venerdì 30 agosto 2013

IO CHE AMO SOLO TE - Luca Bianchini

Non so come fare a recensire questo libro. Davvero, non lo so. 
E non è per il sonno arretrato che la sua lettura notturna mi ha provocato. Non è nemmeno perché sto ascoltando e riascoltano in loop la canzone che gli dà il titolo, cercando di trattenermi dal cantarla a squarciagola in ufficio. Né perché ho ancora qualche lacrimuccia negli occhi che mi impedisce di vedere la tastiera. 
No, è semplicemente perché non so come fare a trasmettere a tutti tutto il mio entusiasmo. Non so nemmeno come fare a giustificarlo a me stessa, in realtà, tutto questo entusiasmo... perché sì, il libro mi ispirava fin dalla prima volta che l'avevo visto in libreria, ma non immaginavo che fosse così... così... così... COSI'! Nemmeno l'aggettivo giusto per descriverlo riesco a trovare.

Una sorpresa, questo libro, che mi ha colto fin dalle prime pagine. Quando, dopo poche righe, mi sono ritrovata all'improvviso in Puglia, con i capelli mossi dal vento e circondata dal profumo del mare.

Polignano a Mare è un paese in fermento, perché tra pochi giorni si svolgerà il matrimonio tra Chiara e Damiano, la figlia della sarta e l'erede dell'impero della patata. Un matrimonio in grande stile, in cui tutto deve essere semplicemente perfetto, per non rischiare di fare brutta figura. Anche perché, l'attenzione più che sui due giovani sarà in realtà puntata su Ninella, la madre di lei, e Don Mimi, il padre di lui, protagonisti di una grande storia d'amore più di venticinque anni prima che però non ha avuto il suo lieto fine. I due si amavano tanto, sembravano fatti per stare insieme per sempre, ma la loro storia è rimasta vittima degli eventi e del poco coraggio. Quindi si sono separati, hanno fatto la loro vita, si sono sposati e hanno avuto dei figli, senza però riuscire mai a dimenticarsi e, quindi, senza mai amare così tanto chi avevano accanto.  Entrambi sperano che almeno i figli riescano a coronare questo sogno d'amore e ad amarsi come loro non hanno potuto fare.

Come vi dicevo all'inizio questo libro è una vera sorpresa. Si inizia a leggere e non si riesce più a smettere finché non si arriva alla fine. Luca Bianchini è stato bravissimo nel descrivere e caratterizzare al meglio la vita in un paesino del sud d'Italia con i suoi matrimoni sontuosi e i vicini di casa che si offendono se non vengono invitati. Ma è stato bravo soprattutto nel creare dei personaggi fantastici e indimenticabili: Chiara e Damiano, con le loro insicurezze pre-matrimoniali; la sorella di Chiara, Nancy, che non riesce a decidere se sia più importante perdere peso o la verginità; il fratello di Damiano, Orlando, che nasconde una verità che in realtà tutti conoscono; gli zii della sposa che vengono dal nord pronti a criticare ogni cosa. E poi ci sono loro, Ninella e Don Mimi, con la loro lunga storia d'amore, che si è alimentata negli anni semplicemente grazie ai ricordi e a uno sguardo rubato in chiesa ogni domenica, con la moglie di Don Mimi che non può far altro che  sopportare e friggere polpette.

Mi rendo conto che il libro alla fin fine non è altro che una storia d'amore, nemmeno delle più originali forse e dal finale prevedibile. Eppure, mi ha emozionata tantissimo. Sarà che parla dell'Italia, sarà che ho un debole per le canzoni d'amore degli anni '60.  Non lo so. So solo che ho riso tanto e mi sono anche tanto commossa, come solo certi libri d'amore intelligenti riescono a commuovermi.
E adesso, ovviamente, andrò avanti per un bel po' a consigliarne la lettura... oltre che a canticchiare... C'è gente che ha avuto molte cose...

Titolo: Io che amo solo te
Autore: Luca Bianchini
Pagine: 262
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Mondadori
ISBN: 978-8804630463
Prezzo di copertina: 16€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Io che amo solo te

giovedì 29 agosto 2013

UN LARGO SILENCIO (Un lungo silenzio) - Angeles Caso

Ogni volta che leggo un libro che parla in qualche modo della Guerra Civile Spagnola, ho come l'impressione che per la Spagna quell'epoca sia una ferita ancora aperta, molto più aperta di quanto non lo sia per noi l'epoca del fascismo e della guerra. Credo sia dovuto principalmente al fatto che là sono riusciti a liberarsi di Franco solo con la sua morte, avvenuta a metà degli anni '70, e quindi il ricordo di quello che è stato è molto meno sbiadito.

Anche Ángeles Caso, in questo suo Un largo silencio (pubblicato in italiano dalla casa editrice marcos y marcos con il titolo Un lungo silenzio e la traduzione di Francesca Conte e Claudia Tarolo), ci racconta della Guerra Civile e della salita al potere di Franco, ma da un punto di vista differente, che stupidamente non avevo mai considerato e che colpisce molto.

Le donne della famiglia Vega costrette a fuggire allo scoppio della guerra, con la sua fine ritornano a casa. Da perdenti, ovviamente, però loro sono repubblicane, sono rosse e non hanno più diritto a nulla. La loro casa è stata affittata a qualcun altro, i loro mobili rubati, le amicizie per quanto forti sono necessariamente finite e nessuno è disposto a dar loro un lavoro se non accettano di iscriversi al partito.


Donne forti, donne innamorate, donne che prima di partire avevano tanto e a cui ora non è rimasto nient'altro che loro stesse e una bambina piccola, innocente, da proteggere in ogni modo.

Ogni capitolo del romanzo è dedicato ad ognuna di esse, anche se in realtà sono sempre tutte presenti: sono presenti quanto il padre muore, quando il fratello va in guerra per non tornare più, quando il marito di una viene arrestato e lei è disposta a tutto pur di averlo il più vicino a sé, quando un'altra torna a casa in fuga da un uomo violento. Insieme, sempre insieme, affrontano tutto: il loro passato, difficile, e il loro presente, doloroso e triste.

Lo stile della Caso è davvero particolare. Quello che mi ha colpito di più, aldilà dell'intreccio che ha creato e della sua capacità di descrivere gli stati d'animo, è la scelta di concludere ogni capitolo con il tempo futuro, con quel che succederà. Una sorta di proiezione, per far vedere che il passato e il presente in un modo o nell'altro potranno cambiare. Una scelta che all'inizio spiazza parecchio ma che poi è totalmente funzionale al libro e alla storia che racconta. 

Una storia al femminile quindi, che tratta l'argomento del ritorno a casa dai vinti. E' strano parlare di "ritorno a casa" in una guerra civile, perché in realtà nessuno si è mai mosso dalla sua vera patria. Eppure la differenza tra chi la guerra l'ha vinta e chi l'ha persa è davvero molto forte.
Un libro veloce da leggere ma anche molto intenso, che consiglio a tutti, per cercare di non dimenticare.

Titolo originale: Un largo silencio
Titolo italiano: Un lungo silenzio
Autore: Ángeles Caso
Anno di pubblicazione: 2006
Editore: Planeta
ISBN: 978-8408068167
Acquista su Amazon:
lingua originale: Un largo silencio
in italiano: Un lungo silenzio

mercoledì 28 agosto 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #46

Ritorna dopo la pausa vacanziera la rubrica di confronto tra titolo originale e traduzione. Ho approfittato del viaggio in Spagna per dare un'occhiata alle traduzioni dei titoli di opere italiane là, per alimentare un po' questa rubrica.
Dedico la puntata di oggi a un libro che ancora non ho letto, sebbene sia nella mia wish list da mesi, ma che ha attirato subito la mia attenzione per quanto riguarda il passaggio del titolo, che ben si presta all'intento di questa rubrica.

