lunedì 26 settembre 2011

IL POZZO DELLE TRAME PERDUTE -Jasper Fforde

È dura mettere al mondo un bimbo, quando si ha alle costole la terribile Goliath - il colosso dei media che domina il mondo -, il proprio marito Landen è stato sradicato, e la sorella del peggior rivale - Acheron Hades - si intrufola nella memoria per taroccare i ricordi. Lo sa molto bene Thursday Next, la protagonista del libro. Ma c'è un luogo dove rifugiarsi, grazie al Programma scambio di personaggi. Un noiosissimo giallo di quart'ordine: "Cime di Cavisham". Accompagnata dalla fedele dodo Pickwick, Thursday può prendere il posto della protagonista Mary, vivere nel suo idrovolante ormeggiato vicino al Nautilus di Capitan Nemo. Certo, "Cime di Cavisham" rischia di essere rottamato da un momento all'altro, tutti la vedono come Esterna, le sue armi di "fuori" servono a poco. In compenso, diventerà agente di GiurisFiction, l'istituzione che difende la coerenza e l'originalità delle storie di tutti i tempi, evita intromissioni, corregge finali tristi o posticci. Ma il vero colpo sarà accedere al pozzo delle trame perdute. Un luogo straordinario e rumoroso in cui artigiani, tecnici e personaggi appaiono e scompaiono, si spostano da un libro all'altro, costruendo, modificando o trasformando i desideri dell'autore con meccanismi sorprendenti. Venditori di verbi freschi, officine che confezionano antefatti, empori che propongono infanzie idilliache in offerta 3x2... tutti concorrono a costruire, proteggere, cambiare, o ridurre in poltiglia quello straordinario organismo che è un romanzo.

Ed eccomi arrivata al terzo libro della saga di Jasper Fforde che ha come protagonista l'agente speciale Thursday Next. Il libro precedente, "Persi in un Buon Libro", non mi aveva entusiasmato quanto il primo ma comunque era impossibile non leggere anche i seguiti.
E meno male!
Perché credo che questo sia per ora il più bello dei tre. Certo, nel primo c'era la novità. Nel secondo si perdeva un po' per strada con un sacco di trovate geniali che alla fine risultavano essere troppe. Qui c'è il giusto equilibrio di tutto.
Siam sempre più inoltrati nel Mondo dei Libri, Thrusday Next ora ci vive, per stare in un posto sicuro in attesa di mettere al mondo suo figlio e di trovare un modo per riattualizzare suo marito. Ma in realtà il mondo dei libri è tutt'altro che tranquillo: tra protagonisti in rivolta, trame che fanno acqua da tutte le parti ma che cercano disperatamente di rimanere a galla, vyrus che si intufolano nei libri rovinandone la grammatica e che possono essere debellati solo tramite i dizionari, un nuovo piano strategico di lettura che porterà alla rovina del libro e di tutti i personaggi secondari (per non parlare di un Godot che proprio non ne vuole sapere di arrivare), la protagonista si trova ancora una volta a dover salvare i libri e tutto ciò che permette la loro creazione.
I personaggi, tutti, dai protagonisti ai secondari (che nascono come generici e devono frequentare una scuola per diventare comparse più o meno importanti nei libri) sono ben caratterizzati e semplicemente geniali, proprio come ti aspetteresti i protagonisti dei libri che ami (mi raccomando, non ridete quando conoscerete la signora Bradshaw).
E' semplicemente geniale. Non riesco a trovare altre parole per descriverlo. Fforde deve essere sicuramente un grande amante dei libri e della letteratura, per essere riuscito a creare un mondo così magico e incredibile.
E ho già il quarto che mi aspetta sul comodino!

