Lo Zio è uno spietato boss della camorra. Ha però una fatale debolezza: "il Grande Fratello", di cui non si perde una puntata. Nemmeno se costretto a vivere in latitanza, braccato dall'agente di polizia Woody Alien, soprannominato così per la "bruttezza intellettualoide", che potrebbe incastrarlo grazie a un misterioso informatore. Allora i "guaglioni" dello Zio, scoperta l'identità del traditore, arruolano il pusher Anthony ventenne incensurato, ma in compenso lampadato e depilato per mandargli un messaggio dalla Casa. Dopo un estenuante addestramento, Anthony riesce a superare il provino ed entra nel cast...
Credo che parlare e scrivere di Camorra sia una delle cose più difficili che si possano fare. C'è un velo di segretezza, di omertà, di paura che avvolge questo mondo, un mondo che troppo spesso qui al nord (e sto facendo un mea culpa) tendiamo ad ignorare. C'è stata una svolta qualche anno fa, con l'uscita di "Gomorra" di Roberto Saviano. Un libro difficile da leggere, difficile da capire e ancor più difficile da digerire, soprattutto per chi, come me appunto, sapeva della Camorra solo quelle notizie che vengono detto ogni tanto al tg o che compaiono sui giornali e che si ascoltano e si leggono di sfuggita.
Però non c'è solo Roberto Saviano. Ci sono altri giornalisti, ci sono magistrati, ci sono persone comuni che nel loro grande e nel loro piccolo cercano di contrastare come possono questo sistema, cercano in qualche modo di ribellarsi o, almeno, di raccontare.
E tra questi c'è anche Stefano Piedimonte, che, con il suo "Nel nome dello zio", ci racconta la camorra da un punto di vista diverso, forse mai utilizzato prima e forse ancor più difficile. Un romanzo, un romanzo comico, a tratti grottesco e surreale, in cui il male viene in qualche modo combattuto ridicolizzandolo.
Lo Zio è uno spietato e potente boss della Camorra, appassionato di Grande Fratello. Niente e nessuno può disturbarlo durante le ore della trasmissione. Un giorno però, qualcuno lo tradisce ed è costretto a fuggire. Nessuno dei suoi sa dove sia andato e, dato che non ha portato con sé il cellulare, non sanno nemmeno come fare a contattarlo. Sanno solo che è in pericolo.
Poi però hanno un'idea: perché non utilizzare questa sua grande passione per la famosa casa per inviargli in diretta un messaggio? Bisogna solo trovare la persona adatta: fedele al loro clan ma incensurato, così che nessuno possa direttamente collegarlo a lui. E chi meglio di Antony? Un pusher ventenne, lampadato e "frizzantino", con la passione per le canzoni neomelodiche e il sogno di diventare una star.
Antony verrà istruito a dovere da Peppino il Fetente su cosa dovrà fare per essere selezionato ed entrare nella casa e su cosa dovrà dire e non dire una volta dentro. La salvezza dello Zio è nelle sue mani.
Tutto andrà come previsto, Antony riuscirà ad entrare e si scontrerà con delle persone ancor più strambe di lui. Ma anche con qualcuno che forse lo capisce più di quanto pensasse e che lo porterà a ribellarsi.
L'idea alla base del romanzo è semplicemente geniale e non riesco davvero a immaginare come abbia fatto l'autore ad inventarsela. Dietro alla comicità del personaggio di Antony, veramente ben riuscito (anche io voglio essere "frizzantina"!), e al ridicolo in cui lo Zio e il suo clan vengono in qualche modo gettati mettendo in luce le loro debolezze e le loro manie(e si vede già dai soprannomi che vengono loro attribuiti), rimane la denuncia, pesante e potente verso un mondo che trova nel terrore, nelle minacce e nella vendetta le sue uniche armi per dominare tutto. E sono armi potenti, contro le quali sembra quasi impossibile ribellarsi.
Stefano Piedimonte analizza tutti i principali aspetti della fortuna e dei fallimenti dei clan camorristi: la struttura gerarchica di ogni gruppo, la divisione del potere, le talpe nella polizia e i rapporti con la politica, i pentimenti e i tradimenti interni che avvengono di solito per motivi banali, la violenze come unica forma di vendetta, la gente che pur sapendo tace.
Alla fine il romanzo riesce a lasciarti due cose: un briciolo di speranza, incarnata proprio da Antony, che nella sua semplicità e nella sua "stramberia" riesce a ribellarsi in qualche modo al potere del clan. Una speranza che però si trasforma quasi subito in amarezza, perché ovunque tu vada a un certo punto ti ritroverai di nuovo dentro a un sistema, magari diverso, magari con un altro nome, magari meno violento e meno radicato, ma con gli stessi principi.
Merita!
Autore: Stefano Piedimonte
Pagine: 249
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Guanda
ISBN:978-8860889416
Prezzo di copertina:16,00 €
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formato brossura: Nel nome dello zio
formato e-book: Nel nome dello zio (Narratori della Fenice)
Lo voglio tantissimo *__*
RispondiEliminaSembra un libro molto particolare e interessante; la tua recensione lo presenta davvero bene, mi è venuta voglia di provare a leggerlo :)
RispondiEliminaMerita davvero! Perché offre un punto di vista diverso dal solito senza che però venga meno l'aspetto di denuncia.
RispondiEliminaE poi ci sono delle scene che fanno davvero, davvero ridere :D