Roma, 1976. Un anno prima che tutto accada. Il
Libanese freme. Il Libanese ha tre amici, Dandi, il Bufalo,
Scrocchiazeppi. Passa con loro da un colpetto all'altro, tiene le armi
delle altre bande. Il Terribile, che aspira a diventare il capo dei
capi, tratta lui e gli altri pischelli come miserabili. Ma il Libanese
non è uno dei tanti. Il Libanese ha un sogno. Un sogno ancora troppo
grande per lui. Poi, una sera, il Libanese incontra Giada. Lei è bella,
ricca, inquieta. Lei vuole cambiare le cose. Lei vuole fare la
rivoluzione. Giada appartiene a un altro mondo. Il Libanese ne è
stregato. E nello stesso tempo comincia a intuire che proprio da quel
mondo potrà venire l'idea che gli permetterà di rendere il suo sogno una
realtà. È grazie a lei, inconsapevole guida, che il Libanese penetra
nel mondo dei ricchi, prima come pusher di un grande artista schiavo
dell'eroina, e poi organizzando, con i suoi compari, un primo sequestro
di persona (preludio di quello che segnerà, appena pochi mesi dopo, la
nascita della Banda): il sequestro di un ricchissimo palazzinaro, padre
di Sandro, l'amico del cuore di Giada...
"Romanzo Criminale" è uno di quei libri a cui mi sono avvicinata con estrema titubanza. Avete presente, no, quei romanzi di cui avete una vaga idea dell'argomento che trattano e che pensate non siano adatti a voi? Ecco, per me, "Romanzo Criminale" rientrava in questa categoria. Insomma, parla di un'organizzazione criminale, la banda della Magliana, che ha operato in giri di prostituzione, traffico di droga, furti e gioco d'azzardo nella Roma degli anni '70 e '80.
Eppure, nonostante la violenza, nonostante la crudezza e nonostante il forte accento romano nella scrittura (è un mio grandissimo limite, ho delle serie difficoltà a leggere romanzi scritti in dialetto), l'ho trovato un libro bellissimo, di quelli che ti aprono gli occhi, di quelli che inizi e non vorresti finire più. Ho visto e amato molto anche il film che ne è stato tratto, diretto da Michele Placido con i migliori (e sicuramente anche i più belli) attori italiani di questo periodo: Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart, Stefano Accorsi, Elio Germano, per citarne alcuni (non ho invece seguito la serie tv, sebbene tutti mi dicano che è ancor meglio del film).
Comunque, viste queste premesse, quando ho notato sullo scaffale di una libreria questo nuovo romanzo di Giancarlo De Cataldo con protagonista il Libanese la reazione è stata entusiastica.
Un entusiasmo che però già si è un pochino smorzato vedendo lo spessore del libro: troppo sottile per poter racchiudere tutti gli intrecci che avevano tanto ben caratterizzato il precedente!
Un entusiasmo che però già si è un pochino smorzato vedendo lo spessore del libro: troppo sottile per poter racchiudere tutti gli intrecci che avevano tanto ben caratterizzato il precedente!
E, purtroppo, avevo ragione.
"Io sono il Libanese" è una sorta di prequel di "Romanzo criminale". Ci presenta un "Libano" alle prime armi, che sogna di diventare re di Roma ma che ancora non sa bene come fare. Traffico di droga? Traffico di armi? Combutta con la camorra? Rapine? Rapimenti?
Il Libanese le prova un po' tutte, tutte con scarso successo, al punto che, se non fosse per l'incredibile determinazione del personaggio, si stenterebbe a credere che questo teppistello di strada diventerà il capo della banda della Magliana.
Accanto a lui ci sono già alcuni dei personaggi che lo affiancheranno in futuro: ci sono il Dandi e il Bufalo, suoi amici d'infanzia e di strada. C'è il primo incontro con il Freddo e con Nembokid, i primi scontri con il Terribile. Manca invece la polizia, un aspetto molto imporante e significativo di "Romanzo criminale", perché il Libanese non è ancora abbastanza influente e pericoloso perché qualcuno debba indagare su di lui.
E poi, ovviamente, c'è una ragazza. Giada, una giovane figlia di papà in lotta con la società (una figura forse un po' stereotipata degli anni '70 e '80), per la quale il Libano perde la testa. Inizialmente la vede come una possibile macchina per fare soldi, visto il suo giro di amicizie e il consumo di droga che ne deriva, poi se ne innamora, poi le differenze diventano inconciliabili, fino all'abbastanza prevedibile epilogo.
Non sto dicendo che il romanzo non mi sia piaciuto eh. Lo stile di De Cataldo è sempre molto particolare e molto piacevole da leggere, e dimostra ancora una volta la sua capacità e la sua bravura nell'offrire un ritratto di una parte di società italiana del passato.
Dico solo che mi aspettavo di più. Molto di più. Una trama più approfondita, più episodi del passato del Libanese che aiutassero a capire come ha fatto a diventare quel che è diventato. Invece, è come se non succedesse quasi niente, al punto che si arriva a pensare che la storia principale che voleva narrarci l'autore era quella d'amore.
Temo che chi, come me, ha amato "Romanzo criminale" non potrà che rimanere deluso. Chi invece si avvicina per la prima volta a De Cataldo apprezzerà sicuramente lo stile, proverà anche una certa simpatia per i personaggi, senza che però rimanga molto altro.
Titolo: Io sono il libanese
Autore: Giancarlo De Cataldo
Pagine: 131
Prezzo di copertina: 13 €
Editore: Einaudi
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formato e-book: Io sono il Libanese (Einaudi. Stile libero big)
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