giovedì 26 maggio 2016

Incontrando... Elizabeth Strout al Circolo dei lettori di Torino

Ieri pomeriggio, presso il Circolo dei lettori di Torino, si è tenuto un incontro con la scrittrice americana Elizabeth Strout, in tour in Italia per presentare il suo ultimo romanzo, Mi chiamo Lucy Barton, da poco uscito per Einaudi.

Sono venuta a conoscenza di quest’incontro qualche settimana fa e già allora sapevo che avrei fatto qualunque cosa per andarci. Chi segue il blog e la pagina, sa quanto io ami questa scrittrice e i suoi romanzi e pensare di averla a soli 50 km di distanza e non andare a incontrarla sarebbe stato folle.
E quindi ieri, in compagnia della mia libraia preferita Stefania, sono andata a Torino. Immaginavo ci sarebbe stata tanta gente a quest’incontro e avevo già scritto al Circolo dei lettori per sapere se ci fosse qualche procedura da seguire. “Vieni almeno un’ora prima” mi è stato solo detto. Noi siamo arrivate là un’ora e mezza prima e, dopo una pausa gelato, ci siamo messe in coda. Sì, in coda. Fa impressione pensare che ci sia coda per una scrittrice che non sia anche un personaggio televisivo o cinematografico. Eppure sì, ieri ad aspettare Elizabeth Strout eravamo davvero in tanti. 


In troppi forse, perché pur arrivando con questo largo anticipo non abbiamo potuto assistere all’evento nella sala in cui si teneva, ma in una attigua, in collegamento video. E non è la stessa cosa, purtroppo. Però dai, la mia scrittrice preferita era nella stanza accanto alla mia... direi che è già una bella soddisfazione. 
A dialogare con lei c’era Susanna Basso, traduttrice dell’ultimo romanzo uscito, che, devo dire, mi ha fatto una tenerezza infinita. Era, credo, talmente tanto emozionata che per le prime domande ha dovuto leggere da un foglio quello che doveva dire. E la capisco, perché trovarsi accanto a quella donna e doverle parlare deve essere qualcosa di incredibile.



L’incontro è iniziato con la lettura di un passo di Mi chiamo Lucy Barton, prima in inglese dalla stessa Elizabeth Strout (che ha un bell’accento americano, ma che si capisce perfettamente quando parla) e poi la traduzione da parte di Susanna Basso.  Da lì si è poi passato a parlare del libro, con alcune domande sulla sua protagonista e sull’ambientazione.
Elizabeth Strout ha scelto di far arrivare la sua protagonista dal Midwest, pur essendo lei del Maine, perché una volta ci è andata e si è accorta di quanto cielo ci fosse, un cielo che quasi si mangiava la terra. Le è sembrato il posto ideale per far crescere una donna in un’infanzia difficile e un posto ideale da amare e odiare al tempo stesso.
Altra particolarità di Lucy Barton è il fatto che sia una scrittrice. La Strout ha detto che nemmeno lei subito voleva credere che lo stava facendo davvero. Però Lucy era una bambina solitaria, che trovava nei libri conforto e calore (un po’ perché li leggeva nella biblioteca della scuola, al caldo, anziché nel garage in cui viveva, un po’ per tutto quello che le hanno dato).

Si è parlato poi anche dei romanzi precedenti, in particolare Olive Kitteridge, che è particolarmente amato in Italia. Elizabeth Strout ha detto di essere contenta che sia piaciuto così tanto e di avere così tanti lettori entusiasti per quel libro e per quel personaggio, ma in realtà cerca di non pensarci troppo e di fare il suo lavoro, di scrivere quello che sente senza pensare troppo a quali saranno le reazioni di chi lo leggerà. Anche perché crede che nessuno possa mai conoscere davvero un altro e che quindi ogni persona nei libri trova qualcosa di diverso. 
Elizabeth Strout ha raccontato del suo amore per Hemingway, dicendo di essere forse l’unica donna americana ad amare lui e la sua scrittura chiara e diretta, e poi dell’importanza per la protagonista del libro ma anche per lei dei gesti degli sconosciuti, quel concetto espresso tanto bene da Tennessee Williams nel suo Un tram che si chiama desiderio.

Dopo qualche altra domanda e qualche intervento dal pubblico (mi dispiace, non ho segnato tutto, ero troppo presa ad ascoltarla e scrivere, su carta o su smartphone, mi avrebbe distratta troppo), ovviamente, è arrivato il momento degli autografi.

