giovedì 29 giugno 2017

CHILEAN ELECTRIC - Nona Fernández

La luce entrò dalle finestre nelle case, nelle stanze e sopra i cuscini dei più fortunati, che forse da quel momento iniziarono a immaginare nei loro sogni contorti una città delimitata da neon, lucette colorate e luci di sicurezza. Una città vigile, sempre accesa, la città insonne.


È il 1883 e a Santiago del Cile è appena arrivata la luce elettrica. È un momento importante per la città e per i suoi abitanti, che si sono raccolti tutti in Plaza de Armas per assistere alla prima accensione, con un misto di paura e stupore. Le strade, ora, sono illuminate dai lampioni, che sembrano dissipare tutte le ombre e dare, in qualche modo, una speranza luminosa per il futuro.
Ad assistere alla cerimonia di accensione c’è anche una bambina che, crescendo, tramanderà questo ricordo, insieme a tanti altri, alla nipote: perché sì, nel 1883 è arrivata la luce, ma non è riuscita a illuminare completamente il buio di un’epoca e di un secolo, fatto di dittature, di lavoro in condizioni disumane, di proteste represse con la violenza e di sparizioni inspiegabili.

In Chilean Electric di Nona Fernández, pubblicato da Edizioni Edicolas e tradotto da Rocco D’Alessandro, assistiamo proprio al momento dell’accensione dei lampioni e anche a tutto il resto. Lo facciamo tramite la nipote di quella bambina che ha visto intimorita e curiosa la prima luce accendersi. Sarà lei a tramandare i suoi racconti e i suoi ricordi, a volte confusi, a volte forse addirittura inventati, alla nipote, affinché si conservino, affinché non spariscano nel buio. E la nipote, con la sua scrittura e le sue parole, sarà proprio quella luce necessaria per non dimenticare la storia di sua nonna, ma anche quella di un intero paese.

Potrei dire queste e altre cose, ma probabilmente ciò che dico sono semplici arbitrarietà, ingenue e sterili; non sono una storica, né una politica, né un'economista e non mi compete entrare nel merito. L'unica cosa che posso fare è osservare. Osservare e trascrivere, illuminando con la letteratura la temibile oscurità.

Chilean Electric è un libro molto bello. Scritto con uno stile molto particolare, a volte poetico altre molto pratico (in apertura, per esempio, troverete una bolletta della luce), il romanzo gioca continuamente con la contrapposizione buio/luce, oblio/ricordo e ripercorre tutta la storia del Cile (e in parte di tutto il Sud America) nel corso del '900: un paese che da un lato andava verso l'innovazione, con i lampioni, la corrente elettrica in casa, i primi elettrodomestici, le prime bollette e poi l'arrivo di altre compagnie; ma dall'altro il paese continuava a sprofondare nel baratro delle dittature, dei colpi di stato, dei desaparecidos e delle repressioni.

Nona Fernández parla di sua nonna e di sé; parla di quando erano bambine entrambe e poi di quando entrambe sono diventate grandi. Parla delle feste e delle celebrazioni illuminate da mille lucine, ma anche delle semplici candele che i parenti delle persone scomparse non hanno mai smesso di accendere. Parla di Allende e del suo tentativo di dare potere al popolo, della sua morte e del suo funerale di stato tardivo, avvenuto quasi vent'anni dopo. E parla, poi, di un legame indissolubile, quello tra una nonna e una nipote che raccontano e si raccontano la propria storia e quella di un paese.

Mia nonna appoggiò la testa sul cuscino e dopo che ebbi spento la luce della lampada sul suo comodino, mi strinse forte la mano. Pensa che quella che sto per raccontarti non è una storia, le dissi. È una luce soave, una piccola lampadina da quindici watt. Un faretto che allontana le paure e aiuta ad addormentarsi. Una lucina notturna che ti vigila sul tuo letto mentre dormi.

Chilean Electric è stato una vera rivelazione, una piccola perla di letteratura sudamericana contemporanea, che non ha nessuna intenzione di dimenticare il passato. Non ho letto il primo romanzo di Nona Fernández, Space Invaders (pubblicato sempre da Edizioni Edicolas, sempre tradotto da Rocco D'Alessandro), ma sicuramente ora lo recupererò, per aggiungere un ulteriore tassello al racconto della storia del Cile, ma anche per rileggere ancora una volta le parole di questa autrice e lasciarmi incantare dal suo stile, duro e delicato al tempo stesso.

E se amate la letteratura sudamericana, se amate la storia e, soprattutto, non volete che i ricordi e le ingiustizie cadano nell'oblio, dovreste leggerli anche voi, per illuminare non con la scrittura ma con la lettura la temibile oscurità.


Titolo: Chilean Electric
Autore: Nona Fernández
Traduttore: Rocco D'Alessandro
Pagine: 110
Anno di pubblicazione: 2017
Editore: Edicola Ediciones
Prezzo di copertina: 10 €
Acquista su amazon:
formato brossura: Chilean electric
formato ebook: Chilean Electric (Al tiro)

lunedì 26 giugno 2017

Di libri da leggere durante le vacanze scolastiche e di qualche considerazione sui titoli da proporre, più una bella lista.

Sono passati molti anni dall'ultima volta che mi è stata data una lista di libri da leggere durante le vacanze estive e quindi, devo ammettere, fatico un po’ a ricordare che struttura avessero. Ricordo una lista delle scuole medie, nell’estate tra la seconda e la terza, di cui bisognava leggere tutti i libri elencati (erano I Malavoglia di Verga, Una Donna di Sibilla Aleramo, Metello di Vasco Pratolini e Il Fu Mattia Pascal di Pirandello). Mi ricordo il mio sconforto iniziale, che si è tramutato in stupore davanti alle avventure della famiglia Malavoglia, davanti alla storia di Metello e di sua moglie Ersilia, davanti alla buffa vicenda di Mattia Pascal che decide di non essere più lui (per Una donna, invece, confesso di essere traumatizzata ancora adesso).

