

Passaparola è un romanzo molto bello e non leggerlo sarebbe stata davvero una grande perdita. Sono romanzi come questo, case editrici come la 8libri (ma sono sicura ce ne siano anche molte altre) che mi fanno capire che la qualità nel mondo dell’editoria,  anche e spesso soprattutto nelle case editrici piccoline, conta ancora qualcosa.


Titolo: Passaparola
Autore: Simon Lane
Traduttore: Cristina Ingiardi
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: 8libri
ISBN: 978-88-98812-13-4
Prezzo di copertina: 15 €
Acquista su Amazon:
formato ebook: Passaparola

sabato 27 settembre 2014

CHIAMATE LA LEVATRICE - Jennifer Worth

Io stavo per nascere in auto. Terza figlia, nata con due giorni d'anticipo, avevo proprio voglia di uscire dalla pancia di mia mamma e scoprire un po' il mondo. Credo che il travaglio, da come mi hanno raccontato, siano durato meno di quindici minuti, giusto il tempo di raggiungere l'ospedale. 
Che poi, pensandoci bene, non ci sarebbe stato nulla di strano: quasi tutti i nostri genitori e sicuramente tutti i nostri nonni sono nati in casa, una pratica oggi impensabile, tanto quanto lo era in passato recarsi in ospedale. La casa si riempiva di vicine di casa e amiche, pronte a scaldare acqua, portare lenzuola pulite e dare una mano a quella persona che avrebbe poi fatto nascere il bambino: la levatrice. Spesso non era considerata nemmeno una professione, o meglio, lo era ma non riconosciuta. L'esperienza era la base di tutto. Sicuramente i parti erano più rischiosi, maggiori le complicazioni, ma bambini ne sono sempre nati tanti, quindi vuol dire che le cose funzionavano quasi come adesso.

Chiamate la levatrice di Jennifer Worth è un racconto ma anche un omaggio che l'autrice, nonché levatrice, ha voluto al suo lavoro e alle sue colleghe, quelle fantastiche donne che negli anni '50 aiutavano altre donne a partorire in casa.  Jennifer racconta della sua esperienza a Nonnatus House, un convento londinese che accoglieva anche apprendiste infermiere e levatrici e che forniva assistenza medica nelle Docklands, una delle aree più popolate  e povere di Londra. Quello che ne viene fuori è un misto tra un romanzo e un diario, in cui la protagonista racconta delle sue esperienze: i parti che ha seguito, dai più semplici ai più rischiosi; le persone che ha incontrato, completamente diverse tra loro nell'affrontare la gravidanza p nello stare accanto a una donna incinta; le situazioni più tragiche e quelle più dolci; nonché la sua vita insieme alle suore del convento, tra momenti esilaranti e di tristezza, e il suo rapportarsi con il mondo esterno. E da questi racconti viene fuori qualcosa di più: un ritratto fedele dell'epoca, di com'era la vita della Londra di quegli anni, narrato da un punto di vista particolare.

Chiamate la levatrice è un libro molto bello: sia per quello che racconta sia per il modo, sincero e diretto, in cui viene raccontato. Sicuramente alcune scese sono un po' impressionanti e l'autrice non si limita certo ai particolari nel raccontare i vari parti a cui ha dovuto assistere o i vari interventi come infermiera che ha dovuto fare. Però credo che parte della forza del libro stia anche in quello: il lavoro della levatrice era così e chi lo svolgeva affrontava quelle situazioni tutti i giorni e per davvero. E anche noi che siamo nati in ospedale, comunque, siamo nati tra sangue e placente che non ne vogliono sapere di uscire. C'è poco da far gli schizzinosi, quindi. 

Ho scoperto dopo aver iniziato la lettura che da questo libro è stata tratta una serie tv. Ammetto che non la conoscessi e, anche adesso, non sono sicura che andrò a cercarla e guardarla. Il libro è talmente tanto bello che non voglio rischiare in nessun modo che venga rovinato.

Titolo: Chiamate la levatrice
Autore: Jennifer Worth
Traduttore: Carla De Caro
Pagine: 493
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: Sellerio
ISBN: 978-8838931444
Prezzo di copertina: 15 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Chiamate la levatrice

mercoledì 24 settembre 2014

Due titoli un solo libro: ma perché? #93

Puntata speciale questa settimana della rubrica di confronto tra titolo originale e traduzione. Speciale perché torno a parlare di una casa editrice che già una volta è stata protagonista di questa rubrica senza aver digerito troppo il mio commento, ma anche perché è uno di quei casi in cui uno stesso libro si ritrova ad avere ben tre titoli diversi.
Vediamo di partire dall'inizio. Nel luglio del 2010 esce THE HUNDRED-FOOT JOURNEY dello scrittore americano Richard C. Morais.
Il romanzo racconta la storia di Hassan Haji, cresciuto a Bombay proprio sopra il ristorante di suo nonno. Osservando il nonno e la nonna all'opera, ha imparato a cucinare e così, quando la famiglia si è trasferita prima a Londra e poi a Parigi, a lui è toccato il compito di mettersi ai fornelli nel ristorante che suo padre ha aperto. Ma la proprietaria del locale di fronte, Madame Mallory, non è contenta che il suo ristorante di classe venga invaso dall'odore della cucina indiana.

Il libro viene tradotto tradotto lo stesso anno, da F. Novajra, per la casa editrice Neri Pozza con il titolo MADAME MALLORY E IL PICCOLO CHEF INDIANO


E' evidente fin da subito la differenza tra l'originale e il titolo italiano. Se fosse stato tradotto letteralmente, avrebbe dovuto intitolarsi qualcosa come "Un viaggio lungo cento passi". Un titolo che, effettivamente, in italiano non suonava poi così, e che quindi si è scelto di modificare inserendo i due protagonisti: Madame Mallory con il suo nome proprio e Hassan Haji con un "piccolo chef indiano" (anche se immagino che per lavorare nel ristorante sia cresciuto...). Devo ammettere che, prima di scoprire il titolo originale, trovavo quello italiano molto curioso e affascinante (complice anche una stupenda copertina). E anche adesso, tutto sommato, pur essendo contraria a questi cambi di titolo, non lo trovo così male.

