lunedì 31 dicembre 2012

SOFIA SI VESTE SEMPRE DI NERO - Paolo Cognetti

"Sofia si veste sempre di nero" è la nuova prova narrativa di Paolo Cognetti, autore di "Manuale per ragazze di successo" e "Una cosa piccola che sta per esplodere". Nei suoi racconti, cesellati con la finezza di Carver e Salinger, Cognetti ha saputo rappresentare con sorprendente intensità l'universo femminile. Ed è ancora una donna la protagonista del suo nuovo libro, un romanzo composto da dieci racconti autonomi che la accompagnano lungo trent'anni di storia: dall'infanzia in una famiglia borghese apparentemente normale, ma percorsa da sotterranee tensioni, all'adolescenza tormentata da disturbi psicologici, alla liberatoria scoperta del sesso e della passione per il teatro, al momento della maturità e dei bilanci. Con la sua scrittura precisa e intensa, Cognetti ci regala il ritratto di una donna torbida e inquieta, capace di sopravvivere alle proprie nevrosi e di sfruttare improvvisi attimi di illuminazione fino a trovare, faticosamente, la propria strada.

Sono stata indecisa fino all'ultimo se iniziare o meno un libro nuovo prima della fine dell'anno. Odio avere libri in sospeso da un anno all'altro, anche se effettivamente si tratta solo di un giorno. Così come odio concludere le mie letture annuali con un libro che non mi ha entusiasmato o che ho odiato, un po' come se un'unica ultima lettura negativa potesse di colpo cancellare tutte quelle precedenti.
Poi però c'era Sofia lì che mi guardava dal comodino e che mi attirava a sé, prima lentamente poi con violenza. "Ma come, è da così tanto tempo che vuoi leggermi che ora riesci ad aspettare?". Ho combattuto a lungo, ma poi alla fine ha vinto lei. Ho aperto il libro e mi sono immersa nei racconti della sua vita. Tanti piccoli racconti più o meno brevi, scritti con un'incredibile maestria da Paolo Cognetti, che se già singolarmente riescono a trasmettere tanto, messi insieme creano un qualcosa di incredibile.

Sofia è una ragazza particolare, figlia unica, incidente di percorso, di due genitori che non si amano più e che forse non si sono mai amati. Un padre ingegnere, che fa del suo lavoro la sua ragione di vita e che non è mai riuscito a capire sua moglie, Rossana. Una donna insicura, emotivamente fragile, che riesce a parlare e a comunicare con la figlia solo nella vasca da bagno. Sofia cresce così, da bambina maschiaccio con la passione per i pirati, da adolescente che veste sempre di nero e che, stanca dei litigi tra i suoi e della difficoltà a trovare il suo posto nel mondo, tenta il suicidio. Supera anche questo, grazie a una zia che la porta via da lì, confermando che nel caso di Sofia la fuga sia l'unica soluzione per risolvere i problemi. La ragazza scoprirà la sua passione per il teatro, e si trasferirà poi a Roma, tornando però dai suoi genitori ogni fine settimana. Per stare vicina a suo padre che sta morendo. Sofia poi crescerà e la ritroveremo a New York, di nuovo fuggita da qualcosa, di nuovo sfuggente di fronte ai sentimenti e alle situazioni che le vanno troppo strette e che non sa più come gestire.

Dieci racconti che, come già detto, potrebbero anche vivere di vita propria, ma che messi insieme, in un ordine volutamente cronologico, creano un personaggio complesso, misterioso e davvero ben delineato. Sofia prova rabbia, prova dolore, prova tenerezza. Vive di se stessa e per se stessa, perché nessuna delle persone che le sta accanto potrebbe capirla e accettarla. Quando parla di sé, chi le sta attorno non capisce mai fino a che punto sia sincera e fino a che punto menta. Non capisce perché fino a un momento prima c'era e un momento dopo non c'è più.
A non Sofia non importa del futuro. Nemmeno ci riesce a pensare al futuro. Come lei stessa dichiara, "Io voglio essere felice adesso". Cosa c'è dopo, non importa. 

Questa ragazza è riuscita a conquistarmi, a tenermi incollata alla sua storia, provando come lei a volte rabbia, a volte tenerezza, a volte frustrazione. Ho capito il suo stato d'animo molto più spesso di quanto pensassi. Il suo odiare gli addii, le sue difficoltà con i genitori, il suo non sapere chi è veramente, il suo sentirsi asimmetrica (sarà che fisicamente lo sono anche io).

Grazie per avermi convinto a leggere la tua storia, cara Sofia. Ovunque tu sia adesso, hai lasciato dentro di me qualcosa, che per un bel po' non se ne andrà.
E grazie a Paolo Cognetti che, con i suoi racconti e il suo stile asciutto, diretto e preciso, mi ha convinto ancora una volta che la letteratura italiana contemporanea esiste. Eccome se esiste.


Titolo: Sofia si veste sempre di nero
Autore: Paolo Cognetti
Pagine: 208
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: minimumfax
ISBN: 978-8875214401
Prezzo di copertina: 14,00 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Sofia si veste sempre di nero

I MIGLIORI 10 DEL 2012


Ed eccoci arrivati all'ultimo giorno del 2012 e, come già vi accennavo ieri, ho intenzione di concluderlo nel migliore dei modi.
A livello di blog è stato un anno ricco di soddisfazioni: nuovi follower, nuovi fan sulla pagina, qualche collaborazione e proposta che mi ha riempito di gioia. Nuove rubriche, tantissime recensioni. Insomma, un anno davvero positivo!
E anche a livello di letture, devo dire che, se ieri ho faticato parecchio per indicare 10 peggiori, anche ridurre a questo numero i libri migliori non è stato per niente semplice.
Ho dovuto fare una prima selezione e poi scremarla un paio di volte, per arrivare a questi titoli. Alcuni sono delle nuove scoperte, altri delle certezze ancor più confermate.
Di nuovo, sono in ordine casuale (e questa volta non ci sarà un migliore tra i migliori, perché sarebbe davvero troppo difficile)

LA ZIA GIULIA E LO SCRIBACCHINO - Mario Vargas Llosa: di questo autore avevo già amato molto "Avventure della ragazza cattiva", e quest'altra lettura mi ha confermato di quanto geniale e appassionante sia questo autore.

LE REGOLE DELLA CASA DEL SIDRO - John Irving: avevo visto il film tratto da questo romanzo parecchio tempo fa. Un bel film, senza ombra di dubbio... ma il libro, cavolo, è ancora più profondo e toccante. Assolutamente da leggere.

THE HELP - Kathryn Stockett: anche in questo caso ho visto il film prima di leggere il libro. E sono molto belli entrambi, anche se un pochino diversi. Un ritratto di un'epoca e di una società da un punto di vista molto particolare.

IL VANGELO SECONDO BIFF - Christopher Moore: prima grande scoperta di quest'anno. Conoscevo questo libro di fama ma non avevo mai avuto la possibilità di leggerlo. Quando è successo, me ne sono innamorata... uno stile geniale, comico, irriverente ma anche commuovente, per raccontare l'aspetto umano della figura di Gesù.

LA MANO CHE TENEVA LA MIA - Maggie O'Farrell: un altro libro molto toccante, scritto con uno stile particolare che ci mette un po' ad ingranare ma che poi ti accompagna per mano tra le pagine, fino ad arrivare alla fine con un turbinio di emozioni contrastanti.

UNA FINESTRA VISTALAGO - Andrea Vitali: amo molto i romanzi di Vitali, sebbene alla lunga siano un po' ripetitivi e simili tra loro. Un espediente secondo me voluto, che ti permette di apprezzare ancora di più i suoi exploit... questo secondo me è il suo più bel libro in assoluto.

IL SENSO DELL'ELEFANTE - Marco Missiroli: un'altra grande, grandissima scoperta di quest'anno. Di questo libro sono innamorata persa, al punto che lo sto consigliando ovunque e a chiunque. Lo stile è particolare, è vero, ma è funzionale alla trama... molto toccante.

