Oggi vi voglio parlare di Amazon. E so che è un argomento un po' delicato. Mi sono resa conto, però, di aver fatto finta di niente per un po' troppo tempo e non aver mai espresso una mia opinione precisa verso tutte le accuse che vengono mosse nei suoi confronti. Certo, lì sulla colonna di destra c'è un banner e faccio un ordine almeno una volta al mese, quindi penso non sia poi così difficile indovinare come la penso e come mi pongo nei suoi confronti. Però, credo sia giusto parlare chiaro e provare a spiegare le ragioni, giuste o sbagliate che siano ovviamente, per cui non vedo amazon come il male assoluto, per cui non lo boicotto e anzi lo consiglio a chiunque voglia fare acquisti online.
Il maggiore risalto alla storia, ciò che ha aperto gli occhi agli acquirenti italiani insomma, è stata la puntata di Report andata in onda su Rai3 il 16 dicembre del 2012 (
questa, per intenderci), che metteva in evidenza il fatto che Amazon Italia, pur avendo il giro d'affari nel nostro paese, paga le tasse in Lussemburgo, sede della casa madre. A questo, legale o non legale non credo di avere le competenze per dirlo, si aggiunge il fatto che non vogliano divulgare dati riguardo alle vendite, riguardo a dove vengono effettuati gli acquisti, riguardo a qualunque dato che possa essere in qualche modo usato contro di loro.
Pochi mesi dopo la puntata di Report, è uscito sui giornali nazionali un reportage fatto in uno dei magazzini amazon tedeschi:
questo. Accuse gravissime, pesantissime e davvero preoccupanti sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. Stipendi pagati senza contributi (tipo il mio, ma io non lavoro per amazon), turni di lavoro lunghissimi, ammonimenti in caso di errori... una vera e propria conduzione "nazista". Ovviamente amazon si difende dicendo che la gestione del magazzino è affidata a un'agenzia presente sul territorio tedesco, con cui hanno tagliato i contatti una volta scoperto tutto quello che succedeva nel magazzino.
Poi, il mese scorso, è uscito un articolo più o meno simile ma questa volta in Francia. Un giornalista si è infiltrato in un magazzino, ha indagato e il risultato si può leggere in
questo articolo. Qui si parla di nuova alienazione del lavoro: turni che iniziano alle 21 di sera e finisco alle 5 (otto ore, direi), 20 km percorsi per notte in magazzino, dipendenti continuamente controllati e scansionati, condizioni psicologiche devastanti.
Poi c'è la legge Levi, definita dai più
legge "antiAmazon", che ha lo scopo di controllare e regolamentare gli sconti per cercare di favorire le librerie fisiche. C'è stato lo scandalo delle recensioni fasulle ai prodotti e quello delle autopubblicazioni di libri con sfondo pedofilo, su cui amazon non ha vigilato (ma prontamente tolto dal mercato una volta ricevuta la segnalazione).
Di motivi per avercela con Amazon, per boiocottarla, ce ne sono eccome. Eppure, nonostante tutto questo, non lo faccio. E cercherò di spiegarvi perché.
Credo che Amazon faccia paura. Che sia un bersaglio quasi facile per evitare di pensare a tutti gli altri, ben più grossi, problemi che abbiamo. Problemi per quanto riguarda il mercato del libro e delle vendite online, se vogliamo restare nel piccolo. Problemi riguardo agli sconti selvaggi che venivano e vengono ancora fatti dagli editori e che si risolverebbero molto facilmente imponendo un prezzo unico sul libro, come viene fatto in Francia, ad esempio. Problemi riguardo all'autopubblicazione, a cui tutti, dai più intelligenti ai più invasati hanno accesso (basterebbe inserire una figura nel mezzo, che legga tutto... che so, un editore!). Ma anche problemi più grandi, sui ricchi evasori fiscali, sulle condizioni disagiate di lavoro dei giovani e meno giovani, o proprio su chi il lavoro non ce l'ha.
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Il magazzino di Amazon a Rugeley, nel Regno Unito. |
Amazon, ribadisco, è il bersaglio più facile per evitare di affrontare davvero i problemi "nostri".
