Il verdetto di un medico ha ribaltato il
mondo. La malattia di Andrea è un uragano, sette tifoni. L'autismo l'ha
fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per suo
figlio. Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare. Per anni
hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali,
spirituali. Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza
meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada.
Tagliano l'America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per
tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre
mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita. Andrea
che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani. E semina
pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il
ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre.
Di solito, almeno per i primi tempi, cerco di tenermi alla larga dai best seller del momento. Quei libri che hanno successo più per la campagna pubblicitaria editoriale che c'è dietro che non per il loro contenuto (vedi le varie sfumature di colore che tanto vanno di moda in questo periodo). Lascio sempre passare un po' di tempo, poi, se il libro mi incuriosisce, prima o poi lo leggo.
Questa volta però è diverso. Inanzitutto perché "Se ti abbraccio non aver paura" è edito da una casa editrice indipendente, che vive più grazie al passaparola che alle campagne di marketing, e che quindi punta molto sulla qualità dei romanzi che pubblica (tutta la serie di Jasper Fforde, che io ho amato molto, è stata pubblicata in Italia da questa casa editrice). A questo si aggiunge il fatto che racconta di una storia vera, di un padre e di un figlio e di una malattia terribile, l'autismo, di cui si sa troppo poco ma che è terribile per chi la vive (sia per chi ne è affetto sia per chi ci interagisce). E poi, il titolo è semplicemente meraviglioso.
E quindi ho voluto leggerlo subito.
Ammetto che recensire romanzi che sono anche storie vere mi mette sempre un po' in difficoltà. Non so mai se devo parlare della trama, rischiando di dare inevitabilmente un giudizio sulla vita della persona che l'ha realmente vissuta, o se limitarmi a un commento sullo stile, sul modo in cui questi fatti reali ci vengono raccontati.
In questo caso l'autore Fulvio Ervas ci racconta la storia di Andrea, ragazzo diciassettenne affetto da autismo, e di suo padre Franco che, un'estate, decide di fare un viaggio, di partire all'avventura per l'America. Non tutti i medici sono d'accordo su questa scelta: i ragazzi autistici tendenzialmente hanno bisogno di schemi e abitudini, di routine sempre uguali da seguire e di stabilità. Basta un niente perché perdano il loro labile equilibrio. Ma Franco decide di provare lo stesso, perché nulla di quello che hanno detto i medici ha funzionato finora.
E quindi partono. Stati Uniti prima e Sud America dopo. Un viaggio all'avventura, in moto, in aereo, in auto, senza mete prestabilite, alla ricerca di un contatto, di un filo per unire Andrea e il suo mondo interiore con quello di Franco e il mondo reale.
Le difficoltà non mancano, non sempre tutti capiscono i problemi di Andrea, non tutti sono felici di farsi abbracciare, baciare o toccare la pancia da uno sconosciuto. Così come non sempre Franco riesce a reggere il peso della responsabilità, ma soprattutto la rabbia e l'impotenza che la situazione del figlio genera in lui.
Ma a poco a poco, padre e figlio impareranno a conoscersi ancora di più. La condizione di Andrea non sarà più sempre e solo un limite per lui, perché incontreranno persone che lo capiranno, persone che riusciranno a leggere dentro di lui nonostante lui non riesca a esprimersi a parole, persone che non avranno paura quando lui le abbraccerà.
Andrea farà le sue prime esperienze, esperienze da normale diciassettenne, con Franco che a poco a poco imparerà a lasciarlo andare, ad avere meno paura delle reazioni di suo figlio e di quelle degli altri, senza mai però abbandonarlo, senza mai perdere quell'elastico sottile e invisibile che li terrà per sempre legati.
Il libro è il diario di un viaggio. Un viaggio attraverso l'America e un viaggio attraverso una malattia di cui si parla sempre troppo poco. C'è il dolore, certo. C'è l'impotenza e c'è la paura. Ma c'è anche la voglia di crescere e capire, di superare quei limiti che una malattia per forza impone.
E' stato bravo Fulvio Ervas a mettere per iscritto il racconto di Franco, a far trasparire ogni aspetto del rapporto tra padre e figlio e a raccontare i fatti e la realtà così come sono realmente avvenuti, senza pietismi e senza compassione. E anche se lo stile a volte è forse un po' troppo semplicistico, si adatta bene alla struttura del diario,perché riesce a esprimere con il tono giusto i pensieri e le preoccupazioni del padre.
E non era assolutamente un compito facile.
Io di autismo sapevo poco o nulla, quel poco che viene mostrato in qualche film o in qualche libro. E anche ora, la mia conoscenza di questa terribile malattia non è poi aumentata di molto. Ma credo che un libro come questo, così come tutti i libri che narrano di esperienze reali e personali, serva a far acquisire maggiore consapevolezza, a far capire che oltre alla disperazione e al dolore c'è anche qualcos'altro. E che non bisogna avere paura di chi in qualche modo è diverso da noi.
Assolutamente da leggere.
Titolo: Se ti abbraccio non aver paura
Autore:Fulvio Ervas
Pagine: 319Autore:Fulvio Ervas
Prezzo di copertina: 17 €
Editore: Marcos y Marcos
Acquista su Amazon:Se ti abbraccio non aver paura (Gli alianti)
Le iene hanno fatto un servizio su Andrea e suo padre; Giulio Golia ha passato con lui un giorno intero, per "entrare" davvero nella vita di un ragazzo - in realtà di una famiglia - con questi problemi.
RispondiEliminaIl padre racconta cosa vuol dire vedere tuo figlio che non riesce ad entrare nel mondo, e quando alla fine Golia legge alcune delle frasi scritte da Andrea ti si stringe il cuore.
Ti consiglio di guardarlo perchè è davvero toccante, finisci per adorarlo, questo ragazzo.