venerdì 30 dicembre 2016

Le mie migliori letture del 2016

Ed ecco che finalmente arriva anche la lista delle mie migliori letture del 2016. Adoro pubblicare questo post proprio il penultimo o l'ultimo giorno dell’anno, un po’ per lasciare una speranza alle ultime letture di dicembre, un po’ per poter concludere in bellezza qui sul blog.

Come dicevo già nel post delle letture peggiori, a livello di letture questo 2016 è stato un anno molto particolare: ho letto meno del solito, a ritmi molto rallentati, soprattutto da agosto in poi. Nonostante questo, comunque, di libri davvero davvero belli ne sono entrati diversi nella mia vita in questi dodici mesi. Alcuni sono stati delle vere e proprie rivelazioni, altri delle riconferme, altri libri semplicemente fondamentali… in ogni caso, tutti romanzi che mi rimarranno nel cuore.

Il mio panda di peluche, entusiasta per le belle letture di quest'anno
(nella foto manca un libro)

I VENERDÌ DA ENRICO’S di Don Carpenter, pubblicato da Frassinelli, con la traduzione di Stefano Bortolussi: un bel romanzone, mi era venuto da definirlo mentre lo stavo leggendo. Che parla di scrittori e, soprattutto, di rapporti umani. Bello, bello, bello.

UN COMPLICATO ATTO D’AMORE di Miriam Toews, edito da Adelphi e pubblicato da Monica Pareschi: il più bel romanzo in assoluto di Miriam Toews (sì, persino più di In fuga con la zia, che già ritenevo un piccolo capolavoro). Nomi è un personaggio incredibile, così come lo è lo stile di questa grande autrice canadese. (Adelphi, ti prego, non farlo finire fuori catalogo!)

TRILOGIA DELLA PIANURA di Kent Haruf, pubblicati da NN editore e tradotti da Fabio Cremonesi: sono passati mesi da quando ho letto Benedizione, Canto della pianura e Crepuscolo e ancora non sono in grado di dire quale sia il più bello. Ho pianto un sacco, con tutti e tre, di tristezza e di gioia. Ho amato la fragilità di Dad e la dolcezza dei fratelli McPheron. E soprattutto lo stile di Kent Haruf. Tre libri bellissimi, anche per il significato che hanno avuto (e hanno ancora) di riflesso nella mia vita.

GIRL RUNNER di Carrie Snyder, edito da Sonzogno e tradotto da Gioia Guerzoni: una vera rivelazione. Temevo parlasse solo ed esclusivamente di corsa, e invece è una saga familiare, la storia di due sorelle, una che amava correre sfidando tutte le convenzioni, l’altra che non capiva questa passione. Da leggere anche se non si ama la corsa.

PIÙ PICCOLO È IL PAESE PIÙ GRANDI SONO I PECCATI di Davide Bacchilega, edito da Las Vegas edizioni: altra grandissima rivelazione di questo 2016. Un romanzo giallo ambientato nella Romagna invernale, quella senza turisti e senza ombrelli. Semplicemente geniale lo stile e bellissimi i personaggi. E poi, sul colpo di scena sono cascata come una pera.

LA FIGLIA SBAGLIATA di Raffaella Romagnolo, uscito per Frassinelli: un romanzo che è un pugno nello stomaco. La storia di una famiglia che sembra perfetta, ma che si sta sgretolando dall’interno. Durissimo e bellissimo.

7-7-2007 di Antonio Manzini, pubblicato da Sellerio: quinta avvenuta del vicequestore Rocco Schiavone, che fa un salto nel passato e ci racconta cosa è successo con Marina. E niente, mi sono innamorata ancora di più.

LA MIA VITA È UN PAESE STRANIERO di Brian Turner, pubblicato da NN editore e tradotto da Guido Calza: un memoir di guerra, che alterna descrizioni cruente a pura poesia. Durissimo e bellissimo.

LA SOGNATRICE DI OSTENDA di Eric-Emmanuel Schmitt, pubblicato da E/O e tradotto da Alberto Bracci Testasecca: altra racconta di racconti di Eric-Emmanuel Schmitt e di nuovo sono uno più bello dell’altro. Amo questo scrittore e questa è l’ennesima conferma.

LA SAGA DEI CAZALET di Elizabeth Jane Howard, edito da Fazi editore con la traduzione di Manuela Francescon: in realtà il primo volume, Gli anni della leggerezza, è uscito nel 2015, ma quest’anno ho letto il secondo, Il tempo dell’attesa, e il terzo, Confusione, e ne sono stata ancora una volta completamente conquistata. Una saga famigliare appassionante, di quelle che quando inizi non riesci a smettere di leggere. (Prevedo che ci sarà anche nella lista dei migliori del 2017, con i nuovi volumi).

Ci sono sicuramente stati anche altri libri meritevoli in questo anno di letture, ma questi sono state in assoluto le letture migliori. E direi che non mi posso proprio lamentare.

