giovedì 31 marzo 2011

ARRIVEDERCI PICCOLE DONNE- Marcela Serrano

Sono cugine ma si sentono sorelle, sono clonate dalle eroine di "Piccole donne": Nieves, Ada, Luz e Lola. I loro genitori hanno dilapidato la fortuna ereditata dall'antenato José Joaquín Martínez. Quando erano bambine si riunivano con Oliviero, il fratellastro di Luz, nella proprietà familiare gestita dalla zia che manteneva l'oziosa parentela. Poi, il colpo di stato dell'11 settembre 1973, l'arresto di Oliviero e l'esilio di Ada a Londra, innamorata di Oliviero e rivale di Lola. Quando inizia il romanzo, nel 2002, la famiglia è sparsa per il mondo e le cugine sono in attesa di rincontrarsi. Una saga ricca di sottigliezze psicologiche femminili e accenti epocali: il Cile degli anni Settanta, Londra, Parigi, l'attentato alle Torri Gemelle.


Da bambina, era raro che leggessi i libri che mi venivano consigliati. Soprattutto se si trattava di libri per ragazze. Ho provato una volta con Pollyanna e l'ho semplicemente odiato. Quindi non mi sono mai nemmeno avvicinata a "Piccole Donne". Avevo visto solo qualche trasposizione cinematografica, senza che comunque mi entusiasmassero troppo. Insomma, ragazze che credono di essere ribelli ed emancipate ma che in realtà vivono di preconcetti e di false ribellioni(non me ne vogliano gli amanti di Piccole Donne, è ovviamente un'opinione del tutto soggettiva). Per cui ho preso tra le mani questo romanzo della Serrano con un po' di titubanza, perchè la maggior parte dei commenti che ho letto parlavano di sto romanzo come di un moderno Piccole Donne. Ed effettivamente qualche rimando c'è: 4 cugine (non sorelle stavolta) con sogni e aspirazioni diverse e con rivalità e contrasti che si trascinano per anni. C'è l'uomo conteso, c'è la più debole fisicamente, c'è la ribelle, proprio come le quattro sorelle della Alcott.
Per fortuna, c'è anche molto di più. C'è una terra, il Cile, che fa da sfondo a tutta la vicenda e che in qualche modo condiziona la vita di tutte e quattro le donne. Ci sono contrasti forti e malcelati, che generano odio e dolore. Ci sono quattro vite tutt'altro che perfette, che si scontrano con la realtà del mondo moderno, con questo ricorrere di 11 settembre che in qualche modo condiziona la vita di tutte (1973, 2000, 2001).

Mi è piaciuto molto questo romanzo. Sarà che tendo ad amare quasi tutti i libri ambientati in Sud America. Sarà che non sono stata obbligata a immedesimarmi in nessuna delle protagoniste (un obbligo quasi morale se si legge Piccole Donne da bambine). Sarà che ho trovato tante piccole frasi e idee che mi sono rimaste impresse e a cui ripenserò spesso.
Insomma, leggetelo. (Sia che siate dei fan della Alcott, sia se odiavate quelle quattro ragazzine)

Nota alla traduzione: non lo so, la scelta di lasciare delle frasi in inglese mi ha lasciata un po' perplessa. Forse da rivedere.

"Senza dubbio doveva essere amore, sì, anche se ammise tra se che poteva essere anche quel muscolo della gamba che saliva sopra il ginocchio e arrivava fino all'inguine, e invece no, era proprio amore"

"Prima, per assicurarmi di essere dalla parte giusta, mi basavo sulle opinioni di Fidel. Adesso seguo Bono degli U2"

"La grande differenza tra lei e Lola stava nel fatto che per Lola i romanzi servivano soltanto ad evadere, mentre Ada li lasciava entrare a pieno diritto nella sua esistenza."