Ad agosto di quest'anno è uscito negli Stati Uniti il film tratto da questo libro. Ovviamente il titolo lì è rimasto uguale a quello del libro. In Italia arriverà invece l'8 ottobre e altrettanto ovviamente il titolo è diverso da quello del libro.



Eggià, il libro The Hundred-Foot Journey che in italiano era diventato Madame Mallory e il piccolo chef indiano, arrivato sui grandi schermi si è misteriosamente trasformato in AMORE, CUCINA E CURRY.
Che chi ha scelto il titolo italiano del film non abbia capito che è stato tratto dal libro di Morais? Mi sembra incredibile, onestamente. Forse ha pensato che un titolo un po' più idiota, con l'amore piazzato in bella vista, attirasse di più, Che fare, quindi, se non cambiarlo?

Già questo è sufficiente a farmi arrabbiare. Odio questi strani cambiamenti nelle trasposizioni cinematografiche. Trovo che creino solo confusione.

Ma, come se non bastasse, la Neri Pozza che ha fatto? Ha cambiato il titolo del libro, ovviamente! Quindi un libro uscito quattro anni fa ora ritorna in libreria, in edizione non tascabile ovviamente, con il titolo AMORE, CUCINA E CURRY e una nuova copertina, che non è l'originale, non è quella della prima versione italiana e non è nemmeno quella dei film. Perché?


(Per correttezza segnalo che all'interno della quarta di copertina viene detto che il romanzo è stato originariamente pubblicato con un altro titolo).

lunedì 22 settembre 2014

LEZIONI IN PARADISO - Fabio Bartolomei

La vita dei lettori è fatta anche di attese. L’attesa di un libro nuovo del proprio scrittore preferito. L’attesa di riuscire ad andare in libreria per acquistare un romanzo che si desidera tanto. L’attesa di leggere un libro approdato sul nostro scaffale e l’indecisione se farlo passare o meno avanti nella fila.
Sono belle, le attese. Forse a volte ancor di più della cosa che si sta attendendo con ansia e che, una volta tra le mani, finisce davvero troppo in fretta, lasciandoti addosso una strana sensazione, difficile da decifrare.

Ho finito ieri sera Lezioni in paradiso di Fabio Bartolomei. Sì, il Fabio Bartolomei autore di Giulia 1300 e altri miracoli, La banda degli invisibili e We are family.(oh, Al Santamaria...) Il Fabio Bartolomei che ho scoperto quasi per caso, e poi adorato e straconsigliato a chiunque mi capitasse a tiro. Il Fabio Bartolomei che è riuscito a farmi fare una cosa che non avevo mai fatto in vita mia: andare in libreria proprio il giorno dell’uscita dell’ultimo romanzo, tanto atteso, apposta per comprarlo. 
Poi sono tornata a casa e l’ho appoggiato sul divano. Indecisa se iniziarlo o meno, proprio per quella sensazione che descrivevo all’inizio, la fine dell’attesa, l’ora della verità. Avevo paura, insomma. Paura che sarei rimasta delusa, certo. Ma paura anche che non fosse colpa del libro ma delle mie aspettative.
Ancora adesso, dopo ventiquattrore dalla fine, non riesco a comprendere quello che sto provando. Lezioni in paradiso mi è piaciuto sì o no? Le mie aspettative hanno rovinato in qualche modo la lettura, sì o no?

Lo stile è quello che già avevo amato in passato: una critica sociale violenta ma in qualche modo edulcorata, che in questo caso si concretizza in sostanza, trentatreenne laureata, in perenna lotta per un posto fisso, che riesce a trovarne uno solo da morta. Come angelo custode, di un uomo viscido, lecchino, imbroglione, ma forse sotto sotto anche triste e disperato. Lei dedica tutta se stessa a questo suo nuovo lavoro, al cercare di fare stare meglio il suo “diletto”. E continua a farlo, anche quando scopre che il settore degli angeli custodi è corrotto e invaso dai raccomandati, proprio come la Terra.  E ancora una volta Costanza di ritrova indecisa tra il combattere e l’arrendersi, tra la voglia di fare bene e la stronzaggine di quelli che la circondano, che non apprezzano quello che fanno. Soprattutto se si mette a indire scioperi celesti…

Ammetto che la trama mi aveva lasciata un po’ spiazzata fin da subito. Non ero sicura di dove l’autore volesse andare a parare. Ma, ehi, stavamo parlando di Fabio Bartolomei, uno dei miei scrittori italiani preferiti! Eppure, più proseguivo nella lettura, più sentivo che c’era qualcosa che non mi convinceva del tutto. L’idea è sviluppata molto bene, a tratti quasi geniale. Eppure, ho avuto la sensazione che mancasse qualcosa, che il romanzo fosse troppo sbrigativo, frettoloso. Si arriva alla fine quasi senza rendersene conto, un po’ sicuramente perché il libro è scorrevole, un po’ perché è tutto abbozzato: i personaggi, le loro interazioni, il parallelo tra mondo terrestre e mondo celeste, la critica sociale e la tragedia dei giovani che non trovano lavoro (o che se lo trovano devono sottostare a sfruttamenti, mobbing e insoddisfazione personale). Tutte questo cose ci sono, ma, per quanto mi riguarda, non abbastanza. 

Non sto dicendo che Lezioni in paradiso sia un brutto libro. Ma non è come i precedenti. Manca un po’ di quella verve, di quell’ironia, di quell’originalità che avevano reso i tre precedenti, almeno per quanto mi riguarda, dei libri bellissimi.  E un po’ mi dispiace, sapete? Mi dispiace dover fare questo confronto, perché ogni libro ha una sua storia, è stato scritto in un momento diverso e diverso è il suo significato. Eppure, forse per colpa del libro forse per colpa mia e delle mie aspettative, proprio non ne posso fare a meno.