Ci rivediamo nel 2017, per un altro fantastico anno di letture rampanti!

giovedì 29 dicembre 2016

Le mie peggiori letture del 2016

Il 2016 è ormai agli sgoccioli e, come ogni anno, è tempo di bilanci qui sul blog.
Quest’anno è stato un po’ particolare, a livello di letture. Ho affrontato un paio di crisi, che mi hanno portato a leggere meno del solito e, soprattutto, con molto meno entusiasmo. Probabilmente il peso di sette anni di blog (che sono stati sette anni bellissimi, sia chiaro!) sta iniziando a farsi sentire. E se a questo si uniscono i grandi cambiamenti nella mia vita (anche questi bellissimi) negli ultimi mesi… be’ si dovrebbe riuscire a capire il perché di questo rallentamento nelle letture.
Tutto questo, ovviamente, non mi esime dallo stilare le ormai tradizionali liste dei libri dell’anno. Non so dire in realtà quanti ne abbia letti in totale (ché insieme alla voglia di leggere ha latitato un po’ anche quella di aggiornare aNobii), ma so per certo quali sono stati i  libri più belli e quelli più brutti (perché, ribadiamolo da lettrice, che spende tempo e soldi per ogni libro che legge, ho tutto il diritto di dire se una lettura mi sia piaciuta o meno. E da blogger ancora di più).

Come ormai da tradizione, partirò proprio dalle letture più brutte dell’anno. 
Ovviamente, si tratta di un parere completamente soggettivo, legato a un gusto del tutto personale, con cui potete tranquillamente trovarvi in disaccordo (il bello della lettura è proprio questo… uno stesso libro che genera opinioni completamente e diametralmente opposte, in base a chi lo legge).

Il mio pinguino, triste perché questi libri non gli sono proprio piaciuti. (Nella foto ne manca uno)
Ed eccoli qua, i nove libri che avrei potuto tranquillamente evitare di leggere in questo 2016 senza perdere nulla:

FLORENCE GORDON di Brian Morton, edito da Sonzogno: aspettative enormi, enormissime, verso un personaggio che avrebbe potuto essere fenomenale e invece è stato ridotto a una mera macchietta.

CAFE’ JULIEN di Dawn Powell, edito da Fazi editore: altro problema di aspettative, autogenerate dal bel titolo e dalla bella copertina e completamente disattese. (Che noia, aggiungerei).

NESSUNO SCOMPARE DAVVERO di Catherine Lacey, edito da Sur: ho odiato la protagonista (e i suoi bufali interiori) fin dalla prima pagina e questa antipatia è durata per tutta la lettura, condizionandola inesorabilmente.

LA BATTAGLIA NAVALE di Marco Malvaldi, pubblicato da Sellerio: non immaginate quanto mi pianga il cuore a inserire un libro di Malvaldi in questa lista. Ma avevo aspettato così tanto una nuova storia dei vecchietti del BarLume, che trovarmi di fronte a questo, per me, è stata una vera fregatura.

TUMBAS. TOMBE DI POETI E PENSATORI di Cees Noteboom, uscito per Iperborea: immagino che il pellegrinaggio sulle tombe fatto da Cees Noteboom sia stato bellissimo, davvero. Ma leggere questo libro è un po' come quando qualcuno vuole a tutti i costi farti vedere le 1500 foto che ha scattato durante le sue vacanze: all'inizio rimani sveglio, poi dopo un po' ti chiedi semplicemente "perché?".

HARRY POTTER AND THE CURSED CHILD di J.K. Rowling, John Tiffany & Jack Thorne, pubblicato in Italia da Salani: sì, lo so che non era l’ottavo romanzo di Harry Potter. So che era il copione dell’opera teatrale e che leggere i copioni è sempre un po’ straniante. Però, che cavolo, un po’ di rispetto per tutti i fan di Harry Potter!

UN AMORE DI SALINGER di Frédéric Beigbeder, edito da Mondadori: ovvero lo scrittore più antipatico e autoreferenziale che io abbia mai letto. Almeno quest’anno.

KATHERINE di Rupert Thomson, pubblicato da NN: una lettura faticosissima, forse per un problema di distanza anagrafica con la protagonista. 

RICETTARIO AMOROSO DI UNA PASTICCIERA IN FUGA di Louise Miller, edito da Sonzogno: colpa mia, colpa mia… avrei dovuto immaginare che con un titolo così non si sarebbe trattato di un capolavoro. Ma mi sono fatta attirare da questa copertina bellissima (che trovo bellissima ancora oggi, nonostante tutto). Ben mi sta.

Tutto sommato, avrebbe potuto andare anche molto peggio. Anche perché il problema con la maggior parte di questi libri è legato più a una questione di mie aspettative che non di "bruttezza oggettiva" (checché se ne dica, esiste eccome) del romanzo. E poi, buona parte degli editori i cui libri si trovano in questa classifica di letture peggiori si troveranno anche in quella dei migliori, che uscirà nei prossimi giorni. 

