mercoledì 6 agosto 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #88

Ed eccoci arrivati all'ultima puntata della rubrica di confronto tra titolo originale e sua traduzione prima dell'interruzione di due settimane dovuta alle mie tanto agognate ferie estive. Durante le quali, cercherò di decidere cosa farne, visto che ultimamente immagino abbiate notato non sia stata poi così costante nel pubblicare questi post. Un po' per impegni di lavoro (la settimana scorsa, ad esempio, ero a Bruxelles e non ho avuto tempo di programmarla), un po' per pigrizia, un po' perché, per quanto di esempi e di argomenti ce ne siano sempre tantissimi, ho paura che stia perdendo un po' del suo fascino e divertimento iniziale. 

Insomma approfitterò di queste due settimane per decidere che piega farle prendere, se continuare così o darle una nuova forma. Vedremo!

Per la puntata di oggi sfrutto uno dei tanti suggerimenti che mi avete mandato nel tempo (e ne approfitto per scusarmi con quelli che ancora non hanno trovato spazio in un post, prima o poi parlerò di tutto). Uno fresco fresco, che mi è arrivato giusto ieri e che dire che mi abbia lasciato basita è davvero dire poco.

Il suggerimento arriva da moloch981, blogger di Libri... e basta, che ha argomentato talmente bene la sua segnalazione che prendo direttamente le sue parole per presentarvi la questione:
La Newton Compton nella sua collana Live Deluxe ha da poco fatto uscire il classico di Seneca "De brevitate vitae", tradizionalmente tradotto "La brevità della vita"... Questa edizione però è uscita col titolo "È facile vivere a lungo se sai come fare", che gioca evidentemente col titolo del fortunato "È facile smettere di fumare se sai come farlo" di A. Carr. Magari a qualcuno può anche piacere e trovarlo ironico, un modo per "svecchiare" un classico. A me sembra un po' di cattivo gusto e, oltre tutto, anche, se vogliamo, scorretto: non è che Seneca voglia parlare di come vivere *più a lungo* (anzi, dice proprio che la vita è già abbastanza lunga), ma di come vivere *meglio, più pienamente*.
 L'edizione a cui si fa riferimento nella segnalazione è questa, curata e tradotta da  Mario Scaffidi Abate


Di questo "De brevitate vitae" esistono tradotte in italiano (con o senza testo a fronte) diverse edizioni, come succede un po' con tutti i classici latini e greci che vengono pubblicati da quasi tutte le case editrici nelle loro apposite collane (non so se vi ricordate al liceo che i professori specificavano sempre quale editore prendere). Come viene fatto notare anche nella segnalazione, lo si trova tradotto solitamente con "La brevità della vita" o in alcuni casi "Su la brevità della vita". A volte viene addirittura lasciato in lingua originale. La Newton Compton, che sta ripubblicando un po' tutti questi classici nelle sue collane supereconomiche, già in passato aveva pubblicato questo saggio, con lo stesso traduttore e curatore, tra l'altro, nelle vecchie edizioni a 1000 lire, con un titolo diverso, ovvero Come vivere a lungo (ora esiste solo in ebook)



In questa nuova versione ha quindi deciso di smentire se stessa, modificando nuovamente la sua traduzione. Una scelta che avrebbe avuto anche un senso, se effettivamente l'avesse corretta. Invece, modifica il titolo ulteriormente, e, come giustamente viene fatto notare, in qualche modo lo scimmiotta, prendendo spunto da un saggio moderno, È facile smettere di fumare se sai come farlo di A. Carr, che qualche anno fa ha avuto un successo strepitoso, ma che, soprattutto, con Seneca non ha assolutamente nulla a che fare Una scelta per vendere di più? Difficile dirlo, anche perché non stiamo parlando di un romanzo potenziale best seller ma di un saggio classico che ha un pubblico di nicchia. Anche perché con questo cambio il rischio che l'opera non venga riconosciuta è molto forte... e devono essersene resi conto anche loro, dato che hanno aggiunto come sottotitolo l'originale.

Insomma, nemmeno più per i classici c'è un po' di rispetto... e sono sicura che Seneca si starà rivoltando nella tomba.

7 commenti:

  1. Per i filosofi non c'è rispetto. Forse va peggio al buon Schopenhauer, con i suoi aforismi raccolti a casaccio, ma penso che una simile sorte capiti ai pensatori più popolari.

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    1. Però succede quasi sempre da parte di un particolare editore (ogni riferimento alla Newton è puramente casuale... e infatti pensandoci bene a scuola mai mi hanno consigliato una loro edizione)... E' davvero triste comunque :/

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  2. Lui e molti altri si stanno rivoltando nella tomba! Al di là del fatto che, per eleganza editoriale, trovo che un libro con testo a fronte dovrebbe riportare il titolo originale (eventualmente corredato di traduzione), i titoli delle opere latine sono spesso manipolati per farli sembrare testi new age e, di conseguenza, togliere loro l'aura di solennità che avevano nelle intenzioni degli autori... un po'come le copertine con modelli e modelle nelle edizioni dei romanzi dell'Ottocento/inizio Novecento. Ultimamente sembra proprio che debbano vendere delle guide piene di consigli esistenziali da strizzacervelli, tipo ricerca della via della luce. Anche il povero Cicerone, nella serie di classici che stanno uscendo, se non sbaglio, col Sole24h, ha fatto una brutta fine: il letterale "Catone il Vecchio - Sulla vecchiaia" è diventato "L'arte di invecchiare", neanche fosse un libro da crisi di mezza età! -.-"

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    1. Che poi mi immagino il lettore che legge sti titoli, li compra convinto siano una cosa e si ritrova di fronte un classico latino e greco. Terribile davvero!
      Non sapevo della collana del corriere... vado a sbirciare se ci sono stati altri cambiamenti!

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  3. Io di solito non ho problemi con la Newton Compton, ma questi titoli hanno fatto storcere il naso anche a me!|

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    1. Io è una casa editrice che detesto, invece :P Ogni lettore ha le sue simpatie e antipatie mi sa :)

      Questo cambiamento è davvero allucinante a prescindere comunque!

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  4. Ma dai, noooo! non è possibile! Se penso alle mie prof di liceo classico...penso che avrebbero una sincope se trovassero in libreria uno scempio del genere. Ok che a noi facevano leggere quelle grigissime edizioni della bur di terza o quarta mano (perché non è escluso che uno, appena esce fuori dal liceo classico, venda tutti i testi greci e latini e vada a mangiarsi una pizza con l'incasso) ma se mettere un titolo accattivante è una strategia di marketing...mi sa che con Seneca non funziona. Se uno non lo leggeva prima non lo legge neanche col titoletto carino.

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