martedì 31 maggio 2016

L'INONDAZIONE - Adrián N. Bravi

Sentiva una strana sensazione di calma e serenità quando attraversava le strade sommerse del paese. Non sapeva darsi una spiegazione, forse non c'era neanche e, se c'era, in fondo non voleva conoscerla. Insomma, aveva capito che ritrovarsi tutta quell'acqua per le vie gli aveva aperto un mondo nuovo: le cose scomparivano dalla vista per farsi più presenti, sia per i vivi che per i morti.


C’è stato un periodo, quando ero bambina, in cui casa dei miei genitori era spesso soggetta a rischi di alluvione a causa di un tubo mal funzionate che, durante temporali violenti o lunghe giornate di pioggia, non riusciva a incanalare tutta l’acqua. Erano dei brutti momenti, perché vedevi l’acqua nel prato davanti a casa aumentare a dismisura, coprendo le piante, fino al momento in cui superava il muretto di divisione e invadeva la nostra strada. Il primo anno in cui è successo, non abbiamo fatto in tempo a togliere niente dal garage e, come noi, quasi tutti i nostri vicini. Risultato: più di un metro e mezzo d’acqua in cantina, un’auto da buttare e tante altre cose sommerse completamente. Io ho alcuni vaghi ricordi di quel momento. Un vicino che tenta, insieme a mio padre, di tirare fuori la nostra auto dal garage con l’acqua che ormai gli arrivava alla vita. Il pompiere che, tra le varie cose, ripesca un vecchio peluche di un asino e mi guarda sconsolato. Le patatine fritte che abbiamo mangiato dalla famiglia che ha ospitato me e mio fratello quella sera a cena. 
Da quella volta, ogni pioggia e ogni temporale era per tutti fonte di preoccupazione. Togli subito le auto, svuota la cantina, fai una piccola diga e poi, insieme ai vicini di casa, aspetta di vedere che cosa succede. Noi allagati non ci siamo più. Il mio vicino di casa, che si era trasferito da poco, due volte. Una delle due non ha retto, e mio padre e un altro vicino lo hanno ripescato dall'acqua svenuto. Poi quel tubo lo hanno aggiustato e l'acqua non è più arrivata, ma il ricordo e la paura che succeda di nuovo sono sempre lì.
Mi scuso per questo lungo preambolo, ma è quello che ho avuto in mente fin dal primo momento in cui ho visto la copertina di L’inondazione di Adrián N. Bravi, edito da nottetempo. Un ricordo che sembra lontano (era il 1992), che questo libro ha riportato prepotentemente alla luce.

L’inondazione racconta la storia di un paese, Río Sauce, che viene completamente sommerso dall’acqua. Tutti i pochi abitanti rimasti decidono di andarsene. Solo Ilario Morales non se la sente di lasciare la sua casa e quindi, raccolte poche cose che potrebbero tornargli utili, si rifugia nella soffitta di casa sua. Ogni giorno prende la sua piccola barca a remi e va in giro per le vie del paese: passa al cimitero a trovare sua moglie, sua figlia, e tutti gli altri morti; raccoglie quegli oggetti che da soli riemergono dall’acqua e li porta a casa, convinto che se siano emersi da soli ci deve essere un motivo; e osserva le case e questa lunga distesa d’acqua. Mentre è a pranzo in una locanda nel vicino, e asciutto, paese, scopre che qualcuno si è fatto avanti con gli abitanti di Río Sauce, per comprare tutte le case. Saputa la notizia, Ilario Morales cerca di andare a parlare con le persone che crede esserci dietro a questo piano e cercare così, in compagnia di un buffo cane che all'improvviso non lo vuole più abbandonare, di salvare il paese. Ma poi l’acqua finalmente si ritira, gli abitanti tornano in paese, eppure Morales sente che c’è qualcosa che non va.

Il mondo sommerso che riscopriva in quel momento davanti alla finestra lo faceva sentire, oltre che un estraneo, anche una specie di custode che aveva il compito di sorvegliare la valle rimasta nascosta; la terra della sua infanzia, umida, fitta di piante e animali, che si era ripiegata su se stessa per consentire all'acqua di alzarsi oltre gli argini.

L’inondazione è un romanzo all'apparenza molto semplice, quasi una fiaba, per lo stile con cui è raccontato e per la poeticità di certe immagini. Ma è anche qualcosa di più. È la storia della vita di un uomo, del suo passato e del suo presente, dell’amore per sua moglie, per la figlioletta morta da bambina e per quel figlio che invece ancora oggi gli dà dei problemi. Ed è la storia di un paese, di quelli piccoli e quasi dimenticati da tutti come ce ne sono tanti, anche in Italia, in cui la voglia di restare viene spesso soffocata dal desiderio di comodità, di cui è facile trovare qualcuno che voglia approfittare.
Ilario Morales è un piccolo eroe, un anziano che non si arrende e che non vuole lasciar andare tutti i ricordi della sua vita, anche se farlo sarebbe forse la cosa più semplice. Per cui affronta cinesi imprenditori, il figlio che vorrebbe ancora una volta chiedergli dei soldi, persino yacares, enormi e paurosi coccodrilli che hanno popolato quella distesa d'acqua. E affronta se stesso e il suo passato.

Nella sua estrema semplicità, nel suo surrealismo, nella poesia dei piccoli gesti e delle parole, questo libro mi è piaciuto davvero tanto. E lo consiglio a tutti, a chi in passato ha provato la sensazione di vedere tutto sommerso ma anche a chi non ha idea di che cosa possa fare dall'acqua alle case e alle persone.
Bello davvero.

Titolo: L'inondazione
Autore: Adrián N. Bravi
Pagine: 184
Anno: 2015
Editore: nottetempo
Acquista su Amazon:
formato brossura: L'inondazione
formato ebook:L'inondazione

2 commenti:

  1. L'ho in lista da un bel po' e, accidenti, al Salone avevo già sforato il budget quando me lo sono trovato davanti! Da recuperare assolutamente!

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    1. Secondo me sì! Già solo per la bellissima copertina :)

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