E voi che mi dite? Quali sono state le vostre peggiori letture di questo 2016? 

sabato 24 dicembre 2016

Buon Natale a tutti!

L’anno scorso oggi, per farmi e farvi gli auguri di Natale, avevo scritto una bella letterina a Babbo Natale. Un po’ all'ultimo momento, in effetti, ma gli avevo chiesto solo cose non materiali, che avrebbe potuto portarmi in qualunque momento.

Quest’anno ero intenzionata a fare la stessa cosa, a scrivere di nuovo a Babbo Natale una bella lista di cose che vorrei. E ci ho anche provato, a mettermi lì e scrivergli qualcosa. Ma sono stata davanti a una pagina bianca per una buona mezz'ora senza riuscire a mettere giù nulla. A pensare e ripensare a cosa potrei volere quest’anno, in cui di cose ne sono cambiate tantissime. Ma niente, non mi è venuto in mente niente. 
E non è nemmeno così difficile capire perché.

© Kerry Meyer

Perché il regalo più grande e più bello che potesse portarmi me lo ha già portato, quest’anno.
In un modo improvviso, completamente inaspettato e travolgente. E sono belli, i regali che arrivano così e ti stravolgono completamente la vita. Soprattutto se insieme a essi ti viene dato anche il coraggio di riceverli, di affrontare tutte le difficoltà che bisogna superare per poterseli godere.
Eh sì, perché ci sono dei regali talmente tanto grandi, talmente tanto belli, che quando li scarti all'inizio destabilizzano un po', fanno quasi paura, perché non ti spieghi come qualcosa di così incredibile sia arrivata proprio a te, che nemmeno la stavi cercando.


Non ho mai voluto spiegare di preciso che cosa sia successo negli ultimi mesi nella mia vita. Un po’ perché qui ho parlato quasi sempre solo di libri, o comunque della mia vita in modo molto generico.
Un po’ perché ci sono cose che, semplicemente, non vanno spiegate. Si vivono e basta. Perché per te hanno un senso e per altri magari no. Perché tu le capisci e sai quanto siano giuste, quanto sia belle e debbano essere proprio così e altri invece no, e ci vedono solo lo sbagliato, solo il male. (E per queste persone, che cercano necessariamente un senso a cose come l'amore e, soprattutto, che vedono necessariamente solo il brutto, il male nelle cose belle, un po' mi dispiace, devo dire la verità).

Certo, se avessi potuto, avrei voluto risparmiare un po' di dolore. Avrei voluto evitare che questo regalo, così bello e così grande per me, facesse male ad altri. Anche se magari è durato poco ed è passato subito, è comunque qualcosa che avrei voluto non ci fosse. E questa forse è anche l’unica cosa che potrei chiedere a Babbo Natale quest’anno. Di far guarire in fretta, di far dimenticare e ricominciare chi da questo regalo è rimasto tagliato fuori (non per mettermi a posto io la coscienza, ma per loro, per aver la possibilità di cogliere anche loro tutti i regali che la vita inaspettatamente può mettere davanti ogni giorno).

Per il resto non saprei che altro chiedere. Magari un po’ di lavoro in più, quello sì, ma anche su questo aspetto qualcosa si sta piano piano muovendo. E anche un po’ di voglia in più di leggere, già che ci siamo, che negli ultimi mesi ha un po’ latitato e un po' mi manca (ma quando la vita prende il sopravvento, è normale che i libri vengano un po' messi da parte). Poi la serenità e la salute per le persone a cui voglio bene e tutte quelle altre cose che vorrei ci fossero ogni giorno di ogni anno, per tutti.

Ora come ora non mi serve nient’altro. Ho pure una gatta buffissima, che sta lì seduta in fondo al letto a fissarmi mentre scrivo questo post e ogni tanto muove la testolina un po’ perplessa. 

E, soprattutto, ho Luca.

© Elissabetta Decontardi

Spero che anche il vostro Natale sia così. Che tutto quello che più desiderate vi sia già arrivato e che ora possiate semplicemente stare lì, magari seduti davanti a un albero di Natale accesso o facendo la cosa che più vi piace fare, a godervelo.
E se non è ancora successo, succederà. Quando meno ve lo aspettate. Quando forse nemmeno lo state cercando. E sarà bellissimo.