IL TEMPO DELLE FARFALLE - Julia Alvarez: amo molto gli autori sudamericani e le storie ambientate in quei paesi. E con questa autrice mi sono resa conto che ci tanti, tantissimi narratori bravi che però non hanno avuto qui in Italia il successo che meritano, per via del monopolio di altri autori altrettanto bravi, come Márquez o la Allende o Sepulveda, su cui gli editori puntano molto di più. Ho imparato un pezzo di storia che non conoscevo da questo libro, un pezzo di storia che mi ha colpita e fatta commuovere.

LE CORREZIONI - Jonathan Franzen: una delle ultime letture dell'anno, anche se avevo acquistato il libro molto tempo fa. Avevo molta paura di leggere questo romanzo, temevo fosse qualcosa di noioso o troppo difficile da capire. Invece mi ha rapita dalla prima all'ultima pagina.

RAGIONEVOLI DUBBI - Gianrico Carofiglio: in realtà avrei dovuto inserire tutti i romanzi di questo autore, che ho scoperto per caso quest'anno e di cui mi sono follemente innamorata. Se prendo in mano un suo libro so che non potrò metterlo giù finché non l'avrò finito e, soprattutto, che non rimarrò delusa.

Bene, tante belle letture anche quest'anno (e ne ho una in corso, che spero di finire e recensire entro oggi, che forse sarebbe finita in questa lista).

Vi e mi auguro che il 2013 sia altrettanto ricco di letture così belle!

BUON ANNO A TUTTI!

domenica 30 dicembre 2012

I PEGGIORI 10 DEL 2012

La fine dell'anno si sta avvicinando e quindi è tempo di bilanci. Bilanci sulla vita, sul lavoro, su quello che è stato e non avremmo voluto e su quello che non è stato ma avremmo tanto desiderato. Ed è quindi tempo anche di fare bilanci letterari, sui libri migliori e peggiori letti quest'anno.
Inizio dai peggiori, per concludere in bellezza e con ottimismo domani.

Ammetto che ho faticato parecchio ad arrivare a 10. Sarà che forse sono diventata una lettrice ancor più esigente e che se non sono convinta di un libro non lo prendo nemmeno più in considerazione. E solitamente ci azzecco. Poi certo, ci sono quei casi in cui uno si aspettava una cosa e se n'è trovato davanti un'altra o in cui è andato contro al suo istinto e al buon senso, pensando "ma no, dai, non sarà così brutto".
Di veramente brutti nella lista di quest'anno ce n'è solo uno (tra l'altro, uno di quelli che invece speravo mi avrebbe regalato maggiori emozioni). Gli altri li definirei solo "un po' meno belli".

Ovviamente i miei sono giudizi personali, dettati da motivazioni più o meno valide: antipatia per i personaggi, mancata comprensione della trama o dello scopo del libro (sì, a volte non capisco cosa vogliano dire), mancata empatia, etc... etc... Ovviamente spero che nessuno si offenda o se la prenda a male. Comunque, ovviamente siete liberissimi di smentirmi/ribattere/insultarmi (vi prego solo, se mi insultate,  di non farlo da anonimi!)

Andiamo a incominciare. L'ordine è assolutamente casuale, a parte l'ultimo, che è quello che davvero userei come nell'immagine che accompagna questo post.

RITRATTO IN SEPPIA - Isabel Allende: questa volta la Allende non mi ha convinta per niente. Il romanzo non decolla e l'ho trovato davvero troppo uguale a tutti gli altri (alcuni li ho amati molto, altri molto meno).

UNA PROPOSTA PERFETTA - Katie Fforde: qui me la sono cercata, perché lo so già che a me i romanzi d'amore tutti melensi e stucchevoli innervosiscono e fanno arrabbiare. Ma era in super offerta in inglese, non potevo non comprarlo...

LE SCARPE ROSSE - Joanne Harris: avevo davvero tante aspettative, troppe forse, per questo "seguito" di Chocolat... e all'interno di questo romanzo non sono riuscita a ritrovare la magia e la poesia che mi aveva fatto tanto innamorare del primo. Probabilmente se non fosse il seguito di un capolavoro il mio giudizio non sarebbe stato così negativo.

I FUNERACCONTI - Benedetta Palmieri: qui credo di non essere riuscita a capire lo scopo dei racconti, tutti a tema "funerario"... e alla fine non mi è rimasto nulla. 

L'ALBERGO DELLE DONNE TRISTI - Marcela Serrano: un'altra donna con cui ho un rapporto davvero conflittuale. Amo alla follia alcuni suoi romanzi ("Arrivederci, piccole donne" ad esempio), mi annoiano e irritano altri. E questo rientra nella seconda categoria.

LA CUSTODE DI LIBRI - Sophie Divry: ho odiato la protagonista fin dalla prima pagina. E visto che tutto il libro è in realtà un suo monologo, facile capire perché non mi sia piaciuto...

LA SOLITUDINE DEL MANAGER - Manuel Vázquez Montalbán: il mio primo Montalbán e mi ha lasciata davvero perplessa... forse sarà stata di nuovo colpa delle aspettative, ma non sono riuscita ad appassionarmi a Pepe Carvalho.

LEZIONI DI VOLO PER SONNAMBULI - Sion Scott-Wilson: con questo libro forse il problema è stato generazionale... sono troppo vecchia e non sono riuscita a identificarmi con il protagonista adolescente. Che a tratti ho trovato un po' stupido...

IL NULLA QUOTIDIANO - Zoe Valdés: un libricino sottile sottile, che richiede un bel po' di tempo di riflessione per capire che forse (forse) dietro alla storia narrata c'è qualcosa di più profondo. Forse.

Ed eccoci arrivati al più brutto in assoluto. Per me è stata davvero una delusione e dalla prima all'ultima pagina ho avuto l'impulso di alzarmi e andare a prendere a sberle protagonista maschile, protagonista femminile e autore. Sto parlando di:

A parte il titolo che non c'entra assolutamente niente, è una delle storie d'amore più insulse e banali che abbia mai letto (certo, ne leggo poche). Una delusione pazzesca.

La prima cosa che ho notato stilando questa lista è che su dieci libri brutti, sette sono di donne (tre delle quali, autrici che di solito amo molto). Effettivamente è una cosa un po' strana, che stupisce parecchio anche me, ma non cercate di trovare qualche significato nascosto in questa cosa, perché è solo un caso.

Quali sono state le vostre peggiori letture di quest'anno?

sabato 29 dicembre 2012

THE NEW YORKER - Lo humour dei libri

Dal 1925, senza interruzioni, il settimanale "The New Yorker" diletta i suoi esigenti aficionados con vignette umoristiche che, disseminate fra pezzi di costume, inchieste, rubriche culturali, cronache mondane e inediti letterari, ne rappresentano perfettamente lo spirito elegante, mordace, sofisticato, acuto e cosmopolita. Dopo l'antologia del 2011 dedicata ai gatti e ai gattofili, il tema prescelto sono i libri, e in particolare i loro lettori e il variegato mondo dell'industria intellettuale, bersaglio su cui si cimenta a beffardi colpi di matita il gotha degli umoristi degli ultimi novant'anni, da William Steig a Robert Mankoff, da Leo Cullum a Charles Barsotti.


Immagino che molti di voi conoscano il periodico The New Yorker.
E' una rivista statunitense, nata nel 1925, che pubblica reportage, commenti sociali e politici, critica, saggi, narrativa, satira, vignette e poesia e che da sempre svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo della narrativa contemporanea. Sebbene sia incentrato principalmente sull'attività culturale e sociale di New York è in realtà uno specchio di tutta la società statunitense.

