Ho dovuto riflettere molto prima
di scrivere questo post. Non che normalmente io scriva post senza pensarci,
però ecco i pensieri dopo aver terminato Nove
racconti di J.D. Salinger sono stati molti e riuscire a decidere quali
valga la pena di condividere è stato abbastanza complesso.
Che io ami i racconti credo si
sappia già. Raymond Carver, Alice Munro, Agota Kristof, il nostrano Paolo
Cognetti e la mia ultima lettura Eric-Emmanuel Schmitt, solo per citarne
qualcuno (e ci aggiungerei anche Verga, da cui forse questa mia passione per i
racconti inconsciamente è partita parecchi anni fa). Eppure non avevo mai letto
dei racconti di Salinger, sebbene sia considerato uno dei capisaldi del genere
da chi questo genere lo scrive. Non so dirvi perché, onestamente. Forse il
fatto che questo autore viene citato quasi sempre solo per Il giovane Holden,
libro che ho letto, sì, che mi è piaciuto, sì, ma che non mi è entrato nel cuore.
Forse semplicemente perché nessuno mi aveva mai consigliato tanto caldamente di
leggerli.
Poi è arrivato A pesca nellepozze più profonde di Paolo Cognetti, in cui racconta la sua scrittura tramite
le opere di chi in qualche modo l’ha formato. Tra i vari racconti da lui
citati, ricorreva spesso Per Esmé: con
amore e squallore, un titolo che conoscevo solo “di fama” (e che trovo
bellissimo). Cognetti è riuscito a incuriosirmi, a farmi venire voglia di
leggere questo racconto ed è così che sono arrivata a Nove racconti, la
raccolta che tra gli altri contiene appunto Esmé.
L’impatto iniziale con i racconti
di Salinger, devo ammettere, non è stato dei migliori. Ho dovuto leggerli tutti
due volte, prima di riuscire a comprenderne il (o parte del) senso. Un po’ è
sicuramente colpa della traduzione di Carlo Fruttero, che poteva essere una
grande traduzione quando è uscita ma che ora è decisamente troppo invecchiata. Una
traduzione così, fatta da un grande tra l’altro, può far parte del fascino del
libro, certo, ma nel mio caso ha reso la lettura davvero faticosa. Un po’ è che
forse, per qualche inspiegabile motivo, la mia mente non era concentrata
abbastanza sulla lettura (che avevo già rimandato una volta, dopo poche pagine)
e quindi si è incagliata in punti in cui normalmente non l’avrebbe fatto. Ci sono poi le aspettative, che erano molto
alte, e quasi sicuramente limite mio
(che non posso negare) che mi ha impedito di apprezzare tutti questi racconti
tanto quanto avrei voluto.
Sì, ho adorato il racconto in apertura, Un giorno ideale per i pescibanana. Mi sono piaciuti Alla vigilia della guerra contro gli Esquimesi, Il periodo blu di De Daumier-Smith e il dialogo finale di Teddy, oltre ovviamente allo stupendo Per Esmé: con amore e squallore, che era il vero obiettivo di questa lettura. Però, ecco, ho l’impressione di essermi persa qualcosa. Di non aver capito qualcosa che avrebbe dovuto essermi chiaro. Di non aver colto l’intensità delle storie e, in alcuni casi, come dicevo anche prima, il loro reale significato.
E questa cosa mi fa arrabbiare, perché ero convinta che mi sarei innamorata di Salinger e dei suoi racconti, ma anche pensare al fatto che come lettrice ho (e avrò sempre) dei limiti che scoprirò nei momenti più impensabili.
Mi rendo conto che
questa non è una recensione. Non può esserlo, perché per parlare bene o male di
un libro del genere bisogna essere pienamente sicuri di sé, di quello che si è
capito, di quello che è rimasto. E io, lo dico con tutta la sincerità del
mondo, non sono sicura di nessuna di queste cose.
Continueranno a
piacermi i racconti? Certo. Darò un’altra possibilità a Salinger? Ma sì, ovvio, che magari è solo una questione di momenti giusti. Vi consiglio i suoi Nove racconti? E di nuovo sì, ma preparatevi alla
possibilità (magari remota, nel vostro caso) di scoprire che avete anche voi
qualche limite.
Titolo: Nove racconti
Autore: J.D. Salinger
Traduttore: Carlo Fruttero
Pagine: 230
Editore: Einaudi
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formato brossura: Nove racconti
anche io amo moltissimo le raccolte di racconti, danno, a parer mio, ampio respiro all'opera degli autori
RispondiEliminaConcordo sì!
EliminaRiconoscere i proprio limiti è, secondo me (e in generale), una dimostrazione di grande intelligenza. Ora, per quanto riguarda Salinger, chi dice di capirci tutto al primo colpo pecca di presunzione. Secondo me non si capisce mai tutto di un autore, così l'autore stesso, nella sua scrittura, troverà sempre qualcosa di nuovo. Io i Nove racconti li ho letti una sola volta e non ne ho mai parlato perché avevo la tua stessa sensazione. Ho riletto I pescibanana un altro paio di volte, e Esmé, e ora sto rileggendo tutto, di nuovo. Questo non perché penso di ricevere chissà quale illuminazione. Io credo, e spero, che mi sfuggirà sempre qualcosa nei libri che leggo. Anche perché, se così non fosse, dalla lettura non riuscirei più a trarre così tanto piacere. Se capisco tutto, che senso ha indagare oltre?
RispondiEliminaSono convinta che tra qualche anno, quando lo riprenderò in mano, ci capirò qualcosina in più. E poi ancora e ancora.
EliminaPerò concordo con quanto dici tu, che debba sempre sfuggire qualcosa nei libri perché possano essere apprezzati al meglio.
(ciò non toglie che mi sia sentita un po' imbecille :P)
Ho letto il giovane Holden con poco entusiasmo (almeno rispetto a quello che mi avevano preventivato) al liceo e da allora il mio rapporto con Salinger è finito. Il suo stile non fa per me, però ammetto che sia questa raccolta di racconti sia Franny e Zooey mi incuriosiscono. Magari a 30 anni cambio idea su Salinger.
RispondiEliminaDovresti provare a leggerli allora! Anche perché io li ho trovati diversi dal giovane Holden anche nello stile
EliminaPer quanto riguarda il giovane Holden, lì c'è un certo dialogo che parla proprio delle cosiddette "dimensioni della mente", non so se lo ricordi.
RispondiEliminaps sto leggendo anche io in questo momento i nove racconti.