Tantissimi auguri di Buon Natale a tutti voi!

mercoledì 21 dicembre 2016

Com’è andare per la prima volta a Più Libri Più Liberi

(Questo mio post è stato pubblicato su Ultima pagina il 13 dicembre 2016)

Si è conclusa domenica 11 dicembre la quindicesima edizione di Più Libri Più Liberi, la Fiera Nazionale della piccola e media editoria organizzata dal Gruppo Piccoli Editori dell’Associazione Italiana Editori, che si svolge al Palazzo dei Congressi del quartiere EUR, a Roma. Una fiera che, fin dalla sua nascita avvenuta nel 2002, è dedicata alle realtà indipendenti e che per questo motivo attira un pubblico di lettori interessato anche a un’editoria indiestream, e non solo a quella mainstream, che caratterizza invece le fiere più grandi dove sono presenti anche i maggiori gruppi editoriali italiani.
Ma com’è andare per la prima volta a Più Libri Più Liberi? Come per tutte le fiere di questo tipo, è possibile consultare il programma degli eventi e l’elenco degli espositori già qualche settimana prima, sul sito web, così da poter organizzare al meglio la visita in base agli incontri, ai propri interessi, ma anche alla voglia di girare in tutta tranquillità, evitando le giornate più affollate. Quest’anno la fiera, il cui tema è riassunto dall’hashtag #sonotuttestorie, si è svolta dal 7 all’11 Dicembre, a cavallo del ponte dell’Immacolata. Una scelta sicuramente meditata e consolidata negli anni, il cui scopo è portare più visitatori, che però, in realtà, rischia di creare l’effetto opposto: bisogna davvero essere appassionati di libri e di lettura, di scrittori e editori indipendenti, per decidere di trascorrere lì uno dei pochi ponti disponibili durante l’anno (oltre a non tener conto delle esigenze degli editori, costretti a lavorare in giorni di festa).

Una volta scelto il giorno e consultato il programma, si può finalmente entrare nel Palazzo dei Congressi e girovagare tra i vari stand. Non si fa molta coda, né alle casse né al momento dell’ingresso, a meno che non si decida di entrare proprio all’apertura dei cancelli. Gli stand sono tutti uguali a livello di struttura, a cambiare è solo la dimensione. E questa forse è una delle cose più belle delle fiere della piccola e media editoria in generale, e di Più Libri Più liberi in particolare: ovvero la possibilità offerta a ogni editore di avere la stessa visibilità di un altro, magari più grande e più conosciuto, senza che sia necessariamente la qualità estetica di uno stand, spesso determinata da fattori economici, ad attirare possibili acquirenti. Ogni editore ha poi ovviamente la possibilità di personalizzare il proprio spazio interno come preferisce, ma questa omologazione strutturale fa in modo che l’attenzione sia davvero focalizzata sui libri. La stessa accortezza andrebbe però usata anche nella selezione degli editori ospiti, perché la presenza di numerosi editori a pagamento o a doppio binario rischia di penalizzare l’immagine dell’intera fiera (problema di cui si discute da anni, che riguarda in realtà tutte le fiere del libro sul territorio nazionale e che l’AIE probabilmente prima o poi farebbe meglio ad affrontare).

Un’altra problematica è quella legata allo spazio espositivo nel suo complesso: gli editori presenti sono tanti e il modo in cui è suddivisa l’area del Palazzo dei Congressi, nei giorni di maggiore affluenza (il sabato, nell’edizione di quest’anno), rende spesso difficoltoso il muoversi tra una zona e l’altra. La situazione diventa ancor più difficoltosa al piano superiore, dove si trovano tutte le sale degli incontri, a eccezione del Caffè letterario, e gli stand di altri piccoli editori. Nel complesso, comunque, è sicuramente una fiera a misura d’uomo, in cui si passeggia volentieri ed è facile trovare gli editori e tutti i luoghi che si cercano. Mancano, però, luoghi di sosta e di ristoro pensati per un pubblico vasto: un’assenza, questa, che accorcia di molto la durata della permanenza dei visitatori all’interno della fiera – e di conseguenza le possibilità di vendita.

Il programma degli incontri, come si diceva, è abbastanza ridotto e si divide in quattro filoni precisi. Ci sono eventi di carattere prettamente professionale, concentrati nei giorni di minor affluenza di non addetti ai lavori, che forniscono uno sguardo in generale sul mercato del libro e dell’editoria indipendente, tra cui, ogni anno, l’analisi dei dati Nielsen sullo stato della lettura e delle vendite e, quest’anno, il confronto tra Chiara Valerio e Nicola Lagioia, responsabili rispettivamente di Tempo di Libri di Milano e del Salone Internazionale del Libro di Torino. C’è poi un ricco programma dedicato ai bambini, che hanno all’interno della fiera uno spazio interamente riservato, in cui possono partecipare a letture ad alta voce e laboratori, e poi le presentazioni organizzate dagli editori: alcune con grandi nomi che attraggono più pubblico, per esempio, quest’anno in chiusura c’è stato Andrea Camilleri, ma nei giorni precedenti anche Zerocalcare, Antonio Manzini, Vittorio Sgarbi, Enrico Mentana; altre con autori meno famosi, che hanno avuto, grazie a Più Libri Più Liberi, la possibilità di farsi conoscere. E questa visibilità, che riguarda gli autori ma soprattutto gli editori, è un’altra delle grandi forze delle fiere dell’editoria dedicate esclusivamente all’editoria indipendente: dare uno spazio e un’occasione per presentarsi e raggiungere i lettori a quelle case editrici che al di fuori delle fiere non sempre trovano il modo di farsi notare.