Nota alla traduzione: nulla da dire! Non deve essere facile tradurre un libro così, ma a mio avviso il traduttore se l'è cavata proprio bene.

martedì 20 settembre 2011

BIRRA E CAZZOTTI- Brendan O'Carroll

Per sopravvivere a Snuggstown, turbolento sobborgo di Dublino, ci sono due possibilità: pagare il pizzo alla mala, oppure riscuoterlo per suo conto. E per un poliziotto, ce n'è una sola: chiudere entrambi gli occhi. Ma se nella chiassosa cittadina ti capita di nascere con il talento per la boxe, forse al destino c'è una via di scampo. È questo ciò che pensano i fans del venticinquenne Anthony "Sparrow" McCabe, il miglior pugile irlandese dei pesi leggeri, in una calda sera del 1982, mentre assistono o ascoltano alla radio la finale europea di categoria in corso al palazzetto dello sport Sanmartino di Madrid. All'ottavo round l'avversario di McCabe è alle corde e per la vittoria manca solo l'ultimo pugno, quello del knock-out. Ma Sparrow quel pugno a un avversario impotente e umiliato non riesce proprio a sferrarlo, vorrebbe ma non può, potrebbe ma non vuole... e il sogno finisce. Come succede per i grandi eventi, a Snuggstown quattordici anni dopo tutti ricordano ancora quel giorno, ricordano dov'erano e cosa stavano facendo nel momento della sconfitta di Sparrow: lo ricorda Kieran Clancy, che da giovane diplomato all'accademia di polizia è nel frattempo diventato sergente ispettore, intenzionato a tenere ben aperti gli occhi sulla malavita. Così come lo ricordano i fratelli Morgan e il loro capo, Simon "Semplice" Williams, intraprendente gangster diventato il boss della città, che risolve ogni contesa "semplicemente" suggerendo ai suoi sgherri di spargere sangue.

Leggere un libro di Brendan O'Carroll senza la mitica Agnes Browne è un po' come mangiare il tiramisù senza il cacao spolverato sopra: il dolce è buono lo stesso, ma manca quel qualcosa per renderlo speciale. E credo che questo sia il destino di tutti gli scrittori che hanno scritto una saga e per essa sono diventati famosi, soprattutto se questa è stupenda come lo è quella di Agnes Browne. Resistere alla tentazione di fare un paragone è veramente difficile.
"Birra e Cazzotti" è indubbiamente un bel libro (anche se il titolo non gli rende il giusto merito), che parla di una piccola cittadina irlandese schiacciata dalla criminalità organizzata e dal suo capo Simon "Semplice" Williams che fa della città quello che vuole. Parla anche di uomini che devono far conto con il loro passato, come Sparrow McCabe, un pugile che ha avuto pietà per il suo avversario proprio nel momento in cui avrebbe dovuto finirlo e ha perso così i suoi sogni di gloria, una sconfitta che 16 anni dopo ancora non è riusciuto a superare. Parla anche di voglia di realizzare i propri sogni, come quella di Kieran Clancy, da sempre destinato a entrare in polizia, il cui sogno è quello di fare del bene alla sua città, di sconfiggere la criminalità.
Il destino di questi tre personaggi un bel giorno si incrocia. Sparrow avrà finalmente la sua opportunità di chiudere i conti con il passato e Kieran di realizzare il suo sogno. Che fine possa fare Williams ve lo lascio immaginare.
Ripeto, è indubbiamente un bel libro. Scritto molto bene, con personaggi ben caratterizzati e che offre uno spaccato dell'Irlanda un po' triste ma che lascia spazio alla speranza, una specie di favola moderna, piena di pugni, sangue ma anche amore e dolcezza.
Ma non è Agnes Browne.