Io ho sempre saputo della sua esistenza, ma ho iniziato a "frequentarlo" dopo aver trovato sparse per la rete alcune vignette legate al mondo dei libri, e ho poi scoperto che queste, insieme a quelle di altri temi, sono una parte fondamentale di questo periodico. Sulle sue pagine infatti viene dato spazio a molti grafici e disegnatori che riescono, grazie alla loro penna (o matita, o quel che è), a fornire un ritratto della società diretto e immediato (quando la rivista è stata lanciata nel 1925 si sentiva spesso dire "The New Yorker è la miglior rivista al mondo per chi non sa leggere!").
Poi un giorno, in una libreria, ho visto questo volume, una raccolta di vignette a tema "letterario". Ho iniziato a sfogliarlo e ho deciso che avrebbe dovuto essere mio. E mia madre me l'ha prontamente regalato per Natale (è facile, arriva e mi dice "ordinati quelli che vuoi"... non molto romantico, ma molto, molto pratico per evitare regali bislacchi). 

Il volume si divide in piccoli sottocapitoli, divisi per "tema", che sono anticipati da una spiegazione di Jean-Loup Chiflet, il curatore dell'opera che era uscita originariamente in lingua francese.
Sfogliando le pagine si incontrano le vignette sui vari tipi di autore, da quelli che scrivono solo quando hanno tempo, a quelli in crisi, a quelli troppo partecipi con quello che scrivono.

Ma anche quelle su editori validi ed editori spietati

Quelle sulla critica letteraria:
Quelle sui librai e sulle nuove, gigantesche librerie:
E ovviamente quelle sui lettori, più o meno appassionati:


Una raccolta molto bella e intelligente, che analizza e critica, in modo più o meno velato, molti aspetti della letteratura e di tutto il sistema che c'è dietro dei giorni nostri. Poi, da appassionata di libri, mi sono identificata molto con alcune delle situazioni illustrate, che credo accomunino un po' tutti.

Certo, la raccolta è del 2009 e sicuramente nel mentre sono uscite vignette più recenti e ancor più legate all'evoluzione che sta avendo il mondo della letteratura (vedi tutte quelle sulla diffusione degli e-book, che si possono facilmente trovare online). 
E forse la traduzione in italiano dei testi delle vignette ne riduce a volte un po' l'efficacia. Però rimane una raccolta davvero molto bella e intelligente, che fa sicuramente sorridere, ma anche riflettere.

Vi consiglio di visitare il sito di The New Yorker di tanto in tanto. La maggior parte degli articoli sono raggiungibili solo dagli abbonati, ma un paio di vignette in home page sono sempre visibili.

Titolo: The New Yorker - Lo humour dei libri
Curatore: Jean-Loup Chiflet
Traduttore: Davide Tortorella
Pagine: 189
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Archinto
ISBN: 978-8877686176
Prezzo di copertina: 22,50 €
Acquista su Amazon:

giovedì 27 dicembre 2012

Sul comodino SPECIALE NATALE

E finalmente posso raccontarvi i miei regali di Natale librosi... dopo che il corriere ha consegnato oggi gli ultimi due mancanti. Eh sì, purtroppo è successo un pasticcio con la consegna dei miei regali e sono riuscita a riceverli solo oggi. L'importante comunque è che siano arrivati.
E quindi, ecco qua cosa ho ricevuto quest'anno:

LIBRI:
Sofia si veste sempre di nero - Paolo Cognetti: volevo questo libro da tantissimo tempo e resistere fino a Natale (più due giorni!!) è stata davvero dura. Ma finalmente adesso, grazie alla mia mamma, è mio!

E poi, Paulette... - Barbara Constantine: libro che avevo adocchiato non appena era uscito e che una delle mie due amiche speciali mi ha prontamente regalato (anche perché lo voleva anche lei... e lo ha letto prima di regalarmelo...sì, tranquilli, è una cosa che ci capita spesso di fare)

La favolosa vita di Henry N. Brown orsetto centenario - Anne Helene Bubenzer: ho scoperto per caso questo romanzo non molto tempo fa e la trama mi ha incuriosita molto (sarà che amo molto i peluche).L'ho quindi inserito nella wish list per le mie due amiche speciali, sottolineando quanto fortemente lo volessi. E ovviamente è arrivato! (Non credo lo abbia letto lei però...)

The New Yorker- Lo humor dei libri: altro regalo di mia mamma, la raccolta di tutte le vignette a tema "letterario" del New Yorker... L'ho visto per caso nella libreria in cui si è tenuto il corso della minimumfax e, sfogliandolo, ho capito che dovevo averlo.

(Più "Il seggio vacante" di J.K. Rowling, che ho regalato a mio fratello ma che poi leggerò anche io)

FUMETTI:
The Complete Calvin and Hobbes Volume 1 - Bill Watterson: questo è uno dei fumetti che amo di più e la Panini ha da poco lanciato l'opera omnia. Questo è il primo, bellissimo, volume. Ora ne mancano solo più 8!

Nick Carter- 40 anni sulla scena del crimine - Bonvi e De Maria: e questo invece è un fumetto nuovo per me... ne ho sentito parlare parecchio, mi è stato più e più volte consigliato, ma ancora non avevo avuto modo di leggere nulla.

GADGET:
Il Kindle di Amazon: sì, lo so, sono sempre stata fedele ai libri tradizionali, perché credo abbiano qualcosa in più, trasmettano più emozioni... però, vista la mole di pdf ed e-book che mi arrivano da leggere, non potevo proprio più farne a meno. E ringrazio tanto, tantissimi i miei "suoceri" per avermelo regalato.

Riproduzione "Don Chisciotte" di Picasso: lo ha fatto una mia amica (la stessa che mi ha regalato Calvin) a carboncino, perché sapeva che lo volevo da tantissimo tempo... ed è semplicemente stupendo!

Fermalibri READ: visti per caso in una vetrina della mia città, un pomeriggio che ero a passeggio con il lettore rampante... che ovviamente ha visto la mia faccia ed è entrato a comprarlo.

Il robottino Danbo: lo so, non è propriamente un regalo "letterario", ma sempre di amazon si tratta. Il lettore rampante sa quanto adori questo pupazzetto e me ne ha costruito uno! Ed è stupendo!!

Coperta con le maniche: ben due, in realtà... ma perché io sono molto freddolosa :P

Direi che anche quest'anno il bottino è davvero ricco... E non posso che ringraziare il lettore rampante, i suoi genitori, mia mamma, mia sorella e mio cognato, Thais, Laura, Barbara e Valentina per questi bellissimi regali!
(E ovviamente anche tutti gli altri che non mi hanno regalato nulla di libroso, ma comunque di altrettanto bello!)

Bene, quand'è che torna il Natale????

RAGIONEVOLI DUBBI - Gianrico Carofiglio

"Oltre alle regole scritte, quelle del codice e delle sentenze che lo interpretano c'è una serie di regole non scritte. Queste ultime vengono rispettate con molta più attenzione e cautela. E fra queste ce n'è una che più o meno dice: un avvocato non difende un cliente buttando a mare un collega. Non si fa, e basta. Normalmente chi viola queste regole, in un modo o nell'altro, la paga. O perlomeno qualcuno cerca di fargliela pagare". L'avvocato Guido Guerrieri deve correre questo rischio. C'è un uomo in carcere che si dichiara innocente, condannato in primo grado per traffico di droga. Le circostanze sono schiaccianti e lui stesso, in un primo momento, aveva confessato. Ma c'è però la possibilità che sia finito in una trappola orchestrata dall'avvocato di primo grado. Un maledetto imbroglio, dunque, che Guerrieri è restio a caricarsi, e non solo perché tutte le apparenze sono contro. Il detenuto non è una faccia nuova: ai tempi del movimento studentesco lo chiamavano Fabio Raybàn, picchiatore fascista ossessione dell'adolescenza di Guido. C'è anche una situazione personale ambigua che coinvolge l'avvocato: la fine forse di un amore, l'inizio pericolosissimo di un altro, e in ciascuno di questi incroci sembra materializzarsi lui, il detenuto che si proclama disperatamente innocente.