Sto parlando di BORGO PROPIZIO di Loredana Limone, da poco uscito in spagnolo per la casa editrice Alevosia con la traduzione di Teresa Clavel e il titolo UN LUGAR AFORTUNADO:


Il romanzo racconta la storia di una donna, Belinda, che decide di trasferirsi in un paesino collinare, Borgo Propizio appunto, per realizzare il suo sogno di aprire una latteria.
In italiano c'è un evidente gioco di parole tra il nome proprio del paese e il suo significato: insomma un borgo propizio, di nome e di fatto.
Mantenere questo gioco nella traduzione spagnola era pressoché impossibile, anche perché di regola non si dovrebbero cambiare i nomi propri dei paesi, a meno che non abbiano un toponimo corrispondente (Torino >Turín per esempio). La casa editrice spagnola ha quindi deciso di lasciare invariato il nome del paese in cui è ambientato il romanzo e di tradurre invece letteralmente il titolo, che diventa un lugar afortunado, un posto fortunato.
Certo, si sarebbe potuto lasciare invariato anche il titolo, che per il lettore spagnolo però avrebbe fatto riferimento solo ed esclusivamente al paese di ambientazione, ma in questo caso mi trovo abbastanza d'accordo con la scelta compiuta dalla casa editrice.

Che ve ne pare?

martedì 27 agosto 2013

L'UOMO CHE MANGIO' IL 747 - Ben Sherwood

Solitamente quando mi chiedono "come è possibile che tu non abbia letto questo libro?", il primo istinto è quello di rispondere con un bell'insulto. Perché pur leggendo tanto, tantissimo, è ovvio che qualcosa possa sfuggire (o venga volutamente lasciato sfuggire). 
In questo caso però la domanda mi è stata rivolta dal mio ragazzo e mandarlo a quel paese in vacanza temo sarebbe stato un po' controproducente. E poi, pensandoci bene, è la prima volta che mi presta un libro presentandomelo così. Oltre al fatto che lo avevo tenuto d'occhio mentre lo leggeva e mi ero resa conto dal suo sguardo che aveva tra le mani qualcosa di veramente bello.

L'uomo che mangiò il 747 è un altro di quei libri che non hanno avuto la visibilità e il successo che avrebbero meritato. Un altro di quei libri da catasta del supermercato, per intenderci. Di quelli che compri a scatola chiusa attirato dalla copertina, dalla trama che sulla quarta che non sembra male e, soprattutto, dal prezzo ridicolo. "Alla peggio ho buttato via quattro euro", continuava a ripetermi il mio ragazzo quando l'ha comprato. E invece ha trovato un piccolo, preziosissimo gioiello.

C'è una frase che Lucy, la bambina scorbutica dei Peanuts, ripete spesso, ovvero che "l'amore fa fare un sacco di cose stupide". Per attirare l'attenzione, per farsi notare, per cercare di farsi amare. Wally Chubb, contadino di Superior, nel Nebraska, ad esempio, sta mangiando un 747, sperando così di attirare l'attenzione di Willa Wyatt, direttrice del quotidiano locale, di cui è innamorato da quando aveva dieci anni. Di questo tentativo viene a conoscenza J.J Smith,  controllore dei record del Guinness dei Primati, in cerca di un record perfetto per riabilitarsi di fronte agli occhi del suo capo, deciso a licenziarlo. E quindi arriva a Superior, questo paesino dimenticato da Dio, che a suo parere avrebbe proprio bisogno di qualcosa di grande per uscire dalla decadenza e dalla crisi. E cosa può portare più pubblicità di un uomo che sta mangiando un aereo di linea? 

Della trama non serve che vi dica altro, anche perché fin dalle prime pagine vi renderete conto anche voi di quanto sia prevedibile. Volutamente prevedibile però. Come lo sono tutte le favole, soprattutto quelle che parlano d'amore. Dove il lieto fine è necessario, è fondamentale per il lettore. Un libro dolcissimo, che si legge di un fiato e che stupisce per la sua semplicità. Un libro che emoziona, carico di quel buonismo di cui ogni tanto tutti, anche i più duri e insensibili, hanno bisogno (per dirvi, il mio ragazzo legge quasi solo libri thriller e violenti eppure con questo aveva quasi i lacrimoni... ma non ditegli che ve l'ho detto). Anche perché l'amore è una cosa che, in un modo o nell'altro, tocca tutti e da cui difficilmente si può scappare.

Leggendolo si ride, si riflette, ci si commuove e, tra le altre cose, si imparano anche alcune curiosità sui record mondiali più assurdi (alle elementari con la mia classe avevamo tentato di battere quello della catena di graffette più lunga del mondo... senza effettivamente sapere quanto fosse la più lunga).
E' davvero un peccato che questo sia un libro quasi introvabile, perché è uno di quei romanzi che ti portano il buon umore, che ti entrano nel cuore per non andarsene più. E che tutti dovrebbero leggere.

Titolo: L'uomo che mangiò il 747
Autore: Ben Sherwood
Traduttore: A. Montrucchio
Pagine: 224
Anno di pubblicazione: 2002
Editore: Instar libri
ISBN: 978-8846100429

lunedì 26 agosto 2013

EL BOLÍGRAFO DE GEL VERDE (Ricomincio da te) - Eloy Moreno

Vi avevo già anticipato in una delle ultime puntate prima delle ferie della rubrica di confronto tra titolo originale e sua traduzione che avevo intenzione di acquistare e leggere questo libro di Eloy Moreno. Un po' perché l'autore è originario proprio della provincia spagnola che mi ha ospitato per una decina di giorni, un po' perché comunque in Spagna è stato una specie di caso editoriale. E quindi è stato il primo libro che ho comprato e che ho letto quando ancora mi trovavo là (dopo aver esaurito i volumi che mi ero portata da casa).

Forse vi avevo già anche accennato parte della storia di questo libro: autopubblicato e autopromosso dall'autore, che ne ha stampato un po' di copie e ha girato di libreria in libreria, finché grazie al passaparola e al successo tra i lettori, è stato raggiunto dalla casa editrice Espasa che ha deciso di pubblicarlo sotto il suo marchio. Un fenomeno che si sta diffondendo questo (basti pensare al caso dell'ultimo premio Bancarella, Ti prego lasciati odiare di Anna Premoli) e che ormai non dovrebbe stupire più di tanto. 

Eppure, pur essendo partita priva di pregiudizi (dico davvero, ho sempre considerato la Espasa una buona casa editrice, di cui fidarmi), il libro mi ha lasciato parecchio basita. Racconta la storia di un uomo, dipendente di una ditta informatica, sposato con un bambino piccolo, che sente che la sua vita gli sta sfuggendo di mano. Il suo lavoro non lo soddisfa più di tanto, il rapporto con sua moglie, da grande storia d'amore quale era, è stato schiacciato dalla routine e dall'arrivo di un figlio non cercato. Insomma, il ritratto di molti quasi quarantenni di oggi. All'apice della crisi, lasciato dalla moglie, decide di andarsene a camminare in montagna, a inseguire un suo sogno di cambiamento, anche per fare i conti con un passato che un pochino ancora lo tormenta. Una fuga che vorrebbe essere anche un nuovo inizio, con un inevitabile lieto fine.

La trama del romanzo ha sicuramente del buon potenziale: l'idea dell'uomo in crisi, schiacciato dall'abitudine e dalla mancanza di tempo, che sente il bisogno di cambiare totalmente la sua vita per poterla riprendere in mano. Eppure l'autore non riesce a sfruttare tutto questo potenziale come avrebbe potuto fare. Ci sono troppe descrizioni, troppe parti che sembrano quasi staccate tra loro e che vengono malamente tenute insieme da un filo troppo sottile, soprattutto nella prima parte, in cui viene presentata la vita dell'uomo nell'ufficio e il legame con i colleghi. A questo segue poi la seconda parte, ambientata in montagna con lui, uomo di città con troppa pancia, che cammina verso una meta non chiara cercando di non morire per strada. Sarà che non amo la montagna, ma l'ho trovato troppo lungo, noioso e ripetitivo.
Oltre a questo, c'è poi un  racconto troppo superficiale di quello che invece avrebbe dovuto essere il fulcro della vicenda: la crisi con la moglie e, soprattutto, la sua soluzione. Succede perché deve succedere, senza che venga approfondito nulla.
Per non parlare di sta benedetta penna verde che compare nel titolo originale (e che invece sparisce in quello italiano... scelta che ora posso tranquillamente definire come pessima): un bell'espediente, bellissimo, un po' sprecato dall'autore, che si è lasciato prendere un po' troppo la mano e l'ha utilizzato troppo, rendendolo di fatto fastidioso.