mercoledì 23 marzo 2011

CI SONO BAMBINI A ZIG ZAG- David Grossman

Per i suoi 13 anni, a Nono viene offerto un viaggio in treno da Gerusalemme ad Haifa. A organizzarlo sono il padre, un celebre detective, e la sua compagna. Ma il viaggio si trasforma in una serie di imprevisti e avventure orchestrate da clown, mangiatori di fuoco, e dall'elegantissimo Felix, un ladro internazionale che rapisce Nono e, su una favolosa Bugatti, lo porta a conoscere la grande diva Lola. Perché quei due mostrano di sapere tante cose su sua madre? Nono ne è ovviamente affascinato e li seguirà in altre fantastiche avventure prima di scoprire che si tratta dei nonni che non ha mai conosciuto. Da loro verrà finalmente a sapere la vera storia dei suoi genitori.

Adoro Grossman. Ho difficoltà a dire qualunque altra cosa al momento. L'ho chiuso da pochi minuti e pensavo di riuscire a scrivere un commento con ancora addosso l'entusiasmo della lettura. E' un libro bellissimo, pensato per bambini ma che anche gli adulti devono assolutamente leggere. La prima parte è effettivamente molto "spensierata", una specie di gioco tra questo ladro gentiluomo e questo bambino, Nono, un bambino un po' particolare, nè dritto nè quadrato, un bambino a zig zag rimasto orfano di madre quando ancora neonato e cresciuto con un padre che non ha mai voluto rivelargli niente del passato. Poi su un treno incontra Felix, che lo coinvolgerà in un'avventura straordinaria, fatta di treni dirottati, Bugatti e maggioloni, attrici famose e missioni speciali. Un'avventura che altro non è che un viaggio alla scoperta di sè stesso e di quel passato che suo padre tanto ha cercato di nascondergli. Un passato a volte difficile da accettare, specialmente per un bambino, ma la cui scoperta gli permette di accettare maggiormente sè stesso e tutta la sua vita passata.
Un libro semplicemente stupendo, forse un po' troppo per bambini all'inizio e un po' troppo per adulti alla fine. Ma va assolutamente letto.

Dopo Qualcuno con cui correre, Grossman si conferma, almeno per me, un grandissimo autore. E ora dovrò trattenermi dall'iniziare subito un altro suo romanzo. Ma se invece voi non ne avete mai letti, beh, sarebbe ora che iniziaste!

Nota alla traduzione: ben fatta!

Era uno di quei momenti che non si possono misurare con l'orologio , ma solo con i battiti del cuore.

"Sogna, non avere ritegno, chiedi tutto, tutto il possibile e l'impossibile. Bisogna osare"

Perché non c'è un muro di cinta intorno al mondo, in modo che la gente non cada?

A volte la verità sembra proprio una bugia

"Che ne dici, eh... Gabi? Se non hai niente da fare la prossima settimana, potresti sposarmi"

venerdì 18 marzo 2011

IL PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONE- Clara Sánchez

Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora molto caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c'è nessuno, e l'aria è pervasa da un intenso profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. È confusa e si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgo nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell'inferno. Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora, dietro il loro sguardo pacifico, covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julian, scampato al campo di concentramento di Mathausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Ora, forse, può smascherarli e Sandra è l'unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi. Adesso Sandra l'ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché ciò che è successo non cada nell'oblio.


"Il Profumo delle Foglie di Limone" viene presentato come un vero e proprio caso editoriale, con molte edizioni e ristampe in pochi giorni. E dalla trama non è difficile capire perché: un anziano ebreo, sopravvissuto al campo di concentramento di Mathausen, giunge in Spagna dopo aver scoperto che lì risiedono Friedrik e Karin, due criminali nazisti ormai anziani, artefici delle sofferenze sue e di molti altri. Nella sua volontà di vendetta incontra Sandra, una giovane donna incinta lì in vacanza che si ritrova suo malgrado prigioniera nella villa di questi due anziani all'inizio insospettabili. Dalle indagini di Julian e di Sandra verrà fuori l'esistenza di una vera e propria confraternita che raccoglie molti vecchi criminali nazisti.