In effetti gli editori presenti sono stati davvero tanti. Alcuni un po’ più grandi e già conosciuti, grazie alla loro storia e ad alcuni colpi editoriali messi a segno negli ultimi anni (si pensi a minimum fax, ma anche a Sellerio, e/o o Iperborea); altri comparsi sul panorama letterario italiano solo negli ultimi anni ma già con una precisa identità (per esempio NN Editore e SUR), altri ancora molto piccoli, ma comunque con un target di lettori ben definito. Qui tutti trovano il loro spazio, a volte più visibile, a volte meno, in base alla posizione che occupano all’interno dell’area espositiva, e tutti hanno una loro voce.

E l’affluenza di pubblico in questi cinque giorni (cinquantamila presenze, secondo il comunicato stampa ufficiale di chiusura), così come negli anni passati, dimostra e conferma che sono in molti in Italia a voler ascoltare queste voci.

lunedì 19 dicembre 2016

Due favole per Natale: Il caso dell'oca di Natale di Arthur Conan Doyle e La volpe nella mangiatoia di P.L. Travers

Pur essendo da sempre una grande appassionata del Natale (di quelle persone che a metà novembre iniziano a scalpitare per accendere lucine, appendere palline, confezionare pacchetti e mangiare panettoni pieni di cioccolato, per intenderci), mi capita molto raramente in questo periodo di leggere libri a tema. Forse perché non ho una programmazione precisa delle mie letture, forse perché qualsiasi libro per me diventa natalizio quando lo si legge sul divano davanti all'albero di Natale acceso, forse per evitare un sovraccarico di spirito natalizio... in ogni caso, romanzi e racconti a tema non ne leggo quasi mai.
Quest'anno, però, ho fatto un'eccezione. Anzi, due. Perché di fronte a certi racconti e a certe bellissime collane, non riesco proprio a resistere.


Il primo racconto è Il caso dell'oca di Natale di Arthur Conan Doyle, pubblicato da Interlinea edizioni con la traduzione di Marina Vaggi, nella bellissima collana Nativitas. Una delle scoperte più belle di Più libri più liberi, aggiungerei: una collana tutta incentrata sul Natale, che raccoglie racconti, lettere, scritti di vario genere di autori italiani e stranieri del passato.
Il mio occhio è caduto subito sul buon vecchio Conan Doyle, perché mi piaceva l'idea di scoprire come passa il suo Natale Sherlock Holmes. 
E lo passa indagando, ovviamente. In questo caso, sul mistero di un'oca dentro al cui becco viene trovata una pietra azzurra di enorme valore, rubata qualche giorno prima alla contessa di Morcar in un lussuoso albergo londinese. Come ci è finita quella pietra preziosa dentro a un'oca? Dopo un po' di indagini, in compagnia del fidato Watson anche durante le feste, Sherlock Holmes risolverà ancora una volta il mistero.

Il secondo racconto è invece La volpe nella mangiatoia di Pamela Lyndon Travers, edito da Sellerio con la traduzione di Orietta Guaita e le belle illustrazioni di Thomas Bewick. In questo caso, ad attirarmi è stato il mio amore per Mary Poppins (che sotto Natale si amplifica sempre un po', in ricordo della tradizione mia e di mio fratello di guardare il film una volta l'anno, proprio in questi giorni) e il ricordo di quanto mi fosse piaciuta Zia Sass, la raccolta di racconti che Sellerio ha pubblicato proprio in questo periodo l'anno passato.
Qui ci troviamo di fronte a una favola natalizia vera e propria, ambientata durante la prima messa di Natale nella chiesa di Saint Paul, a Londra, dopo la fine della guerra. Protagonista è la volpe Reynard che, sebbene osteggiata da tutti gli altri animali, porta a Gesù bambino un dono esclusivo, che nessun altro animale della mangiatoia può portare.

Due favole, più tradizionale quella di P. L. Travers, in perfetto stile giallo (anche se senza omicidi) quella di Conan Doyle, che si leggono in una sera e che, complici le decorazioni, i pacchetti e le mille lucine sull'albero di Natale a far da sfondo alla lettura, riescono a trasmettere perfettamente lo spirito e la magia di questi giorni. Oltre a farti venire venire voglia di leggerne altre, tante, tante altre, di storie natalizie come queste. 