Non si può negare la bravura dell'autore, che tutto sommato sa scrivere abbastanza bene,  e la sua passione e il suo amore per quello che ha scritto e che, grazie soprattutto al suo lavoro di autopromozione, è riuscito a diffondere a tutti. Eppure secondo me si sente la mancanza dell'intervento deciso di un editor, per sistemare tutte le varie pecche. Piccole, se prese singolarmente, ma che messe tutte insieme rendono la trama del libro insoddisfacente.

Titolo originale: El boligrafo de gel verde
Titolo italiano: Ricomincio da te
Autore: Eloy Moreno
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: Espasa
ISBN: 978-8467006957
Acquista su Amazon:
lingua originale: El bolígrafo de gel verde
in italiano: Ricomincio da te

IL MONDO, QUELLO VERO - Francisco X Stork

 Penso sia capitato a tutti, di entrare in libreria  ma soprattutto in un supermercato e trovare una catasta di libri scontatissimi, che sembrano abbandonati lì al loro triste destino di rimanere non letti. E allora tu ti avvicini e inizi a spulciare tra i titoli, lanciando di qua e di là i volumi senza nemmeno troppa grazia, sperando di trovare qualcosa che attiri la tua attenzione. Non succede spesso, di trovare qualcosa che meriti l'acquisto (insomma, se sono libri abbandonati e svenduti solitamente c'è un motivo), eppure, la settimana prima di partire per le ferie, in quella catasta di libri al Carrefour sono riuscita a trovarne non uno, ma ben due, che meritassero davvero tanto la lettura. Vi parlerò del secondo, un piccolo capolavoro, tra qualche recensione. Il primo, in ordine di lettura, è Il mondo, quello vero di Francisco X. Stork.

Non avevo mai sentito nominare questo libro né il suo autore, pur trattandosi di un'opera abbastanza recente, del 2009, pubblicata da una casa editrice che avrebbe tutti i mezzi possibili per farlo diventare un libro conosciuto. Eppure, l'ho trovato in superofferta, nascosto tra libri di autoaiuto e manuali di yoga. 

La prima cosa che attira è sicuramente la copertina: semplicemente stupenda. Anche perché poi all'inizio di ogni capitolo c'è un rimando ai rami dell'albero e alle stelle. Davvero ben riuscita.
Quando poi si inizia a leggere, ci si trova di fronte a una bella storia, di quelle non semplici da raccontare e soprattutto da leggere, perché parla di diversità, di problemi e di come il mondo esterno si comporta verso chi questi problemi li ha. 
Protagonista è Marcelo, un diciassettenne affetto da una sindrome simile a quella di Asperger, che gli rende molto difficile la socializzazione e la vita in un ambiente non protetto. Per questo ha sempre frequentato una scuola speciale, rimanendo il più possibile lontano dal mondo, sebbene i medici gli abbiano detto fin da subito che se la sarebbe cavata anche in una scuola normale. Il padre, non molto empatico con i problemi del figlio, gli propone un patto: dovrà lavorare tutta l'estate nel suo studio legale e, all'inizio della scuola, se si sarà comportato bene e avrà seguito le regole del "mondo, quello vero", potrà finire gli studi nella scuola che ha sempre frequentato. In caso contrario, verrà mandato nella scuola scelta dal genitore, in mezzo a ragazzi senza problemi.
Marcelo accetta a malincuore e i primi giorni d'impatto con il mondo reale, non protetto, sono per lui molto difficili: il suo capo Jasmine gli rivela candidamente che non vorrebbe che lui fosse lì, il figlio del socio del padre fa di tutto per metterlo in difficoltà e cerca di sfruttarlo per portarsi a letto la stessa Jasmine e tutte le mansioni che gli vengono affidate inizialmente sono per lui troppo difficili, soprattutto nel tempo richiesto. Ma a poco a poco Marcelo prende consapevolezza di sé, delle sue capacità e impara ad affrontare il mondo. Al punto da arrivare a mettere in dubbio il valore e l'etica del padre.

Il libro ha sicuramente qualche pecca e tratta troppo superficialmente certi argomenti che avrebbero dovuto essere invece più approfonditi: il rapporto che si crea tra Marcelo e Jasmine, ad esempio, o l'evoluzione di quello con il padre, dopo che il ragazzo ha scoperto qualcosa che non avrebbe dovuto scoprire. Però nel complesso è una lettura molto scorrevole e coinvolgente e man mano che si va avanti nelle pagine diventa impossibile non affezionarsi a Marcelo e al suo modo di essere e di vedere il mondo, con un'innocenza e un candore che forse tutti dovremmo avere per renderlo migliore.

La domanda che sorge spontanea è che cosa sia successo a questo libro, perché non sia riuscito a sfondare ma sia finito, nel giro di quattro anni, in quella triste pila di libri quasi abbandonati. Non che mi lamenti, sia chiaro, perché l'ho pagato molto meno del prezzo con cui è uscito (che sia stato lì il problema?). Però secondo me si sarebbe meritato molta più attenzione di quella che effettivamente ha avuto.
Quindi, la prossima volta che andate in un supermercato, provate a scavare un po' nella pila dei libri in super offertissima... potreste trovare delle vere sorprese!


Titolo: Il mondo, quello vero
Autore: Francisco X. Stork
Traduttore: G. Iacobaci
Pagine: 310
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Mondadori
ISBN: 978-8804593850
Prezzo di copertina: 17€
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formato brossura:Il mondo, quello vero

domenica 25 agosto 2013

GIULIA 1300 E ALTRI MIRACOLI - Fabio Bartolomei

Terzo romanzo che leggo di Fabio Bartolomei (anche se, in ordine cronologico, sarebbe il primo) e terza volta che mi ritrovo a pensare a come scrivere una recensione che riesca a descrivere al meglio tutto quello che questo libro mi ha fatto provare.

Come i due precedenti, La banda degli invisibili e We are family, anche Giulia 1300 e altri miracoli è uno di quei libri che dovreste leggere e basta, senza porvi troppe domande, senza leggere recensioni o commenti e senza lasciarvi sopraffare da indecisioni di qualunque tipo. Aprite il libro e iniziate a leggere.
Forse all'inizio faticherete un po' ad entrare nella storia, soprattutto se, come me, leggete questo libro dopo gli altri due.  Un po' si sente che è un'opera prima e che probabilmente l'autore sta ancora cercando il coraggio di osare. Ma passate la prime pagine questa lieve insicurezza scompare e ci si ritrova immersi in un romanzo incredibile. Oltre che nell'ennesimo, ben riuscito, ritratto della nostra società.

Perché è questo che fa Bartolomei nei suoi libri: parla dell'Italia, con tutti i suoi problemi, le sue difficoltà e le sue contraddizioni. E lo fa creando dei personaggi che ben incarnano le diverse caratteristiche che affliggono parte degli italiani di oggi: qui c'è Diego, ad esempio, venditore di auto, insoddisfatto della sua vita, che si ritrova a dover affrontare la morte di un padre che ha conosciuto solo negli ultimi giorni di vita. C'è Fausto, un mezzo naziskin, che truffa la gente vendendo orologi su un canale televisivo, fissato con la palestra e con le donne. C'è Claudio, ipocondriaco per natura, che ha fatto fallire l'impresa storica di famiglia e ha divorziato dalla moglie, di cui è ancora innamorato e che non si stancherà mai di aspettare. Tre persone mediocri, insoddisfatte, insicure che per uno strano destino decidono di aprire insieme un agriturismo nelle campagne campane. A soccorso immediato del loro fallimento arriverà Sergio, un comunista a cui Fausto deve dei soldi. L'attività a poco a poco inizia a funzionare, suscitando l'interesse della camorra che vorrebbe il pizzo. Ma i quattro non hanno nessuna intenzione di cedere (anche se ce l'avessero avuta, ormai è troppo tardi).

