Ma quanto è bello l'amore a tredici anni?
Quando non si ha nemmeno ben tanto chiaro cosa vuol dire "mettersi insieme". Quell'amore intenso quanto volubile, destinato a durare e a cambiare in pochi attimi. I primi baci imbarazzati, la mani che si sfiorano per la prima volta. Le prime lacrime versate quando la persona che amavamo ci ha inspiegabilmente lasciato per un altro. E via, tutto da capo, di nuovo, più e più volte. Bastava uno sguardo per crearsi in testa mille castelli. Bastavano un altro sguardo per farli di nuovo crollare.
E' tutto semplice, nell'amore a tredici anni. O almeno dovrebbe esserlo.
A meno che tu non abbia fatto lo sbaglio di metterti con Lui, un Lui qualunque di cui non importa il nome ma importa l'origine. Il figlio di uno dei Boss della camorra più potenti e pericolosi della tua città, con cui ti sei messa perché aveva l'automobile. E che ora non puoi più lasciare, a meno che tu non voglia perdere la vita.
A meno che tu non abbia fatto lo sbaglio di metterti con Lui, un Lui qualunque di cui non importa il nome ma importa l'origine. Il figlio di uno dei Boss della camorra più potenti e pericolosi della tua città, con cui ti sei messa perché aveva l'automobile. E che ora non puoi più lasciare, a meno che tu non voglia perdere la vita.
E così, l'amore tredicenne di Anna, la protagonista di questo romanzo, si trasforma in una condanna. Una condanna su se stessa e sul suo futuro, ormai segnato, ma anche su chi le sta attorno e la ama davvero.
Perché ci sono delle regole nella camorra anche in amore. Regole che nessuno può permettersi di violare. E quindi il vero grande amore di Anna viene pestato a sangue perché ha osato anche solo guardarla. Ed è costretto ad andarsene, così come lei è costretta a sposare Lui. Anche se non lo ama e se non è amata. Anche se è un malavitoso che entra ed esce dalla galera.
Nessuno può aiutarla: non possono i genitori, a meno che non vogliano perdere tutto quello che hanno. Non può la polizia, perché i pochi poliziotti non corrotti vengono trasferiti o uccisi. Non può lo Stato, invischiato anch'esso nello stesso terribile sistema. Non può la chiesa, per lo stesso motivo della polizia. Chiunque si azzardi a provarci, viene messo a tacere.
E quindi Anna cresce, bella, intelligente e desiderosa di trovare una via di fuga che sente di non avere. Finché un giorno non ricompare l'amore della sua vita, con cui sogna un futuro. Ma soprattutto finché un giorno una guerra fra clan rivali non inizia a seminare vittime, una dietro l'altra. Paura e speranza convivono, fino alla fine.
Ho acquistato questo libro attirata dal titolo, senza sapere bene di che cosa trattasse. Ho letto la quarta e ho deciso che doveva essere mio. Questo romanzo, così come tutti quelli che parlano di Camorra, parla di una realtà che troppo spesso ignoriamo o fingiamo di ignorare. E' scritto con uno stile semplice, diretto, senza mezzi termini o frasi complesse e arzigogolate. Eppure ti colpisce dritto al cuore, facendoti soffrire, facendoti arrabbiare, ma facendoti anche sperare. Proprio come fa Anna. La sua impotenza diventa la tua, così come la sua paura, la sua voglia di riscatto e anche il suo coraggio.
Questo libro è ispirato a una storia vera. Ma forse sarebbe stato nemmeno necessario dirlo, perché leggendo e conoscendo un minimo la camorra si capisce che è così davvero, così per tutti. Che si abbia tredici anni o se ne abbiano cinquanta, si è sempre vittime di qualcosa di enorme, di terribile, che gode della protezione di stato, chiesa, polizia. Cosa che, secondo me, lo rende ancor più grave e terribile.
E purtroppo la speranza di Anna, un messaggio assolutamente positivo in mezzo a tutto quello schifo, non tutti hanno la fortuna di averla.
Un libro da leggere, per smettere di chiudere gli occhi e lasciare che a tredici anni, ma anche a cinquanta, l'amore non sia nient'altro che amore.
Titolo: L'isola dei fiori di cappero
Autore: Vito Faenza
Pagine: 120
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Spartaco Edizioni
ISBN: 978-8896350317
Prezzo di copertina: 10,00 €
Acquista su Amazon:
formato brossura:L'isola dei fiori di cappero
Scusa non ho facebook ma vorrei commentare l'articolo che hai postato sulla tua pagina relativo alla traduzione de 'il grande Gatby'. L'ho letto pochi giorni fa proprio nella traduzione di Fernanda Pivano... ultima pagina del romanzo, la 182, testuali parole:
RispondiEliminaGatsby credeva nella luce verde, il futuro ORGIASTICO che anno per anno indietreggia davanti a noi.
Domanda: ha sbagliato anche la Pivano?
Giusi
sono sempre io...
Eliminaho trovato questo interessante articolo:
http://liberlist.wordpress.com/2013/05/17/i-grandi-gatsby/
Giusi
Può essere sì che anche la Pivano si sia sbagliata, ci mancherebbe altro! Come riporta anche il post che hai linkato tu, a quei tempi era "normale" stravolgere le traduzioni! (giusto o meno, è difficile dirlo ora). Credo che l'articolo che ho linkato fosse non tanto una marchetta a Mondadori quanto un attacco a questa campagna economica della Newton che secondo me (ma è un'opinione assolutissimamente personale) più che aiutare l'editoria la sta massacrando. Anche perché, oltre a quella di Gatsby, ho sentito lamentele anche su altre traduzioni ed edizioni!
EliminaNon lo so, onestamente...
Ok! io mi riferivo soprattutto all'errore del giornalista.
EliminaGiusi
leggi questo...
RispondiEliminahttp://liberlist.wordpress.com/2013/03/17/letteratura-a-un-euro-live-newton-compton/