Era da parecchio tempo che non mi capitava di leggere un libro tutto d'un fiato, iniziando alle nove di sera e finendo nel cuore della notte. Che non mi capitava di non riuscire a staccarmi dalle pagine, di andare avanti, capitolo dopo capitolo, quasi senza accorgermene, completamente rapita dalla trama, dalla storia, dai protagonisti e dallo stile. Poi ieri sera ho preso in mano "Ragionevoli dubbi" e non l'ho posato finché non l'ho finito. Non mi sono alzata per bere, né per andare in bagno. Mi sono accorta che era sempre più buio, che i rumori di casa stavano piano piano scemando e che c'era solo più silenzio attorno a me. Ma non importava, perché dovevo leggere, dovevo assolutamente sapere come sarebbe andato a finire e interrompere la lettura, vuoi per bere, vuoi per dormire, forse avrebbe interrotto la magia.

"Ragionevoli dubbi" è un romanzo della serie dell'avvocato Guerrieri. Un avvocato penalista, che ha da poco superato i quarant'anni, con seri problemi d'insonnia, con la passione per il pugilato, una grande sfortuna in amore e molto, molto bravo del suo lavoro. In questo caso si ritrova a difendere un uomo, Fabio Paoloscelli, sulla cui auto, mentre tornava da un viaggio con la famiglia, è stato trovato un elevato quantitativo di cocaina. L'uomo inizialmente si è spontaneamente dichiarato colpevole, solo per evitare di far finire in galera anche la moglie, ma in realtà continua ad affermare di non saperne nulla, che la droga è stata messa nella sua auto a sua insaputa. In un primo momento è stato difeso da un avvocato misterioso e sconosciuto, consigliato alla moglie da un passante per strada, e che lo ha rassicurato che ci avrebbe pensato lui e che tutto si sarebbe risolto. Ma non è stato così. L'avvocato è sparito dopo la condanna. Fabio decide allora di rivolgersi a un altro avvocato e la sua scelta cade su Guido Guerrieri, di cui ha sentito parlare molto bene in galera.
Guido inizialmente è pero molto combattuto: Fabio Paoloscelli è in realtà Fabio Raybàn, un uomo con un passato da fascista militante che una volta, tanti anni fa, con un gruppo di amici ha aggredito lo stesso Guido. Oltre a questo, c'è la bellissima moglie di Fabio e la loro bambina a mettere in crisi l'avvocato Guerrieri. Ma alla fine decide di accettare, gettandosi anima e corpo in una disperata quanto geniale difesa dell'uomo. Certo, i dubbi rimangono anche a lui durante tutto il libro, dubbi ragionevoli sul passato di Fabio, sulla sua innocenza, ma anche dubbi sul modo di agire e di comportarsi.

Chi frequenta questo blog, sa già quanto io ami Gianrico Carofiglio (e quanto sia innamorata di Guido Guerrieri). Amo il suo stile, poetico e diretto allo stesso tempo. Amo le sue trame geniali e il suo modo pacato di sviluppare, quasi sempre solo attraverso la dialettica. E amo il suo modo di descrivere Bari nelle passeggiate notturne dell'avvocato (in questo romanzo in particolare c'è un capitolo bellissimo ambientato in una libreria notturna, in cui Carofiglio si autocita in un modo geniale).
Guido Guerrieri è un uomo complesso, ricco di contraddizioni, a volte buffo altre molto passionale. Un gran figo, insomma, se mi permette l'espressione. 

Vi consiglio assolutamente di leggere qualcosa di questo autore e, in particolare, della serie dell'avvocato Guerrieri. Io non rimango mai delusa.

"Dissi che sì, molto volentieri. Potevamo bere qualcosa e fare due chiacchiere.
E magari baciarci, e accarezzarci, e fare l'amore.
Dopo facciamo sempre in tempo a pentirci"
Titolo: Ragionevoli dubbi
Autore: Gianrico Carofiglio
Pagine: 299
Anno di pubblicazione: 2006
Editore: Sellerio
ISBN: 978-8838921469
Prezzo di copertina: 12,00 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Ragionevoli dubbi
formato kindle: Ragionevoli dubbi (La memoria)

mercoledì 26 dicembre 2012

IL DIO DELLE PICCOLE COSE - Arundhati Roy

India, fine anni Sessanta: Amnu, figlia di un alto funzionario, lascia il marito, alcolizzato e violento, per tornarsene a casa con i suoi due bambini. Ma, secondo la tradizione indiana, una donna divorziata è priva di qualsiasi posizione riconosciuta. Se poi questa donna commette l'inaccettabile errore di innamorarsi di un paria, un intoccabile, per lei non vi sarà più comprensione, né perdono. Attraverso gli occhi dei due bambini, Estha e Rahel, il libro ci racconta una grande storia d'amore che entra in conflitto con le convenzioni.

Vi capita mai di sapere che state leggendo qualcosa di grandioso eppure di non riuscire ad apprezzarlo come vorreste? Di sapere che nel libro che state leggendo c'è qualcosa di profondo, di toccante e allo stesso tempo di duro e difficile da digerire, eppure di faticare nella lettura, come se il libro proprio non ne volesse sapere di farsi leggere da te. Con "Il dio delle piccole cose" mi è successo proprio questo: riflettendoci a freddo mi rendo conto che si tratti davvero di un bel libro, eppure ho faticato tanto, tantissimo, per arrivare alla fine. Certo, forse leggerlo nel periodo pre-natalizio, molto frenetico, non è stata la migliore delle idee... questo libro necessità della massima attenzione, di tempo e di calma, e non si presta assolutamente a una lettura sporadica e disattenta. Fatto sta che non so dirvi se mi sia piaciuto o meno.

La storia, narrata con uno stile particolare in cui passato e presente si alternano e si mischiano in continuazione, è decisamente forte. Ambientata in India alla fine degli anni Sessanta, racconta la vita di Ammu e dei suoi due gemelli, Rahel ed Esthe, ma anche quella dell'intera famiglia: lo zio Chacko, divorziato da una donna inglese e padre di Sophie Mol; di Mammachi, madre di Ammu e Chacko, che veniva picchiata dal marito ma da cui non si è mai separata per via delle convenzioni; della zitella Baby Kochamma, invidiosa di tutto e di tutti. E di Vellutha, un paria, un Intoccabile, amico di famiglia nonostante le differenze. Amico dei due bambini e, soprattutto, grande amore di Ammu. Il fulcro della vicenda è l'arrivo di Sophie Mol e di sua madre in India, per riprendersi dalla morte di Joe, l'uomo con cui si è sposata la donna dopo aver divorziato da Chacki. L'arrivo in India, e la morte per annegamento della bambina, una notte in cui i due gemelli erano scappati di casa per fuggire dalla rabbia e dal risentimento che la madre, frustrata dalla sua situazione di inferiorità per via del suo divorzio, ha per un momento provato nei loro confronti. 
Un incidente, terribile, che condizionerà per sempre le vite di tutti.

La storia, come si diceva già in precedenza, è molto intensa. Parla principalmente di amore, di ogni forma e dimensione. Quello imposto e accettato, come quello di Mammachi per il marito nonostante venisse picchiata. Quello di Chacki per la moglie e per la figlia praticamente sconosciuta. Quello di Ammu per Velutha, un amore tanto forte quanto impossibile, vissuto giorno per giorno, di "domani" e di piccole cose, le uniche a cui ci si può aggrappare quando un futuro non c'è. E' quello forte, indissolubile, tra Estha e Rahel, gli unici che sanno cosa sia davvero successo quella notte e che si porteranno dietro gli strascichi delle loro azioni per sempre.
Sullo sfondo c'è l'India degli anni '60 e '70, quando le differenze di classe erano più vive e forti che mai, quando mettere a tacere uno scandalo era più importante della felicità e dell'amore.

Lo stile della narrazione è molto particolare e non sempre facile da seguire, visti i continui sbalzi di tempi e l'inserimento di parti un po' mistiche. Ho iniziato ad abituarmici e ad apprezzarlo solo oltre la metà, quando ogni tassello e ogni personaggio ha iniziato a collocarsi al suo posto e ad avere un ruolo ben preciso all'interno della storia.
Non è sicuramente un libro leggero, perché richiede molta attenzione e molto coinvolgimento perché possa essere apprezzato. E io non sono riuscita a dargli nessuna delle due cose. Ma ci riproverò in futuro, perché sento che si merita una seconda possibilità.