Wow! Direte voi! Ed è effettivamente quello che subito ho pensato anche io. Ma la storia stenta a decollare. Non succede assolutamente niente, o almeno nulla di quello che un'idea di partenza così ben pensata lascerebbe presagire. Non si arriva mai a un momento di vera tensione, nè la vita di Sandra risulta mai essere effettivamente in pericolo. E anche l'unico piccolo colpo di scena è prevedibile fin dall'inizio.
Insomma, a mio avviso l'autrice ha sprecato l'occasione di scrivere un vero capolavoro.

Nota alla traduzione: ma come ha fatto il titolo originale, "Lo que esconde tu nombre" (quel che nasconde il tuo nome), a diventare "Il profumo delle foglie di limone"?

lunedì 14 marzo 2011

SOSTIENE PEREIRA- Antonio Tabucchi

Lisbona, un fatidico agosto del 1938, la solitudine, il sogno, la coscienza di vivere e di scegliere, dentro la Storia. Un grande romanzo civile.


Ho aspettato troppo tempo a leggere questo libro. Era lì che mi aspettava sulla mensola da anni senza che mi venisse mai voglia di leggerlo. Forse perché non sapevo bene di che cosa parlasse (e mi vergogno parecchio ad ammetterlo), o forse perché per tutti questi anni non è mai stato il momento. Poi una mia amica, dopo avermi visto in preda all'ansia da "non so cosa leggere", mi ha detto di provare. Anche lei era stata reticente per anni e poi lo ha adorato. E allora mi sono convinta.

Questo libro è semplicemente un capolavoro. Non si può dire molto altro. Un romanzo storico e civile, che affronta l'inizio di uno dei periodi forse più brutti della storia del mondo. Lo fa a Lisbona nel 1938, dove le notizie sulla Guerra Civile Spagnola e sul trattamento di chi si schierava con i repubblicani venivano ignorati e censurati da radio e giornali, e le poche informazioni arrivavano tramite passaparola. Sarà Pereira, un giornalista di mezza età, vedovo e di salute cagionevole, che si occupa della pagina culturale di un giornale non politicamente schierato, a iniziare a prendere coscienza e far prendere coscienza a tutti di quel che sta succedendo. Per farlo, ha bisogno di conoscere un repubblicano, che entra casualmente nella sua vita e al quale senza un motivo apparente si affezionerà. Perché a poco a poco ne capirà i valori e gli ideali. E a poco a poco capirà che non può far finta di niente, che come giornalista ha il dovere di raccontare e di informare. Anche a costo di essere il solo a farlo, anche a costo della sua stessa vita.

Ero quasi in lacrime nel capitolo finale. Un capitolo che ti fa capire quanto siano importanti le parole, quanto siano più forti di qualsiasi colpo di pistola e di qualsiasi tentativo di censura.
Allora come oggi.
Molto bello anche lo stile, con questo "Pereira sostiene di" che ricorre in tutto il libro. Un po' irritante forse all'inizio, ma assolutamente geniale con lo scorrere delle pagine.

Se ce lo avete lì da un bel po', non aspettate ancora troppo a leggerlo. Perché poi vi sentirete un po' stupidi e un po' in colpa per averlo ignorato per così tanto tempo.

"Le ragioni del cuore sono le più importanti, bisogna sempre seguire le ragioni del cuore, questo i dieci comandamenti non lo dicono, ma glielo dico io, comunque bisogna stare con gli occhi aperti nonostante tutto, cuore, sì, sono d'accordo, ma anche occhi bene aperti"

"La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro"

venerdì 11 marzo 2011

IL GRANDE LIBRO DEI PEANUTS.Tutte le strisce degli anni '50- C.M. Schulz

Alla fine, l'inizio. Si chiude con le strisce degli anni '50 la raccolta cronologica dell'opera omnia di Schulz. Il lettore vedrà i primi passi del buon vecchio Charlie Brown, quando ancora non era tanto complessato, ma già si poneva qualche problema esistenziale: alla domanda se gli sarebbe piaciuto essere Abramo Lincoln rispondeva che aveva già abbastanza fastidi a essere un Charlie Brown. Vedrà Snoopy quando era solo un cucciolo abbaiante e ancora non intravedeva la sua poliedricità, i mille ruoli per evadere con l'immaginazione dalla sua natura canina. Incontrerà per la prima e unica volta la ragazzina dai capelli rossi per la quale Charlie Brown ha sospirato per cinquant'anni e personaggi che con il tempo spariranno: Violet, Patty, Frida, Shermy.