Nota alla traduzione: il titolo italiano è semplicemente orrendo. Fa passare il romanzo per qualcosa di comico e buffo, quando in realtà è tutt'altro. Capisco che rendere quello originale (Sparrow's Trap, La trappola di Sparrow, dove sparrow vuol dire anche passerotto) è alquanto difficile in italiano, ma poteva sicuramente pensare qualcosa di meglio.

domenica 18 settembre 2011

APPUNTAMENTO A GLENMARA- Heather Barbieri

Kate Robinson lascia Seattle per una vacanza in Irlanda, ma in realtà sta scappando dal fallimento di un amore, della sua carriera da stilista, e soprattutto dal dolore per la perdita della madre. Quando una serie di incidenti di percorso la fanno approdare a Glenmara, un placido villaggio sulla costa occidentale irlandese, Kate non progetta di fermarsi. Ma l'ospitalità di Bernie Cullen, una donna del posto, sembra stregarla, e giorno dopo giorno Kate impara ad amare i ritmi di Glenmara, così diversi dalla sua solita vita, si affeziona a Bernie e al suo circolo del ricamo e insieme a loro mette in piedi un ambizioso atelier di biancheria intima. Poco per volta il dolore da cui stava fuggendo inizia a sbiadire...


Grazie al cielo l'estate sta finendo! Perché di leggere altri insulsi libri da spiaggia non ne ho proprio più voglia. Con questo credo di aver toccato il fondo, per cui piuttosto di leggere altri libri così mi dedico alle parole crociate.
Intendiamoci, questo libro non è poi più brutto di altri libri "leggeri" che ho letto quest'anno. Forse il problema è che ne ho letti troppi, mi sono detta troppe volte "massì, tanto è solo un libro da spiaggia, l'autrice lo fa apposta a non richiederci nessuno sforzo mentale" e quindi mi sono un po' assuefatta, e l'unica colpa di questo romanzo è quella di essere l'ultimo che ho letto in spiaggia.
Beh, forse ne ha anche un'altra. Ovvero quello di voler a tutti i costi riscuotere lo stesso successo di Chocolat della Harris, di cui risulta essere una copia quasi identica ma senza cioccolato.
Una ragazza viene lasciata dal fidanzato e decide di partire per un viaggio in Irlanda alla scoperta delle sue origini, un viaggio che avrebbe dovuto fare con sua madre se una malattia non l'avesse portata via. Finisce per caso a Glenmara, un paesino sperduto tra le colline, molto ancorato alle tradizioni popolari e dove il bigottismo la fa ancora da padrone. Lei, che nella vita è una sarta, conoscerà un gruppo di signore del paese, una specie di club del ricamo, e le aiuterà a riscoprire sé stesse e a riaccendere la passione nei rapporti con i loro mariti. Ovviamente conoscerà anche lei qualcuno, con un passato triste quanto il suo, e ovviamente si scontrerà con il prete bigotto che le dedicherà sermoni in chiesa come se fosse il demonio. Non so perché, ma questa storia mi sembra di averla già sentita.
In realtà il libro avrebbe anche del potenziale. Se non fosse che tutto è trattato in modo molto superficiale: il rapporto tra le varie amiche del club del ricamo, il passato di Kate e la sua integrazione nel piccolo paesino, il suo amore con Sullivan. A tutto viene dato molto meno spazio di quel che avrebbe bisogno, e questo rende il romanzo ancor più seccante.
Però bisogna ammettere che la copertina è bellissima...

Nota alla traduzione: pessimo lavoro di editing della pagina, con parecchie virgole mancanti, con punti dimenticati e a capo fantasiosi. E poi la frase "l'ancora ancora impigliata della nave" è veramente pessima (almeno l'accento per differenziarle potevano metterlo). Assolutamente da rivedere

giovedì 15 settembre 2011

IO E DEWEY- Vicky Myron

In una gelida mattina d'inverno, Vicki, la direttrice della biblioteca di Spencer, nell'lowa, trova un gattino semicongelato nella cassetta di restituzione dei libri e decide di prendersi cura di lui. Fin dal primo momento, Dewey - così viene battezzato il micio - conquista il cuore della donna e di tutti coloro che incontra con i suoi modi affettuosi e la sua contagiosa simpatia. Per diciannove anni sarà l'inquilino più amato, coccolato e apprezzato della biblioteca. E, alla fine, riuscirà a compiere un vero miracolo: rendere migliori le persone.