Nota alla traduzione: traduzione spesso macchinosa e difficile da seguire, non so se perché altrettanto difficile anche l'originale o perché non si è riuscito a trovare soluzioni migliori. A mio avviso, sarebbe da rivedere.

Titolo: Il dio delle piccole cose
Autore: Arundhati Roy
Traduttore: Chiara Gabutti
Pagine: 360
Anno di pubblicazione: 1997
Editore: Guanda
ISBN: 978-8877469588
Prezzo di copertina: 16,00 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Il dio delle piccole cose

lunedì 24 dicembre 2012

BUON NATALE!

Tantissimi auguri di un Felice Natale, pieno di cibo, di regali (libri!!!!) e di tutto quello che più desiderate!



domenica 23 dicembre 2012

Sul comodino #12

Prima del "comodino natalizio" (che si sta già riempiendo, ma ho deciso di scrivere poi un post solo quando sarà del tutto completo), devo raccontarvi degli arrivi delle ultime settimane. Alcuni sono acquistati, altri prestati, altri regalati...

Eccoli qui:

ATTI INNAURALI, PRATICHE INNOMINABILI - Donald Barthelme: abbiamo un racconto tratto da questa raccolta durante il workshop di editing della minimumfax e ne sono rimasta affascinata. Non conoscevo questo autore e credo sia venuto il momento di colmare questa lacuna.

RAGIONEVOLI DUBBI- Gianrico Carofiglio: ah, il mio adorato Carofiglio! Credo siano rimasti pochi i libri di questo autore che non ho letto... e questo è ovviamente uno di quelli. L'ho trovato in un mercatino a Chiavari, a 5 euro in condizioni perfette, e ho deciso di prenderlo, nonostante la mia diffidenza verso i libri usati.

BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE - Alessandro D'Avenia: questo libro mi è stato prestato da una mia amica, sebbene sappia che non ho ancora deciso se voglio leggerlo o meno. E' un po' come "Acciaio" della Avallone, o "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano, ovvero quei libri di cui tutti hanno parlato per un periodo e di cui si trovano tanti, tantissimi pareri contrastanti. A differenza degli altri due che ho citato, di questo la trama non mi ispira molto... ma nel caso mi venisse voglia di leggerlo, almeno ce l'ho già pronto.

I BORGIA - Tom Fontana: ok, ci tengo a precisare che questo libro non lo avrei mai comprato di mio. Non perché non mi interessi la storia, ma perché è scritto dallo sceneggiatore della serie TV, DOPO che è andata in onda. Sì, insomma, un prodotto commerciale per sfruttare il successo. E infatti mi è stato regalato, dalla casa editrice Sperling & Kupfer, dopo aver partecipato a un concorso fotografico il cui tema era "Lo spirito del Natale" (con la foto che vedete qui sotto).
E si sa, a caval donato non si guarda in bocca... 


Bene, questo è tutto! E come vi accennavo già, il prossimo comodino sarà interamente natalizio! (Vedeste cosa mi è già arrivato *____*)

Ne approfitto per iniziare ad augurarvi un Felice Natale pieno di libri!

mercoledì 19 dicembre 2012

UNA BANDA DI IDIOTI - John Kennedy Toole


Ci sono certi libri, quasi tutti in realtà, che, oltre a quella che raccontano nelle loro pagine, hanno un'altra storia. La storia di chi lo ha scritto e del perché lo ha fatto, così come la storia della sua pubblicazione o di quello che è successo dopo. Tutte storie che in un modo o nell'altro contribuiscono a rendere il libro quello che è. E questo è sicuramente il caso di "Una banda di idioti" di John Kennedy Toole, scrittore americano che a trentadue anni ha deciso di togliersi la vita, senza che nessuno conoscesse ancora questo suo libro. Sua madre lo ha preso, lo ha letto e lo ha proposto agli editori di mezza America perché sicura del valore di quello che il figlio aveva scritto. E ci è voluto un po' di tempo prima che un editore credesse in lei e nella storia raccontata, e si decidesse infine a pubblicare l'opera.
E adesso, a lettura conclusa, penso che se io fossi il primo editore (ma anche il secondo e il terzo) che l'ha rifiutato, mi starei mangiando le mani. Perché questo libro, nella sua esasperazione, nella sua follia e nella sua assurdità, è semplicemente un capolavoro (considerando anche che ha ricevuto un premio Pulitzer postumo)

La trama in sé è molto grottesca, ma non per questo poco appassionante o difficile da seguire. Tutto ruota attorno al personaggio di Ignatius Reilly, un grassone inetto e ipocrita, che si sente incompreso da tutto il resto del mondo, che a trent'anni vive ancora con la madre, da cui si fa mantenere, scarrozzare, e che aborrisce ogni tipo di fatica fisica. E' arrabbiato con tutti Ignatius, ed è incapace di vivere in un'America per lui mediocre, circondato da persone altrettanto mediocri che non riescono a capire la sua intelligenza e la sua personalità. Un personaggio talmente antipatico e irritante a cui però ci si affeziona terribilmente. E accanto a lui ci sono tantissimi altri personaggi altrettanto ben riusciti, specchio di una società a volte davvero assurda: c'è la madre Irene, disperata per i comportamenti del figlio a cui però non si ribella mai, se non per andare a giocare a bowling. Ci sono i dipendenti delle Manifatture Levy, in cui Ignatius va a lavorare: l'anziana signora Trixie, obbligata a non andare in pensione dalla moglie del capo, sicura che morirà non appena smetterà di vivere; il signor Levy, sottomesso alle angherie della moglie il cui passatempo preferito è mettergli contro le due viziatissime figlie; gli operai di colore che Ignatius istiga alla ribellione. Ci sono i lavoratori del night "Notti di follia", un locale sporco e malfamato, in cui Ignatius finisce suo malgrado, rovinandone del tutto la reputazione. E ancora tantissimi altri personaggi epici: i poliziotti, i vicini di casa, i vecchi professori dell'università con cui Ignatius si trova a interagire. E soprattutto c'è Myrna, vera istigatrice, anche se involontaria, di ogni follia del protagonista, che la vede come una provocatrice da sconfiggere. 
Insomma, una banda di idioti che ruota intorno all'Idiota per eccellenza.

La forza del romanzo sta sicuramente in tutti i personaggi e nelle loro interazioni, al punto che risulta impossibile fare un riassunto vero e proprio della trama. Come si diceva, Ignatius è un personaggio incredibile, forse uno dei meglio caratterizzati della letteratura americana moderna: un trentenne antipatico, odioso, irritante e puzzolente, convinto della sua superiorità di fronte a tutto e a tutti, costruito apposta per risultare antipatico.
Certo, a volte le situazioni sono talmente tanto assurde da risultare un pochino pesanti da leggere e seguire, ma proprio perché seguono la mancanza di logica del suo protagonista, che non si rende conto del suo comportamento sopra le righe e privo di senso, nemmeno di fronte all'evidenza e all'inevitabile fallimento di ogni sua mossa.

Se non amate questo genere di personaggi e le trame un pochino grottesche, forse non dovreste leggere questo romanzo, perché, anche se scritto bene, è davvero facile fermarsi alla superficie (e io stessa a volte sono stata tentata di farlo) ed etichettarlo come un personaggio inutilmente odioso e privo di senso. Ma se invece queste storie vi piacciono, perché vedete l'assurdità nel mondo e come questa possa portare alla follia, procuratevi immediatamente "Una banda di idioti": non vi deluderà.

Nota alla traduzione: direi davvero ben fatta, anche se inizia sicuramente ad essere un po' vecchiotta (è del 1983).