Titolo: Il caso dell'oca di Natale
Autore: Arthur Conan Doyle
Traduttore: Marina Vaggi
Pagine: 40
Editore: Interlinea
Prezzo di copertina: 6€
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Titolo: La volpe nella mangiatoia
Autore: Pamela Lyndon Travers
Traduttore: Orietta Guaita
Pagine: 100
Editore: Sellerio
Prezzo di copertina: 10€
Acquista su Amazon:

venerdì 16 dicembre 2016

PICCOLI CRIMINI CONIUGALI - Eric-Emmanuel Schmitt

GILLES: È contro natura amare per sempre, amare a lungo
LISA: Non è vero.
GILLES: Per fare in modo che duri bisogna accettare l'incertezza, bisogna avanzare in acque pericolose, avventurarsi là dove si procede solo con la fiducia, risposarsi galleggiando su onde contraddittorie, certe volte di dubbio, certe volte di fatica, certe volte di serenità, ma mantenendo sempre la rotta.


Leggo raramente le pièce teatrali. Non perché non mi piacciano (e Casa di bambola di Ibsen, ma anche Ricorda con rabbia di John Osborne, mi hanno fatto letteralmente impazzire), ma perché credo che si debba essere davvero bravi a scriverle per fare in modo che funziono anche lette e non solo messe in scena.

Puntavo Piccoli crimini coniugali di Eric-Emmanuel Schmitt, pubblicato in Italia da edizioni e/o con la traduzione di Alberto Bracci Testasecca, già da un bel po’, senza però mai riuscire a decidermi. Di questo autore francese ho letto, e amato immensamente, solo racconti, sebbene la sua produzione sia molto, ma molto più vasta e comprenda anche romanzi e, appunto, pièce teatrali. Forse avevo paura che cambiando genere, cambiasse anche il mio amore per lui (ché non tutti gli scrittori sono capaci di destreggiarsi tra un genere e l’altro sempre con lo stesso risultato). Poi, a Più Libri Più Liberi, questo libro mi è inaspettatamente giunto in regalo, permettendomi così di soddisfare la mia curiosità.

Piccoli crimini coniugali è il dialogo tra Gilles e Lisa, marito e moglie, che ritornano finalmente a casa, una sera, dopo che lui è stato ricoverato in ospedale dopo un incidente domestico, che gli ha fatto perdere la memoria. I due sono molto trattenuti, hanno perso quella famigliarità che tutte le coppie sposate hanno, o dovrebbero avere, e non sanno bene come comportarsi l’uno con l’altra. Forse perché quell'incidente ha scoperchiato qualcosa rimasto sopito da tanto tempo, dando il via, tra un colpo di scena e l’altro, a una resa dei conti sulla vita di coppia e sull’amore in generale.

Ogni volta che mi capita di leggere un libro di Eric-Emmanuel Schmitt in cui parla d’amore, mi stupisco ogni volta del modo in cui riesce ad arrivare così in profondità e portarne alla luce tutti i segreti, le cose non dette, belle o brutte che siano. Lo avevo già notato in L'amore invisibile, ma anche in buona parte dei racconti che compongono La sognatrice di Ostenda. Qui, in Piccoli crimini coniugali, porta l’amore e la vita di coppia al suo estremo, in una commedia nera che sembra anche uno scontro, una resa dei conti finale, in cui si scontrano un uomo e una donna, ma anche due idee diverse d’amore. Che forse possono convergere, o forse no.

LISA: Tu non ti scoraggi mai?
GILLES: Altroché.
LISA: E allora?
GILLES: Ti guardo e mi chiedo se malgrado i miei dubbi, i miei sospetti, le mie inquietudini e la mia stanchezza ho davvero voglia di perderti. E la risposta mi viene sempre. Sempre la stessa. E insieme a lei mi viene il coraggio. Amare è irrazionale, è una fantasia che non appartiene alla nostra epoca, non si giustifica, non è pratico, la sua unica giustificazione è che c'è.

E quindi sì, Eric-Emmanuel Schmitt sa scrivere pièce teatrali che funzionano anche solo lette (sebbene la voglia di vedere questa opera messa in scena adesso è davvero tanta), e mi conferma di essere uno di quegli autori di cui leggerei probabilmente anche la lista della spesa, trovandola bellissima e geniale. 
Ora non mi resta che provare un suo romanzo, ma ho come l’impressione che nemmeno in quel caso mi deluderà.


TITOLO: Piccoli crimini coniugali
AUTORE: Eric-Emmanuel Schmitt
TRADUTTORE: Alberto Bracci Testasecca
PAGINE:145
EDITORE: edizioni e/o
ANNO: 2004

mercoledì 14 dicembre 2016

IL TESORO DEL SIGNOR ISAKOWITZ - Danny Wattin

È una bella sensazione. Che noi insieme, tre uomini in un'automobile, stiamo viaggiando a ritroso verso le nostre origini, in un tentativo di riprenderci quello che è nostro. Effettivamente è proprio una splendida giornata per cominciare un viaggio.


Mi capita molto spesso di acquistare libri di cui non ho mai sentito parlare perché attratta da una bella copertina. Poi leggo anche la trama e la biografia dell’autore, ovviamente, per capire se davvero quel libro possa fare per me. Però, ecco, una copertina che mi piace svolge sicuramente un ruolo fondamentale negli acquisti fatti d’impulso.