Lo so, lo so, i libri che parlano di animali finiscono sempre in un modo solo (e finire di leggere questo romanzo nella pausa pranzo a lavoro non è stata una grande idea... visto che ora ho i lacrimoni). E quindi sì, da un lato ti intristiscono sempre un po'. Ma tutte le persone che hanno avuto o hanno un animale sanno che fa parte del ciclo naturale, che fa male, ma anche che i nostri animali da compagnia ci danno talmente tanto che ne vale la pena. E Dewey è un gatto speciale (è vero, tutti i gatti sono speciali per i loro proprietari). Viene ritrovato ancora cucciolo una gelida mattina di inverno da Vicky, la direttrice, nel cassetto di restituzione dei libri, e da allora diventa un membro a tempo pieno dello staff, una specie di dipendente con un compito speciale. Quello di far sentire amate e benvolute tutte le persone che mettono piede in biblioteca. Dewey riesce a capire in qualche modo le esigenze di tutti, senza mai deludere nessuno, dai bambini malati agli uomini d'affari, dai pensionati che vanno in biblioteca in cerca di compagnia a tutte le persone che hanno bisogno di stare bene, anche solo per un attimo. Dewey diventa ovviamente un fenomeno prima nazionale e poi mondiale, al punto che si parla di lui su giornali e documentari di tutto il mondo (un po' come di Casper, di cui ho recensito il libro qualche post fa). E tutti soffriranno per lui quando, alla veneranda età di 18 anni, si spegnerà.
Vicky Myron ci racconta tutto in prima persona, è stata lei infatti a trovare il gatto al gelo nella cassetta, lei a portarlo dal veterinario e a tenerlo a casa durante i periodi di chiusura della biblioteca, lei a prendere la triste decisione finale.
A differenza di Casper il gatto pendolare, questo romanzo è scritto molto bene (Bret Witter, scrittrice professionista, ha dato una mano Vicky Myron nella stesura del romanzo). Certo, la trama non è poi così avvincente (alla fine racconta di un gatto in biblioteca), ma è il romanzo ideale per passare un paio d'ore e lasciarsi trasportare in una storia dolce e commovente.

Nota alla traduzione: nulla da segnalare

martedì 13 settembre 2011

TOM, PICCOLO TOM- Barbara Constantine

È qui, in una roulotte, che Tom, undici anni, va incontro all'adolescenza, annusando il mondo in bici, pedalando senza sosta tra la scuola e la casa dei vicini, dove, nascosto nel loro giardino, la sera sbircia dalle finestre i film che guardano e, per sopravvivere, ruba pomodori e patate dal loro orto. La madre ha venticinque anni e non sa né leggere né scrivere. È Tom a sostenerla, a proteggere la sua esistenza, sempre in bilico tra felicità e disincanto, avventure d'amore e incontri bizzarri. Chi è Tom? Un bambino libero e coraggioso, pronto a scovare il bene che c'è nel mondo, senza far ricorso a troppe parole, un bambino che, grazie a piccoli gesti e a una fertile immaginazione, sa creare attorno a sé un campo magnetico di buonumore e ottimismo, prendendo la vita che gli è capitata con stupore e meraviglia.