Ricordo poi un’altra lista, credo tra la prima e la seconda superiore, che era piena di titoli tra cui scegliere. È così che ho letto L’amore ai tempi del colera di García Márquez e poi, con un po’ di insistenza esterna, anche Cent’anni di solitudine. È così che ho letto Andrea De Carlo e, se non ricordo male, Calvino. Una lista lunghissima, da cui dovevamo scegliere un certo numero di libri: c’era un minimo ma non un massimo, e le possibilità erano davvero molteplici.

©Angela Keoghan
In questi giorni è di nuovo momento di liste. Le scuole sono finite da un pezzo e, passate le prime settimane di svago più totale, è giunto il momento di prendere in mano questi elenchi e decidere che cosa leggere. L’altro giorno, una ragazzina tra il primo e il secondo anno di un istituto professionale ha postato su twitter la sua lista di letture, comunicando con entusiasmo a Sofia Viscardi (youtuber diciottenne molto famosa tra i ragazzini di oggi, ndr) che tra i libri tra cui scegliere era presente anche il suo.

La mia prima reazione è stata abbastanza ottimista, devo dire la verità. “Ma sì, dai, la professoressa avrà fatto una lunga lista di titoli, tra cui ha inserito anche quello di Sofia Viscardi così, per ingraziarsi un po’ i suoi studenti tra un classico del ‘900 e l’altro”. Poi ho visto i titoli e l’ottimismo è un po’ sfumato. Oltre a Succede di Sofia Viscardi, appunto, c’erano After di Anne Todd, Wonder di R.J. Palacio e Io e te di Niccolò Ammaniti. Passi Ammaniti, passi ancora Wonder (anche se un po’ fuori età), ma After mi ha lasciato più senza parole di Sofia Viscardi.

A peggiorare ulteriormente le cose c’è il fatto che da questa lista, ogni studente deve scegliere solo un libro da leggere durante quest’estate. Un solo libro e potrebbe essere After? Ma perché?
Da un lato posso immaginare quale sia stata l’idea del docente: inserisco pochi libri, un paio che sentono vicini (se addirittura non li hanno già letti) e via, mi assicuro che leggano qualcosa e che poi l’anno prossimo non mi odino. E capisco, davvero, la volontà di svecchiare le liste di letture e di cercare il più possibile di andare incontro agli studenti, soprattutto se non lettori. Ma davvero serve? Ma davvero così facendo la scuola svolge il suo compito? Ma soprattutto, davvero non ha trovato nessun altro libro altrettanto leggero ma un po’ più intelligente (è una brutta parola, lo so, ma non saprei quale altra usare, in relazione al fatto che sono comunque libri consigliati a scuola) da far leggere?

Alla base potrebbe esserci un po’ di rassegnazione, sicuramente. I ragazzi di oggi leggono poco, se imponi le letture li allontani ulteriormente (tutti questi scrupoli un tempo non si facevano e, soprattutto, secondo me, non fanno nemmeno così bene, perché sei comunque una scuola e sì, certi libri in quegli anni vanno fatti leggere) e quindi non ci sono tante soluzioni. In questo caso specifico (che per fortuna non pare essere poi così diffuso, ci sono tantissimi insegnanti che danno liste ed elenchi con libri più variegati, per andare incontro ai gusti di tutti, ma al tempo stesso libri che hanno anche un qualche valore “scolastico”) l’impressione che ci sia stata un po’ di mancanza di voglia è abbastanza forte.

Però, secondo me, a questi ragazzi bisognerebbe dare anche un po’ più di fiducia.

Un mesetto fa, sono stata insieme alle mie amiche Claudia e Stefania in una scuola, a parlare di libri e di blog a dei ragazzi. Era un istituto agrario, dove diciamo che la letteratura italiana e la lettura in generale non sono considerate delle priorità (al punto che agli incontri i docenti di italiano nemmeno si sono visti), eppure, dopo un po’ di timidezza iniziale, qualcuno ha ammesso (sì, uso questo verbo perché a volte sembra che molti a quell'età si vergognino a dire che leggono) di essere un lettore, davanti allo stupore un po’ di tutti.

Questo per dire che non è vero che tutti i ragazzi non leggono. Non è vero che non frega niente a nessuno e che, per questo, bisogna dare meno titoli possibile e tutti il più vicini possibile al lettore. Anzi. Così si rischia solo di peggiorare le cose, secondo me, e di allontanare chi magari un po' di curiosità ce l'ha ma non sa come soddisfarla. 
Certo, magari qualcuno parte dal libro di Sofia Viscardi o da After e poi pian piano si forma come lettore. Qualcuno invece lo leggerà sentendolo come un’imposizione proprio come farebbe con qualunque altro libro. Ma c’è anche qualcuno che invece vorrebbe leggere, ma non sa bene da che parte girarsi, da dove partire e che da queste liste di libri da leggere per le vacanze cerca gli spunti giusti, qualche novità, qualche nuovo titolo. E si ritrova a poter scegliere solo tra quattro libri.

