mercoledì 26 maggio 2010

GLI INGRATTABILI- Cornelius Kane

D'accordo, diciamolo subito: in questo libro ci sono cani e gatti che si comportano e parlano come gli esseri umani o quasi. Amate i cani? Avrete il vostro eroe. Amate i gatti? Idem. In ogni caso, provate a leggere qualche pagina e vi troverete proiettati in un romanzo divertente, intelligente, pieno di sorprese, raffinato: un piccolo capolavoro di fantasia e arte narrativa. E quando avrete fatto la conoscenza di Crusher MacNash, il detective più impavido e scomodo della Squadra Scannamene, e di Cassius Lap, il miglior agente dell'FBI, Feline Bureau of Investigation, non potrete fare altro che seguirli fino alla fine della loro indagine. Perché nel mondo degli "Ingrattabili" si parla, si ama, si insegue, si sogna, si trama, si uccide... proprio come nel nostro.

Peccato che non fosse il momento adatto per leggere questo libro (ma nessuno in generale tempo), perchè si sarebbe meritato molta più attenzione e molto più coinvolgimento di quello che sono riuscita a dargli.
Il mondo animale descritto da Kane è semplicemente strepitoso. Così come lo sono i riferimenti al mondo nostro: attori (Jack Russel Crowe), luoghi geografici e, soprattutto, la situazione politica e culturale. Una metafora in chiave animale di quello che sarà il nostro mondo.
Ma anche se non sempre è facile cogliere questa denuncia implicita fatta dall'autore, resta comunque un romanzo geniale: i due protagonisti, la più improbabile coppia di investigatori mai esistita (un cane e un gatto, impulsivo uno, riflessivo l'altro) reggono insieme la storia e potrebbero essere tranquillamente i protagonisti di altre avventure (anzi, forse qualcosa di un po' più giallo e meno denuncia, avrebbe reso loro ancora maggior risalto).
Certo, non è al livello della Fattoria degli Animali di Orwell, ma sicuramente è sulla buona strada.

Nota alla traduzione: non ho molto da dire. Immagino che per il traduttore sia stato tutt'altro che semplice riuscire a rendere questo romanzo, e tutti i riferimenti e i cambi di nome in italiano. A volte forse le soluzioni scelte non rendono proprio l'idea, ma sono molte di più quelle in cui ci riesce. Ben fatto!

mercoledì 19 maggio 2010

UN'OTTIMA ANNATA-Peter Mayle

Max Skinner è un trentenne in carriera nel mondo sempre più difficile della finanza londinese, finché un giorno perde il posto presso la prestigiosa compagnia dei fratelli Lawton. Per fortuna ci sono le coincidenze, perché proprio quello stesso giorno riceve una lettera da un notaio francese: lo zio Henry gli ha lasciato in eredità la sua casa in Provenza, dove Max passava le vacanze estive quand'era ragazzo. Nella sua situazione l'idea di restarsene per qualche tempo in quella vecchia villa circondata dalle vigne è semplicemente irresistibile. Ma anche tra le dolci colline del Luberon, e precisamente nel villaggio di Saint-Pons, le cose non sono semplici come sembrano: circolano simpatie e antipatie, avidità e sotterfugi, e c'è chi vuoi mettere le mani su qualcosa che non gli appartiene. A Max servono un altro pizzico di fortuna e un po' di intuito, qualche amico e forse l'amore. E magari la voglia, o il sogno, di cambiare davvero vita.


Ma che belli che sono i libri che parlano di vino e di Provenza. Ti fanno venire voglia di mollare tutto e andare a lavorare una vigna nelle campagne francesi. Certo, si assomigliano un po' tutti. In questo c'è un'eco abbastanza marcata di "Vino, Patate e Mele Rosse" di Joanne Harris. Entrambi libri molto piacevoli da leggere, divertenti (questo più di quello della Harris) e senza troppe pretese. E' il classico libro da spaggia, da treno per rilassarsi. Forse però l'autore in questo caso poteva giocarsi un po' meglio il finale, renderlo un po' più divertente e meno sbrigativo. Ma alla fine i veri protagonisti sono la Provenza e il vino, e non hanno bisogno di finali ad affetto.