I problemi di lavoro, innanzitutto: la disoccupazione giovanile a livelli altissimi, l'abuso dei contratti di stage, di quelli a progetto senza contributi, le aziende italiane che multano i dipendenti se fanno un errore, quelle che non pagano gli stipendi ai dipendenti ma poi si comprano a spese dell'azienda le finestre di casa, i capi che fanno mobbing se le donne dipendenti rimangono incinte o, semplicemente, non rispettano i loro standard di bellezza, le case editrici miliardarie che chiedono indietro i soldi ai propri distributori, i call center che ti pagano a chiamate e che ti sgridano se stai al telefono per più di cinque minuti... per arrivare poi alla cronaca di oggi, alle fabbriche che sono anche case che sono anche luoghi di morte.
E io, scusate, di fronte a tutto questo, devo boicottare Amazon? Abbiamo dei politici che evadono, che si fanno le leggi ad personam e ad aziendam, che usano le mie tasse per pagarsi le cene e le mutande verdi, e il mio problema più grande è Amazon?
Amazon offre uno dei servizi assistenza migliori che abbia mai visto. A quali condizioni, onestamente, non lo so. Nel senso che le due o tre volte che ho contattato l'assistenza non ho chiesto quanto ricevono di paga, che turni fanno, se vengono cazziati se li tengo impegnati due minuti in più. Così come non l'ho mai chiesto al ragazzo della telecom che cerca quasi ogni giorno di farmi tornare da loro, a quello di Sky o a quello dell'Enel, di cui mai nessuno parla, se non per lamentarsi di quanto rompano le scatole quando chiamano all'ora di cena.
E poi, siamo mai entrati in un magazzino, che so, FIAT (è un esempio eh, non sto accusando alcun magazzino FIAT di nulla!) o in quello di qualunque altro colosso? Sappiamo quanti km al giorno percorrono i magazzinieri che lavorano lì? O ancora, quanto può essere alienante lavorare, che so, come data entry o quanta fatica si faccia a fare il cameriere ai matrimoni con più di duecento invitati, in cui non devi rompere nemmeno un bicchiere perché altrimenti te lo tolgono dalla paga giornaliera?
E' questo che mi fa arrabbiare. E' giusto indignarsi, è giusto rimanere basiti di fronte alle condizioni di lavoro se risultano alienanti o se sono troppo faticose, così come è giusto arrabbiarsi se chi dovrebbe pagare le tasse in Italia non le paga. Però, perché allora solo contro Amazon? Onestamente, mi sembra il minore dei nostri problemi. Da qualche parte bisogna iniziare, certo, ed è giusto. Ma forse inizierei da qualcosa di più piccolo, più vicino a noi, forse più facile. Qualcosa che abbiamo davvero il potere di cambiare.
Ma torniamo un attimo al discorso libri. Hanno introdotto la legge Levi per evitare gli sconti selvaggi. E il risultato è stato che TUTTI gli store online (non solo Amazon, anche Mondadori, anche Feltrinelli e IBS... che però non vengono mai tirati in ballo, chissà perché) hanno messo il 15% di sconto fisso. E' servito ad aiutare le librerie, questo? Perché non imporre un prezzo fisso, come dicevo prima, valido per tutti? Perché non controllare di più le campagne sconto che vengono fatte (ne ho approfittato anche io eh, sia chiaro, però Einaudi è stata in sconto praticamente tutto l'anno)? Perché non dare aiuti diversi alle librerie indipendenti meritevoli? Perché viene sempre più facile criticare gli altri anziché guardare un attimo a se stessi?.
I miei sono sicuramente ragionamenti semplicistici, di una semplice lettrice (e acquirente di amazon, ma anche nelle librerie fisiche) che si è fatta un'idea, che può essere anche totalmente sbagliata e che non vuole imporre a nessuno, sulla situazione (e vi assicuro che non sono pagata da Amazon per difenderlo, se a qualcuno venisse il dubbio). So che la questione è molto più profonda di così, però non riesco a fare a meno di chiedermi: perché si boicotta amazon, che comunque siamo onesti, lavoro ne dà eccome, e non si fa niente per combattere tutte le realtà tristi, squallide, alienanti che si vivono ogni giorno direttamente, che si conoscono benissimo (mi volete dire che a Prato NESSUNO sapesse dei cinesi nello scantinato? O che nessuno sapesse che gli estintori della Thyssen non funzionavano? Così, per fare solo due esempi supertragici) ma che si finge sempre di non sapere?