Comunque, l’attesa è stata proprio bella. E lo sarà sicuramente anche per il prossimo…


Titolo: Lezioni in paradiso
Autore:Fabio Bartolomei
Pagine: 141
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: e/o
ISBN: 978-8866325208
Prezzo di copertina: 15 €
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formato brossura: Lezioni in paradiso
formato ebook:Lezioni in paradiso

domenica 21 settembre 2014

BRACCIALETTI ROSSI - Albert Espinosa

Non sono una grande fan delle serie tv. Quando ero più piccola le guardavo spesso, ma poi per mancanza di tempo, di voglia, e soprattutto per incapacità di aspettare una settimana per sapere come va a finire una storia, ho lasciato perdere. 
Per cui non ho visto nemmeno Braccialetti rossi, la serie andata in onda a gennaio di quest'anno su RaiUno, ambientata nel reparto di oncologia pediatrica di un ospedale. So che è stato un grande successo, che ha portato all'attenzione di tutti vite e situazioni che non tutti forse immaginavano. Ho poi scoperto che la serie è stata scritta da Albert Espinosa, scrittore e sceneggiatore spagnolo, che ha combattuto per dieci anni e, alla fine, sconfitto un tumore che lo ha lasciato senza una gamba, un polmone e un pezzo di fegato. 

La serie, si dice, è tratta dal primo libro dell'autore, che poi ha riadattato per il piccolo schermo. Peccato che si siano dimenticati di dire che la serie è solo ispirata al libro, che non è un romanzo o un diario della vita in ospedale dello scrittore, ma una sorta di manuale di self-help che ti dovrebbe insegnare come affrontare le cose brutte che ci possono colpire.

Furbi, quelli della Salani a riportare in copertina il titolo della serie, che con l'originale non c'entra assolutamente nulla. Certo, lo hanno messo come sottotitolo, Il mondo giallo, ma se uno non ha un minimo di tempo o voglia di informarsi e acquista il libro sull'onda dell'entusiasmo, rimane sicuramente fregato.

Io i manuali di self-help non li sopporto. Non riesco a capirne il senso, non capisco come si possa pensare che ogni persona diversa possa affrontare allo stesso modo una malattia, una tragedia, un calo di autostima o quel che è. E per me è ancora più strano pensare che un libro del genere sia stato scritto da chi una terribile malattia l'ha affrontata, da chi abbia incontrato sulla sua strada diverse tipologie di persone, diverse reazioni e diversi modi di affrontarla. L'impressione che si ha è che Espinosa voglia dire a tutti "ehi, dovete assolutamente fare come me, se no sbagliate". 
Al di là però della mia riluttanza nei confronti di questo tipo di libri, il grosso problema di Braccialetti rossi è che non ne ho davvero capito il senso. Anche fosse rimasto il titolo originale, decisamente più adatto in quanto il libro ruota intorno al concetto di "gialli", ovvero persone che non sono né amanti né amici, alla fine mi è rimasto un grande, grandissimo punto interrogativo (oltre, ovviamente, alla fastidiosa sensazione di aver completamente sprecato il mio tempo). Non ho capito cosa intendesse Albert Espinosa con questi suoi gialli e ho avuto la sensazione che non lo sapesse tanto bene nemmeno lui e che facesse leva sul "io sono stato malato, io so", per dare un senso a queste sue parole vuote. 

Non sono una cinica. O meglio, lo sono, ma su altre cose. E sono davvero felice per Albert Espinosa, per il fatto che sia riuscito a sopravvivere e che dalla malattia che ha avuto sia riuscito a trarne tutto il meglio possibile. Però, ecco, da lì a scrivere un libro e convincere tutti gli altri che debbano fare così ce ne passa eccome. Da lì a scrivere un manuale di auto-aiuto in cui ribadire, quando si sta perdendo per strada, che "ehi, io ho avuto un tumore, so cosa sto dicendo", ce ne passa ancora di più. Perché tutti quelli che hanno passato qualcosa di così terribile, personalmente o su qualcuno a cui hanno voluto bene, hanno avuto i loro modi per affrontarlo, i loro momenti di gioia nella tragedia, i loro istanti di sconforto. Tutti hanno incontrato belle persone sul loro cammino e le hanno dovute loro malgrado salutare. Ma non tutti, e per fortuna direi, ci hanno scritto un libro o hanno voluto imporre ad altri il loro modo di vedere e affrontare la vita. 
E se anche lo hanno fatto, di sicuro non con un titolo e una copertina che con il contenuto del libro non c'entrano assolutamente niente.


Titolo: Braccialetti rossi- Il mondo giallo
Autore:Albert Espinosa
Traduttore: P. Spinato
Pagine: 172
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: Salani
ISBN: 978-8867155804
Prezzo di copertina: 12,90 €
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formato brossura: Braccialetti rossi. Il mondo giallo. Se credi nei sogni, i sogni si creeranno

venerdì 19 settembre 2014

MANUALE PER RAGAZZE DI SUCCESSO - Paolo Cognetti

Ogni volta che qualcuno mi dice che non legge i racconti, soprattutto se di autori italiani, mi viene voglia di prendere i libri di Paolo Cognetti e tirarglieli sulla testa. Non gli farebbero troppo male, che sono raccolte di racconti abbastanza sottili, ma forse servirebbe ad attirare la sua attenzione e fargli capire, in modo un po’ doloroso, cosa si sta perdendo.
Sì, lo so, dico più o meno sempre la stessa cosa ogni volta che finisco di leggere una raccolta di racconti di uno dei miei scrittori preferiti: di Carver, della Munro e, appunto, di Paolo Cognetti.

Manuale per ragazze di successo è il libro di esordio di questo autore italiano. Non so bene perché, io tendo a leggere i primi libri per ultimi. Forse di pubblicazione in pubblicazione l’autore acquista più visibilità, diventa più conosciuto ed è più facile imbattersi nell’ultimo libro che non nel primo. Per cui ho letto prima Sofia si veste sempre di nero, poi Una cosa piccola che sta per esplodere e ora, questo Manuale per ragazze di successo.

