martedì 3 febbraio 2015

SORELLA, MIO UNICO AMORE - Joyce Carol Oates

La prima, primissima cosa che devo dire su Sorella, mio unico amore di Joyce Carol Oates è che la copertina italiana è incredibile. Perfetta. Semplicemente perfetta nel suo essere inquietante. E tanto di cappello quindi a chi in Mondadori l’ha scelta. 

Ma veniamo al libro. Parlare di Sorella, mio unico amore non è per niente semplice, soprattutto se non ci si vuole lasciare andare a rabbia e imprecazioni nei confronti della storia e della società che Joyce Carol Oates racconta così bene.

Bliss Rampike ha sei anni ed è una promessa del pattinaggio artistico, con i suoi capelli biondi cotonati, il suo viso sapientemente truccato, i suoi costumini da bambolina e quelle mutandine di pizzo che sapientemente fanno capolino sotto il gonnellino. Bliss Rampike ha sei anni e una madre manager, Betsey, con un passato da pattinatrice, una paura folle di non integrarsi nella nuova, snob, società in cui si è appena trasferita, che fa dell’apparenza il suo unico scopo e che, guidata da Gesù nelle sue scelte,  proietta su Bliss la sua voglia di successo e notorietà, sebbene in privato a volte sta bambina proprio non riesce a sopportarla. Ha anche un padre, Bix, che di questa famiglia è un po’ stufo ma che per non creare(si) troppi problemi lascia che la moglie faccia dei figli quello che vuole. E poi, Bliss ha un fratello maggiore, Skyler, che di anni ne ha nove e che avrebbe dovuto diventare famoso al posto suo, se non fosse che le sue doti atletiche non erano poi così spiccate e si è infortunato ancor prima di riuscire a esibirsi, con somma vergogna dei genitori, e che ora non sa come rapportarsi alla vita folle che la sua sorellina è costretta a vivere.  Bliss Rampike ha sei anni, e viene trovata morta nel locale caldaia della sua enorme villa a Fair Hills, New Jersey.  Da quel momento, diventa una leggenda. Che segna i suoi famigliari in modi diversi: la madre diventa ancor più affascinata dalla notorietà e dalle telecamere, al punto da vivere di questa morte, giustificandosi dietro a un Gesù e a un Dio che la guidano; il padre fugge definitivamente, e Skyler, il povero Skyler, completamente traumatizzato dal senso di colpa, passa da un istituto psichiatrico all'altro, da una diagnosi all'altra, alla ricerca di una verità di cui forse, alla fine, non se ne farà comunque nulla.

È Skyler che ci racconta la storia, in una sorta di diario che alterna la prima e la terza persona, in cui l’autore compare direttamente o nelle note a piè di pagina (un espediente narrativo che mi è piaciuto molto), dove cerca di raccontare com'è vivere in una famiglia del genere, com'è rapportarsi al successo della sorella e come  si possa rimanere profondamente segnati da un’infanzia terrificante e da dei genitori così. Perché sì, fin dall'inizio nei confronti di questi genitori si prova un odio e un’incazzatura che diventano via via più profondi. E sapere che la storia di Bliss è ispirata a una storia vera rende quest’odio e questa incazzatura ancora più forti. 

Viene da domandarsi perché nessuno fermi dei genitori così fermati. Perché un bambino un po’ vivace o un po’ timido non possa essere semplicemente un bambino vivace o un bambino timido, e non un malato di qualche malattia mentale dalla sigla bizzarra. Perché il mondo di oggi accetta che i bambini siano obbligati a diventare grandi troppo presto (e qui non è necessità, è obbligo) dalle persone che più invece dovrebbero proteggerli, per soddisfare il capriccio o il sogno infranto di qualcun altro. Perché l’immagine conti così tanto.

La prosa della Oates è semplicemente incredibile. La denuncia che fa di questa società, attraverso una sua vittima, è  semplicemente agghiacciante. E non pensate che il fatto che il libro sia ambientato in America, che il fatto di cronaca sia successo in America, in qualche modo lo renda distante e quindi ci renda immuni. Perché non è così. 

