sabato 18 aprile 2015

UNA FAMIGLIA AMERICANA - Joyce Carol Oates

Quando decidi di leggere un romanzo di Joyce Carol Oates, sai già che sarà una lettura che ti farà arrabbiare. Incazzare, anzi, che arrabbiare non è abbastanza forte per descrivere la sensazione che le storie che questa scrittrice racconta fanno nascere in chi le legge.

Probabilmente vi avevo già detto qualcosa di simile quando vi ho parlato di Sorella, mio unico amore (e altrettanto probabilmente vi dirò la stessa cosa in futuro, quando leggerò qualcos'altro). Perché la Oates scrive così. Vuole provocare nel lettore proprio quest'effetto. E sta al lettore capire se è abbastanza corazzato per accettare quello che leggerà.

La famiglia americana del titolo è la famiglia Mulvaney, anche se potrebbe essere qualunque altra famiglia degli anni 60 e 70 dello stato di New York. Una moglie, Corinne, molto religiosa e sempre vivace e allegra. Un marito piccolo imprenditore che con il suo lavoro mantiene la famiglia e che brama di far parte del club esclusivo dei ricchi del suo paese. Quattro figli perfetti, tre maschi e una bellissima e dolcissima ragazza adolescente, Marianne. Più tutta una serie di animali intelligentissimi, che completano il quadretto. Una famiglia benedetta da Dio, potrebbe definirla senza problemi la madre. Una famiglia felice e perfetta. Ma un giorno succede qualcosa di terribile, proprio alla bella e candida Marianne. Qualcuno le fa del male e la famiglia, anziché stringersi su di lei, a poco a poco si infrange e si spezza. L'idillio non era poi così reale, allora. Da quel momento, tutta la famiglia si ritrova in balia di qualcosa che non riesce a spiegarsi, che non riesce a gestire  e che segnerà tutti irrimediabilmente.

Si prova tanta rabbia, leggendo. Sia prima del terribile episodio, nel vedere questa famiglia che si crede perfetta, a causa soprattutto dell'educazione della madre, che giustifica sempre tutto con il volere di Dio; e sia, ovviamente, dopo, quando viene fuori quell'ipocrisia che purtroppo si trovava e ancora oggi si trova spesso in certe persone e in certe famiglie incapaci di essere se stesse. 
Joyce Carol Oates scrive incredibilmente bene. Mettendo in evidenza i giusti dettagli, le giuste emozioni, le giuste situazioni, che all'apparenza sembrano magari banali e inutili ma che servono a caratterizzare alla perfezione ognuno dei protagonisti.

Devo ammettere però che il finale non mi ha convinta del tutto. È troppo piatto, troppo poco duro, rispetto al resto del libro. Ogni membro della famiglia ha ritrovato se stesso, certo. Ma il grande dolore che è stato provocato da alcuni dei suoi membri è rimasto in qualche modo impunito. Non posso dirvi più di tanto, o rischierei di fare spoiler. Però, ecco, credo che il non poter essere a pieno se stessi non possa giustificare il fare male agli altri, soprattutto se gli altri dipendono da te. 

Per cui Una famiglia americana mi è piaciuto ma mi sarei aspettata, alla luce anche di quel che so che è in grado di fare Joyce Carol Oates, qualcosa di più. Forse non volevo il lieto fine, se così si può definire quello che si ritrova qui. O almeno non per tutti, per quanto sia davvero brutto ammetterlo pubblicamente.

In ogni caso, il libro è sicuramente un bel libro, che merita la lettura. Partite solo preparati, ecco.



Titolo: Una famiglia americana
Autore: Joyce Carol Oates
Traduttore: Vittorio Curtoni
Pagine: 502
Editore: Il saggiatore
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formato brossura: Una famiglia americana


10 commenti:

  1. La Oates è un'autrice che mi incuriosisce da parecchi anni ma che non ho ancora avuto modo di incontrare, ho recuperato recentemente proprio "Sorella, mio unico amore" e conto di leggerlo "a breve" però questo romanzo di cui ci hai parlato è stato il primo ad avermi attirata e sono curiosissima, nonostante il finale ti abbia un pochino delusa!

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    1. Il finale credo dipenda molto dalla percezione di ognuno. Leggendo commenti in giro, c'è chi l'ha trovato perfetto e forse l'unico possibile. E' che a me le ingiustizie famigliari mandano in bestia :P

      Sorella, mio unico amore è forse ancor più difficile di questo da leggere... devi essere nello spirito giusto. Però bello, davvero.

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  2. I romanzi che fanno un po' incazzare sono quelli che si ricordano di più, dai.
    Così, a bruciapelo, che mi consiglieresti della Oates? Sempre stalkerata, ma mai letta :)

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    1. Concordo sì! Però bisogna essere nello spirito giusto per leggerli. (E questo della Oates io l'ho rimandato a lungo).

      Io ho letto solo questo e Sorella mio unico amore. Questo forse è un pochino meno sconvolgente, Sorella mio unico amore fa proprio male (forse anche perché si sa che è tratto da una storia vera)

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  3. Non sono proprio nel mood giusto per una scrittrice che mi fa incazzare, ma terrò a mente il tuo consiglio per momenti più "sereni"... :-)

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    1. Sì, lo stato d'animo di partenza è fondamentale per riuscire a leggere libri come questo. Segnatelo per tempio "migliori" :)

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