E così alla fine anche io ho letto Open di Andre Agassi. Era da un po’ che volevo leggerlo, in realtà. Non perché il tennis mi abbia mai entusiasmato più di tanto (o meglio, non l’ho mai seguito, magari se iniziassi mi piacerebbe anche), o perché tutti urlano al capolavoro ogni volta che il titolo del libro viene anche solo pronunciato. No, ho letto Open di Andre Agassi perché dietro al libro e al suo successo c’è J. R. Moehringer. Il grande J.R. Moehringer, che nemmeno viene riportato in copertina o nella quarta, ma semplicemente nei ringraziamenti, sebbene sia evidente, soprattutto a chi ha già letto gli altri libri di Moehringer, quanto di suo ci sia nella storia che Agassi racconta, nel modo in cui viene raccontata.
Non credo abbia molto senso fare un riassunto della trama di un autobiografia. È la storia di Andre Agassi, di come ha iniziato per forza a giocare a tennis e di come questo obbligo abbia influito in tutta la sua vita di grande giocatore. Lo ripete più e più volte, Andre, di odiare il tennis. Di non giocare perché gli piace ma perché si è sempre sentito in qualche modo costretto: per non deludere suo padre, che non ha mai pensato che lui potesse fare altro, per non deludere chi ha creduto, anche in malo modo, nel suo talento, e anche un po’ per non deludere il suo talento stesso. Racconto dei match vinti e di quelli miseramente persi. Delle sue manie, delle persone che lo hanno accompagnato da quando ha iniziato fino alla fine della sua carriera. Della sua eterna rivalità con Pete Sampras e del suo grande, grandissimo amore per Stefanie Graff, altra grande tennista, che Andre ha faticato non poco a conquistare. Racconta dei suoi momenti di debolezza e dei suoi gesti d’altruismo (io fossi Pete Sampras un pochino mi sarei arrabbiata quando parla della scarsa mancia data al parcheggiatore), dei sui grandi incontri, sul campo e fuori dal campo, fino all’ultimo match e al ritiro.
Una storia, quella di Agassi, che è sicuramente una grande storia, come credo lo sia quella di qualunque sportivo che arriva ai suoi livelli. Eppure, sono convinta che se non ci fosse stato Moehringer, Open non sarebbe diventato il best seller che ora è. Perché un libro per essere grande deve essere scritto bene, la storia da sola non basta (che poi magari Moehringer ha solo consigliato, dato qualche suggerimento, corretto qualche virgola, ma il suo contributo è più che evidente).
Devo ammettere poi che ho trovato alcune parti davvero faticose da leggere. I racconti dei match alla lunga, soprattutto se non si è particolarmente appassionati, sono un po’ pesanti, un po’ ripetitivi. Altre volte, invece, mi è quasi sembrato che mancasse qualche passaggio, che ci fosse qualche salto temporale troppo lungo.
Nel complesso, comunque, Open mi è sicuramente piaciuto. Anche se non so dire se abbia soddisfatto appieno le mie aspettative, perché mi rendo conto che erano davvero troppo alte.
Titolo: Open
Autore: Andre Agassi
Traduttore: Giuliana Lupi
Pagine: 502
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: Einaudi
ISBN: 978-8806207267
Prezzo di copertina: 20 €
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formato brossura:OPEN, la mia storia
Ciao!
RispondiEliminaAnch'io ero curiosa di leggerlo, innanzitutto perché quand'ero piccola Agassi mi piaceva da morire :"> e poi perché da un anno mio marito e io abbiamo iniziato a giocare a tennis e ci siamo appassionati a questo affascinante sport.
Sicuramente senza l'aiuto di Moehringer sarebbe stato un altro libro!
Ciao e buon weekend
Credo che la passione per questo sport aiuti molto nell'apprezzarlo ancora di più!
EliminaPerò rimango convinta che senza Moehringer non sarebbe diventato il romanzo che è :)
(Agassi è pelato, ergo è stato sostituito. Chissà per quale ragione)
RispondiEliminaEppure Steffi Graff è magra! :P
Elimina:D
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