Dopo aver letto quel tweet l’altro giorno, ho lanciato sulla pagina Facebook del blog una specie di sondaggio, per provare a creare tutti insieme una lista alternativa di letture per l’estate. Sono venuti fuori tantissimi titoli, dai classici ai romanzi più contemporanei, che per la loro varietà potrebbero raggiungere molti gusti diversi. 
Preciso che non sono intervenuta in alcun modo sui consigli arrivati dai fan della pagina, se non semplicemente fornendo anche i miei. In alcuni casi non sono del tutto d’accordo (per tematiche o per difficoltà stilistiche, alcuni non sono libri che io quindicenne avrei letto... ma magari qualcun altro invece sì), altri sono state delle vere e proprie sorprese a cui non avevo minimamente pensato. E sicuramente ne mancano ancora tanti, tantissimi altri che andrebbero bene per quell'età e per formare i nuovi lettori senza traumatizzarli troppo.

Prima di passare all'elenco, ci tengo davvero tanto a ringraziare tutti coloro che sono intervenuti e che hanno lasciato i loro consigli di lettura.
© Saeed Sadeghi
Ho diviso i consigli in blocchi, per renderli più semplici da consultare: Narrativa italiana contemporanea, Narrativa straniera contemporanea, Classici italiani del ‘900, Classici stranieri del ‘900 e Classici. (Magari su qualche titolo in qualche categoria potreste non essere d’accordo… su qualcuno ho avuto qualche dubbio anche io, ma portate pazienza, è proprio solo per praticità).

Narrativa italiana contemporanea
CHI MANDA LE ONDE Fabio Genovesi
NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI Fabio Geda
L’AMORE CHE MI RESTA di Michela Marzano
ANNA Ammaniti
IO NON HO PAURA Ammaniti
PIÙ PICCOLO È IL PAESE, PIÙ GRANDI SONO I PECCATI Davide Bacchilega
CAMERE SINGOLE Chiara Sfregola
SE HAI SOFFERTO PUOI CAPIRE Giovanni F.
DOVE NASCE L'ARCOBALENO di Andrea Caschetto
LA STANZA PROFONDA Vanni Santoni
FIGLI DELLO STESSO FANGO Daniele Amitrano
IL RUMORE DEI TUOI PASSI Valentina D’Urbano
Tutti i romanzi di Fabio Bartolomei
I romanzi di Valerio Massimo Manfredi

Narrativa straniera contemporanea
QUALCUNO CON CUI CORRERE David Grossman
L’OMBRA DEL VENTO Carlos Ruiz Zafon
IL VANGELO SECONDO BIFF Christopher Moore
A VOLTE RITORNO John Niven
AMERICAN GODS Neil Gaiman 
NESSUN DOVE Neil Gaiman
LEGGERE LOLITA A TEHERAN Azar Nafisi
YERULDELGGER Ian Manook
MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO Jonathan Safran Foer
STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI Markus Zusak
I PILASTRI DELLA TERRA Ken Follet
I FIGLI DELLA MEZZANOTTE Salman Rushdie
LA SAGA DI AGNES BROWNE Brendan O’Carroll
LA CASA DEGLI SPIRITI Isabel Allende
L’ELEGANZA DEL RICCIO Muriel Barbery,
TRILOGIA DELLA CITTA DI K Agota Kristof
LA SOTTILE LINEA SCURA Joe R. Lansdale
ZIA MAME Patrick Dennis
LA MIA VITA È UN PAESE STRANIERO Brian Turner
IL PARADISO DEGLI ORCHI Daniel Pennac
COME UN ROMANZO Daniel Pennac
OPEN Andres Agassi
COLLA Irvine Welsh
SHINING Stephen King
IT Stephen King
LA SAGA DELLA TORRE NERA Stephen King
L’UOMO IN FUGA di Stephen King
MI CHIAMO LUCY BARTON di Elizabeth Strout
NORWEGIAN WOOD Murakami
IL SENTIERO DEI SOGNI LUMINOSI di Jasvinder Sanghera
TISHOMING BLUES Elmore Leonard
IL CLUB DEGLI INCORREGIBILI OTTIMISTI Jean Michel Guenassia
NIENTE Janne Teller
SKELLING David Almond
LA NOSTRA CASA Bov Bjerg
LA VITA SECONDO BANANA PP Wong
LA RAGAZZA DAI SETTE NOMI Hyeonseo Lee 
RIPARARE I VIVENTI Maylis De Kerangal
IL SENSO DELLE COSE Richard Feynman
LA BASTARDA DI ISTANBUL Elif Shafak
TRE FIGLIE DI EVA Elif Shafak
MAUS Art Spiegelman
PAPER MAGICIAN Charlie N. Homberg
IL MURO INVISIBILE Harry Bernstein
DANNY L’ELETTO Potok
Il BUDDA DELLE PERIFERIE Hanif Kureishi
LE CENERI DI ANGELA Frank McCourt
DEMOLITION MAN Robert Tine
IO NON MI CHIAMO MIRIAM Majgull Axelsson
I romanzi di Sharon M. Draper
I romanzi di Zimmer Bradley

Classici italiani del ‘900
IL BARONE RAMPANTE Italo Calvino
IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO Italo Calvino
SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE Italo Calvino
IL SISTEMA PERIODICO Primo Levi
SE QUESTO è UN UOMO Primo Levi
LA COSCIENZA DI ZENO Italo Svevo
IL FU MATTIA PASCAL  Luigi Pirandello
LA STORIA di Elsa Morante
LA BELLA ESTATE Cesare Pavese
FONTAMARA Ignazio Silone
IL NOME DELLA ROSA di Eco
IL SENATORE Giancarlo Buzzi
GLI OCCHIALI D'ORO Giorgio Bassani
CRISTO SI È FERMATO A EBOLI Carlo Levi
RIMINI Pier Vittorio Tondelli 
SOSTIENE PEREIRA Antonio Tabucchi