E' un libro che fa ridere tanto e di gusto. Ero in spiaggia e non riuscivo a trattenermi, nonostante gli sguardi dei miei vicini di ombrellone. Pur trattando temi molto importanti e profondi, quali il divorzio, la morte, l'amore, l'insoddisfazione personale, la camorra e l'ingiustizia, l'integrazione, Bartolomei riesce a inserire la giusta dose di ironia, mettendo in evidenza gli aspetti più buffi e quasi grotteschi della nostra società. E' bella anche l'evoluzione che si trova in ognuno dei personaggi: nei proprietari dell'agriturismo ma anche nei camorristi e di quasi tutte le persone che entrano in contatto con l'agriturismo. Si arriva alla fine, con una forte voglia di riscatto, con la speranza che dopo mille sconfitte nella vita finalmente anche i pareggi e le vittorie possano arrivare. Sia nella vita personale di ognuno di noi sia contro qualcosa di più grande.

Si ride, si piange, ci si commuove. E si arriva alla fine con la voglia di leggere subito qualcos'altro di questo autore. Quindi, Fabio, se sei in lettura, ti prego, sbrigati a scrivere un altro libro... perché sento già che la tua penna mi manca tantissimo.
"Io sogno di prendermi cura di lei quando sarà vecchia, di massaggiarle le gambe quando saranno gonfie, di dirle che è bella quando nessuno si sognerà più di farlo, di farla viaggiare quando penserà che ormai sia tardi, di farla ridere quando le altre saranno sole alla finestra con lo sguardo triste. Saprò leggerle negli occhi la paura di morire e riuscirò a farla pensare ad altro... Voglio che si senta sicura aggrappata al mio braccio quando non si sentirà più ferma sulle ginocchia, e quando sarà sorda non mi stancherò di ripeterle le cose due volte"
Titolo: Giulia 1300 e altri miracoli
Autore: Fabio Bartolomei
Pagine: 281
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: e/o
ISBN: 978-8866320920
Prezzo di copertina: 9,50€
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formato brossura: Giulia 1300 e altri miracoli

QUELLA SERA DORATA - Peter Cameron

Dopo la mezza delusione provocatami da Cocaina, pessimo esordio delle mie letture vacanziere, ho sentito il bisogno di muovermi su terreni sicuri e ho scelto, tra i vari libri che avevo a disposizione, Peter Cameron. Pur avendo letto un solo libro suo, che penso sia quello più conosciuto e letto, ovvero Un giorno questo dolore ti sarà utile, a pelle nutro nei confronti di questo autore una cieca fiducia, che non saprei bene spiegare da cosa derivi. 
Anche perché riguardo a Quella sera dorata ho sentito davvero tanti pareri contrastanti: c'era chi mi diceva che l'ha trovato noioso e banale, chi invece il capolavoro di questo autore. Quindi l'ho letto con un misto di aspettative, curiosità e titubanza che credo mi abbiano permesso di apprezzarlo ancora di più.

Protagonista è Omar Razaghi, un dottorando di un'università del Kansas, che vorrebbe scrivere come tesi finale la biografia di Jules Gund, autore di un unico libro di grande valore ma che rischia di cadere nel dimenticatoio. Scrive quindi una lettera ai tre esecutori testamentari,  ovvero la moglie,Caroline,  l'amante, Arden, e il fratello, Adam, dello scrittore, per chiedere il permesso. Permesso che gli viene negato. E allora decide, spinto anche dalla fidanzata, di partire alle volte dell'Uruguay, dove questi vivono, per cercare di convincerli. Qui entrerà in contatto con un mondo completamente distante dal suo, isolato da tutto, protetto, che invaderà in modo delicato ma anche sconvolgente, sia per i tre esecutori testamentari sia, e soprattutto, per se stesso.

La forza del libro sta sicuramente nei personaggi,  nella loro perfetta caratterizzazione e negli intrecci che tra loro esistono o si creano durante la lettura. C'è l'insicurezza di Omar, che non sa bene cosa fare della sua vita, che è vittima di una fidanzata che sicuramente lo ama ma che non riesce ad accettare questa sua insicurezza, e che alla fine riuscirà a capire qualcosa di se stesso. C'è il legame misterioso tra Adam, Caroline e Arden, di cui ci viene dato qualche indizio senza che si spieghi mai bene come si sia arrivati a quel punto. In tutti loro, grazie o per colpa dell'arrivo di Omar, c'è un evoluzione, un mettersi in discussione che porterà a drastici cambiamenti.
Perché ci eccita tanto viaggiare, andare lontano? Per quello che ci lasciamo alle spalle o per quello che troviamo?
Quella sera dorata è sicuramente un libro bello, molto bello. Uno di quei libri che ti tiene incollato alle sue pagine, in maniera quasi morbosa, grazie all'intreccio creato e alla grande abilità narrativa di Cameron. Eppure, verso la fine, forse si perde un po'. O meglio, si chiude l'ultima pagina con la voglia di saperne di più e la sensazione che manchi qualcosa per renderlo perfetto.
Resta comunque un libro davvero ben scritto, che merita decisamente di essere letto.

Titolo: Quella sera dorata
Autore: Peter Cameron
Traduttore: Alberto Rossatti
Pagine: 318
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Adelphi
ISBN: 978-8845923739
Prezzo di copertina: 11€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Quella sera dorata

sabato 24 agosto 2013

COCAINA - Carlotto Carofiglio De Cataldo

Pare proprio che la cocaina vada di moda. E non solo per l'uso e l'abuso che ne viene fatto, molto più diffuso di quanto io pensassi, ma anche come tema di libri, saggi, racconti, romanzi. Oppure è solo una casualità, che due libri che trattano lo stesso argomento, ZeroZeroZero di Roberto Saviano e questa raccolta di racconti di Carlotto, Carofiglio e De Cataldo, siano usciti quasi in contemporanea. Fatto sta che sia il saggio di Saviano sia questi racconti mi avevano attirato fin dalla loro uscita, più per i nomi degli autori che non per l'argomento in sé.
Dell'opera di Saviano vi ho già parlato qualche tempo fa. Cocaina di Carlotto, Carofiglio e De Cataldo è stato invece il primo libro che ho letto in ferie... e se davvero il buongiorno si vedesse dal mattino, questa mia vacanza avrebbe dovuto essere terribile.

Tre racconti di tre grandi autori di thriller e polizieschi, che hanno come tema comune quello della polvere bianca appunto, con a disposizione una cinquantina di pagine ciascuno circa. Spero che Carlotto (di cui non avevo mai letto niente prima) e De Cataldo (di cui invece avevo amato molto Romanzo Criminale e detestato Io sono il libanese) non me ne vogliano, ma l'unico racconto che davvero merita la lettura tra questi tre è quello di Carofiglio. E' stato l'unico a trattare l'argomento da un punto di vista differente, per nulla banale e con la sua solita capacità di coinvolgere il lettore e di accompagnarlo in questa storia senza farlo perdere né confonderlo. Poche pagine, estremamente intense e ben scritte. 
Cosa che agli altri due autori non è riuscito... troppe cose nei loro racconti sono confuse, sbrigative e soprattutto troppo macchinose per il poco spazio che avevano a disposizione. Trattare il tema della droga e del suo commercio da un punto di vista poliziesco non è possibile in così poche pagine, proprio perché è un meccanismo molto complesso, di cui il lettore medio non sa assolutamente nulla. 

Insomma, a parte l'exploit di Carofiglio, che vale da solo tutta la raccolta, nel complesso si tratta di un libro evitabile, che emoziona e coinvolge il lettore solo in poche pagine e che lascia addosso una buona dose (sempre per rimanere in tema) di delusione.

Mi sono resa conto solo dopo aver chiuso il libro, letto comunque molto in fretta vista la sua mole limitata, che raramente leggo raccolte di racconti scritti da autori diversi. Non saprei bene spiegarmi il motivo... forse perché, anche quando i nomi coinvolti sono importanti e conosciuti, le vedo più come operazioni commerciali delle case editrici che non come vere e proprie opere letterarie.
E la lettura di Cocaina conferma questa mia teoria.