Sette racconti, che hanno come protagoniste sette donne, all’apparenza diverse tra loro, ma in realtà tutte accomunate da qualcosa. Sono donne innamorate e donne in fuga dall’amore. Sono donne che cercano se stesse e donne che si perdono. Donne in carriera e donne che alla carriera rinunciano. E ovviamente hanno tutte accanto degli uomini, che sembrano sempre non essere all'altezza, non essere in grado di capirle, amarle o semplicemente accettarle.

Ogni volta che leggo un racconto di Cognetti mi stupisco della sua grande capacità di ritrarre l’universo femminile, di coglierne certi dettagli, certe sfumature. E mi stupisco anche del suo stile, del suo modo scrivere, che all’apparenza sembra minimalista ma che riesce a dire sempre tutto quello che occorre. Anche in questo libro d’esordio, pubblicato per la prima volta quando aveva ventisei anni, non si coglie alcuna immaturità, che avrebbe potuto essere comunque totalmente comprensibile e giustificabile.  Invece, Paolo Cognetti fin dalle prima pagine ti piazza frasi come:

La matematica funziona perché non è la vita. È bella perché ha sempre ragione o perché tu non hai i mezzi per darle torto, che è la stessa cosa. Ne dico una qualunque: due rette parallele non si incontrano mai. A me piace dirlo e a te piace crederlo, perché nient'altro nella tua vita resiste così bene al problema del tempo.

E tu, leggendo questa frase, leggendo tutte le altre che trovi in questi racconti, non puoi fare altro che ringraziare la casa editrice che ha creduto in un giovane di ventisei anni che si è presentato alla sua porta con in mano una copia di questa raccolta. Molti probabilmente gli avrebbero risposto con “Ma chi credi di essere? Carver? Non lo sai che in Italia i racconti non vendono?”. Non so se la minimum fax abbia accettato subito o se Cognetti abbia dovuto tirar loro il libro in testa, come vi dicevo vorrei fare io per convincere chi non legge racconti, chi non legge QUESTI racconti, a farlo. 
In ogni caso, Manuale per ragazze di successo è stato pubblicato e merita proprio di essere letto.


Titolo: Manuale per ragazze di successo
Autore:Paolo Cognetti
Pagine: 116
Anno di pubblicazione: 2004
Editore: minimum fax
ISBN: 978-8875215668
Prezzo di copertina: 9 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Manuale per ragazze di successo

mercoledì 17 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #92



Approfitto di un'altra graditissima segnalazione di titolo cambiato, questa volta arrivata da Daniela di Un libro per amico, per la puntata di oggi.
Just what kind of mother are you? di Paula Daly racconta la storia di Lisa, madre di tre figli, a cui un giorno la sua migliore amica affida anche sua figlia. Che però, in un attimo di distrazione della donna, scompare nel nulla. 
Il titolo originale letteralmente si potrebbe tradurre con "Ma che razza di madre sei?". Longanesi evidentemente ha giudicato il titolo troppo forte e ha deciso di tradurlo con Da quando sei scomparsa, spostando così l'attenzione dalla madre alla figlia (che i bambini piccoli si sa, scompaiono da soli e di loro volontà). Ha poi cambiato anche la copertina, togliendo la bambina e sostituendola con delle rose gialle un po' sporche, che potrebbero voler dire qualunque cosa. 
Pur non avendo letto il libro e non avendo nemmeno intenzione di farlo in futuro, trovo l'originale molto più inquietante e più adatto alla storia che racconta. L'italiano è, come ormai sempre più spesso accade, banale e privo di coraggio, forse per non urtare troppo la sensibilità delle lettrici-madri. Che però non credo siano sceme e, soprattutto, che si divertano a farsi imbrogliare da un titolo.

Titolo originale: Just what kind of mother are you?
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Da quando sei scomparsa
Autore: Paula Daly
Traduttore italiano:  A. Biavasco; V. Guani
Editore italiano: Longanesi

lunedì 15 settembre 2014

RAGAZZE, CAPPELLI E HITLER - Trudi Kanter

Ho sempre qualche difficoltà nel recensire i libri che raccontano storie vere. Ho sempre paura che le mie parole possano sembrare un giudizio sulla vita dell'autore, su quello che ha passato e come l'ha affrontato. 

Ancor più difficile diventa giudicare un libro che è una storia vera ambientata ai tempi del nazismo e di Hitler. Il periodo forse più buio della nostra storia, che ha mietuto tante vittime, fisicamente e spiritualmente. 

Ragazze, cappelli e Hitler è proprio uno di questi romanzi. Racconta la storia di Trudi, disegnatrice di cappelli, nonché ebrea, nell'Austria della fine degli anni '30. Racconta della sua paura, delle difficoltà che ha affrontato per ottenere un visto che permettesse a lei e a suo marito Walter di lasciare il paese prima di venire perseguitati, deportati o, peggio, ammazzati. Racconta del loro arrivo in Inghilterra, dell'accoglienza ricevuta, della fatica di far arrivare anche la sua famiglia e poi dei bombardamenti, della Londra che si ritrova ad affrontare la guerra e se la prende con chi da quella stessa guerra ha trovato rifugio tra le sue case. E poi racconta, ovviamente, anche della loro lunga e un po' travagliata storia d'amore, che ha resistito a gelosie, ex mariti, visti che non arrivano, bombe e deportazioni.

La narrazione è affidata direttamente a Trudi, in una sorta di diario, in cui la prosa è effettivamente un po' scarsa. Scrivere non è il suo mestiere e si vede. Posso però capire la voglia di mettere per iscritto la propria storia lunga e difficile, che da questo punto di vista forse non è mai nemmeno stata affrontata. Però, ecco, c'è qualcos'altro che non mi ha convinto del tutto e, lungi da me esprimere un giudizio su questa donna o sulla sua vita, credo che il problema sia che una persona come Trudi non avrebbe mai potuto essere mia amica: mi ha infastidito il suo modo di raccontare, il suo ripetere continuamente che è stata lei a salvare Walter, a salvare i genitori, a salvare se stessa, pur continuando a dire che non vuole farlo pesare a nessuno. Leggendo ho provato una sensazione quasi di fastidio verso questo suo atteggiamento, così come verso il suo essere eccessivamente possessiva, nei confronti di Walter, nei confronti dell'ex marito, e di tutto quello che fa. Probabilmente senza questo suo atteggiamento non sarebbe riuscita a fare quello che ha fatto, però ecco, poteva scriverlo cercando di risultare un po' meno antipatica.