Classici stranieri del ‘900
IL BUIO OLTRE LA SIEPE Harper Lee
1984 George Orwell
LA FATTORIA DEGLI ANIMALI George Orwell
CRONACHE MARZIANE Ray Bradbury
FAHRENEITH 451 Ray Bradbury
SULLA STRADA Jack Kerouac
CENT’ANNI DI SOLITUDINE Gabriel Garcia Marquez
L’AMORE AI TEMPI DEL COLERA Gabriel Garcia Marquez
LO HOBBIT Tolkien
IL SIGNORE DELLE MOSCHE William Golding
MRS DALLOWAY di Virginia Woolf
IL GIOVANE HOLDEN J.D. Salinger
LA VALLE DELL’EDEN John Steinbeck
UOMINI E TOPI di John Steinbeck
I BUDDENBROOK Thomas Mann
LO STRANIERO di Albert Camus
LORD JIM di Joseph Conrad
IL VAGABONDO DELLE STELLE di Jack London
DIECI PICCOLI INDIANI Agatha Christie
IL PROFETA Kahil Gibran
LA SVASTICA SUL SOLE Philip Dick
FINE DI UNA STORIA di Graham Green
LEGGERMENTE FUORI FUOCO di Robert Capa
LA STORIA INFINITA Michael Ende
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE Milan Kundera
ZIA MAME Patrick Dennis

Classici
I TRE MOSCHETTIERI Dumas
I VIAGGI DI GULLIVER Jonathan Swift
IL RITRATTO DI DORIAN GRAY Oscar Wilde
ORGOGLIO E PREGIUDIZIO Jane Austen
PERSUASIONE Jane Austen
ANNA KARENINA Lev Tolstoj
FRANKENSTEIN Mary Shelley
NOTRE DAME DE PARIS Victor Hugo
IL CONTE DI MONTECRISTO Alexandre Dumas
JANE EYRE Charlotte Bronte
VENTIMILA LEGHE SOTTO I MARI Jules Verne
ARMANDALE Wilkie Collins
LE AFFINITÀ ELETTIVE di Goethe

Magari anziché fornire una lista di quattro titoli e dire di sceglierne solo uno, se ne potrebbe dare una più lunga, suddivisa per argomenti (questi o altri, più inerenti magari al percorso di studi), alternando libri più complessi ad altri più leggeri e chiedere di sceglierne magari tre o quattro... nessuno è mai morto per aver letto tre libri in tre mesi. Nemmeno un non lettore.

venerdì 23 giugno 2017

LE SOLITE SOSPETTE - John Niven

Le amicizie di lunga data hanno percorsi strani e spesso diventano l’unità di misura di noi stessi.



Vanno molto di moda ultimamente i romanzi che hanno come protagonisti gruppi di anziani intenti a fare le cose più disparate. Gesti ribelli, crimini più o meno efferati, o anche una semplice nuova avventura fino a quel momento impensabile. Non so di preciso da dove derivi questa moda: forse ci piace che venga ribadita il più possibile l’idea che, anche da anziani, potremo vivere vite avventurose e non lasciarci semplicemente schiacciare dal peso degli anni.

Certo, se si affida questo tema a John Niven, scrittore scozzese autore di quel capolavoro di A volte ritorno ma anche di Maschio bianco etero, famoso per la sua incredibile capacità di mischiare racconto serio a parolacce, si può facilmente immaginare quale potrà essere il risultato. 

Le solite sospette, pubblicato da Einaudi nel 2016 con la traduzione di Marco Rossari, racconta di un gruppo di donne, che vanno da sessant’anni d’età agli oltre ottanta, che decidono di rapinare una banca. L’idea viene a Susan, una donna vicina ai sessanta con la passione per i trucchi di scena che si ritrova all’improvviso sull’orlo della bancarotta dopo che il marito è morto d’infarto nel bel mezzo di un’attività che la donna ignorava ma a cui l’uomo si dedicava da parecchi anni.  A lei si uniscono: Julie, anche lei sulla sessantina, che dopo una vita di avventure in giro per il mondo ora si ritrova a fare le pulizie in una casa di riposo; Jill, una donna irreprensibile, che odia le parolacce, e che ha un nipotino gravemente malato e non abbastanza soldi per pagare l’operazione che potrebbe salvarlo; e infine, Ethel, la più anziana del gruppo e sboccata del gruppo, che nasconde un passato molto interessante e che di finire la sua vita in una casa di riposo proprio non ha voglia.
Sulle tracce di questo singolare quartetto ci sono lo sgraziato e volgare sergente detective Hugh Boscombe e il suo sottoposto, l’agente Alan Wesley, che cerca in qualche modo di compensare la malagrazia del suo superiore. 
Quello che sembra essere un caso semplice si trasforma ben presto in una rocambolesca caccia alle fuggiasche, che parte dall’Inghilterra e arriva fino a Marsiglia, e coinvolge tutta una serie di personaggi singolari.

Anche se la trama forse non è molto originale, Le solite sospette è sicuramente un romanzo molto divertente, in cui si ritrovano tutte le caratteristiche che chi ha letto i romanzi precedenti di Niven si aspetta di trovare: una buona dose di volgarità, che associata a queste anziane protagoniste produce un effetto davvero esilarante; una storia esagerata, rocambolesca, al limite dell’assurdo (limite che a volte viene valicato senza alcun problema… soprattutto dal povero Boscombe, su cui Niven sembra accanirsi parecchio) ma che funziona; ma anche temi importanti: il fallimento personale, la voglia di riscattarsi, il desiderio di riprendere in mano la propria vita, di non arrendersi mai, la malattia, la mancanza di soldi…

Ed è proprio questa commistione di elementi, questa scelta di raccontare problemi e situazioni importanti con uno stile sboccato (che non disturba però, anzi, ci si adatta abbastanza facilmente), unita alla creazione di personaggi bislacchi e, per questo, indimenticabili (Ethel, sei il mio idolo indiscusso!) la cosa che più mi piace dei romanzi di John Niven. 