Titolo: Cocaina
Autore: Massimo Carlotto, Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo
Pagine: 187
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Einaudi
ISBN: 978-8806215477
Prezzo di copertina: 13€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Cocaina

Riportando tutto a casa...

Ed eccoci tornati a casa dopo due stupende settimane di ferie. Due settimane super intense, in cui abbiamo macinato migliaia di km in autostrada, altrettanti a piedi (come confermano le nostre vesciche e l'acquisto di infradito durante la gita a Valencia) e qualcuno anche in treno. Due settimane in cui abbiamo mangiato all'inverosimile, bevuto birra e sangria come se non ci fosse un domani, comprato un sacco di ricordini e visitato un sacco di posti bellissimi.
La Spagna mi mancava tantissimo, due anni senza andarci sono davvero troppi per me. E quest'anno ne ho visitato una parte che ancora non conoscevo e che è semplicemente meravigliosa... Valencia soprattutto è stata una sorpresa sia per la sua bellezza sia per l'incredibile gentilezza delle persone. Poi beh, siamo tornati anche a Barcellona, sebbene io negli ultimi dieci anni l'abbia vista almeno sei volte... ma se sei lì vicino, non si può non andarci...

E ovviamente ho letto tanto e ne ho approfittato per fare incetta di libri in spagnolo. Sono partita con quattro libri e sono tornata con undici... mica male, no?



Nei prossimi giorni vedrò di raccontarvi qualcosa di queste due fantastiche settimane qui e sulla pagina facebook, attraverso le recensioni dei libri che ho letto (sei alla fine, di cui quattro belli e due evitabili) e qualche foto a tema "letterario" scattate in quei giorni.

E ora, si ritorna alla realtà!

venerdì 9 agosto 2013

IN VACANZA!

Finalmente è arrivato anche per me il momento di andare in ferie! Spagna, stiamo arrivando!
La valigia è praticamente pronta, le cose da campeggio anche, la guida l'abbiamo studiata e alla fine sono riuscita anche a decidere i libri da portare con me. Scelta ardua, ma quest'anno resa più semplice dal fatto che andiamo in Spagna e quindi, se quelli che ho scelto non mi convincono posso anche comprarne là sul momento.
Alla fine ho deciso di prenderne quattro, anche se non so se effettivamente li leggerò tutti (abbiamo un sacco di posti da visitare!). La scelta è ricaduta su:


IL MONDO, QUELLO VERO, di Francisco X Stock
QUELLA SERA DORATA  di Peter Cameron
GIULIA 1300 E ALTRI MIRACOLI di Fabio Bartolomei
COCAINA di Carlotto, Carofiglio e De Cataldo

Spero siano tutti all'altezza delle mie aspettative... e che resistano alla spiaggia!

Bene, ci risentiamo al mio ritorno, intorno al 24 agosto. Nel mentre, buone vacanze a chi deve ancora partire, buon rientro a chi sta tornando o tornerà a breve e buone giornate a chi per un motivo o per l'altro quest'anno non si muoverà. Ma soprattutto...
BUONE LETTURE A TUTTI!

giovedì 8 agosto 2013

FUGACI INCONTRI CON CHE GUEVARA - Ben Fountain

Ho chiuso questo libro un paio di ore fa e da allora nella mia testa sta risuonando Stagioni, la canzone di Francesco Guccini dedicata a Che Guevara. In particolare le strofe finali, non so se le avete presente. Quelle che fanno così:

da qualche parte un giorno, dove non si saprà, 
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà, 
da qualche parte un giorno, dove non si saprà, 
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà!

Credo che queste strofe siano il riassunto quasi perfetto del contenuto e degli intenti di questa raccolta di racconti di Ben Fountain. Che Guevara è morto, ma di Che Guevara, di rivoluzionari che si ribellano e che lottano,  in realtà ce ne sono ovunque. E il terzo mondo di oggi non è poi così tanto diverso da quello di allora: il capitalismo c'è ancora, così come c'è ancora la corruzione, c'è lo sfruttamento e il confine tra giusto e sbagliato è ancora e sempre più labile.

Otto racconti, otto personaggi diversi tra loro che vivono in posti e situazioni altrettanto diverse, accomunati dallo scontro contro qualcosa di più grande di loro e che devono scegliere come affrontare: ribellarsi o accettare.
C'è un ricercatore universitario che durante un viaggio nella foresta Amazzonica per studiare certe specie animali viene rapito dai ribelli colombiani. C'è un osservatore dell'Organizzazione degli Stati Americani appassionato di scacchi, che si ritrova ad aiutare un gruppo di dissidenti haitiani nella vendita di alcuni quadri trafugati per poter acquistare delle armi. C'è una donna che aspetta il ritorno del marito dalla guerra cercando di non cadere in tentazione e che se lo ritrova poi a casa, sposato con una dea voodoo, che pretende di giacere con lui tutti i martedì e i sabati sera. C'è un americano, promessa mancata del golf con una ex moglie e due figlie, che si ritrova a fare l'istruttore in Myanmar e a coprire suo malgrado un affare ben più grande. Ci sono Bouki e suo fratello, due pescatori che trovano il nascondiglio usato dai trafficanti di droga ma non sanno a chi denunciarli, perché i soldi attirano di più della giustizia.C'è una donna che lavora per una ONG nella Sierra Leone e frequenta un trafficante di diamanti, e poi un uomo che fin da bambino ha sentito parlare di Che Guevara e da cui rimane incuriosito tutta la vita, fatta appunto di fugaci incontri con persone che hanno davvero conosciuto il Che. E poi c'è il racconto finale, decisamente spiazzante per la sua ambientazione, non più nel terzo mondo ma in Europa, e per la sua protagonista, una bambina dalle undici dita, ebrea e grande pianista che rimane vittima di tutti quelli che le stanno attorno.

Otto storie raccontate in modo magistrale da Ben Fountain, che riesce a creare un filo conduttore evidente, in racconti all'apparenza molto lontani tra loro, sia geograficamente sia per i personaggi protagonisti. Situazioni difficili, a cui l'uomo può ribellarsi, pagandone le conseguenze, o a cui può soccombere, senza mai sapere di preciso cosa sia moralmente giusto e moralmente sbagliato.

L'autore è molto bravo nella descrizione dei luoghi, nel portare il lettore a spasso per il mondo rendendo ben evidente le caratteristiche di ognuno dei paesi di cui si parla nei racconti (cosa non semplice, soprattutto per quanto riguarda le ambientazioni sudamericane, a mio avviso difficili da ricreare se non si è del luogo)

Ovviamente alcuni racconti mi sono piaciuti più di altri, un po' per interesse personale un po' per la storia raccontata, ma comunque la raccolta nel suo complesso si legge con coinvolgimento e interesse, e Ben Fountain è davvero bravo nel raccontare e realizza perfettamente il suo intento di mettere in luce tutte le contraddizioni tipiche della natura umana, attraverso tanti piccoli novelli Che Guevara, in lotta contro il mondo ma anche e soprattutto contro sé stessi.

Una lettura consigliata (anche a chi non aveva la maglietta di Che Guevara al liceo e non ha mai sentito la canzone di Guccini)!

Titolo: Fugaci incontri con Che Guevara
Autore: Ben Fountain
Traduttore: Silvia Moschettoni
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: Edizioni Spartaco
ISBN: 978-88-96359-09-6
Prezzo di copertina: 13,50€
Acquista su Amazon:

mercoledì 7 agosto 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #45

Ultima puntata della rubrica di confronto tra titolo originale e traduzione prima delle ferie! Poi ci sarà una pausa di due o tre settimane, ancora non ho deciso.

La puntata di oggi è dedicata a un fumetto. Anzi, a quello che per me è IL fumetto. Chi mi conosce, ma penso anche chi capiti solo ogni tanto su questo blog, sa quanto io ami i Peanuts di Schulz e quanto siano stati e siano ancora fondamentali nella mia vita. Adoro tantissimo anche altri fumetti eh, come Calvin and Hobbes, Mafalda o Andy Capp... però i Peanuts sono i Peanuts.