Solitamente, quando passa un po' di tempo tra un post e l'altro su questo blog, è perché o non ho voglia di leggere (vedi recensione de La Lettrice), o sto leggendo un libro noioso che non mi prende, o perché mi sto dedicando alla lettura di qualche fumetto. In questo caso sono vere entrambe le ultime due ipotesi. Sto faticando dietro a un libro, che non ho mai voglia di leggere. Al punto che ho deciso di tirare giù dalla mensola il mio libro di tutte le strisce dei Peanuts degli anni '50 e rileggerle.
Amo molto i Peanuts, al punto da averci fatto anche la tesi di laurea specialistica all'Università. Amo il modo che questi bambini hanno di vedere e affrontare le grandi questioni della vita. Amo la loro spontaneità e la loro franchezza. Amo come riescono a incarnare, nei vari personaggi, tutte le insicurezze e le paure delle persone di questo mondo. Leggo strisce di Peanuts quasi quotidianamente da quando avevo 13 anni e insieme a loro sono cresciuta e ho affrontato le vicende che la vita mi ha messo davanti. C'è una striscia di Peanuts per ogni occasione e per ogni stato d'animo. Per quando ci sentiamo un po' Charlie Brown, isolati e odiati da tutti nonostante il nostro grande cuore. Per quando ci sentiamo Lucy (la mia preferita), innamorati non corrisposti, bisbetici e capricciosi, troppo diretti e onesti, ma in fondo in fondo adorabili. Per quando ci sentiamo Linus, dotati di una grande sicurezza che vacilla quando veniamo privati della nostra coperta. Per quando siamo Piperita Patty e Marcie, sportiva una e secchiona l'altra. Per quando siamo Woodstock o Sally.
E poi, beh, poi c'è lui, c'è Snoopy... il beagle che tutti vorremmo avere.
Insomma è impossibile non amare i Peanuts e non rimanere sbalorditi dalla genialità del loro autore, Schulz, che per cinquant'anni ogni giorno ha inventato una striscia per i lettori di tutto il mondo, fino a che non ha avuto più le forze per farlo.

Questo volume raccoglie tutte le strisce degli anni '50. E fa molta impressione vedere i personaggi ai loro inizi: un Charlie Brown meno insicuro nei primi anni, che a poco a poco ha svilupp
ato molte delle sue attuali caratteristiche. Uno Schroeder appena nato, quando per la prima volta inizia a suonare il suo piano giocattolo. Lucy da piccola piccola, fiera di ottenere ogni anno il premio "piantagrane n. 1". E poi ancora l'arrivo di Linus e l'inizio del suo amore per la coperta. E ancora l'arrivo di Sally e la presenza di personaggi come Patty, Violet e Shermy destinati negli anni a scomparire.
Il più impressionante di tutti è Snoopy, che nei primi anni è "solo" un cane. Cammina a quattro zampe, non parla e non lascia presagire nessuna delle caratteristiche che svilupperà con il tempo. Inizierà a diventare lo Snoopy che tutti conosciamo solo quando si alzerà in piedi ed esprimerà le sue emozioni.
Ma sono belli anche così i Peanuts, anche così acerbi e immaturi, perché la loro genialità è già presente fin da quella striscia del 2 ottobre 1950.
Leggeteli, assolutamente!

Nota alla traduzione: ok, qui dovrei copiare e incollare la mia tesi di laurea, ma non credo che abbiate voglia di leggervi 140 pagine... Qualche nota indispensabile, che però smorza l'ironia delle strisce, qualche adattamento discutibile ma forse dovuto. In lingua originale sono tutta un'altra cosa. Ma meritano un sacco anche così.