Il tesoro del signor Isakowitz di Danny Wattin, pubblicato in Italia da Bompiani con la traduzione di Carmen Giorgietti Cima, è arrivato tra le mie mani così. Non ne avevo mai sentito parlare, ma l’ho visto lì, su uno scaffale del Libraccio, con quella sua buffa copertina azzurra piena di disegnini, e l’ho preso in mano. Poi vicino a me è arrivato il mio compagno, che l’ha visto tra le mie mani e mi ha detto “sì, l’ho notato anche io prima, e ho proprio pensato che questo fosse un libro per te”.

Questo romanzo è la storia di un viaggio, quello compiuto da Leo, suo padre Danny e suo nonno, verso la Polonia, alla ricerca del tesoro che, secondo una leggenda di famiglia, il bisnonno di Leo avrebbe sotterrato prima dell’invasione nazista. Sono passati tanti anni da allora, ma Danny decide di assecondare il figlio e di partire all’avventura insieme a lui e al padre, alla ricerca delle proprie radici, sradicate dalla persecuzione degli ebrei e ancora oggi non del tutto ritrovate.
Questo buffo viaggio in auto, ricco di scontri generazionali sul cibo e sulle nuove tecnologie, ma anche sulla visione generale del mondo, diventa un pretesto per fare un altro viaggio, questa volta nel passato e nella storia della famiglia Isakowitz: è così che si scopre come la famiglia abbia vissuto gli anni della guerra e delle persecuzioni, come le abbia affrontate, cosa abbia perso e quali ricordi abbia lasciato.

Sì, Il tesoro del signor Isakowitz di Danny Wattin è effettivamente un libro per me. Perché mi piace quando il presente diventa un’occasione per raccontare il passato; mi piace quando si parte in cerca delle proprie radici e si riesce a trovare anche il proprio presente. E mi piacciono, tantissimo, i libri che parlano di famiglie, delle dinamiche e dei rapporti che le uniscono, di come caratteri diversi possano scontrarsi, ma anche di come le differenze generazionali a un certo punto spariscano, quando ci si vuole bene (e poi, diciamocelo, il padre di Danny è fenomenale).

Probabilmente questo libro di Danny Wattin è rivolto principalmente a lettori più giovani, per la delicatezza con cui vengono raccontate le vicende terribili delle persecuzioni e delle deportazioni, per il modo che l’autore ha di esporre i fatti e di descrivere i buffi siparietti tra nonno, padre e nipote. Ma è un libro anche per adulti (come in realtà lo sono quasi tutti i libri per ragazzi), che amano le storie di famiglia e che credono che il passato non debba mai essere dimenticato.

E poi ve l'ho detto che secondo me ha una copertina bellissima?

Titolo: Il tesoro del signor Isakowitz
Autore: Danny Wattin
Traduttore: Carmen Giorgetti Cima
Pagine: 234
Editore: Bompiani
Prezzo di copertina: 18€
Acquista su Amazon:

lunedì 5 dicembre 2016

LA DANZA DELLE FALENE - Poppy Adams



Ho sempre avuto una certa passione per le saghe famigliari. Mi piacciono quei libri che raccontano le storie, i rapporti, i segreti, le evoluzioni che nascono all’interno di un nucleo famigliare e segnano l’esistenza di chi le vive. Forse perché sono, sostanzialmente, una persona curiosa, forse perché sono convinta che in ogni famiglia, in ogni casa, ci sia una storia da raccontare. Mi piacciono quelle saghe famigliari che partono da lontano e ripercorrono le vite di molte persone, ma anche quelle che si concentrano solo su una generazione.

La danza delle falene di Poppy Adams, pubblicato in Italia prima da Neri Pozza e poi da BEAT edizioni con la traduzione di Massimo Ortelio, rientra in quest’ultima categoria. Un padre, una madre e due figlie, Ginny e Vivian.
Il racconto inizia con le due sorelle ormai anziane. Ginny non ha mai lasciato la casa in cui è nata e ha vissuto, portando avanti per tutta la vita il lavoro di lepidotterista ereditato dal padre Clive, e ora vive in un mondo fatto di abitudini e routine che non vuole sia turbato da nessuno. Ma sua sorella Vivian, dopo più di quarant'anni d’assenza, ha deciso di tornare, per vivere gli ultimi anni della sua vita con la sorella. Dall’arrivo di Vivian a casa, una marea di ricordi sopiti e a volte distorti si fa largo nella mente di Ginny, che si ritrova a ripercorrere tutto il passato della sua famiglia: da quella volta in cui Vivian è caduta da una torre ed è sopravvissuta per miracolo, ai ricordi della loro infanzia e adolescenza, fino alla morte della madre prima e del padre poi, avvenuta molti anni dopo. Eppure Ginny è turbata da qualcosa, qualcosa che la presenza di sua sorella non fa che alimentare. Verità, segreti e risentimenti del passato vengono a galla e l’anziana donna sa che esiste solo un modo per farli tacere.