In Le solite sospette non si raggiungono sicuramente i livelli di A volte ritorno, ma mi è piaciuto molto, più di Maschio bianco etero. Tutti e tre, comunque, rimangono dei romanzi che vale davvero la pena di leggere. Per ridere, certo, ma anche per pensare. 



Titolo: Le solite sospette
Autore: John Niven
Traduttore: Marco Rossari
Pagine: 346
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: Einaudi
Prezzo di copertina: 18,50 €
Acquista su amazon:
formato brossura: Le solite sospette
formato ebook: Le solite sospette (Einaudi. Stile libero big)

martedì 20 giugno 2017

SESSO, AMORE E CROCCANTINI - Flavia Borelli


“Non facciamo al gatto quello che non vorrei che fosse fatto a me”. È stata più o meno questa la frase che disse mio fratello quando si trattò di decidere se portare a castrare il nostro Miciu (sì, nome all'apparenza poco originale, ma con una storia dietro). Vivevamo in campagna e molto probabilmente se avessimo scelto di procedere con l’intervento sarebbe diventato obeso e, soprattutto, avrebbe avuto qualche problema a farsi rispettare. Così, invece, oltre ad avere il gatto più rissoso del mondo, in giro era pieno di gattini arancioni di cui non era difficile stabilire la progenie.

Micioara, protagonista insieme alla sua padrona(uh, che brutta parola!) Flavia Borelli  e al gattone Giuda di Sesso amore e croccantini, edito da Fazi editore nella collana Le Meraviglie, è invece una gatta di città. È magra, nera e molto sinuosa. Ed è anche perennemente in calore. Flavia però non si decide a sterilizzarla. Vorrebbe che facesse almeno una cucciolata, prima di toglierle la gioia della maternità. Però, per ora, nessuno dei tentativi fatti è andato a buon fine. Flavia chiede quindi un altro gatto in prestito, sperando che sia la volta buona. E così nell'appartamento che divide con la piccola Micioara arriva Giuda: un enorme gattone che sembra proprio sapere il fatto suo. Durante il primo giorno di convivenza Micioara e Giuda non si lasciano un momento, pisciano su tutto quello che riescono a trovare, fanno versi quasi strazianti e, sì, trombano tantissimo. La casa, alla fine, è un disastro. Per non parlare delle proteste dei vicini e di quell'odore che proprio sembra non volersene andare. Però tutto sembra essere andato per il verso giusto. E Giuda, questo gattone selvaggio, in questa casa sembra proprio starci bene.
E anzi, sembra essere riuscito a far stare bene anche tutti gli altri: Micioara è più tranquilla e anche Flavia, che vive nel ricordo di un amore finito troppo presto, sembra essersi sbloccata. Quindi, Giuda non se ne dovrà mai più andare o sarà un vero disastro per tutti.

Sesso, amore e croccantini è un romanzo molto particolare. Da un lato c’è l’aspetto gattoso, la tenerezza di certi gesti, quell'incredibile affetto che questi animaletti pelosi sono in grado di generare e l’effetto benefico che possono avere in certe situazioni. Perché chiunque abbia un gatto lo sa, per quanto altezzosi, a volte un po’ scontrosi e viziatissimi possano essere, i gatti sanno sempre quando i padroni hanno bisogno di loro.

"Poi un giorno, a tradimento, ma liberatorie, erano tornate le lacrime, i singulti, i gemiti, e lei, la micia nera ancora piccolina e da pochi mesi raccolta dalla strada, aveva capito che era giunto il momento.Magica e misteriosa come tutti i gatti, soprattutto se neri, lo aveva sempre saputo, forse già da quando si era rifugiata spaurita nel motore della macchina sotto casa mia, che aveva un ruolo da svolgere, che sarebbe dovuta intervenire, un certo giorno.Era accorsa dritta dritta sulle sue quattro zampine e con un balzo leggero mi aveva raggiunta sul divano nel bow-window dove io, arrotolata su me stessa, singhiozzavo. Non mi aveva lasciato alternativa, aveva preso la situazione fra le zampette e aveva cominciato a leccarmi le mani, il viso, le lacrime, facendo le fusa che sembrava un motorino e contemporaneamente il pane sulla mia pancia.E io non avevo potuto far altro che smettere di piangere e soffiarmi il naso: Micioara, così piccola, così gatto, aveva scacciato i diavoli e domato la tempesta"

Dall’altro c’è tutto l’aspetto sessuale che, devo confessarvi, un pochino mi ha disturbato. Ma forse più per il linguaggio usato dall'autrice, molto schietto e diretto e a volte un po’ volgare, completamente diverso dagli stili che solitamente vengono impiegati per parlare di animali, e di gatti in particolare. Soprattutto all'inizio, la lettura è stata un po’ destabilizzante. Perché sì, si vede benissimo quanto amore ci sia verso Micioara (il nome, tra l’altro, mi fa impazzire) e poi anche verso Giuda e i gatti in generale, però certi epiteti rivolti a un animale domestico li ho trovati un po’ eccessivi (Luna, la gatta del mio compagno, al massimo massimo si becca un “brutta!”).