In ogni caso, è un libro che si legge bene, veloce e scorrevole, e racconta una storia di paura e speranza, che non andrebbe mai dimenticata. Credo però ci siano libri che lo fanno molto, molto meglio.



Titolo: Ragazze, cappelli e Hitler
Autore: Trudi Kanter
Traduttore: Claudia Valeria Letizia
Pagine: 224
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: e/o
ISBN: 9788866321569
Prezzo di copertina: 18 €
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formato brossura Ragazze, cappelli e Hitler. Una storia d'amore

sabato 13 settembre 2014

HO PAURA TORERO - Pedro Lemebel

Iniziamo subito con il dire che Ho paura torero è un libro stupendo. Lo dico nel caso, con la mia recensione, non riesca a farlo capire in modo convincente. 
E' difficile recensire un libro così. E' difficile raccontare con parole che non siano quelle dell'autore, questo Pedro Lemebel che, prima di trovare per puro caso questo libro nascosto da una pila di altri libri in un mercatino dell'usato, nemmeno conoscevo. 
Mai avrei pensato che quelle tre parole in copertina, semplici e, a prima vista, anche abbastanza incomprensibili, potessero significare e trasmettere tanto. 

Ho paura torero, tre parole che possono essere cantate, urlate o sussurrate. Tre parole che significano amore, passione, e anche un po' di erotismo. Ma che significano pure ribellione, sofferenza, paura, rivoluzione.

Siamo nel Cile di Pinochet, a diversi anni dall'attentato ad Allende che l'ha messo al potere. La fata dell'angolo, un travestito esuberante e passionale, che adora i bolero e che vive ricamando, conosce Carlos, militante del Fronte patriottico Manuel Rodriguez, che le chiede di nascondere in casa sua alcune scatole misteriose. La fata dell'angolo accetta, perché, pur sapendo di non doverlo fare, si innamora perdutamente di Carlos e per lui farebbe qualsiasi cosa. Anche organizzargli un compleanno cubano, anche consegnare al posto suo qualcosa di pericoloso rischiando la vita. Anche fuggire, abbandonare tutto, perché ormai troppo compromessa con il gruppo di rivoluzionari, pur sapendo che in cambio non riceverà mai niente, se non quei pochi momenti passati insieme. Eppure è un amore grande, grandissimo. 

Ho paura torero è un romanzo intenso e bellissimo. Un romanzo d'amore in tempi difficili, una storia impossibile e forse, per questo, ancor più passionale. La fata dell'angolo è un personaggio adorabile nella sua apparente semplicità e nella sua esuberanza. E Carlos, beh, probabilmente di Carlos mi sarei innamorata anche io.
Alla loro storia, che parla d'amore ma anche di rivoluzione, si alternano episodi della vita di coppia tra Pinochet e la moglie. Una donna un po' bisbetica, un po' prepotente, che Pinochet non vorrebbe altro che stesse zitta. Forse la sopporterebbe di più, se non fosse continuamente soggetto a critiche, proteste e attentati. 

Pedro Lemebel ha trovato davvero un bel modo per parlare degli anni della dittatura di Pinochet, per farne una satira, certo, ma anche per raccontare le vite di chi l'ha vissuta e chi l'ha combattuta. E poi ha creato questo personaggio incredibile, esuberante, frivolo, ma di una dolcezza e una passione infinita. Indimenticabile.

Un libro assolutamente da leggere.


Titolo: Ho paura torero
Autore: Pedro Lemebel
Traduttore: M. L. Cortaldo, G. Mainolfi
Pagine: 202
Anno di pubblicazione: 2001
Editore: marcos y marcos
ISBN: 978-8871685670
Prezzo di copertina: 14 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Ho paura torero

giovedì 11 settembre 2014

L'UOMO CHE SCAMBIO' SUA MOGLIE PER UN CAPPELLO - Oliver Sacks

Quando ho annunciato che avevo iniziato a leggere L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, ho ricevuto più apprezzamenti e commenti di quanti non ne avessi mai ricevuti prima per una mia lettura precedente.
Devo ammettere che questo mi ha stupito molto, perché non è un romanzo ma un saggio che raccoglie alcuni dei casi clinici che il neurologo Oliver Sacks ha affrontato nella sua vita. Io non sono una grande amante dei saggi, perché preferisco imparare le stesse cose dai romanzi, e non ho mai nemmeno avuto una grande passione per la neurologia e la psicoanalisi (per dire, Freud, quando l'ho studiato al liceo, mi stava antipatico). Il cervello umano mi affascina, certo, ma mi spaventa anche molto. Pensare di leggere un libro che racconta di certe persone affette dai disturbi neurologici più bizzarri e, al tempo stesso terribili, mi trasmetteva quindi un certo senso d'ansia.

Poi però ho messo da parte tutte le mie titubanze, grazie anche a tutti i commenti entusiasti letti qua e là, e ho iniziato a leggere. Ho seguito Oliver Sacks tra i suoi casi e i suoi pazienti, apprezzandone tantissimo il modo umano di approcciarsi a loro e poi di raccontarli. Per Oliver Sacks non sono solo pazienti, solo casi da studiare, ma sono soprattutto persone, affette da problemi misteriosi e, spesso terribili. Il libro è suddiviso in diverse parti, ognuna delle quali raccoglie problematiche diverse: i racconti che riferiscono una perdita di qualcosa, che sia della percezione di un arto, del proprio corpo, di se stessi, sono quelli più numerosi, forse perché anche perché più frequenti. Dei deficit cognitivi, più o meno gravi, più o meno consapevoli da chi ne è affetto, più o meno comprensibili e curabili.
Alle perdite, seguono invece gli eccessi, ovvero pazienti con lesioni del cervello che comportano un aumento di certi atteggiamenti: mille tic, un'esuberanza sessuale incomprensibile, una donna che imita tutte le persone che vede.
Ci trasporti, ovvero patologie che comportano una reminiscenza, l'alterazione della percezione, dell'immaginazione,. Sacks presenta i casi di due donne che, all'improvviso, sentono della musica forte e incessante nella loro testa, musica che le riportava in un particolare periodo della loro vita passata.
L'ultima sezione è Il mondo dei semplici, in cui vengono presentati i casi di persone con problemi fin dalla nascita, non causati da danni cerebrali subiti. Persone che vivono in un mondo tutto loro, inviolabile ma anche incomprensibile, che devono però in qualche modo rapportarsi con il mondo circostante.