Nota alla traduzione: anche se non ho capito proprio tutte le parole lasciate in francese, direi nulla da ridire.

venerdì 14 maggio 2010

CAVALLI SELVAGGI- Cormac McCarthy

Texas, 1949. Lacerato ogni legame che lo stringeva alla terra e alla famiglia, John Grady Cole sella il cavallo e insieme all'amico Rawlins si mette sull'antica pista che conduce alla frontiera e più in là al Messico, inseguendo un passato nobile e, forse, mai esistito. Attraverso la vastità di un territorio maestoso e senza tempo, i due cowboy, cui si aggiunge il tragico e selvaggio Blevins, intraprendono un viaggio mitico che li porterà fin nel cuore aspro e desolato dei monti messicani. Qui la vita sembra palpitare allo stesso ritmo dei cavalli bradi e gli occhi di Alejandra possono "in un batter di cuore sconvolgere il mondo". Con una narrazione che all'asciuttezza stilistica di Hemingway unisce la ritmicità incantatoria di Faulkner, McCarthy strappa al cinema il sogno western e lo restituisce, con sorprendente potere evocativo, alla letteratura.


Non so se è per il genere (il western non è esattamente il mio genere preferito, nemmeno trasposto negli anni '50) o per lo stile dell'autore, molto molto particolare, ma questo romanzo non mi ha entusiasmato. Soprattutto le 50 pagine iniziali, in cui si fatica entrare nella storia e a capire chi siano i veri protagonisti, e le 50 pagine finali, dove ci sono solo cavalli, cavalli e ancora cavalli. Le circa duecento pagine centrali non sono male, quando viene narrata la vita dei due amici (che dovrebbero avere solo 17 anni, ma la descrizione che ne fa l'autore non è molto realistica secondo me) in questa fattoria messicana, con annessa storia d'amore, così come le successive avventure in prigione. Forse mi ero caricata di troppe aspettative. O forse semplicemente lo stile diretto e asciutto di McCarthy, che lascia troppe cose in sospeso senza fornire spiegazioni, non fa per me.
Detto questo però, non me la sento nemmeno di sconsigliarlo perchè mi rendo conto di quanto si tratti di una cosa soggettiva (è indiscusso infatti che il ritratto western fatto da Cormac sia molto bello e realistico, così come che il suo stile possa piacere molto). Vedete voi insomma.

Nota alla traduzione: ci sarebbero un sacco di cose da scrivere su questa a mio avviso pessima traduzione. Ripetizioni continue (non posso escludere che siano volute dall'autore, anche se alcune sono veramente ma veramente pessime), cacofonie continue e utilizzo di parole alquanto discutibili. E poi la scelta di lasciare in spagnolo alcuni discorsi tra i vari personaggi... scelta obbligata, per carità, ma che andava in qualche modo compensata perchè non tutte le cose possono essere facilmente capite anche da chi non sa lo spagnolo. Insomma, da rivedere.

venerdì 7 maggio 2010

LA CUCINA COLOR ZAFFERANO- Yasmin Crowthe

In una Londra autunnale, due tragici eventi concatenati imprimono una svolta improvvisa e radicale all'esistenza di Maryam Mazar, iraniana di nascita: la morte della sorella a Teheran e la dolorosa interruzione della gravidanza della figlia Sara aprono uno squarcio nell'apparente tranquillità della sua vita e del suo matrimonio. Rinnegata in gioventù dalla famiglia d'origine per un peccato non commesso, la donna decide di tornare nella terra che è stata costretta ad abbandonare per affrontare i fantasmi del passato e cercare così di ricomporre una trama le cui lacerazioni non possono essere rimarginate dalle premure dell'ignaro marito inglese. Sarà il piccolo paese in cui è cresciuta, incastonato fra i paesaggi montani che Maryam ha conservato, immutati, nella memoria, lo scenario del riavvicinamento alla figlia. Nel tentativo di riannodare i vincoli delle loro vite, di svelare le radici di tanta inquietudine e di riconciliare due culture profondamente diverse, Sara segue la madre in Iran e scopre quale terribile prezzo Maryam ha dovuto pagare per la libertà.