Devo ammettere che la prima volta che mi hanno parlato di questo libro ero un po' titubante. A tesserne le lodi è stata infatti una mia amica che ha una passione per i romanzi i cui protagonisti sono bambini malati o molto sfortunati. Poi però ha insistito parecchio che lo leggessi: "ma no, ti assicuro che questo non è come gli altri!" "leggilo e capirai che ho ragione".
E aveva ragione! Questo libro è semplicemente stupendo. Racconta di Tom, il piccolo Tom, un bambino di 11 anni che vive in una roulotte con la madre di appena 25, si procura da mangiare rubando negli orti dei vicini, insegna alla madre a leggere e a scrivere e vive come se fosse lui l'adulto di casa. La madre è rimasta incinta quando aveva 13 anni e da allora risparmia i soldi per un'operazione di riduzione del seno, troppo grosso, che considera la causa di tutte le sue sventure. A volte è affettuosa con il figlio, altre un po' aggressiva.
Attorno a loro, c'è tutta una galleria di personaggi incredibili. A partire da Madaleine, una nonnina che Tom trova un giorno riversa nell'orto mentre era lì per rubare e decide di prendersene cura. C'è poi Samy, che torna in città dopo essere stato in prigione, e tenta di riconquistare la madre di Tom, sua fiamma di quando erano tredicenni e che a poco a poco instaurerà un rapporto sempre più stretto con questo strano bambino. E anche i vicini di casa di Tom, che tra di loro si danno del lei e che sanno benissimo essere il bambino a saccheggiare il loro orto ma lo lasciano fare.
Un libro dolcissimo e tenerissimo, che parla di relazioni umane e di solitudine. Un libro a tratti divertente (Madaleine è abbastanza un fenomeno) e a tratti molto commovente.
Un libro facile e scorrevole da leggere, con i vari personaggi che si alternano nella narrazione dei vari capitoli. Merita proprio!

Nota alla traduzione: traduzione a mio avviso fatta proprio bene.

domenica 11 settembre 2011

GLI OCCHI GIALLI DEI COCCODRILLI- Katherine Pancol

Tre generazioni di donne: la fredda matriarca, le sue nipoti e in mezzo, allo stesso tempo figlie e madri, Iris e Joséphine, sorelle dal carattere diversissimo. La prima è bella, ricca e vive un matrimonio in apparenza felice; la seconda è stata abbandonata dal marito e deve fare i conti con due figlie da crescere e una serie infinita di difficoltà finanziarie. Anche i loro sogni sono differenti: Iris spera in una brillante carriera da sceneggiatrice, Joséphine vuole affermarsi come studiosa di storia medievale. Ma le loro esistenze subiscono un'imprevista trasformazione. Durante una cena, Iris conosce un editore e gli fa credere, per darsi un tono, di essere alle prese con la stesura di un romanzo, restando però preda della propria bugia. Davanti all'offerta dell'uomo di pubblicarlo, si rivolgerà alla sorella chiedendo la sua complicità per scriverlo: l'una intascherà il successo, l'altra il denaro. In un crescendo di tensioni, il destino riserverà alle protagoniste incredibili sorprese, soprattutto quando il libro diventerà un best-seller. Una girandola di eventi che si susseguono fino all'ultima pagina, esplorando le pieghe più intime della natura umana, in special modo quella femminile. Su tutto, l'orgoglio di non cedere mai né al vittimismo né allo sconforto, nonostante le ferite e i dolori. Perché ognuno ha la sua stella da inseguire, gialla e brillante come gli occhi dei coccodrilli.