Sesso, amore e croccantini è sicuramente un libro divertente, ricco di ironia e autoironia, velate da una malinconia di sottofondo quando qua e là l’autrice lascia trapelare qualcosa della sua vita. E poi racconta un aspetto della vita dei gatti che esiste ma che forse non si considera più di tanto. Però, ecco, bisogna approcciarsi alla lettura sapendo che non sarà la classica lettura sui gatti e la loro tenerezza. In questo modo, si riuscirà sicuramente ad apprezzare di più anche la trama.


TITOLO: Sesso, amore e croccantini
AUTORE:  Flavia Borelli
PAGINE: 189
EDITORE: Fazi
ANNO: 2016
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formato cartaceo: Sesso, amore e croccantini
formato ebook:Sesso amore e croccantini

venerdì 16 giugno 2017

LA PERFEZIONE NON È DI QUESTO MONDO - Daniela Mattalia

Divagare, distrarsi, divertirsi. Deconcentrarsi.
E come si fa? Si può dimenticare una preoccupazione, un contrattempo, un guaio. Ma dimenticare un'assenza, non percepire il vuoto che ti cammina accanto, non ascoltare il silenzio dove fino a poco tempo fa c'erano parole, una risata, un sospiro.
E come si fa.
Però aveva deciso di provarci.



Adriano è un anziano signore che ha da poco perso l’adorata moglie Giulietta e ora passa le sue giornate chiuso nel suo studio. Esce solo per andare alle Molinette ogni tanto, perché nei corridoi labirintici dell’ospedale torinese ogni tanto riesce ancora a vederla. Anche lei vede lui, però non gli parla mai, intenta com'è a cercare qualcosa che sembra aver perso.

Gemma di anni ne ha ventinove, lavora in una libreria e ha un rapporto di amore – sopportazione con la madre: non le ha mai perdonato il non aver protestato quando il padre ha deciso di lasciarle e anche adesso, che sono passati molti anni, fatica a comprendere quella sua leggerezza, quella sua svariatezza nell'affrontare la vita. Oltre a lavorare in libreria, nel fine settimana Gemma fa la volontaria in un call center per anziani, va a correre al parco e intanto sogna di trovare l’amore.

Fausto l’amore invece ce l’ha: è Susanna ed è perfetta e bellissima. Forse troppo perfetta e troppo bellissima, e tutta una serie di altri troppo, per lui che di mestiere fa il grafico e sta ancora cercando di trovare la sua vera strada nel mondo. L’unica strada che per ora riconosce è quella che lo porta al parco insieme ad Archibald, un bracco giocherellone e, vista la sua mole, goffo.

E poi c’è Olga, che da giovane faceva l’infermiera e ha avuto per anni un grande amore proibito. Ora è anziana, vive con il gatto René e il sabato mattina telefona al call center per anziani, ma così, giusto per fare due chiacchiere, perché lei vecchia non si sente minimamente.

Sono loro quattro i personaggi principali che popolano le pagine di La perfezione non è di questo mondo, romanzo d’esordio di Daniela Mattalia, uscito pochi giorni fa per Feltrinelli editore.

Quattro personaggi all'apparenza senza nulla in comune, se non l’abitare nella stessa città e frequentare lo stesso parco e lo stesso ospedale, le cui vite improvvisamente si intrecciano, grazie anche alle manovre di un solerte tassista. Il legame tra i quattro all'inizio è molto fragile, un semplice sfiorarsi: al telefono, in libreria, in ospedale, al parco (anche se forse essere travolti dall'irruenza di un bracco non si può definire un semplice sfioramento). Man mano però diventa sempre più forte e ognuno scoprirà di poter fare, a volte senza nemmeno rendersene conto, qualcosa di grande e di bello per l’altro.
Ognuno di essi si ritrova a fare i conti con una parte di sé: la perdita e il lasciar andare una persona amata; oppure prendere finalmente in mano la propria vita e decidere cosa fare del proprio futuro; oppure mettere una pietra sopra ai propri rancori; oppure, perché no, innamorarsi ancora una volta, di quell'amore che fa letteralmente esplodere il cuore.

Ricordò il primo bacio che aveva dato a Giulietta, ben poco romantico a dir la verità. Se non smetti di fumare, aveva detto lei serissima, te lo scordi che mi baci ancora. Lui aveva smesso un minuto dopo, il giorno seguente si era lavato i denti ogni due ore, la sera non osava starle vicino per paura di puzzare di fumo. Alla fine lo aveva baciato lei, spazientita.
Era primavera anche allora? Non se lo ricordava più. Ma eravamo belli, Giulietta, quando loro due.

È un libro leggero, questo di Daniela Mattalia, che però riesce a trattare in modo intelligente e mai stucchevole anche temi molto profondi. Quello della perdita, soprattutto, e di come fare a continuare a vivere quando la persona che per tanti anni è stata accanto a noi ora non c’è più. Ma anche il tema della ricerca di se stessi. E poi, be’, dell’amicizia e dell’amore, che possono nascere nei modi più strampalati possibile e, perché no, con persone che forse nemmeno esistono.

Ho amato molto tutta l’atmosfera che pervade le pagine del libro, fin dalla prima pagina: un’atmosfera allegra a volte, malinconica altre, ma sempre, in qualche modo “buona”; così come mi è piaciuta questa idea di “imperfezione” a suo modo perfetta, di lasciarsi guidare un po’ dal fato e un po’ da stessi e scoprire che le cose, anche così, vanno proprio come vogliamo che vadano, anche se fino a un attimo prima nemmeno sapevamo di volerlo.

Si ride e si sorride molto, leggendo La perfezione non è di questo mondo, e qua e là si versa anche qualche lacrimuccia. Ma non c’è tempo per piangere troppo, per disperarsi: almeno non per chi non c’è più, perché in un modo o nell'altro sarà sempre con voi. 