PS: come sempre, cliccate sulle immagini per vederle ingrandite


mercoledì 2 marzo 2011

LA LETTRICE- Annie Francois

Un piccolo libro per chi ama i libri, per chi, prima ancora del contenuto, ama l'oggetto in sé. Annie Francois analizza tutti i possibili piaceri - da quello tattile a quello olfattivo - nonché gli aspetti - la grana della carta, la copertina, il risvolto - legati al libro. Conosce, e alimenta, le manie del lettore "bulimico": il timore di sciuparlo, di prestarlo, di rovinarlo se preso in prestito; il rito lacerante della scelta dei libri da portare in vacanza, il dramma di doverne buttare alcuni per questioni di spazio. Scopriamo allora che altri, maneggiando e leggendo un libro, vivono emozioni simili alle nostre, che essere lettori ci dà un senso di appartenenza, ci fa sentire meno soli al mondo.


Vi siete mai fermati un attimo a pensare a tutte le "manie" e le abitudini che avete quando leggete un libro? Io ad esempio odio fare le orecchie nell'angolo, scrivere appunti o sottolineare le pagine. Leggo praticamente ovunque. Non riesco a partire per le vacanze senza uno o due (o tre o quattro, in base a dove vado e a quanto è lunga la vacanza) libri in valigia. Amo consigliare e regalare o prestare libri che ho amato molto (che soddisfazione quando ti dico "che bello il libro che mi ha prestato/consigliato/regalato). Non ho grossi problemi a prendere a prestito libri, da amici o in biblioteca, anche se capita spesso che poi dopo un po', approfittando di qualche sconto, compri un libro che ho amato molto per poterlo avere e rileggere quando mi va.
Annie Francoise in questo piccolo libretto, che tutti gli amanti della lettura dovrebbero leggere, ci racconta le sue manie letterarie. E devo ammettere che in alcune è facile e bello riconoscersi. Ho anche io ad esempio come l'autrice una sorta di passione per i dizionari (vorrei comprarne di continuo). Anche io, come lei, ho problemi di spazio e al momento inizio ad avere libri impilati su altri perché ho esaurito le mensole. Anche io, come ci racconta nel capitolo "Nevrastenia", capisco quanto sono depressa da quanta voglia ho di leggere: se sto male male male, nemmeno un libro ha la capacità di ritirarmi su (forse qualche fumetto). E anche io, come lei, mi riconoscono in quasi tutti i sintomi de la "Patologia Generale del Lettore": mal di schiena per aver letto nelle posizioni più strane, sordità quando sono immersa in un libro (di solito poi mi interrompe la puzza di bruciato o mia mamma che urla), insonnia e occhiaie se sto leggendo qualcosa da cui è impossibile staccarsi, sbalzi emotivi tipici delle sindrmi pre-mestruali e/o della menopausa anche se non sono in nessuna delle due fasi... Potrei andare avanti ore... E sono sicura che molti lettori di questo blog provino esattamente le stesse cose.

Leggetelo, e se anche aveste avuto qualche dubbio di essere soli, ora saprete che quando si ha tra le mani un libro non si è mai da soli.

Nota alla traduzione: qualche nota necessaria, in quanto presenti diversi riferimenti culturali alla Francia. Ma non disturbano troppo.

Per un lettore, anche modesto, il disamore alla lettura costituisce un sintomo: "Non ho nemmeno più voglia di leggere" significa che si è toccato il fondo della depressione, della stanchezza, del dolore.

Perché, di fronte alla lettura, non soltanto i cittadini non sono uguali, uomini e donne non più divisi, ma l'individuo stesso non reagisce in modo identico. Il libro può essere saporito o indigesto, il lettore sazio o affamato. Il suo appetito varia in funzione del suo temperamento, ma anche delle stagioni, delle circostanze, dei luoghi, della compagnia, della pace, del rumore, della carenza, dell'abbondanza, dell'amore, dell'odio. Egli segue i moti dell'umore e del cuore, le fluttuazioni del morale e del fisico.