Io ho portato con me sia Olive Kitteridge sia Mi chiamo Lucy Barton, ma alla fine ho deciso di farle autografare solo il primo. È senza ombra di dubbio il mio preferito, per questa burbera protagonista che mi ha fatto letteralmente impazzire. E quindi mi sembrava più giusto averlo solo lì (dai, oggi la polemica sul passaggio in Einaudi ve la risparmio).
Inutile dire che ero agitatissima quando è arrivato il mio turno. Però avevo davanti Elizabeth Strout e dovevo assolutamente dirle qualcosa di più di un semplice “Hi!”. Allora le ho detto che era una grande onore conoscerla e che Olive Kitteridge è, appunto, il mio romanzo preferito in assoluto. Lei mi ha stretto la mano con entrambe le sue, in un gesto dolcissimo e tenerissimo, che mi ha emozionata un sacco. Penso faccia così con tutti, e questo forse lo rende ancor più speciale, perché potrebbe limitarsi a una fredda stretta di mano (che sarebbe anche comprensibile, con tutta la gente che incontra ogni giorno).
Sono uscita che mi tremavano un po’ le gambe, ma davvero, davvero felice.



Ringrazio il circolo dei lettori per avermi dato finalmente la possibilità di incontrarla (anche se magari la prossima volta ditemelo che con la tessera avrei potuto prenotare il posto nella sala principale, per la Strout l’avrei fatta senza alcun problema!), e Stefania per la compagnia, le belle chiacchiere, le foto (e il gelato!) di tutto il pomeriggio.

Eh niente, gente, io ho l'autografo di Elizabeth Strout:

13 commenti:

  1. Ho appena finito di leggere Io mi chiamo Lucy Barton, un romanzo che mi ha molto colpita e leggere del tuo pomeriggio mi ha riempita di stupore e ...di invidia Ho scoperto il tuo blog con il post su Coe e ora la Strout! Avvertimi per tempo se la prossima volta dovessi andare a sentire Fabio Genovesi, che prendo il treno e parto.
    ciao da Lea

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    1. MI chiamo Lucy Barton è un bel libro, sì... anche se rimango convinta abbia qualche problema a livello di italiano (ma io sono pignola, lo so).
      E' stato bellissimo incontrarla dal vivo ieri *___*
      Appena sento di Genovesi ti informo! :P

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  2. Che bel resoconto, si vede quanto ami questa scrittrice e quello che scrive.
    Io mi sono procurata poco tempo fa proprio "Olive Kitteridge", dunque devo ancora potermi approcciare alla Strout, ma sono quasi certa mi piacere...ho scelto quel romanzo senza sapere che in Italia fosse il preferito.
    Ci hai risparmiato la polemica sul passaggio ad Einaudi, ma io sono curiosa. Immagino preferissi Fazi...

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    1. Nemmeno io sapevo che Olive Kitteridge fosse così amato qui in Italia, però poi pensandoci la cosa non mi stupisce... e quando lo leggerai sono sicura che lo amerai anche tu! :)

      Preferivo di gran lunga Fazi, per una serie di motivi: piccolo editore indipendente, veste grafica personalizzata bellissima (i quadri di Hopper *___*) e, secondo me, molta più cura nelle edizioni. Però vabbè, non ci posso fare nulla :/

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  3. Che dire? E' bello scoprire che umanità e talento si tengono per mano... Grandissima Strout

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    1. Grandissima davvero... credo che di tutto l'incontro la cosa che ricorderò più a lungo è stato proprio quel gesto di stringermi la mano con entrambe le sue. Bellissimo e inaspettato.

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  4. Probabilmente il maggior successo di Olive Kitteridge rispetto agli altri romanzi della Strout è dovuto alla pluripremiata serie televisiva. Io però non ho avuto ancora il coraggio di guardarla visto che ho semplicemente adorato il libro! ; )

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    1. Può essere sì, anche se in chiaro non credo sia già stata data, quindi non è ancora arrivata proprio a tutti!

      Guarda, anche io avevo paura di vederla... e mi sono dovuta ricredere! Molto fedele e con un cast eccezionale. Mi ha fatto amare il libro ancora di più! :)

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  5. Ciao, seguo da un po il tuo blog anche se commento poco...il tempo mannaggia, che mi fa leggere al volo tutte voi blogger e poi scribacchio qua e là. Questo è senza dubbio un post che mi ha fatto sussultare. Adoro la Strout, ho amato Olive Kitterdige e posso immaginare quanto sia stato emozionante per te quell'incontro e quella firma sul quel libro. Troppi "quel", ok. GRazie per averci reso partecipi di una parte del suo discoroso!
    Paola

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    1. E' stato emozionantissimo, sì *____* E al momento della firma per poco non svenivo sul serio... anche perché lei è stata davvero adorabile.
      Grazie per il commento! :)

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  6. Che bello, che bello,che bello, mi hai fatto emozionare! Adesso la tua copia di Olive Kitteridge è da cassaforte :D

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    1. Sì *_____* Credo che non lo presterò più a nessuno :P

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