Fino a un paio di mesi fa non avevo mai sentito parlare di questo romanzo. Poi un giorno sono stata attratta da " Gli scoiattoli di Central Park sono Tristi il Lunedì", che ho scoperto essere il terzo libro di una saga. E dato che già una volta ho stupidamente iniziato una saga dal terzo e l'ho poi letta a ritroso, ho preferito questa volta iniziare dal primo. E così mi sono ritrovata tra le mani "Gli Occhi Gialli dei Coccodrilli".
Devo dire che è stata una piacevole scoperta. Un libro che si legge bene e che ti fa appassionare molto alle vicissitudini dei vari personaggi: Joséphine, protagonista principale, che caccia di casa il marito dopo mesi che questo è disoccupato, che si ritrova a dover lottare per sopravvivere e per mantenere le due figlie e che a poco a poco, nel corso del libro, maturerà e scoprirà la vera sè stessa. Iris, la sorella prediletta dalla madre, ricca, bella ma in realtà infelice, che coinvolgerà la sorella nel suo piano per guarire dalla noia che l'ha assalita. E poi c'è la madre delle due Herietta, una donna odiosa, che ama Iris tanto quanto odia Josephine e che per soldi è stata disposta a tutto, anche a sposare Marcel, un uomo ricco che non ama e al quale ha negato anche la sua unica richiesta, ovvero quella di un erede. Ma Marcel ha un suo piano per liberarsi di lei. E poi ci sono le figlie di Jospehine, che cercano di andare avanti nella loro vita dopo l'abbandono del padre. E c'è il padre, andato in Africa ad allevare coccodrilli in cerca di riscatto.
Sì, il libro è effettivamente pieno di personaggi e di storie che si intrecciano, che a prima vista potrebbero generare un po' di confusione. Ma l'autrice è bravissima a tenere in piedi tutta la trama e a portarla a termine senza lasciare nessun pezzo indietro. E non è da tutti.
Certo, siamo davanti comunque a un libro leggero, senza grosse pretese, dolce e un po' naive. Ma è proprio lì che sta la sua forza.
Lo consiglierei!
Ora, prima di leggere "Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì" dovrò leggere "Il valtzer lento delle tartarughe". E devo ammettere che questi titoli sono semplicemente geniali.

Nota alla traduzione: nulla da segnalare!

Bisogna essere coraggiosi per amare. Donare, donare, non pensare, non contare...

La felicità è accettare la lotta, lo sforzo, il dubbio e andare avanti, andare avanti superando gli ostacoli, uno per volta.

Quando si è innamorati, il 98% del cervello non funziona.

domenica 4 settembre 2011

CASPER IL GATTO PENDOLARE- Susan Finden

È il dicembre 2002, quando Susan Finden, amante dei gatti e già con diversi felini in famiglia, decide di adottarne un altro e si rivolge alla Protezione animali di Plymouth, la cittadina inglese dove vive con il marito Chris. Il gatto che le viene affidato è uno splendido siberiano, anche se non purissimo. Il suo nome è Casper e ha 12 anni. Non certo di "primo pelo"... ma che gatto! Casper, infatti, ha una passione molto speciale: viaggiare. Dal 2005, per ben 4 anni, inizialmente all'insaputa della sua padrona, Casper ogni giorno aspetta l'autobus della linea 3 alla fermata vicino casa. Sale e con educazione si mette a sedere nel suo posto preferito al centro del pullman, ma solo se è libero..., e fa il giro della città, come un vero e proprio passeggero. In breve, per la simpatia e per la dolcezza che dimostra verso chiunque, diventa il beniamino di passeggeri e conducenti, che dal capolinea lo riportano puntualmente alla fermata dove è salito.


La storia di Casper (il gatto, non il fantasmino) la conoscevo già. Un paio di anni fa, come racconta anche la sua padrona nel libro, la sua vicenda era stata pubblicata sui giornali di tutto il mondo, strappando a tutti un sorriso (ad esempio http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/persone/gatto-autobus/gatto-autobus/gatto-autobus.html).
D'altronde non capita di vedere tutti i giorni un gatto in coda alla pensilina salire poi su un bus che lo porta a spasso per la città.
Questo libro racconta proprio la vicenda di Casper, dal momento della sua adozione da parte di Sue e Chris, passando per il momento in cui la sua storia è diventata famosa, fino al purtroppo tragico epilogo e all'affetto che arriva a Sue da tutto il mondo.
Di per sé è una storia carina, che fa sorridere. E se avete o avete avuto un gatto, vi porterà immancabilmente a pensare a tutte le cose più buffe e strambe che fa o faceva. Il mio ad esempio una volta da piccolo si è tuffato nella vasca da bagno piena, senza poi riuscire più a uscire (quella di quando siam dovuti andare a recuperarlo sul tetto con la scala ve la risparmio). Vi porterà a pensare a quanto queste piccole creature ci possono riempire la vita, sia la nostra di padroni, sia delle persone che ci stanno accanto e che entrano in qualche modo in contatto con i nostri amici pelosi. Anche il mio gatto, come Casper, non c'è più. Un giorno se ne è semplicemente andato e il vuoto che ha lasciato è stato grande (e incolmabile, tanto che un altro non lo abbiam più voluto prendere).
Insomma è un libro curioso, per chi ama gli animali e per chi ama le piccole stranezze che li rendono speciali.
Certo, il problema è che si sente, e tanto, che chi l'ha scritto non è scrittore di mestiere. La proprietaria narra in prima persona la vicenda, ma lo stile è un po' ripetitivo e lei a tratti risulta un pochino antipatica (ma penso di nuovo sia dovuto alla sua difficoltà a narrare). Forse sarebbe stato più efficace rendere romanzata la storia, anzichè limitarsi a un elenco dei fatti.
Ma resta comunque un libro curioso e piacevole da leggere (in una domenica pomeriggio di pioggia).