Non so bene come commentare questo romanzo, sostanzialmente perchè sono perplessa. E' scritto bene, per carità, e si legge altrettanto bene. Ma la storia non mi ha entusiasmato, anzi, a tratti mi ha quasi "irritato" (e ultimamente sta succendendo un po' troppo spesso). Forse perchè non sono riuscita a immedesimarmi nella protagonista Maryam e ha capire a pieno la sua scelta, dopo aver indirettamente provocato l'aborto della figlia, Sara di tornarsene nel suo paese d'origine a vivere quel passato che le era stato negato. E la grande riappacificazione finale, tra madre e figlia, si riduce a tre o quattro righe, a una rivelazione sconvolgente che non può che far sentire in colpa Sara per aver pensato male della madre. Insomma, c'erano le potenzialità per fare un bellissimo romanzo, ma l'autrice non ha voluto sfruttarle, limitando il tutto a un romanzo abbastanza banale sul filone " Cacciatore d'Aquiloni".

Nota alla traduzione: calchi calchi calchi...

domenica 2 maggio 2010

BREAKING DAWN- Stephenie Meyer

Per Bella Swan essere innamorata di un vampiro è allo stesso tempo un sogno a occhi aperti e il peggiore degli incubi, un intreccio di sensazioni che si alternano e le lacerano l'anima. La passione per Edward Cullen la spinge verso un destino soprannaturale, mentre il profondo legame con Jacob Black la riporta invece indietro, nel mondo terreno. Bella ha alle spalle un anno difficile, pieno di perdite, di conflitti, di tentazioni contraddittorie. Ora è al bivio decisivo: entrare nello sconosciuto mondo degli immortali, o continuare a condurre un'esistenza umana. Dalla sua scelta, dipenderà l'esito del conflitto tra il clan dei vampiri e quello dei licantropi. Eppure, ora che Bella ha preso la sua decisione, sta per scatenarsi una sorprendente catena di eventi che cambieranno per sempre la vita di tutti coloro che la circondano. Ma quando il tempo a sua disposizione sembrerà essere esaurito, e la strada da prendere già stabilita, Bella - dolce e timida in Twilight, sensuale e inquieta in "NewMoon" ed "Eclipse"- andrà incontro a un futuro dal quale non potrà più tornare indietro.

Insieme a Twilight, a mio avviso è l'episodio più riuscito della saga. L'ho divorato in pochi giorni, leggendolo principalmente per ore prima di andare a dormire, senza riuscire a staccarmene. Poco importa se la trama è ancor più assurda che negli altri tre romanzi.e che lo stile dell'autrice sia quasi inesistente. Poco importa se il vampiro Edward riesce non si sa come a mettere incinta Bella, che la bambina che nasce cresce a una velocità spaventosa, che, in modo molto prevedibile, Jacob subirà l'imprinting con lei (chi lo avrebbe mai detto eh?), e che il padre di Bella accetterà tutti questi misteri non si sa bene come e perchè in pochissimo tempo (considerando che Bella ci aveva messo un libro intero) . Questo romanzo mi ha divertito. Forse perchè buona parte della storia è raccontata dal punto di vista di Jacob, il personaggio che più ho preferito in tutta la saga, o forse perchè Bella è meno piattola del solito.
Devo ammetterlo, una parte di me si vergogna molto ad ammettere che questo libro le è piaciuto. Però sono anche dell'idea che criticare un libro (un'intera saga) per partito preso non serva a niente. Certo, ci sono libri che meritano molto, ma molto di più di essere letti ed è triste e preoccupante che i giovani d'oggi leggano solo ed esclusivamente storie come queste. Ma, secondo me, non bisogna nemmeno escluderle a priori. Cosa c'è di sbagliato a voler fuggire ogni tanto dalla realtà attraverso una storia d'amore assurda che più assurda non si può, ma che ha il pregio di incollarti alle pagine?
E devo ammettere che Edward, Bella e i Cullen (ma soprattutto, quel gran bel pezzo di licantropo) un pochino forse mi mancheranno...

Nota alla traduzione: è singolare vedere come il primo romanzo avesse un unico tradurre e questo ne abbia 5 (uno è lo stesso degli altri 3 libri comunque). Niente da segnalare comunque.