Ma veniamo al cambiamento di titolo, che non riguarda ovviamente l'italiano, in cui sia nelle raccolte più piccole pubblicate dalla Baldini Castoldi Dalai (non quelle nuove a colori, su cui preferisco non esprimermi) sia nei volumi annuali (pubblicati dalla Panini Comic) si è sempre cercato di rimanere fedeli al titolo originale. Il cambio riguarda lo spagnolo, dove i Peanuts sono conosciuti con il nome di Snoopy y Carlitos (o Carlitos y Snoopy, dipende dalle volte):





Sebbene al primo impatto questo cambiamento possa risultare alquanto bislacco e difficile da accettare, in realtà trovare una spiegazione è molto meno difficile di quanto si pensi. La politica linguistica spagnola negli anni del franchismo prevedeva la "spagnolizzazione" di qualunque parola arrivasse dall'estero (che poi è lo stesso che succedeva da noi durante il fascismo, con la differenza della durata dei due regimi). La traduzione letterale di Peanuts, ovvero Cacahuetes, però non avrebbe potuto funzionare, così come sarebbe suonato bizzarro in italiano intitolare il fumetto "Noccioline". Si è quindi scelto di utilizzare come titolo generale il nome dei due protagonisti principali del fumetto: Snoopy e Charlie Brown, che in spagnolo, sempre per la politica di adattamento dei nomi, diventa Carlitos (da segnalare però che, per problemi di lunghezza, perde il cognome... e quindi parte della caratteristica del personaggio, chiamato per intero anche dalla sorella).

Bene, come vi accennavo all'inizio del post, la rubrica va in ferie per almeno due settimane... ma tornerà a fine agosto o inizio settembre con nuovi, fantastici cambi di titolo!

lunedì 5 agosto 2013

WONDER - R.J. Palacio

Giravo intorno a questo libro già da un po' di tempo, incuriosita dalla copertina e dalla quarta. Eppure per un motivo o per l'altro non riuscivo a decidermi se acquistarlo o meno. Perché tratta un argomento non semplice e il rischio di cadere in banalità ed eccessivo buonismo era davvero troppo alto.
L'altro giorno però me lo sono trovata nuovamente davanti, una sola copia presente il tutta la libreria. L'ho preso in mano, l'ho aperto e sono andata a leggere il risvolto di copertina che stranamente avevo evitato.
L'autrice, in un'intervista rilasciata al Telegraph, racconta che l'idea di questo libro le è nata un giorno in cui era al parco con i suoi figli e accanto a lei è passata un madre con una bambina affetta da una grave deformazione facciale. D'istinto, l'autrice si è alzata ed è fuggita via con i figli, una fuga di cui la madre della bambina si è accorta e che ha fatto sentire la donna un verme subito dopo.
Ho quindi chiuso il libro e mi sono fermata un secondo a riflettere su quante volte, seppur involontariamente, mi è capitato di fare lo stesso: magari non proprio di fuggire, ma comunque di provare un forte senso di disagio di fronte a qualcosa di così tanto diverso. E, finalmente, l'ho acquistato.

Il libro racconta la storia di Auggie, un bambino di undici anni nato con una tremenda deformazione facciale e già sottoposto a numerosi interventi chirurgici che hanno migliorato la qualità della sua vita ma non il suo aspetto (o meglio sì, ma non agli occhi degli altri). Undici anni vissuti in casa e a spasso per il suo quartiere, protetto in ogni modo dai suoi genitori dagli sguardi e dalle difficoltà che per via del suo aspetto il mondo gli avrebbe sicuramente riservato. Finché un giorno sua madre non decide che per lui è giunto il momento di confrontarsi, con questo mondo, perché non può vivere protetto e nascosto per sempre. E quindi lo iscrive a scuola, in prima media. 
L'impatto del primo giorno di scuola è quello che Auggie stesso aveva previsto: occhiate fugaci, visi terrorizzati, isolamento e paura nei suoi confronti. In pochi lo accettano per quello che è fin dall'inizio. Ma a poco a poco gli altri bambini si renderanno conto che oltre a quel viso deformato, c'è un ragazzo intelligente, autoironico e, soprattutto, terrorizzato ancor più di loro. 

Il romanzo è diviso in otto parti, in forma di diario dei diversi personaggi che entrano in contatto con Auggie: la sorella Via, al primo anno di liceo, che sta vivendo i cambiamenti tipici di quell'età e che, pur amando alla follia il fratello, sente su di sé il peso della mancanza di attenzioni da parte dei genitori; Jack, vicino di banco di Auggie, inizialmente amico del ragazzo perché richiestogli dal preside, ma che a poco a poco si rende conto che il bambino è un amico incredibile, migliore della maggior parte dei suoi compagni di scuola; Summer,  che si è seduta accanto ad Auggie in mensa il primo giorno senza che nessuno le chiedesse di farlo e che da allora non l'ha mai lasciato solo. Justin, il fidanzato di Via, preparato dalla ragazza al primo impatto con il fratello ma da cui rimane comunque sconvolto, riuscendo però a non farlo troppo vedere. Miranda, migliore amica di Via e gelosa della sua vita, persino del fratello da cui la maggior parte rifugge.
E poi ovviamente ci sono le pagine di Auggie, in cui racconta i suoi stati d'animo, il suo rapporto con gli altri bambini e con tutto il mondo che lo circonda: le prese in giro, gli sguardi che la gente involontariamente gli rivolge, le sue ansie, le sue paure, ma anche la sua voglia di essere semplicemente normale. 
Durante la lettura si ride, ci si commuove e si riflette tanto, tantissimo, perché si riesce perfettamente a capire lo stato d'animo di ognuno dei protagonisti: la voglia di normalità di Auggie, l'esasperazione e i sensi di colpa della sorella, il disagio dei compagni di classe. Fino a che tutto, alla fine, non si risolve per il meglio.

Lo stile è molto semplice, ma vista l'età dei protagonisti non avrebbe potuto essere altrimenti e credo che questa storia non avrebbe potuto essere narrata in altro modo. E trovo anche molto bella l'idea della playlist che accompagna il libro: una citazione musicale (che io però non avrei tradotto in italiano, se non in nota) e i link ai video su youtube alla fine. 

E' sicuramente un libro buonista che si sa già come andrà a finire. Ma è di quel buonismo necessario, di cui troppo spesso ci dimentichiamo e che andrebbe ribadito invece in ogni momento.
Sebbene venga presentato come libro per ragazzi, secondo me è un romanzo che dovrebbero leggere anche (o forse soprattutto) gli adulti.

Concludo questa recensione con il link a una canzone. Inizialmente ho pensato di mettere quella che dà il titolo al libro e che un po' lo riassume, ovvero Wonder di Natalie Merchant. Una canzone che fino a ieri non conoscevo e che ho sentito il bisogno di andare a cercare durante la lettura. Ma poi ho cambiato idea, perché voglio che la scopriate da soli se e quando leggerete il libro, al momento giusto. Ce n'è un'altra che compare in questo libro, che adoro tantissimo e ascolto nei miei momenti no. La dedico ad Auggie, a tutte le persone con i suoi problemi, ma anche e semplicemente a tutti quelli che hanno bisogno di sentirselo dire:


Titolo: Wonder
Autore: R. J. Palacio
Traduttore: Alessandra Orcese
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Giunti
ISBN: 978-8809058347
Prezzo di copertina: 9,90€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Wonder
formato ebook: Wonder

venerdì 2 agosto 2013

EVERYONE'S READING BASTARD - Nick Hornby... più una "velata" critica sulla versione italiana che arriverà a breve

