Florence Green è piccola di statura, asciutta, di aspetto «alquanto insignificante davanti e totalmente dietro»; è vedova, sola, e non più giovane. Vive in una piatta cittadina ventosa, circondata da paludi, affacciata su di un mare ostile, dove la vita è stagnante, e i fermenti del risveglio culturale dell'Inghilterra, che esploderanno di lì a poco sembrano ancora impensabili. Non ancora rassegnata a farsi da parte, Florence vuole mettere a frutto qualche suo risparmio e un'esperienza di impiegata nell'industria editoriale aprendo una piccola libreria, ma scopre a sue spese quanto la gente possa mostrarsi ostile verso qualsiasi cosa scuota il suo trantran.
Credo che ogni lettore accanito abbia il sogno di lavorare in una libreria o in una biblioteca o anche per una casa editrice. (Già me la vedo "Libreria Lettrice Rampante", o "Lettrice Rampante editrice" o "Biblioteca civica L. Rampante"... ok, la smetto). Immagina di passare le giornate in mezzo ai libri, di consigliare o sconsigliare i lettori, di poter legger di straforo e respirare in ogni momento il profumo dell'inchiostro e della carta. Certo, poi sa che dovrà fare i conti anche con altre cose: le bollette da pagare, i resi, i conti che non tornano mai, la polvere da togliere e i clienti non sempre simpatici. Però, in ogni caso, niente riesce a scalfire l'idea della libreria come un angolo di paradiso.
E forse è proprio per questa visione idilliaca che questo libro lascia un po' delusi. Sebbene mi avessero avvisata, fino all'ultimo ho sperato che questa fosse la storia di una donnina forte che, ritrovatasi da sola con un po' di soldi da parte, decide di investire tutto nella sua più grande passione, i libri, e di cercare di trasmetterla a più gente possibile, nel suo sperduto paesino inglese alla soglia degli anni '60.
E invece i libri ci sono ma contano quasi nulla. Il libro è più che altro una lotta contro una società un po' acida e un po' bigotta, incapace di accettare ogni novità e quindi disposta a combatterla con tutte le sue forze.
Il romanzo si perde spesso nella descrizione di particolari francamente inutili e che quasi infastidiscono e rendono la lettura non proprio scorrevole. E anche gli espedienti più belli e originali, come l'arrivo nella vetrina di 250 copie di Lolita di Nabokov o come il rapporto tra la donna e la sua piccola assistente che odia leggere, vengono in qualche modo buttati via, come se non fosse stato riconosciuto il loro potenziale.
Non so, sono arrivata in fondo al libro con la sensazione continua che mancasse qualcosa. E non sono davvero riuscita a cogliere quale fosse il vero scopo del romanzo, cosa volesse davvero raccontarci. Per carità, la signora Green è davvero adorabile, arguta, ironica, decisa nelle sue azioni pur sapendo benissimo che la battaglia contro certi elementi del paese, elementi potenti e radicati, sarebbe stata inutile. Però non è sufficiente, almeno per me, a reggere l'intero romanzo e a non renderlo noioso.
Peccato.
Peccato.
Nota alla traduzione: nulla di particolare da segnalare!
Titolo: La LibreriaAutore: Penelope Fitzgerald
Traduttore: Masolino D'Amico
Pagine: 180
Anno di pubblicazione: 1999
Editore: Sellerio
ISBN: 978-8838914737
Prezzo di copertina: 7,75 €
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formato brossura: La libreria
sembra veramente interessante! ^^ credo che lo leggerò :)
RispondiEliminaCercavo sul web un'opinione su questo libro (che voglio assolutamente comprare) e sono capitata qui da te :)
RispondiEliminaDavvero un bel blog!
Anche io ne ho uno in cui parlo di libri, film, musica, arte..
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http://lunanelventoelavita.blogspot.it/
Peccato aver letto la tua recensione solo DOPO aver acquistato e letto il libro. Perfettamente d'accordo con te, tuttavia mi sono chiesta se in parte non fosse un problema di traduzione. Alcune parti decisamente gradevoli, altre ho dovuto rileggerle tre o quattro volte perchè proprio non capivo il senso compiuto delle frasi. Ora ne hanno fatto anche un film che, guardando il trailer, sembra però promettere molto di più rispetto al libro http://www.mymovies.it/film/2017/the-bookshop/
RispondiEliminaIo invece ho amato molto questo libro. Senza cadere nel facile melodramma, racconta di quanto la maggior parte della gente sia, in fondo, meschina, se non gretta. si da addosso a una iniziativa solo perchè non ci interessa abbastanza, o perchè sappiamo che dà fastidio alla patronessa locale e, dio non voglia, che essa venga contrariata e influenzi negativamente i nostri piccoli traffici locali. Questo romanzo insegna che non bisogna attendersi un qualsivoglia riconoscimento solo perchè si è onesti ed abbastanza ambiziosi da avere un sogno da realizzare, insegna che non necessariamente qualcuno deve avere un valido, inoppugnabile motivo per contrastarci e che la maggior parte delle volte, nella vita, è proprio la meschineria a vincere. Ciò che amo di questa storia, è che, lo ripeto, non è scritta con intento melodranmmatico. Florence Green alla fine perde il suo sogno, ma non si lascia abbattere per questo, non è lei la sconfitta, ma, in fondo e inconsapevolmente - e colpevolmente - l'intera comunità che non ha capito che qualcosa di buono stava fiorendo e che andava difeso, anche solo per principio.
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