Mentirei se vi dicessi che è stata una lettura semplice e scorrevole. Lo è lo stile di Oliver Sacks, certo, comprensibile e accessibile  a tutti. Anche chi non sa nulla di neurologia e di cervello umano, riesce a seguire l'autore nelle sue spiegazioni scientifiche. Però i casi presentati, per quanto affascinanti, come avevo previsto mi hanno anche trasmesso un po' di angoscia. E' un organo davvero strano, il nostro cervello, eccezionale quando funziona, ma terribile quando invece, per qualche motivo, si inceppa.
 
L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello è sicuramente un libro affascinante, che porta all'attenzione di tutti condizioni e situazioni spesso inimmaginabili. Se si prova un forte interesse per la neurologia e la mente umana credo che sia quasi imprescindibile. Se siete un po' più sensibili, vi farà forse anche un pochino male. In ogni caso, vale decisamente la lettura.



Titolo: L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Autore: Oliver Sacks
Traduttore: Clara Morena
Pagine: 318
Anno di pubblicazione: 2001
Editore: Adelphi
ISBN: 9788845916250
Prezzo di copertina: 11 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello

mercoledì 10 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #91


Pensavi eh, cara Sperling & Kupfer che nessuno si sarebbe mai messo a tradurre dallo svedese letteralmente il titolo di questo tuo nuovo libro, ovvero La lettrice che partì inseguendo il lieto fine, per poi far notare a tutti quanto farlocco sia. E pensavi male. Dopo che  questo libro mi è stato gentilmente segnalato (non sia mai che io perda un titolo del genere, tanto ghiotto per questa rubrica) e ho visto quanto già sentito sembrava il titolo italiano, sono andata a cercare l'originale. Poi ho preso quel Läsarna i Broken Wheel rekommenderar, l''ho piazzato su google translator e sperato che non venisse fuori qualcosa di incomprensibile. E invece, il buon google per una volta non spara cavolate (o almeno credo) e mi comunica che letteralmente si tradurre con I lettori a Broken Wheel consigliano.
Che, manco a dirlo, trovo molto, ma molto più bello, perché non si limita a un'unica lettrice ma ne coinvolge tanti, che danno i loro suggerimenti e i loro pareri. E invece no, ancora una volta bisogna attrarre un certo tipo di pubblico, piazzandole addirittura in copertina. Cavolo, ma non siamo mica così sceme, noi lettrici!

Apprezzo invece la scelta di mantenere la copertina originale, davvero molto bella, e che quasi quasi riesce a farmi superare l'assurdità del titolo e farmi venire voglia di leggere il libro. Quasi.

Titolo originale: Läsarna i Broken Wheel rekommenderar
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco:La lettrice che partì inseguendo un lieto fine
Autore: Katarina Bivald
Traduttore italiano:  M. Podestà Heir, R. Nerito
Editore italiano: Sperling & Kupfer

lunedì 8 settembre 2014

LA FAMIGLIA TORTILLA - Marco Malvaldi

Non riesco ancora a capacitarmi di come io, grande amante di Malvaldi e dei suoi romanzi, abbia scoperto solo due giorni fa e quasi per caso La famiglia Tortilla
Certo, questo non è un romanzo e non è pubblicato dalla Sellerio, ma diamine! L'ha scritto il Malvaldi e io avrei dovuto comunque conoscerlo e, soprattutto, leggerlo.

La famiglia Tortilla fa parte della collana Allacarta della casa editrice EDT: una collana di guide gastronomiche di alcune città, scritte non da critici o esperti del settore, ma da scrittori (per dirvi, ce n'è anche una scritta da Paolo Cognetti, Tutte le mie preghiere guardano verso ovest, che devo assolutamente procurarmi).

Ma veniamo a noi e Marco Malvaldi, che con la moglie Samantha e il piccolo Leo, si è recato a Barcellona. A mangiare. Andrà quindi in giro per la città con la famiglia, per ristoranti, taperías e mercati, ad assaggiare e consigliare al lettore.
Se si considera il libro una semplice guida gastronomica, mi perdoni il Malvaldi se lo dico, risulterà abbastanza inutile.  Qualche spunto c'è, certo, ma i posti visitati sono stati pochi ed è stato un po' troppo frettoloso nei giudizi e nei s/consigli. Ma credo anche che se l'EDT avesse voluto una guida gastronomica normale, l'avrebbe affidata a qualcuno del mestiere. Questa guida sembra infatti un breve racconto, uno scorcio divertente della vita famigliare di Malvaldi e del rapporto suo e della sua famiglia con il cibo all'estero. Sarà che io adoro lui, il suo modo di raccontare, sia nei suoi romanzi sia le volte che ho avuto il piacere di vederlo dal vivo. E quindi leggendo La famiglia Tortilla ho riso un sacco di fronte a certi suoi commenti e certe sue trovate, al suo modo di affrontare la sua vita famigliare e alla grande ironia che ci mette.

Quindi, se andate a Barcellona, seguite questi consigli ma cercatene anche altri (oppure no, andate, perdetevi tra le sue vie e scoprite da soli i posti più buoni in cui mangiare). Se invece avete voglia di leggere una storiellina carina e senza alcun impegno, a prescindere da se andrete a Barcellona o meno, La famiglia Tortilla può fare voi. Soprattutto se siete in astinenza da libri di Malvaldi, come me, e non vedete l'ora che a fine settembre esca il nuovo romanzo, Il telefono senza fili. Questa lettura è un ottimo modo per ingannare l'attesa.