Nota alla traduzione: nulla da dire, se non che forse qualche nota era evitabile. Ma niente di grave.

venerdì 2 settembre 2011

IL LIBRAIO- Régis de Sà Moreira

A migliaia di chilometri dal luogo in cui vi trovate, in un paese, una città, una libreria come tante, vive un libraio un po' fuori dal comune. Si nutre solo di libri e tisane e, per non abbandonare i suoi libri, tiene aperta la libreria giorno e notte, sette giorni su sette. Si prende cura dei suoi clienti, in particolar modo di quelli che non hanno mai letto un libro, quelli che frugano tra gli scaffali alla ricerca di sé stessi, quelli che cercano risposte spinti da un interrogativo che li perseguita, e delle ragazze affette dalla sindrome da ultima pagina. Eppure il libraio non sa di essere speciale; pensa di essere come tutti gli altri, o, almeno, come tutti gli altri librai.

Recensire i capolavori è sempre difficile. Ancor più se si sono scoperti assolutamente per caso. Ho inserito questo libro nell'ultimo ordine fatto su amazon prima dell'entrata in vigore della legge Levi. Mi ha attirato il titolo ovviamente, così come la copertina, stupenda (ok ok, anche il prezzo, superscontato). Il mezzo sospetto di trovarmi di fronte a un piccolo capolavoro ce l'ho avuto fin da subito, leggendo la quarta di copertina, ma il rischio che l'intero romanzo non fosse all'altezza era alto.
Invece si tratta di un libricino semplicemente incredibile. Un libro che chi ama leggere (e bere il tè) non potrà non amare. Questo libraio un po' bislacco, che odia vendere libri di merda, che si spaventa quando coppiette entrano nel suo negozio, e che non chiude mai la sua libreria perchè non si può mai sapere a che ora una persona abbia bisogno di un libro, è un uomo un po' solo che vive (sopravvive) grazie alla compagnia dei suoi amati libri (oltre che dei suoi 10 fratelli, sparsi per il mondo, dai quali riceve una lettera al giorno e ai quali invia ogni giorno delle pagine strappate da libri). Ci racconta dei clienti del suo negozio, dei dialoghi e delle richieste strane che riceve, dei tre amori della sua vita che lo hanno svuotato e di quel vuoto che solo leggendo può riempire.
Certo, a tratti è un po' surreale (bellissimo il capitolo in cui la morte lo va a trovare, così come Dio che esce dalla libreria sbattendo la porta o i suoi dialoghi con i testimoni di Geova), ma anche questo surrealismo ha un suo significato profondo, che consente di entrare ancora di più nel mondo dei libri.
Ho riso, mi sono commossa a volte. E ho riflettuto molto anche sul significato che hanno i libri per me.
E in questo momento, dopo averlo chiuso meno di un'ora fa, il sogno di aprire una mia libreria è più vivido che mai.
LEGGETELO!