Leggete Sorella, mio unico amore, anche se la copertina vi sembra troppo inquietante. Leggetelo, anche se queste storie vi fanno stare male. Leggetelo e incazzatevi. 
Leggetelo e vi innamorerete di ogni singolo pugno nello stomaco che Joyce Carol Oates vi tirerà raccontandovi questa storia.

Titolo: Sorella, mio unico amore
Autore: Joyce Carol Oates
Traduttore: Giuseppe Costigliola
Pagine: 669
Editore: Mondadori
Anno: 2009
Acquista su Amazon:
formato brossura: Sorella, mio unico amore

10 commenti:

  1. Recensione bellissima, Elisa.
    Io della Oates non ho mai letto niente, e manco saprei da dove cominciare. Come si dice, però: "andò coglio coglio", tanto non mi risulta che sia capace di scrivere romanzi immeritevoli. La copertina italiana l'ho sempre odiata, sai?, ma magari leggendo leggendo cambierò idea. All'inizio, non associando bene il romanzo all'autrice, la scambiavo per una delle copertine Newton Compton. E non è proprio un complimento, ahahah :-)

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    1. Anche io non avevo mai letto nulla prima di questo, ma penso che colmerò presto la mia lacuna!

      La copertina italiana sembra brutta, finché non si legge il libro. Dopo ci si rende conto di quanto sia terribilmente perfetta!

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  2. I pugni nello stomaco sono una prerogativa della Oates, e lo sono a tal punto che dopo l'ennesima sofferta lettura di un suo romanzo, "La figlia dello straniero", ho deciso di non voler più leggere niente di questa scrittrice. Scrive meravigliosamente, è vero, però non ci si può fare del male a ripetizione! ; )

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    1. Io leggerò sicuramente altro... ma anche perché questo è il mio primo romanzo della Oates e forse qualche pugno nello stomaco riesco ancora a sopportarlo (per quanto agghiacciante sia stata questa lettura!)

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  3. Adoro la Oates, dal profondo del cuore. E capisco di che parli, perché ho letto "La figlia dello straniero" e i suoi personaggi ancora mi seguono, fanno capolino tra i pensieri. Però, al contrario di Irene qui sopra, questo mi spinge a cercare di recuperare quanti più libri possibili scritti da lei, e ringrazio il cielo che sia così prolifica :)

    Questo titolo in particolare non l'ho ancora letto, ma so per certo che lo farò, a suo tempo. La copertina è davvero inquietante già così, non oso immaginare dopo la lettura...

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    1. Anche io conto di leggere ancora parecchio di suo. Magari a giusti intervalli di tempo, perché sono libri proprio difficili.

      E' la prima volta che mi capita di pensare che la copertina italiana sia meglio di quella originale!

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  4. Anch'io non ho letto ancora nulla di questa scrittrice, anche se ne ho un paio suoi in attesa, "Una famiglia americana" e un altro.
    Questa storia, e la foto di copertina mi fanno ricordare un caso molto simile avvenuto una ventina di anni fa, nel quale venne uccisa la piccola JonBenet Ramsey.

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    1. E' ispirato proprio a quel fatto di cronaca lì, sì!

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  5. Questo è il secondo libro della Oates che leggo (in lingua originale inglese) dopo "American appetize", altrettanto sconvolgente e analitico di una società americana purtroppo ormai molto vicina a noi. Reputo la Oates una delle migliori scrittrici contemporanee e mi rammarico di non averla conosciuta prima.

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  6. Questo è il secondo libro della Oates che leggo (in lingua originale inglese) dopo "American appetize", altrettanto sconvolgente e analitico di una società americana purtroppo ormai molto vicina a noi. Reputo la Oates una delle migliori scrittrici contemporanee e mi rammarico di non averla conosciuta prima.

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