Titolo: La famiglia Tortilla
Autore: Marco Malvaldi
Pagine: 120
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: EDT
ISBN: 978-88-5920-448-0
Prezzo di copertina: 7,90 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: La famiglia Tortilla (Allacarta)

domenica 7 settembre 2014

RITRATTI D'ARTISTA - Susan Vreeland

La pittura mi ha sempre affascinata. Sarà che non ho per niente doti artistiche, ma ogni volta che mi ritrovo di fronte a un quadro, un bel quadro, rimango affascinata. Le mie conoscenze sono sicuramente molto limitate: conosco i pittori e i quadri di cui i miei professori di scuola media e liceo hanno parlato in classe, qualcun altro che ho incontrato nella mia vita di turista, più alcune passioni personali, nate chissà come. Non so per niente un'esperta e non saprei nemmeno dire perché un quadro mi piaccia o meno. Tra i miei pittori preferiti ci sono Picasso, Mirò e quasi tutti gli impressionisti. Il buon vecchio Van Gogh, prima di tutti, e poi Cezanne e Monet.

Quello della pittura è, insomma, un mondo che mi affascina, che mi piacerebbe conoscere meglio. Mi sono sempre chiesta cosa ci fosse dietro a un quadro, come un pittore facesse materialmente a dipingerlo e perché.

Ritratti d'artista di Susan Vreeland prova rispondere a tutte queste mie domande. Il libro si compone di diversi racconti, tutti dedicati al mondo dell'arte. I primi otto raccontano un momento della vita di alcuni pittori impressioni: il momento che è stato d'ispirazione a un determinato quadro, oppure gli stati d'animo, le motivazioni, il rapporto con le proprie muse ispiratrici e le sensazioni dei parenti e degli amici di fronte all'estro di questi artisti. Non mi è ben chiaro se siano episodi inventati dall'autrice oppure ampiamente documentati, ma sicuramente riescono a rendere perfettamente il personaggio e le sue caratteristiche, mostrandone un aspetto che chi guarda una tela difficilmente potrebbe cogliere.

Questi otto racconti, che sono sicuramente i più belli, sono poi seguiti da altri che parlano di arte in modo completamente diverso: c'è una bambina curiosa affascinata dalle statue precolombiane della sua vicina di casa; una donna che per movimentare la sua vita e cercare in qualche modo di colmare la sua insoddisfazione decide di posare nuda per un corso di scultura; c'è una città in cui ogni anno viene fatta una sorta di galleria d'arte vivente; una classe in cui sulla lavagna compare misteriosamente un quadro di Matisse, che di cancellarsi proprio non ne vuole sapere.

Credo che l'idea di fondo del libro si possa riassumere semplicemente in una frase che Susan Vreeland fa dire alla protagonista di uno dei suoi racconti:
In ogni modo la si guardi, nella vita c'è arte e le persone che campano senza rendersene conto si perdono la parte migliore
Non so se questo libro possa essere apprezzato anche da un non amante della pittura: soprattutto i primi racconti, probabilmente, risulteranno un po' ostici, se non si conosce di chi si sta parlando. Però credo anche che potrebbe essere uno spunto, un buon punto di partenza per far nascere un po' di curiosità. Questi racconti prendono questi grandi pittori e li rendono umani, più vicini a tutti. Anche a chi, come me, non è in grado di dipingere nemmeno un muro. Alcuni magari annoieranno un po', da altri invece si resterà affascinati.  Proprio come di fronte a certi quadri.
Insomma, una bella lettura


Titolo: Ritratti d'artista
Autore: Susan Vreeland
Traduttore: Francesca Diano
Pagine: 318
Anno di pubblicazione: 2005
Editore: Neri Pozza
ISBN: 978-8854500518
Prezzo di copertina: 16 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Ritratti d'artista

giovedì 4 settembre 2014

INVISIBILE - Paul Auster

Era da circa un anno che non leggevo un romanzo di Paul Auster. Tantissimo tempo, considerando che è uno dei miei scrittori preferiti in assoluto. O forse è proprio per quello, per non esaurire troppo in fretta i suoi libri pubblicati e dovermi ritrovare ad attenderne impaziente uno nuovo.
Dopo un anno però ho iniziato a sentirne la mancanza e mi è venuta voglia di leggere qualcosa. Tra tutti i romanzi suoi che ancora non ho letto, ho scelto Invisibile semplicemente per la copertina. Una scelta azzardata, effettivamente, considerando quanto fuorvianti possano spesso essere. Eppure me ne sono innamorata al punto da acquistarlo senza nemmeno leggere la trama. D'altronde è un romanzo di Paul Auster, mi fido di lui e non ho alcun bisogno di sapere di cosa parlano i suoi libri.
Devo ammettere però che questa volta mi ha spiazzata. Ritroviamo il suo stile, ritroviamo gli espedienti narrativi a lui più cari, con l'inserimento di un protagonista scrittore e con storie che si mescolano ad altre storie. Eppure, in questo Invisibile c'è qualcosa di diverso rispetto agli altri romanzi suoi che ho letto in passato. Qualcosa di angosciante, di disturbante, un misto tra attrazione e repulsione che mi ha accompagna fino alla fine e che mi ha fatto chiudere il libro con emozioni contrastanti. 

Protagonista è Adam Walker, studente di New York e aspirante poeta, che a una festa conosce Rudolf Born, professore parigino, e la sua giovane fidanzata Margot. L'uomo mostra subito una strana attenzione nei suoi confronti, che sfocia nella proposta di affidare ad Adam la supervisione di una rivista letteraria. Quando Born parte per un viaggio, Adam però finisce a letto con Margot. Il professor Born lo scopre e lascia la donna: nessuna ritorsione invece sul ragazzo. Finché non succede qualcosa di terribile, che farà aprire gli occhi ad Adam sull'uomo, ma che lo perseguiterà anche per tutta la vita. Solo in punto di morte, l'uomo decide di raccontare la sua storia, affidando la lettura a un suo vecchio compagno di scuola, ora scrittore.