E no, direi che non è il caso di disperarsi nemmeno per Archibald, che è appena saltato sul letto: non vedete quanto è felice?


TITOLO: La perfezione non è di questo mondo
AUTORE:  Daniela Mattalia
PAGINE: 168
EDITORE: Feltrinelli
ANNO: 2017
ACQUISTA SU AMAZON
formato cartaceo: La perfezione non è di questo mondo
formato ebook: La perfezione non è di questo mondo

martedì 13 giugno 2017

COME IN UN FILM - Régis de Sá Moreira

LUI: Però non è in negozio che la incontro, succede durante la pausa, lei esce per fumarsi una sigaretta sul marciapiede, a pochi passi dalla vetrina.
LEI: Che cretina, non ho l'accendino.
LUI: Più tardi, quante volte si dirà se solo avessi avuto l'accendino.
LEI: O dei fiammiferi.
LUI: O due bastoncini da sfregare.
LEI: E invece no, niente di tutto questo, e così aspetto di vedere un passante che fuma e il passante che fuma...
LUI: Sono io.
LEI: È lui.
LUI: Siamo noi.
LEI: No, non ancora, per ora lui è lui e io sono io. Gli dico scusi avrebbe da accendere?
LUI: La guardo, sorrido, rispondi sì.
LEI: Lo guardo, sorrido, dico grazie.
LUI: È così stupido se ci pensi.
LEI: Ma così bello.
LUI: È la vita.
LEI: Già, la vita.

“La vita non è un film” è una frase che tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo sentiti rivolgere o ci siamo detti noi stessi, per tornare con i piedi per terra e avvolgerci di disincanto. Le cose che succedono al cinema o in tv nella vita vera non succedono. È impossibile. Soprattutto, poi, se stiamo parlando di storie d’amore: nessuno si trova per caso, nessuno si innamora a prima vista, nessuno si prende, si lascia, si tira dei piatti e fa l’amore ottantacinque volte al giorno. 
Ma ne siamo proprio sicuri? E se la vita, invece, a volte fosse non dico un film, ma come in un film?

Come in un film è proprio il titolo di questo libro di Régis de Sá Moreira, pubblicato a maggio da NN edizioni con la traduzione di Daniela Almansi.
Ci sono un LUI e una LEI, che una mattina del dicembre del 2005 si incontrano per caso a Parigi. LEI esce dal negozio in cui lavora per fumarsi una sigaretta ma non ha da accendere. LUI passa lì davanti proprio in quel momento, le accende la sigaretta e le chiede se dopo possono vedersi. Due caipirinha, tre vin brulé, un cinema in cui danno un film stupido e via, è amore. I primi tempi, come sempre, sono bellissimi: mesi di scoperte, di baci e scopate appassionate, di risate e primi incontri con i parenti. 
Poi, però, come spesso succede, qualcosa inizia a incrinarsi e iniziano le crisi: prima rade, poi sempre più frequenti, fino a diventare quasi insopportabili, oltreché spesso immotivate.

LUI: il 14 luglio, festa nazionale, ci piomba addosso una nuova crisi.
LEI: Eravamo tranquilli, era una bella giornata, era il mio compleanno.
LUI: Un granello di sabbia si deve essere infilato da qualche parte.
LEI: Forse ho detto qualcosa che non avrei dovuto dire.
LUI: O io non ho risposto quello che avrei dovuto rispondere.
LEI: Strana cosa, le cazzate, credi che non esistano e all’improvviso sono dappertutto.
LUI: È come un raffreddore, puoi provare tutte le cure del mondo ma in realtà devi solo aspettare che passi.
LEI: Smocciando.
LUI: Smocciando.
LEI: Starnutendoti addosso
LUI: Noi due così vicini cinque minuti fa
LEI: Non siamo più che insulti e conflittualità.

Che fare? Provare a prendersi e lasciarsi per un po’? Cercare di capire se stare da soli è meglio o peggio che stare insieme? LUI e LEI, come succede a tutti, arrivano alla decisione definitiva, versano tante lacrime e la vita va avanti.
Ma questo amore, dopo qualche anno, sembra tornare. E questa volta sembra essere la volta buona. Lui e lei sono cresciuti e sembrano pronti a creare qualcosa insieme. Arrivano dei figli, si trasferiscono in campagna e tutto sembra andare, finalmente, per il verso giusto. Ma la vita, proprio come in un film, riserva ancora altre sorprese…

LEI: Siamo fortunati.
LUI: Capitiamo bene.
LEI: Passiamo per gli eccentrici della zona.
LUI: Abbiamo una grande casa sempre aperta.
LEI: Con un giardino giungla.
LUI: I bambini si fanno un sacco di amici.
LEI: La gente del posto saluta la bibliotecaria che passa per strada.
LUI: E dà un colpo di clacson al postino che passa con il suo furgoncino.
LEI: Viviamo in un’allegra canzone d’altri tempi.
LUI: E non succede più niente.
LEI: Nient’altro che questa canzone.
LUI: Che passa e ripassa per tre anni.
LEI: Tre anni di vita che hai voglia di prendere, stringere e infilare in una scatola per custodirli gelosamente sotto il cuscino.
LUI: Una scatola che potresti aprire quando vuoi per toccare, vedere, annusare, assaggiare quei tre anni felici.
GRANDE PUFFO: Finché non puffa tutto.