Titolo: Una banda di idioti
Autore: John Kennedy Toole
Traduttore: Luciana Bianciardi
Pagine: 374
Anno di pubblicazione: 1998
Editore: Marcos y Marcos
ISBN: 978-8871682211
Prezzo di copertina: 17,00 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Una banda di idioti


Due titoli, un solo libro: ma perché? #14

Ed eccoci arrivati a una nuova puntata di "Due titoli, un solo libro: ma perché?". E' già la quattordicesima! Certo, di titoli cambiati ce ne sono talmente tanti che dubito avrò mai il problema di che cosa scrivere.

Dunque, questa settimana vi parlo di un'autrice che conosco di fama, ma di cui non ho mai letto niente, i cui libri con titoli "tradotti a caso" mi sono stati segnalati da Tiziana, frequentatrice molto attiva di questo blog e della relativa pagina Facebook.
Non è stata presa proprio a caso la decisione di parlare quest'oggi di questi libri e di questa autrice. Perché si tratta di Jennifer Egan, scrittrice e giornalista americana vincitrice del premio Pulitzer nel 2011, il cui ultimo romanzo è stato tradotto proprio dalla casa editrice minimum fax di cui vi ho parlato nel post precedente. Certo, ci avessi pensato due giorni fa, avrei chiesto dal vivo il motivo di questi cambiamenti... e in parte l'ho anche fatto, ma non nello specifico di questo romanzo. 

In italiano in realtà sono stati tradotte solo poche opere.  Due delle quali hanno subito un cambio abbastanza drastico nel titolo.
Il primo romanzo ad essere tradotto è stato THE INVISIBLE CIRCUS ovvero LA FIGLIA DEI FIORI

Uscito in lingua originate nel 1995, il romanzo è stato tradotto in italiano nel 2003 da V. D'Antonio per la casa editrice Piemme. L'opera è ambientata alla fine degli anni '70, quando ormai l'eco degli anni '60, epoca di rivoluzioni culturali, è ormai lontana. Non per la protagonista però, che sente una forte attrazione per gli hippy e per tutti i fenomeni nati in quegli anni.
La traduzione letterale del titolo originale sarebbe "Il circo invisibile", un riferimento appunti al decennio appena terminato. Non è difficile capire cosa sia successo al titolo italiano, che ha preferito utilizzare un rimando più diretto all'epoca degli hippy. Un riferimento sicuramente più chiaro e immediato per il lettore italiano... che forse però svela subito parte della trama. Una scelta direi comunque giustificata e condivisibile.

Jennifer Egan ha continuato a scrivere anche negli anni successivi, ma per vedere tradotta una sua opera da noi si è dovuto aspettare fino all'anno scorso, quando è arrivato A VISIT FROM THE GOON SQUAD, ovvero IL TEMPO E' UN BASTARDO:


Il romanzo è uscito in lingua originale nel 2010 e l'anno successivo ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa. Come detto prima, è stato poi tradotto nel 2011 da Matteo Colombo per la casa editrice minimum fax. L'opera è formata da una serie di episodi, ambientati tra San Francisco e New York, che hanno come protagonista Bennie Salazar, ex musicista punk e ora discografico di successo, e il suo fidatissimo braccio destro Sasha, una donna di polso ma dal passato turbolento.

Tradurre il titolo originale letteralmente in questo caso sarebbe stato molto difficile, in quanto contiene un riferimento culturale molto marcato, che avrebbe dovuto essere mantenuto letterale, senza però che significasse nulla per un lettore italiano. Una "Goon Squad" è infatti identificativo di un gruppo di teppisti o mercenari, comunemente associati alle lotte e allo spionaggio anti-sindacale e che non disdegnava l'uso della violenza.
E' ovvio che il titolo "Una visita da parte della Goon Squad" per un lettore italiano non avrebbe avuto senso, e si è scelto quindi un titolo che fosse in qualche modo significativo, con la stessa percezione negativa del titolo originale. Essendo l'opera formata da una raccolta di racconti collegati tra loro, si è deciso di fare riferimento al tempo, che scorre inesorabile e non lascia scampo. Non avendo letto il libro è per me difficile dare un'opinione su questa scelta, sebbene come si è già detto quella di cambiare l'originale era praticamente obbligata.

A novembre del 2012 è poi uscita sempre per minimumfax un'altra opera di questa autrice. Si tratta di LOOK AT ME, ovvero GUARDAMI


Questo romanzo era in realtà uscito in lingua originale nel 2001, ma è stato tradotto in italiano, da Matteo Colombo e Martina Testa, solo dopo il successo avuto da "Il tempo è un bastardo". In questo caso la traduzione letterale era l'unica possibile, anche perché a mio avviso è molto efficace e intrigante.

Come vi ho detto, durante il corso di editing (tranquilli, appena scema l'entusiasmo, smetterò di parlarne ovunque) ho chiesto a Christian Raimo da chi pendesse la scelta del titolo. E' una scelta dell'editor? Dei redattori? Dell'ufficio commerciale? Di uno che sta passando per caso per strada?
Nel caso della minimumfax avviene una sorta di riunione editoriale in cui si discute, tra le altre cose, anche di quale titolo potrebbe funzionare per il lettore italiano. Molto coinvolto in questa scelta è l'ufficio commerciale,  che poi è quello che segue maggiormente le tendenze di mercato e i gusti dei lettori. 
E bisogna ammettere che la minimumfax si mantiene abbastanza alla larga dalle tendenze attuali dei titoli (e delle copertine) tutti uguali, rispettando il più possibile il titolo originale o comunque scegliendone uno inerente alla trama che racconta.

Ringrazio ancora Tiziana per la segnalazione di questi titoli. E invito chiunque abbia voglia di farlo a scrivermi per segnalarmene altri!

lunedì 17 dicembre 2012

Workshop di editing della casa editrice minimumfax

Perdonate la latitanza degli ultimi giorni ma, come chi segue anche la pagina Facebook di questo blog sa, questo fine settimana sono andata a Roma per seguire un workshop di editing organizzato dalla casa editrice minimumfax. Era da tempo che avevo intenzione di seguire un corso in cui si spiegasse per bene in che cosa consiste il lavoro di editor e questo, seppur molto breve, un minimo di infarinatura me l'ha data.

E poi che dire di Roma? Sotto Natale è davvero magnifica! Alberi di Natale giganti ovunque, addobbi e lucine natalizie, gente che passeggia con pacchi, pacchetti e pacchettini in una via del Corso addobbata in modo semplice ma molto ad effetto. E poi, rispetto a qui, c'erano ben 15 gradi di differenza! Quando sono partita, hanno sghiacciato le ali dell'aereo con l'idrante mentre ieri sera sono salita senza giacca. Incredibile!

Ma ora parliamo un po' di questo workshop e delle cose che ho imparato e capito dell'editing, ma anche del mondo dell'editoria in generale.

Il workshop si è tenuto nella libreria Koob, una splendida libreria indipendente del quartiere Flaminio. La prima cosa che si nota entrando è l'assenza dei libri di classifica in bella vista: da qualche parte ci sono sicuramente, ma non si è sommersi da titoli e autori da supermercato ma viene dato risalto anche a libri magari meno conosciuti ma sicuramente più validi, e alle case editrici più piccole. 
Il workshop, che è iniziato venerdì pomeriggio e finito domenica pomeriggio, è stato tenuto da Christian Raimo, insegnante, scrittore, traduttore, editor che collabora con diverse case editrici e riviste letterarie ("Orwell" ad esempio, l'inserto culturale di Pubblico). E' un uomo dalla cultura smisurata ma in grado di non fartelo pesare,  grazie forse anche alla sua "romanità". 