Quando sono arrivata alla fine di La danza delle falene per qualche minuto sono rimasta semplicemente senza parole. Un finale che non mi aspettavo e che ha esplicitato al meglio quello strano senso di inquietudine che mi ha accompagnata durante tutta la lettura e mi ha tenuta incollata alle pagine.
Era da tempo che non mi capitava di provare questa sensazione, leggendo. Ed era da tempo che non trovavo un personaggio così ben caratterizzato come quello di Ginny, che in parte fa una tenerezza infinita, per la sua ingenuità, in parte inquieta tantissimo, proprio per lo stesso motivo. E quindi tu ti ritrovi a leggere e non capire del tutto quale sia la ragione, quale sia la verità. Che cosa effettivamente sia successo.

È un libro bello, questo di Poppy Adams. Un libro che coinvolge (anche se alcune delle parti sulle falene e gli insetti sono un pochino noiose), appassiona e tiene ben desta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina. Assolutamente da leggere.


Titolo: La danza delle falene
Autore: Poppy Adams
Traduttore: Massimo Ortelio
Pagine: 294
Editore: BEAT
Prezzo di copertina: 9€
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sabato 3 dicembre 2016

La mia prima volta a Più Libri Più Liberi: gli incontri a cui vorrei partecipare

Ebbene sì, quest'anno andrò anche io, per la prima volta, a Più Libri Più Liberi, la fiera nazionale della Piccola e Media editoria che si tiene a Roma, al Palazzo dei Congressi dell'Eur, da mercoledì 7 a domenica 11 dicembre.



Inutile dire che non vedo proprio l'ora. Sono anni che cerco di organizzarmi per andare e anni che, per un motivo o per l'altro, alla fine non ci sono mai riuscita. Ci voleva Luca, che sarà là per lavoro tutti e cinque i giorni allo stand di NN editore, a darmi finalmente la spinta giusta per andarci. E quindi mi troverete a gironzolare per gli stand e a seguire incontri e conferenze dal mercoledì alla domenica (con qualche pausa di tanto in tanto per fare un giretto a Roma, ché sotto Natale è ancora più bella).

Ho dato un'occhiata al programma, non così vasto eppure non così semplice da consultare (mettete gli eventi in ordine d'orario, porca miseria!) e sono riuscita a segnare alcuni degli incontri che più mi interessano e che vi segnalo qui.

MERCOLEDÌ 7
ore 14
L’andamento del mercato 2016 alla vigilia del Natale e la piccola editoria. Da un’editoria mainstream a una indistream? - Sala Aldus Room

ore 15
Tempo di libri. Fiera dell’editoria italiana (19-23 aprile 2017) - Sala Rubino

ore 17
Longform: i libri tutto l’anno - Caffè letterario

GIOVEDÌ 8
ore 13
Come è cambiata la piccola editoria negli ultimi 10 anni. Editori allo specchio - Sala Aldus Room

ore 15
Una perfetta geometria. Presentazione del romanzo di Giorgio Serafini Prosperi - Sala Turchese

ore 16
“7-7-2007” e “La fabbrica di stelle”. Presentazione dei romanzi di Antonio Manzini e di Gaetano Savatteri - Sala Diamante

ore 18
Più Gorilla Più Sapiens Reading - Caffè letterario

VENERDÌ 9
ore 13
Arrivare ai non lettori (tra letti di notte, giri d’Italia e librerie) - Sala Turchese

ore 16
Americana. Presentazione del libro di Luca Briasco - Sala Turchese

ore 16.30
Fantastic Mr. Dahl - Spazio ragazzi

 ore 18
A che servono i Saloni del Libro - Sala Diamante

SABATO 10
ore  13
Overlove. Presentazione del libro di Alessandra Minervini - Sala Corallo

ore 16
Warlock. Presentazione del libro di Oakley Hall - Sala Turchese

DOMENICA 11
ore 16
Un solo paradiso. Presentazione del libro di Giorgio Fontana - Sala Rubino

ore 19
Tre maestri (involontari): Cortázar e altri sudamericani militanti - Sala Turchese


Sicuramente ci sono molti altri incontri e presentazioni interessanti, ma queste sono quelli che più interessano a me e a cui farò di tutto per partecipare (anche se in alcuni casi è richiesto il dono dell'ubiquità oppure una giratempo).

E quindi, niente, per chi non ci sarà, cercherò di raccontare sulla pagina Facebook e su Twitter l'aria di questa fiera e gli eventi a cui parteciperò. Per chi invece sarà presente uno di quei cinque giorni e vuole fare due chiacchiere, mi potrà riconoscere dalla solita borsa rampante (o trovarmi spesso allo stand NN). Se no, ci si può anche vedere per un caffè o una bella amatriciana in centro (che Roma sotto Natale è bellissima l'ho già detto, sì?).