Fiona Sweeney fa la bibliotecaria a New York.
Ha un buon lavoro, un fidanzato che le vuole bene, un'esistenza tutto
sommato gratificante. Ma a trentasei anni decide di dare una svolta alla
sua vita. Quando legge un annuncio in cui si cerca una bibliotecaria
per la fondazione della prima biblioteca itinerante in Kenya, non ci
pensa due volte e, lasciate le luci scintillanti di New York, parte per
l'Africa. L'idea è semplice e geniale: per gli abitanti di quelle
regioni, il libro è un oggetto sconosciuto, che suscita diffidenza. Per
renderglielo familiare, i libri arriveranno al villaggio sul dorso di un
animale assai conosciuto, anzi, un animale indispensabile, il cammello.
Nasce così la "Biblioteca sul cammello". Tra le capanne di Mididima la
vita segue gli stessi ritmi da millenni. L'arrivo della "Biblioteca sul
cammello" è un evento straordinario, che scatena cambiamenti nella
rigida organizzazione tribale: la fatica nell'assimilare la novità
divide la popolazione. C'è chi pensa che la cultura possa aiutare a
costruire un mondo migliore, come il maestro Matani, o la piccola
Kanika, che sogna di diventare insegnante, o l'enigmatico Scar Boy, un
bambino orribilmente sfigurato da una iena, che nella letteratura
finalmente trova il suo mondo. Ma ci sono anche coloro che considerano
Fiona una pericolosa minaccia. La "Biblioteca sul cammello" è stata
realmente fondata dieci anni fa in Kenya per diffondere la cultura dei
libri, ma anche per favorire l'incontro e il dialogo fra culture
diverse.
Ho dovuto iniziare questo libro tre volte prima di riuscire a finirlo. Ogni volta mi fermavo dopo poche pagine, perché mi arrivava qualcosa che volevo leggere prima o perché mi distraevo da altro. L'ho lasciato sul comodino (o meglio, sulla sedia che mi funge da comodino) diversi mesi, nella pila dei "da leggere", in attesa che arrivasse il suo momento. I libri che avevo ancora da leggere però si sono esauriti pian piano e quindi, domenica, mi sono ritrovata con questo come unica possibilità (in realtà ho ancora un Vitali che mi sono ripromessa di tenere per le ferie). Quindi l'ho aperto sperando che fosse la volta buona.
E lo è stata.
Il libro racconta in forma romanzata di un progetto reale, quello di portare i libri anche tra le popolazioni più sperdute e isolare dell'Africa. E l'unico mezzo possibile per raggiungerle sono i cammelli. Racconta di uno scontro di culture, della difficoltà che le popolazioni nomadi, che si basano principalmente sulla tradizione orale e che credono nei castighi divini e nella magia, hanno di capire l'utilità dell'istruzione scritta, dei libri e di tutto ciò che rappresentano.Perché vanno a rompere un equilibrio che dura da secoli, mettendo in testa idee nuove.
Fiona è americana e decide di buttarsi in questo progetto di alfabetizzazione per allontanarsi dalla sua vita sempre uguale, da un fidanzato che non sa se ama oppure no, e per fare i conti con il suo passato, con il rapporto con la madre. Vuole fare qualcosa di grande, credere in un progetto. E per farlo ha bisogno dei sui amati libri.
Il suo impatto con la popolazione di Mididima è duplice: da un lato c'è chi la accoglie calorosamente, una ventata di novità e di speranza, al punto che c'è chi vorrebbe tornare con lei in città, frequentare una scuola e diventare insegnante. Dall'altro c'è lo scontro con i vecchi del villaggio, che trovano lei e la sua biblioteca come un'invasione, non con le armi ma con una cultura diversa, un'invasione che gli dei non approveranno e che comporterà castighi e punizioni. Al punto che, quando Scar Boy, un ragazzino sfigurato da bambino da una iena, non restituirà i libri presi a prestito, gli anziani decideranno di punirlo e faranno di tutto per far si che la biblioteca non torni.
Non è facilissimo raccontare la trama di questo romanzo, perché sono tanti gli aspetti che vengono analizzati e raccontanti: c'è il contrasto di culture ma anche il contrasto all'interno della popolazione stessa, tra gli anziani e il maestro, tra il maestro e sua moglie. C'è l'aspetto amoroso, utile per rendere la storia più godibile e leggibile, c'è la ricerca di sé stessi e la voglia e la paura del cambiamento. C'è il forte rapporto con il passato e con la tradizione ma anche la difficoltà a volte ad adattarsi a quello che è sempre stato.
Ammetto che mi aspettassi un finale diverso, sebbene mi renda conto che quello proposto dall'autrice sia in realtà l'unico possibile. E la trama poteva essere sicuramente approfondita meglio, meglio sviluppata (è una delle poche volte in cui mi ritrovo a dire che 100 pagine in più sarebbero state utili). Anche dei personaggi viene detto lo stretto indispensabile per caratterizzarli, senza che vengano analizzati più nel profondo.
C'è poi qualcosa che non quadra nella contrapposizione tra le lingue: a Medidima a parte il maestro e pochi casi nessuno parla inglese, ma a volte sembra che l'autrice si dimentichi di questo problema e faccia parlare tra loro persone che non dovrebbero avere le capacità per farlo.
Sicuramente sarebbe un po' tutto da rivedere.
Insomma, un romanzo con del potenziale, una bella occasione a mio avviso un pochino sprecata.
"Forse i doni dei libri si trovano in ciò che ci permettono di immaginare" (cit.)
Nota alla traduzione: anche il traduttore si perde dove si perde l'autrice, facendo un po' di confusione con il contrasto tra le due lingue. E a volte lascia dei termini in inglese senza che ce ne sia, almeno secondo me, motivo.
Titolo: La biblioteca sul cammello
Autore: Masha Hamilton
Autore: Masha Hamilton
Traduttore: S. Caraffini
Pagine:284
Prezzo di copertina: 8,90 €Editore: Garzanti
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Bellissimo!!! Lo presi per puro caso in biblioteca e lo divorai in poche ore.
RispondiEliminaCiao, Sara
perche' mai scar boy viene chiamato cosi da persone che non conoscono l'inglese?
RispondiEliminaL'ho finito da poco: uno di quei libri carini, che si lasciano leggere, ma non lasciano il segno
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