Il primo giorno, dopo le presentazioni iniziali (eravamo un gruppo formato principalmente da donne, provenienti da diverse città d'Italia... incredibili le "differenze" linguistiche!), è stata fatta una panoramica della figura dell'editor e di quali sono i suoi compiti in una casa editrice, e soprattutto si è parlato di quale tipo di formazione dovrebbe avere. E anche in questo caso, così come succede per i traduttori editoriali, una parte fondamentale è quella della lettura: per essere un bravo editor bisogno leggere tanto e leggere tutto, anche cose che magari solitamente snobberemmo e che a prima vista magari ci sembrerebbero inutili (parlo per me, almeno): il teatro e la poesia italiana contemporanei ad esempio, o libri che offrono competenze più svariate non strettamente legate al mondo della letteratura. Perché alla fine, quando si legge, non si sa mai quali competenze ci possono servire e quindi tutto, anche la cosa più minima e insignificante, potrebbe tornare utile quando meno ce lo aspettiamo.
E' stata poi presentata un po' di storia sulla nascita e diffusione delle case editrici e della pubblicazione e di come queste si stanno a poco a poco evolvendo con l'evolversi dei mezzi di comunicazione: tutti ora possono stampare qualunque cosa in poche semplici mosse e quindi la differenza deve essere data da altro.

Il secondo giorno abbiamo invece letto e analizzato un racconto di Francesco Longo, giovane scrittore italiano, autore di "Il mare di Pietra" edito da Laterza, che ora collabora con diverse riviste letterarie, tra cui "La Lettura", inserto letterario del Corriere della Sera. Un racconto di otto pagine circa, che ci ha tenuti impegnati per un giorno intero: sono state analizzate le scelte linguistiche, la credibilità dei personaggi e della trama, le incongruenze, le parti che funzionavano e quelle che invece avrebbero dovuto essere completamente cambiate, gli errori e le cadute di stile. Insomma, un'intera giornata di discussioni, con toni anche accessi a volte, per riuscire a capire come rendere pubblicabile un racconto del genere. 
Il giorno successivo, l'autore è venuto da noi a farsi massacrare... Gli abbiamo presentato tutti i nostri dubbi e le nostre motivazioni, abbiamo cercato con lui di capire cosa poteva essere salvato e cosa no, di nuovo incontrandoci e scontrandoci su alcuni punti.
Devo dire che è stato davvero interessante, anche se, come è stato più volte fatto presente, questa è la condizione ideale, che però non sempre si verifica. Un editor non ha infatti necessariamente un rapporto così con l'autore del libro su cui sta lavorando: a volte si scontra con posizioni irremovibili, con poca voglia di cambiare o di intervenire sul testo, o semplicemente non può parlare con l'autore e quindi certi punti magari oscuri non vengono mai chiariti.

Sono stati tre giorni molto intensi e stancanti, ma anche molto interessanti. Certo, ora ho addosso un'incredibile consapevolezza della mia più totale ignoranza nel campo della letteratura. Christian Raimo ha parlato sempre e solo di letteratura alta, senza praticamente considerare il resto, e mi sono resa conto di avere delle lacune clamorose: a parte Carver, Franzen e classici come Madame Bovary o Lolita, conoscevo davvero pochi dei nomi che ha citato. Così come ignoravo l'esistenza di tantissimi siti e riviste letterarie che invece, se si vuole lavorare in questo mondo, sarebbe utile conoscere bene. Da questo punto di vista è stato sicuramente molto illuminante (a poco a poco rimedierò a tutte le mie mancanze... e vedrete probabilmente comparire qualche link nuovo nelle pagine che seguo).
E' stato poi molto bello lo scambio di opinioni, a volte con toni anche accessi sicuramente, tra quindici cervelli diversi che inevitabilmente ragionano in modo diverso. Certo, il fatto di essere un po' timida nel parlare con sconosciuti un pochino mi ha ostacolata, me ne rendo conto, ma comunque sono riuscita a dire la mia diverse volte (e vi assicuro che per me è una grande conquista).
Certo, qualcosina non ha funzionato: ad esempio i ritardi all'inizio (ma a Roma se si dice le 10 s'intende 10.30?) o le pause pranzo troppo lunghe visto il poco tempo a disposizione. 
Ma in generale direi che è stato un corso molto utile: ho conosciuto molte persone intelligenti e interessanti, e mi sono affacciata per la primissima volta in quel fantastico mondo che è l'editoria.

Ora sta a me decidere se ritornare dentro o uscire da questa finestra. (Ma considerando i progetti che la mia compagna di viaggio ed io abbiamo in mente, direi che so già quale strada prenderò).

mercoledì 12 dicembre 2012

Due titoli, un solo libro: ma perché? #13 Speciale PROIBIZIONISMO

Se l'argomento della settimana scorsa sono stati i titoli presenti nella mia libreria che contengono la parola "segreto", quest'oggi invece vi parlo dei libri che possiedo nel cui titolo tradotto compare la parola "proibito" (in ogni sua forma e accezione).

Come sappiamo tutti, "segreto" e "proibito" sono forse le due parole più spesso inserite nei titoli italiani modificati... anche se non è facile capirne il motivo. Forse perché siamo tutti attratti da quello che non conosciamo (segreto) e che ha qualcosa magari di losco o di illegale (proibito). E quindi siamo stati letteralmente invasi da questi titoli tutti uguali, al punto che spesso non si riesce più a distinguere un romanzo dall'altro.

Mi sono accorta però che nella mia "collezione", di cose proibite ce ne sono poche: sono riuscita a trovarne soltanto due, sebbene abbia cercato parecchio, e devo ammettere che questo mi consola e non poco. Inutile dire che in nessuno dei due casi compariva la parola "proibito" nel titolo originale...
Il primo è un romanzo di qualche anno fa, edito in Italia dalla casa editrice Neri Pozza, sto parlando di THE JOURNAL OF DORA DAMAGE ovvero LA RILEGATRICE DEI LIBRI PROIBITI di Belinda Starling


Uscito in lingua originale nel 2007, poco dopo la morte dell'autrice, il romanzo è arrivato in Italia con la traduzione di M. Ortelio nel 2008. Si tratta di un romanzo storico ambientato nella Londra della seconda metà dell'800, epoca in cui veniva considerato illegale pubblicare e diffondere opere letterarie considerate immorali, ma si poteva possederle. E quindi alcuni nobili iniziarono a chiedere alla legatoria Damage di rilegare in formati preziosi alcune delle opere ritenute proibite. Sarà Dora, moglie del proprietario della legatoria afflitto dall'artrite, a svolgere questo lavoro.
La traduzione letterale del titolo originale sarebbe "Il Diario di Dora Damage". A mio avviso come titolo avrebbe funzionato anche per il pubblico italiano, eppure si è scelto di cambiarlo, utilizzandone uno più esplicativo. La protagonista è effettivamente una rilegatrice e i libri di cui si occupa sono davvero proibiti. Quindi non me la sento di condannare definitivamente questa scelta, anche perché è stata presa ben prima che iniziasse la mania del "proibizionismo" nei titoli italiani.

L'altro libro è invece "HOTEL ON THE CORNER OF BITTER AND SWEET" ovvero "IL GUSTO PROIBITO DELLO ZENZERO" di Jamie Ford


Uscito in lingua originale nel 2009, e tradotto in italiano per Garzanti da L. Noulian l'anno successivo, il romanzo parla di un periodo della storia americana che io non conoscevo, quello della vita dei giapponesi negli Stati Uniti durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Se volete, potete trovare qui la recensione.
La prima cosa che si nota è che nella versione italiana, almeno nella prima edizione, è stata mantenuta la stessa copertina dell'originale, a mio avviso effettivamente molto bella e perfettamente adatta alla trama del libro. Per quanto riguarda il titolo, la traduzione letterale dall'inglese sarebbe "Hotel all'angolo del dolce e dell'amaro". Effettivamente come titolo sarebbe stato un pochino macchinoso e non facile da ricordare, anche se magari modificando semplicemente l'ordine o qualche parola si sarebbe potuto ottenere un effetto analogo. La Garzanti invece decide di stravolgere tutto, scegliendo "Il gusto proibito dello zenzero". Una scelta che non riesco a comprendere, anche perché all'interno del libro si fa riferimento allo zenzero forse una volta, di sfuggita, senza che influenzi minimamente la trama. Eppure lo zenzero è finito in copertina...