La narrazione procede così, con il vecchio compagno di Adam che legge il manoscritto: tre capitoli, tre stagioni, scritti ognuno con un soggetto diverso, per raccontare che ne è stato del ragazzo, come ha vissuto la sua vita, dai primi giorni dopo la scoperta fino alla fine, una volta aperti gli occhi sul professor Born.
Capitoli che descrivono il turbamento, le difficoltà e le paure di un ragazzo con una passione, che si ritrova di colpo insicuro sulla sua vita. Capitoli che forniscono il ritratto di un uomo misterioso, questo professor Born, di cui non si riesce a capire nulla, che sembra comparire all'improvviso e altrettanto all'improvviso sparire .

Auster è bravissimo a giocare su realtà e finzione all'interno della storia, a lasciare il dubbio nel lettore ma anche in ognuno dei suoi protagonisti. Chiudi il libro e non sei sicuro di nulla di quello che hai letto. 
Devo ammettere però che ho trovato l'aspetto erotico e sessuale un po' esagerato, difficile da leggere e comprendere. Preferisco che il mistero e il turbamento vengano trasmessi da altro e infatti ho preferito le parti del libro in cui questi riferimenti non erano così diretti e fondamentali. Ma mi rendo anche conto che forse, senza questo aspetto, parte dell'angoscia e di tutte le sensazioni generate dal libro non ci sarebbero stati.

Pensandoci con calma, se uno scrittore riesce a provocare tutte queste sensazioni con le sue parole e in un singolo libro di poco più di duecento pagine, non può che essere un grande scrittore. Che tutti dovrebbero leggere.

Titolo: Invisibile
Autore: Paul Auster
Traduttore: M. Bocchiola
Pagine: 223
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Einaudi
ISBN: 978-8806207847
Prezzo di copertina: 12 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Invisibile

mercoledì 3 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #90


Eh niente, proprio non ci riesce la Garzanti a mantenere i titoli originali. E così "La libreria", di Deborah Meyler, un titolo così breve, semplice eppure, per me, molto evocativo, diventa "Lo strano caso dell'apprendista libraia". Lungo e, soprattutto, che richiama immediatamente a Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon.
E già che ci siamo mettiamo anche una bella signorina in copertina, girata di spalle, con una lunga treccia e una maglietta vintage, che fa molto lettrice (sono sicura che se l'avessero messa da davanti anziché di schiena avrebbe avuto gli occhiali e le lentiggini).

Sicuramente questo titolo attirerà tante lettrici... ma di sicuro non me (sì, credo anche io che la Garzanti possa sopravvivere anche senza di me... e questa notizia mi riempie di gioia, perché così posso continuare a parlar male dei suoi titoli farlocchi senza sentirmi troppo in colpa).

Titolo originale: The Bookstore
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Lo strano caso dell'apprendista libraia
Autore: Deborah Meyler
Traduttore italiano: C. Marseguerra
Editore italiano: Garzanti

lunedì 1 settembre 2014

JAYBER CROW - Wendell Berry

Jayber Crow di Wendell Berry è un romanzo che andrebbe letto seduti in riva a un lago, in una giornata di sole ma non troppo calda, senza nessuno attorno. Al tramonto, magari, con una luce soffusa e i bagliori del sole che si riflettono sull'acqua. Pace assoluta, insomma, per lasciarsi conquistare totalmente dalla vita di Jayber, questo barbiere appassionato di libri e in perenne contrasto con Dio, che decide di passare la sua vita a Port William. Pace assoluta per poter comprendere, anche se magari non condividere, le sue scelte di vita tranquilla, all'apparenza banale e noiosa, in cui lui riesce ad essere felice.

Magari portatevi anche uno spuntino e qualcosa da bere, perché state per leggere la storia di un uomo, certo, ma anche quella di una piccola comunità attraverso circa cinquant'anni della storia americana, e non è proprio cosa da poco. Perché nell'America del '900 ci sono state crisi economiche e boom, guerre più o meno giustificabili, che sembrano lontane ma che irrompono improvvisamente nella vita di tutti i giorni, e progresso che avanza e schiaccia un po' tutto.

Spero abbiate con voi anche una maglia, perché leggendo la sera prenderà presto il posto del tramonto. La luna basterà ad illuminarvi quando leggerete, sì, sempre in questo stesso libro, storie di amicizia, quell'amicizia all'apparenza superficiale eppure profonda che si crea in queste piccole comunità, dove tutti conoscono tutti e tutti, se possono, aiutano tutti, senza volere nulla in cambio. 

E poi, a un certo punto, le stelle daranno una mano alla luna, quando vi ritroverete a leggere anche d'amore, un amore forte, indistruttibile, che forse potrebbe anche sembrare un po' assurdo, pensandoci bene, ma che per Jayber è più che sufficiente per vivere.

Certo, ogni tanto durante la lettura qualcosa vi distrarrà: una libellula che vi passa accanto o una zanzara che proprio non ne vuole sapere di allontanarsi dal vostro orecchio. E forse questo vi porterà a saltare qualche riga, a leggere di fretta certi pensieri e certi ragionamenti di Jayber che non riescono appieno a catturare la vostra attenzione. Ma portate pazienza, scacciate la zanzare e riprendete a leggere.

E a un certo punto arriverete alla fine. Il lago sarà buio, i rumori della notte saranno tutti attorno a voi e cercheranno di nascondere quella tristezza che in voi è nata a poco a poco nelle ultime pagine, con gli anni che passano, gli amici che non ci sono più e Jayber e Port Williams che invecchiano, che in qualche modo rimangono indietro. Avrete sicuramente un po' freddo, perché ormai è notte fonda. Ma durerà poco, perché l'effetto di pace, di calma assoluta, quello che avete provato fin dall'inizio della lettura, riuscirà ben presto a soppiantare la tristezza della fine e a farvi sorridere. Jayber era ed è felice. Perché non dovreste esserlo anche voi?

Titolo: Jayber Crow
Autore: Wendell Berry
Traduttore: Vincenzo Perna
Pagine: 512
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: Lindau
ISBN: 978-8867082698
Prezzo di copertina: 24 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Jayber Crow. Storia della vita di Jayber Crow, barbiere, membro della comunità di Port William, scritta da lui medesimo