"Non appena apriva un libro, si sentiva felice.
O per lo meno, si sentiva bene
Era quasi una gioia infantile.
Ma anche una debolezza.
Aveva l'impressione che qualcuno si occupasse di lui, che qualcuno si prendesse cura di lui.
Per dirla tutta, quando il libraio leggeva un libro, aveva l'impressione di essere amato"

"A metà giornata, quando non aveva più nemmeno la forza di leggere, il libraio, a occhi aperti, sognava. E quando sognava, sognava di leggere"


giovedì 1 settembre 2011

IL SAPORE DEI SEMI DI MELA- Katharina Hagena

Bootshaven, lontano nord della Germania. L'odore di mele è intenso e pungente e avvolge la vecchia casa e il giardino. Basta quel profumo e Iris, bibliotecaria di Friburgo, di colpo torna bambina. Sono passati anni, ma tutto è rimasto come allora: la casa avvolta dal fitto fogliame, i ribes bianchi, i tappeti di non-ti-scordar-di-me sepolti dalle erbacce. Un giardino quasi incantato, dominato dal vecchio albero di melo, sotto i cui rami le donne della famiglia Lünschen hanno trovato l'amore, l'amicizia, ma anche la morte. Come Rosmarie, l'amata cugina di Iris, morta ad appena quindici anni. Una fine misteriosa, cui nessuno ha mai saputo dare una spiegazione. Ma adesso è venuto il momento di occuparsi della casa. Per farlo deve imparare a conoscere veramente le donne della sua famiglia e i segreti che custodiscono. Come Inga, venuta al mondo mentre il melo era colpito da un fulmine, che trasmette scosse elettriche ogni volta che tocca qualcuno; o Harriet, convinta che i torsoli di mela sappiano di marzapane; o Mira, l'amica di giochi di Rosmarie, che ora ha assunto in tutto e per tutto le sembianze della cugina. Stanza dopo stanza, le domande si rincorrono l'una dopo l'altra: che cosa aveva fatto veramente il nonno di Iris prima di andare in guerra? Che cosa voleva dire Rosmarie a Iris quella notte lontana, prima di arrampicarsi sul tetto del giardino d'inverno? Che rapporto c'era tra Mira e Rosmarie? C'è solo un modo per dimenticare. Ed è ricordare.

Ma che rabbia che mi fanno i libri come questo! Quei libri che avrebbero potuto essere bellissimi, se solo l'autore non si fosse fatto prendere, boh, credo dalla fretta di finire ed evitando quindi di approfondire parti della trama che invece meritavano di più. Il problema è che questo libro è tutto così, tutto "poco approfondito".
Ci troviamo di fronte a una piccola saga familiare: nonni, tre figlie e due nipoti. E ovviamente una casa e un paese. La protagonista, Iris, eredita dalla nonna la casa di famiglia e aprendola si ritrova travolta dai ricordi e dai segreti che questa casa nasconde: il passato nazista del nonno, la malattia della nonna Bertha, il rapporto tra sua madre e le due sorelle, il rapporto tra lei e sua cugina Rosmarie e la loro amica Mira, e soprattutto il tragico evento della morte della cugina a soli 16 anni. Un passato che Iris ha cercato di dimenticare ma che ora a poco a poco si riaffaccia alla sua memoria.
Il potenziale per fare un bel romanzo c'è tutto. Ma l'autrice a mio avviso lo spreca, accennando frettolosamente a tutti i vari rapporti senza mai approfondirne più di tanto nessuno. Butta solo in mezzo episodi, così da dedicare qualche pagina più o meno a tutti i membri della famiglia, senza mai spingersi oltre. Il risultato è qualcosa di incompleto, a cui manca qualcosa. Ed è veramente un peccato.
Un centinaio di pagine in più, un po' più di approfondimento delle vicende e dei legami, e questo commento (ma soprattutto il successo del libro) sarebbe stato completamente diverso.

Nota alla traduzione: ci sono parecchie ripetizioni, anche all'interno della stessa frase. Ma difficile dire se è colpa del traduttore o dello stile dell'autrice.