... ma la Garzanti un giorno o l'altro me la dovrà spiegare questa politica dei titoli!

martedì 11 dicembre 2012

PADDY CLARKE AH AH AH! - Roddy Doyle

Barrytown 1968. Paddy Clarke ha dieci anni, ama Geronimo, adora accendere fuochi, odia gli zoo, i baci, la scuola e non sopporta il suo fratellino. Paddy e Kevin, il suo migliore amico, costruiscono capanne, suonano i campanelli per scherzo, ma sanno che con una buona confessione il posto in Paradiso è assicurato. Ma Paddy è confuso: vorrebbe che la mamma e il papà smettessero di litigare e non capisce perché per essere amici di qualcuno bisogna odiare qualcun altro.

Ho scoperto di avere una certa predilezione per gli scrittori irlandesi. Avevo già avuto qualche sentore leggendo la saga di Agnes Browne di Brendan O'Carrol, ambientata nei quartieri popolari di Dublino negli anni '60 e '70. E con Roddy Doyle ne ho avuto la conferma.
Trovo che gli irlandesi, o almeno nello specifico questi due autori ma credo sia una caratteristica abbastanza comune, abbiano un modo incredibile, ironico al punto giusto, di raccontare ogni situazione, sia essa allegra o triste.

Certo, Roddy Doyle in questo caso gioca "sporco", affidando la narrazione a Paddy Clarke, un bambino di dieci anni e alla sua visione ancora innocente e spesso involontariamente distorta del mondo e di come vanno le cose, che inevitabilmente risulta essere buffa.  Paddy e i suoi amici sono come tutti i bambini di quell'età: passano le giornate a costruire case sugli alberi, a suonare campanelli, a giocare a calcio impersonando i calciatori delle loro squadre del cuore, a litigare per poi dimenticarsi la volta successiva cosa è successo, a prendere in giro i loro coetanei e ad aver paura delle interrogazioni in classe. Sono bambini più o meno fortunati, chi senza mamma, chi senza papà, chi con i genitori che si amano, chi con i genitori che si odiano, chi con fratellini minori sempre al seguito, chi ammalato... tutti insieme ad affrontare il piccolo mondo che li circonda, a vivere i cambiamenti nel loro quartiere, a giocare a fare i grandi per poi cercare sempre una carezza o un gesto d'affetto dai genitori a casa.
Eppure a dieci anni non si è immuni da tutto: Paddy, ad esempio, si rende conto che tra i suoi genitori c'è qualcosa che non va, si rende conto che l'umore del padre è molto volubile e che la madre non sempre riesce a far finta di nulla. Se ne accorge anche se litigano sottovoce e nella sua stanza cerca di convincere se stesso e il fratello che non sta succedendo niente, che prima o poi smetteranno, anche se l'unica cosa che vorrebbe è trovare un modo non per farli smettere, ma per non farli proprio cominciare. Così come si rende conto, senza che gli venga detto, che l'irreparabile ormai è successo.

Un libro molto piacevole da leggere, scritto con uno stile fresco e vivace, assolutamente ben gestito da Roddy Doyle che lo rende davvero credibile, proprio come se lo avesse scritto un bambino di quell'età. E Paddy è un personaggio semplicemente adorabile, sempre combattuto tra il suo mostrarsi e comportarsi da grande con gli amici, fumando, resistendo alle botte, e la fragilità e la paura all'interno delle mura di casa sua. E molto bella è anche la descrizione del rapporto con il fratello minore Francis, detto Simbad: quel rapporto di odio e amore che si crea tra fratelli, con l'istinto di protezione da un lato e la stanchezza di trascinarsi dietro sempre un peso dall'altro, nel caso dei fratelli maggiori nei confronti dei minori, anche se certe volte forse sono proprio questi ultimi a capire meglio il mondo.

Mi spiace molto di aver scoperto tardi questo autore perché, sebbene la narrazione non sia sempre scorrevolissima, il romanzo merita davvero.

Nota alla traduzione: non so cosa dire, perché ci sono delle parti davvero poco scorrevoli e un uso spesso un po' arcaico della lingua italiana. E non riesco a capire fino a che punto sia voluto. Qualcosa da rivedere ci sarebbe sicuramente.

Titolo: Paddy Clarke ah ah ah
Autore: Roddy Doyle
Traduttore: Laura Noulian
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 1994
Editore: Guanda
ISBN: 978-8877467508
Prezzo di copertina: 14,50 €
Acquista su Amazon:
formato brossura:Paddy Clarke ah ah ah!

venerdì 7 dicembre 2012

My Christmas Gift

Ve l'ho già detto, tendo a evitare se posso tutti i meme che non hanno a che vedere con i libri, perché non amo molto andare fuori tema in questo blog. Però mi sono resa conto che di natalizio qui non c'è ancora nulla (sono una frana nella personalizzazione delle grafica), quindi sfrutto questo post per rassicurarvi che non mi sono dimenticata che il Natale si sta avvicinando (ho già fatto l'Albero di Natale a casa).
Ringrazio quindi La Leggivendola per avermi passato il testimone e procedo a rispondere alle domande:

1)Qual è il primo regalo di Natale di cui hai memoria?
La casa di Barbie a due piani, quella con l’ascensore e la terrazza… Avrò avuto 6 o 7 anni credo.
E’ durata meno di un anno, perché è rimasta sommersa dall’acqua durante un'alluvione… e ovviamente le pareti erano di cartoncino.

2) Qual è stato l’ultimo regalo di Natale che hai ricevuto?
Uhm, quelli dell’anno scorso direi... tra cui i guanti da snowboard (delle moffole bellissime!), una raccolta di Calvin & Hobbes, il Trivial Pursuit e libri, tanti, tanti libri.

3) Qual è stato il regalo di Natale desiderato e mai ricevuto?
La Nouvelle Cousine, quella cucina giocattolo che andava tanto di moda quando io ero bambina (non so se adesso esiste ancora). L’anno in cui sono riuscita a convincere i miei a comprarmela, abbiamo girato tutti i giocattolai del Canavese e l’avevano tutti esaurita. E’ un trauma che mi porto dietro da sempre.

4) Qual è stato il regalo di Natale più bello in assoluto?
Uhm, onestamente non saprei… sono sempre soddisfatta dei regali di Natale, non ce n’è mai uno più bello dell’altro

5) Qual è stato il regalo di Natale più brutto in assoluto?
Idem come sopra, non ho particolari ricordi relativi a un regalo brutto che ho ricevuto. Anche perché solitamente chi mi fa regali mi conosce bene e sa cosa deve regalarmi e cosa no.

6) Qual è stato il Natale più felice?
Più o meno sono tutti uguali, non ce n’è uno più felice degli altri. Io amo molto lo spirito natalizio, il comprare i regali, il riceverli e metterli sotto l’albero, le cene e le uscite di Natale con le amiche per scambiarseli. E questo succede tutti gli anni.
Il giorno di Natale in sé mi lascia abbastanza indifferente in realtà.

7) Qual è stato il Natale più triste?
Quello con mio padre in ospedale. O quello successivo, il primo senza di lui. 

8) Qual è stato il regalo di Natale più inaspettato?
Considerando che semino wish list a destra e a manca e che lancio sempre suggerimenti non proprio velati su cosa vorrei, regali del tutto inaspettati è difficile che me ne arrivino. E anche le persone da cui li ricevo, sono le stesse a cui li faccio io… amici, parenti e fidanzato.

9) Qual è il regalo che hai fatto di cui vai più fiera?
Non posso dirvelo, perché lo sto preparando quest’anno e la destinataria legge il blog! Ma appena glielo avrò consegnato, vi aggiornerò. Comunque sono molto fiera dell’idea che mi è venuta e di come sta venendo.

10)Quale regalo vorresti ricevere per questo Natale?
Libri, libri, libri. (Ok, ci sono anche altre cose, tra cui un cd, un cellulare nuovo che il mio non ce la fa più, un Kindle perché sono troppo tirchia per comprarmelo da sola... etc etc)


Ora dovrei taggare qualche altro blog, ma dato che a Natale dovremmo essere tutti più buoni, questa volta vi grazio. Ovviamente chi vuole è liberissimo di prendere spunto e di rispondere alle domande.