Come il pellegrino cristiano del Medioevo, così il congressista del nostro tempo indulge a tutti i piaceri e ai diversivi del viaggio, mentre in apparenza sembrerebbe austeramente intento al proprio perfezionamento. È vero che vi sono degli esercizi penitenziali da eseguire, come presentare (talvolta) un proprio saggio, e ascoltare (immancabilmente) l'esposizione dei lavori altrui, ma con questa scusa il viandante si muove e visita posti nuovi e interessanti, e intreccia rapporti nuovi e interessanti; scambia pettegolezzi e confidenze (perché le sue storielle un po' consunte, sono nuove per gli altri e viceversa); mangia e beve e si diverte ogni sera in compagnia... eppure, a cosa finita, torna a casa con la reputazione accresciuta di persona seria e impegnata.
Circa un mese fa, stavo chiacchierando con un mio amico dell'imminente Salone del libro. Lui è un addetto ai lavori, e mi stava raccontando alcuni retroscena tipici di queste fiere che chi partecipa come visitatore non coglie. Tra questi, c'era il fatto che molti vedono questi eventi come una possibilità per rimorchiare (lui non ha usato proprio questo termine, ovviamente). Di fronte alla mia incredulità, mi ha detto che mi avrebbe prestato Il professore va al congresso di David Lodge, e poi ne avremmo riparlato. Ovviamente, ho accettato, anche perché fino a quel momento non avevo mai sentito nominare questo autore (sebbene in Italia siano stati pubblicati da Bompiani parecchi suoi romanzi) e un po' mi incuriosiva.
Il professore va al congresso, come il titolo lascia facilmente intendere, racconta di un gruppo di professori e accademici, di diversa provenienza ed esperienza, che si ritrova sempre a partecipare a congressi di letteratura in giro per il mondo.
Tra questi c'è Persse McGarrigle, docente alle prime armi e poeta che ancora crede nell'amore casto e puro, che proprio al suo primo congresso si innamora perdutamente di un'altra partecipante, la bella Angelica. Da quel momento, per lui inizia un'avventura che lo porterà a partecipare a quasi tutti i congressi del mondo, per rincorrere la donna di cui è innamorato.
A far da contorno alla sua storia ci sono quelle di altri professori, che incontra spesso durante i suoi spostamenti: Philip Swallow, per esempio, che partecipa a ogni congresso possibile e immaginabile per stare il più lontano possibile dalla moglie; oppure Morris Zapp, che dalla moglie invece ha da poco divorziato e si gode la vita senza alcun impegno affettivo; o ancora Arthur Kingfisher con la sua segretaria/concubina giapponese, Sigfried von Turpitz con la sua misteriosa mano guantata e la sua fama di critico spietato, e molti altri esponenti di un'élite accademica, accomunata, oltre che da una vasta esperienza in fatto di congressi, da una strana vivacità sessuale.
A far da contorno alla sua storia ci sono quelle di altri professori, che incontra spesso durante i suoi spostamenti: Philip Swallow, per esempio, che partecipa a ogni congresso possibile e immaginabile per stare il più lontano possibile dalla moglie; oppure Morris Zapp, che dalla moglie invece ha da poco divorziato e si gode la vita senza alcun impegno affettivo; o ancora Arthur Kingfisher con la sua segretaria/concubina giapponese, Sigfried von Turpitz con la sua misteriosa mano guantata e la sua fama di critico spietato, e molti altri esponenti di un'élite accademica, accomunata, oltre che da una vasta esperienza in fatto di congressi, da una strana vivacità sessuale.
Gli intrecci di Il professore va al congresso sono tanti, troppi da poter riassumere in poche righe, e portano i vari personaggi ad amarsi od odiarsi senza alcun ritegno, attraverso avventure a volte un po' assurde, ma decisamente molto comiche.
Ovviamente quella di David Lodge è una caricatura, un'esagerazione ed esasperazione della vita di certi accademici che sembrano davvero vivere solo ed esclusivamente per partecipare a questi congressi e vivere esuberanti avventure sessuali, e ha l'effetto di fare umanizzare anche questi personaggi, facendo perdere, grazie alle scene di scazzottate per una recensione negativa o di incontri (o anche solo i pensieri) sessuali scabrosi, un po' di quella reverenza che io ho sempre provato nei loro confronti.
Forse non è il libro più divertente che io abbia mai letto, come dice invece la frase di Umberto Eco riportata in copertina (ma lui era di quell'ambiente e credo che abbia riconosciuto molti più elementi di quanto non possa fare un lettore che quel mondo invece lo conosce poco), ma sicuramente è un libro molto buffo, e a tratti anche impietoso, che fa sorridere spesso e, alcune volte, proprio scoppiare a ridere. Il professore va al congresso mi è piaciuto molto, insomma, e mi ha fatto venire voglia di recuperare anche gli altri romanzi di David Lodge.
Eh sì, ora mi sembra anche molto plausibile il discorso che il mio amico mi faceva riguardo alle fiere, ai congressi e al modo in cui vengono visti, e vissuti, da alcuni dei partecipanti.
("Lui è tra questi?" vi starete chiedendo voi... vi lascio con il dubbio, è più divertente).
("Lui è tra questi?" vi starete chiedendo voi... vi lascio con il dubbio, è più divertente).
Titolo: Il professore va al congresso
Autore: David Lodge
Traduttore: Mary Buckwell e Rosetta Palazzi
Pagine: 412
Anno: 1990
Editore: Bompiani
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formato brossura: Il professore va al congresso
Io che quella reverenza ho sempre cercato di allontanarla e che mi impegno sempre per far notare che gli accademici sono certamente persone molto preparate ma non per questo migliori delle altre o autorizzate a pontificare su ogni argomento, credo che, più che perdere il timore per queste autorità eccelse, potrei farmi complice e usare poi questo libro come veicolo della mia campagna di dissacrazione! Scherzi a parte, sembra davvero una lettura curiosa e divertente, me la segno per l'estate! :)
RispondiEliminaAhahaha sicuramente questo libro ti potrebbe aiutare parecchio per la tua campagna :P
EliminaIo l'ho trovato davvero molto divertente :)
Credo di aver letto tutto quello che è stato tradotto in italiano di Lodge e lo consiglio. Non tutto mi ha entusiasmata ma alcuni sui libri mi sono piaciuti tanto. In particolare "La felicità è di questo mondo", che in inglese ha un titolo che è completamente diverso, "ottimo lavoro professore" (che mi pare si intitoli in realtà Ottimo lavoro, e basta, ma l'editore italiano pensa spesso che i lettori siano leggermente mentecatti) e anche "È crollato il British Museum". Se ne leggi altri mi farà piacere leggere le tue recensioni!
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