In questo periodo di pre-ferie escono molti articoli che parlano delle nuove uscite che ci aspettano al ritorno dalle vacanze. E' così che ho scoperto del nuovo romanzo di Jonathan Coe, Expo 58, che finalmente arriva a inizio settembre. 
Ed è così che ho scoperto anche di un'altra uscita che aspettavo da parecchio tempo, un nuovo libro di Nick Hornby.  Una notizia che mi ha reso felice in un primo momento, ma poi anche un po' sospettosa. Perché se fosse uscito un nuovo romanzo di Hornby in Regno Unito, in un modo o nell'altro l'avrei scoperto. Sono quindi andata sulla pagina di wikipedia dello scrittore inglese e ho scoperto che Tutti mi danno del bastardo (questo il titolo italiano), in realtà in patria è uscito solo in formato ebook, nel 2012, e rientra nella categoria Short novel (romanzi brevi o racconti lunghi, che dir si voglia). 
Sono andata a cercare l'ebook, ed eccolo lì: Everyone's reading bastard.  0,99 €.
Che faccio? Aspetto che esca in italiano, alla modica cifra di 9 euro il cartaceo e 4,99€ in ebook o sfrutto la mia conoscenza dell'inglese così risparmio e lo leggo in anteprima? La seconda, ovviamente.
Anche perché se avessi speso 9€ (ma anche solo 5) per questo libricino che in cartaceo credo non supererebbe le 40 pagine (e non riesco davvero a capire come abbiano fatto a diventare 80, come invece pare saranno nella versione italiana), quasi sicuramente mi sarei imbufalita. O almeno sentita un po' presa in giro. O scema, per esserci cascata.
Perché sì, io adoro il Nick Hornby dei primi tempi, quello di Un ragazzo e di Come diventare buoni per intenderci, e corro a comprare ogni sua nuova opera non saggistica ogni volta che esce, nella speranza di ritrovare lo stesso carisma e lo stesso, incredibile stile. Rimanendo sempre un po' delusa.

Intendiamoci, Everyone's reading bastard non è un brutto racconto, anzi. Parte da un espediente geniale, ovvero una donna, giornalista, che si sfoga e si vendica delle mancanze del suo ex marito con una rubrica settimanale, dal titolo appunto Bastard. Qui analizza le sue mancanze, i suoi difetti in ogni campo: amore, cura dei figli, sesso. Con ovviamente un incredibile successo tra i lettori e le lettrici. E Charlie quindi si ritrova a subire tutte le accuse della moglie, ad affrontare gli sguardi di chi lo circonda e le critiche di sua mamma, senza poter far nulla per fermare tutto ciò, perché alla fine dentro di sé sa chela moglie sotto sotto così torto non ce l'ha. E quindi cerca di fare finta di nulla, finché non incontra una donna, che per un po' è stata vittima delle stesse cose per mano della penna del marito, senza che però la rubrica avesse lo stesso successo. Ma il rapporto tra i due è inevitabilmente compromesso dagli articoli della moglie... 
E alla fine... già, e alla fine? Il problema di questo breve racconto è proprio lì. Nel finale.
Quella di concludere le opere in modo ambiguo è sempre stata una caratteristica di questo autore. Caratteristica che apprezzo e trovo fantastica nei suoi romanzi, ma che in un racconto così breve non può che lasciare l'amaro in bocca. Si vorrebbe sapere di più di quello che succede dopo: la moglie si fermerà o andrà avanti a mettere alla berlina tutti gli aspetti negativi del marito? E lui si ribellerà? Si incontreranno?
Tutto questo non ci viene detto, lasciando ad ogni lettore ogni possibile interpretazione. Con troppi pochi elementi a disposizione, però, e un'ambigua scena finale.

Il fatto che in Regno Unito sia uscito solo in ebook dovrebbe già farci riflettere sulle reali intenzioni di Hornby, che credo lo abbia scritto più come esercizio per se stesso, per confermare al pubblico che lui c'è ancora e che presto arriverà con qualcosa di nuovo (si spera). 
Il problema è che da noi invece viene pubblicizzato come il nuovo grande romanzo di Hornby, per tutti quelli che ne hanno sentito la mancanza (come me eh) e che quindi saranno disposti a spendere anche 9€ per leggerlo. Perché anziché lanciarli singolarmente, ad esempio, non viene fatta una raccolta con tutte le sue short novel? E' una domanda retorica, lo so... perché vendere un libro che contiene tre o quattro racconti a 16€, quando posso venderne quattro a 9€ ciascuno?
Lo so, ci sono i costi di traduzione, i costi di stampa e di tutti quelli che lavorano al "prodotto libro". Come so anche che da noi non è ancora possibile far uscire i libri, soprattutto quelli di autori famosi, solo in formato ebook: si riceverebbero molte critiche dai puristi del cartaceo, oltre che perdere, appunto, una grande possibilità di guadagno.
Non ce l'ho con la Guanda, spero sia chiaro. O meglio, ce l'ho con lei ma anche con tutte le altre case editrici che attuano la stessa identica politica (e sono davvero tante). E un po' anche con noi lettori che ci caschiamo sempre.

Per cui, tornando a Hornby, se avete la possibilità scaricatelo in lingua originale. 0,99 € li vale eccome (ma anche fino a 2 si può arrivare secondo me). Ma non molti di più.

Titolo: Everyone's reading bastard
Autore: Nick Hornby
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Byliner Inc
Prezzo di copertina: 0,99€
Acquista su Amazon:

IL TACCUINO ROSSO - Paul Auster

Lo so, lo so, forse per un libricino così sottile non sarebbe il caso di scrivere un intero post... ancor più che in quest'ultima settimana prima delle ferie ho intenzione di leggerne diversi, di libri ed ebook così sottili, e avrei potuto tranquillamente scrivere una recensione unica. Però stiamo parlando di un libro di Paul Auster. Anzi, lo scrivo in stampatello, perché si legga meglio: PAUL AUSTER. Un autore che si meriterebbe un post a settimana, così, solo per poter nominare il suo nome e fare in modo che tutti se lo ricordino.

Adoro Paul Auster con tutta me stessa, ma credo che chi segue questo blog da un po' già lo sappia (ma ribadirlo non fa mai male). Dal suo Follie di Brooklyn arriva la frase che fa da sottotitolo al blog, "mai sottovalutare il potere dei libri", e da lui mi rifugio quando voglio comprare un libro ed essere sicura che non ne rimarrò delusa.
E quindi non mi interessa se il libro è piccolo piccolo e si legge in meno di un'ora. Paul Auster avrà sempre diritto a una recensione tutta per lui qui sul mio blog.

Anche perché Il taccuino rosso, nella sua brevità e nella sua semplicità, è davvero un piccolo gioiello. Una raccolta di tredici piccoli episodi, momenti, coincidenze e sprazzi di felicità, che si sono verificati davvero nella vita dell'autore e che non possono fare a meno di farci sorridere, riflettere, commuovere, pensare: il nome buffo dell'avvocato a cui ci rivolgiamo in un momento che di buffo non ha nulla, una monetina caduta e ritrovata anni dopo, un libro che cerchiamo disperatamente e che ci viene donato da un passante, la gomma dell'auto che si buca sempre con lo stesso passeggero a bordo, un padre ritrovato per un attimo sufficiente a farci vedere il mondo con occhi diversi, una lettera che ci torna indietro come mittenti senza che siamo mai stati noi a scriverla, una telefonata nel cuore della notte, una vita salvata senza che questa si sia mai resa conto di essere in pericolo.

Istanti, banalità che succedono nella vita di tutti i giorni cambiandola per sempre e di cui troppo spesso nemmeno ci accorgiamo. Auster invece si segna tutte queste causalità e le utilizza poi come espedienti, punti di partenza o anche solo piccoli intervalli per i suoi romanzi.
"Ho capito che i libri non sono mai finiti, che è possibile per alcune storie continuare a scriversi senza il loro autore. "
Dovremmo appuntarceli anche noi questi momenti, prendere  un taccuino rosso (o verde, o blu, o come più vi piace) e rileggerceli in futuro per trovare la giusta ispirazione, per scrivere un libro ma anche e soprattutto per essere felici di fronte ai piccoli casi della vita.
Perché la felicità è anche (o forse soprattutto?) nelle piccole cose.

Titolo: Il taccuino rosso
Autore: Paul Auster
Traduttore: Magiù Viardo
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Einaudi Quanti
Prezzo di copertina: 1,99€
Acquista su Amazon:
formato ebook:Il taccuino rosso

giovedì 1 agosto 2013

KARIMA- Enrico Pandiani (You Crime 2013 - Vol. tre) ... più una piccola introduzione su cosa penso del progetto

Non so se in questi giorni avete sentito parlare di You Crime, il contest sperimentale di co-publishing digitale a tema noir, promosso dalla casa editrice Rizzoli e dal Corriere della Sera.
Dodici autori emergenti (qualcuno autopubblicato, qualcuno con pubblicazioni presso case editrici più piccole) sono stati invitati a scrivere un racconto breve, noir, che il lettore potrà  leggere, scaricare e votare, a partire dal 17 luglio fino al 30 settembre. L'autore che riceverà più voti (che si conteggiano in condivisioni sui social network) vincerà una pubblicazione con la casa editrice Rizzoli.
Questi dodici racconti sono poi stati divisi in gruppi da tre, a ognuno dei quali è stato abbinato il racconto inedito di una firma del giallo italiano: Sandrone Dazieri, Simone Parasso, Enrico Pandiani e Paolo Roversi. Ogni gruppo compone un ebook, scaricabile al prezzo di 1,99 € ciascuno. (per una spiegazione più dettagliata e precisa vi rimando alla pagina sul sito del corriere)

Devo ammettere che non avevo mai considerato, nella mia misera esperienza editoriale, l'idea della co-pubblicazione, anche se pensandoci non è poi così diversa dalla pubblicazione di antologie di racconti cartacei. E l'idea di questo concorso e di associare a ognuno di questi gruppi di autori emergenti un nome di punta non mi sembra affatto male.
Un po' più controverso è forse il sistema di votazione: tutta la promozione viene fatta dai singoli autori, che devono sapersi "vendere" sui vari social network, guadagnando così il maggior numero di condivisioni possibile, che possono avvenire però indipendentemente dalla lettura dell'ebook (anche se c'è effettivamente una distinzione nella classifica tra condivisioni ricevute e vendite). Il rischio di cadere nello spam quando ci si auto-promuove è molto alto, così come lo è quello di essere condivisi solo da parenti e amici, indipendentemente dalla qualità del proprio racconto.

Questa premessa è assolutamente doverosa per questo post, perché sto per parlarvi proprio di uno di questi ebook, che mi è stato segnalato da uno degli autori emergenti che partecipano al contest. Ovviamente si tratta di un autore che conosco, Gabriele Santoni, di cui ho letto il primo libro e diversi racconti e di cui conosco il livello letterario.Mi ha parlato di questa iniziativa, chiedendomi se mi andava di leggere l'ebook ed eventualmente votarlo. E io ho detto sì, senza impegno, senza garantirgli condivisioni né pubblicità, né recensioni positive se il racconto non mi fosse piaciuto. Come se fosse (perché alla fine lo è) un libro di qualunque altro autore.

E quindi veniamo a questo ebook, KARIMA, che prende il titolo dal racconto di Enrico Pandiani, posto ovviamente in apertura alla raccolta. Non essendo io una grande appassionata del genere, ammetto che non conoscevo questo autore se non solo ed esclusivamente di nome.
Un racconto particolare, questo Karima, che farà sicuramente la gioia di chi invece Pandiani lo conosce e lo segue da sempre, perché si tratta di una sorta di prequel in cui viene spiegato come è nato il gruppo di Les Italianes, una squadra di poliziotti di origine italiana in forza a Parigi. In Karima il gruppo non si è ancora formato, due di loro sono colleghi e amici alla buoncostume e si ritrovano a indagare sulla sparizione di due prostitute, probabilmente invischiate in qualcosa molto più grande di loro. Per una ormai è troppo tardi, ma Karima ha ancora qualche speranza di riuscire a salvarsi, forse anche grazie all'amore.
Ho letto questo racconto d'un fiato, appassionandomi alla storia e ai due investigatori, Jean-Pierre Mordenti e Alain Servandoni. Devo ammettere però che avrei voluto una storia un po'più lunga, un po' più articolata e approfondita. Ma questi sono i soliti limiti dei racconti brevi... e Karima è riuscito a farmi venire voglia di conoscere meglio il suo autore e i suoi romanzi su Les Italiens.

Ma veniamo agli emergenti, nei confronti dei quali, lo ammetto, ero parecchio titubante. Se si segue l'ordine sull'ebook, il primo racconto che si incontra è Odore di buio di Christina Anagnos. Un racconto che parla di violenza sulle donne, da un punto di vista davvero particolare e, per questo, secondo me molto efficace: il letto del reparto di rianimazione in cui è ricoverata Francesca, dopo l'ennesima violenta lite con il marito che, questa volta, l'ha ridotta in fin di vita. Eppure Francesca sembra quasi contenta, non vede l'ora di svegliarsi, di rimettersi, perché sa che questa è stata davvero l'ultima volta. Dalle voci attorno a lei, quella dei medici, degli infermieri e della sua migliore amica accorsa al suo capezzale, si rende conto che forse le cose sono più gravi di quanto sembrano e soprattutto che forse qualcosa non è andato come aveva previsto.
Un racconto decisamente ben scritto, che non fa sconti alla brutalità e che apre gli occhi sulla violenza domestica e sulla difficoltà di uscirne per chi la subisce.

Dal letto della rianimazione di Francesca, si cambia drasticamente ambientazione con il racconto Club suicidio di Federico Negri. Un racconto dei tempi moderni, che è anche una piccola critica all'uso eccessivo dei social network che forse stanno facendo perdere un po' di vista la realtà: basti vedere quante persone depresse e vittime del male di vivere sono iscritte alla app Club suicidio, formata da semplici algoritmi in grado però di interagire con gli utenti, conoscendone tutta la vita privata, gli stati d'animo del momento, per poterli mettere in contatto con le persone giuste. Il problema sorge però quando, all'improvviso, una decina di utenti di questo social network decidono di incontrarsi, in due gruppi diversi, e suicidarsi per davvero. A indagare se sia davvero colpa del Club suicidio e se possa essere accusato di istigazione c'è la dottoressa Viola Zagato che, con le sue domande scomode, arriverà a mettere in pericolo anche se stessa.
Questo racconto mi ha convinta un po' meno del precedente, forse perché avrebbe avuto bisogno di maggiore spazio narrativo. Per quanto scritto bene e appassionante (ma anche un po' angosciante, se si pensa all'influenza che effettivamente hanno i social network nelle nostre vite), è tutto forse un po' troppo rapido e sbrigativo.

A chiudere l'ebook c'è Morire due volte, il racconto di Gabriele Santoni, senza il quale, come vi dicevo all'inizio, probabilmente non avrei mai letto questa raccolta. In un paesino di provincia in cui non succede mai niente, una mattina una giovane suora viene trovata morta accoltellata sul pavimento della cucina. A indagare sul delitto ci sono  il commissario Sperti e il collega Mascagni, che ben presto scoprono che le ragioni dietro a questo omicidio sono ben più sconvolgenti di quanto pensassero.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a un racconto ben scritto e appassionante, che riesce a scansare all'improvviso l'effetto di prevedibilità in cui avrebbe potuto facilmente cadere. Avendo già letto qualcosa di Gabriele Santoni, sono rimasta stupita dalla sua capacità di cambiare genere narrativo senza mai perdere credibilità, cosa sicuramente non da tutti.

Insomma, sono tre racconti noir molto diversi tra loro, eppure tutti ugualmente ben scritti e originali e che promettono grandi cose da tutti e tre gli autori. Magari con un po' di spazio in più a disposizione!

Ora, come vi spiegavo all'inizio, potete scaricare l'ebook (questo, ma anche gli altri tre della serie Youcrime) da qualunque negozio online, leggerlo e, se vi va, poi votare il vostro racconto preferito. Su se e chi votare, non vi dico nulla, ma sul leggerlo posso assicurarvi che, anche se non siete grandi amanti nel genere, almeno nel caso di KARIMA (che è il volume 3!) ne vale la pena.


Titolo: Karima: You Crime 2013 - Vol. tre
Autore: Enrico Pandiani ( Christina Anagnos, Federico Negri, Gabriele Santoni)
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Rizzoli Lab
Prezzo di copertina: 1,99€
Acquista su Amazon:
formato ebook: Karima: You Crime 2013 - Vol. tre