Come in un film di Régis de Sá Moreira è un libro geniale.
È un romanzo in presa diretta, formato dai dialoghi e dei pensieri di questo LUI e di questa LEI, a cui si aggiungono quelli delle altre persone che, a volte per un solo istante altre per un periodo più lungo, incontrano nella loro vita di coppia: il verduraio sotto casa, la madre di lei, la madre di lui, il cognato di lui, il padre, l’amico dell’uni, una cameriera, il gatto, gli spermatozoi, Grande Puffo, Britney Spears, Gabriel García Márquez, John Steinbeck, un marziano, J.K Rowling… e mille altri, che l’autore prontamente elenca alla fine del romanzo. (Una menzione speciale se la merita la traduttrice Daniela Almansi, perché tradurre un romanzo costruito in questo modo, fatto di dialoghi e scambi rapidissimi e con così tanti personaggi, non deve essere stato per niente semplice.)

Ma oltre che per lo stile, Come in un film è geniale anche per la storia che racconta, per la sua capacità di dare vita a una storia d’amore che sì, apparentemente sembra possibile solo in un film, ma che invece è molto più comune di quanto si pensi. Questo LUI e questa LEI riescono a incarnare molte delle fasi che alcuni amori (non tutti, certo) vivono: l’entusiasmo iniziale, i primi scontri, le prime incomprensioni, le insofferenze, l’incapacità di decidere che cosa fare, fino al perdersi… per poi magari ritrovarsi.

Perché la vita forse non è un film, ma a volte gli assomiglia un bel po’.


TITOLO: Come in un film
AUTORE:  Régis de Sá Moreira
TRADUTTORE: Daniela Almansi
PAGINE: 264
EDITORE: NN editore
ANNO: 2017
ACQUISTA SU AMAZON
formato cartaceo: Come in un film
formato ebook: Come in un film

mercoledì 7 giugno 2017

ISOLE MINORI - Lorenza Pieri

C’erano paesi sempre freddi e città sempre piene di cemento e macchine, io avevo un’isola, e la fortuna di passare la maggior parte del mio tempo con il mare come orizzonte, circondata da una cintura di sicurezza liquida che metteva sempre al riparo da tutto quello che succedeva là fuori. Quasi sempre.



Sono stata all’Isola del Giglio solo una volta, quando era bambina, ma non mi ricordo molto. Nella mia testa ho solo qualche ricordo confuso del viaggio in traghetto e dei delfini che giocavano sulla scia lasciata dai motori.
Avevamo visto i delfini la mattina. Siamo stati dietro i loro dorsi lucidi con il gozzo per una buona mezz’ora, poi andavano troppo lontano e babbo doveva rientrare. Per me era la prima volta.
Le immagini più recenti che ho in testa dell’Isola del Giglio sono quelle che abbiamo tutti: un’enorme nave da crociera rovesciata su un fianco, proprio a ridosso della costa. Un’isola piccola, che in una notte di inverno si è trovata ad affrontare una grande tragedia che rimarrà per sempre nella storia del nostro paese.

Isole minori di Lorenza Pieri, pubblicato da edizioni e/o, parte proprio con dei delfini, quelli che Teresa vede per la prima volta una mattina dell’agosto del 1976, quando è in barca con suo padre proprio attorno all’Isola del Giglio.
Teresa e sua sorella maggiore Caterina vivono sull'isola anche d’inverno, insieme ai genitori, Elena detta La Rossa e Vittorio, che gestiscono un albergo. All'inizio del libro Teresa è una bambina di quasi sei anni, ancora non sa leggere e ancora non ha perso l’incanto verso il mondo: crede a tutto quello che sua sorella maggiore, più arrogante e più schietta di lei, le racconta; e ama quell’isola e quel mare, e non riesce a concepire l’idea di non viverci più.
Ma poi gli anni passano, Teresa e Caterina crescono, sempre più distanti eppure comunque legate, e la storia personale si mischia alla storia italiana, da cui l’isola del Giglio in qualche modo non sembra nemmeno venire sfiorata. Entrambe se ne sono andate e, mentre Caterina anche da grande dell’isola non vuole più saperne niente, Teresa ne sente il richiamo. Ci torna d’estate, ci torna a trovare ogni tanto il padre, rimasto lì da solo insieme a pochi altri abitanti. E poi ci torna quando sulla terraferma sembra non avere più altre possibilità.

«Sono tutti problemi minori rispetto al fatto che a Roma senza lavoro non puoi stare e quindi una decisione la devi prendere. O trovi in tempi rapidi un altro lavoro o fai qualcos’altro. Ed è arrivato il momento di fare qualcos’altro, la cosa migliore, quella che rimandi da anni aggrappandoti a scuse un po’ codarde».
«Non sono scuse codarde, sono io, la codarda».
«Ti dico solo un’ultima cosa, con tutto l’amore di sorella che ho: l’errore più grosso sarebbe tornare al Giglio».

Il Giglio per lei è un rifugio, un porto sicuro, dove sa di non avere prospettive ma anche di non dover temere niente, perché ne conosce fin troppo bene le caratteristiche. Fino a una notte d’inverno, in cui una grande nave da crociera porta la storia sull'isola e ai suoi pochi abitanti, facendo crollare tutte le certezze e cancellando, in un colpo solo, tutti quello che il Giglio ha significato per Teresa.

Isole minori di Lorenza Pieri è un romanzo molto bello. Attraverso la storia di Teresa e della sua famiglia, racconta anche la storia dell’Italia degli ultimi quarant'anni e di come questa possa, a volte in modo più netto altre solo di sfuggita, segnare la vita di chiunque. Sì, anche di chi vive in un’isola piccola, un’isola minore, che sembra vivere solo d’estate e che nei mesi invernali cerca solo di tirare avanti.

Oltre alle descrizioni del paesaggio, protagonista indiscusso del romanzo insieme a Teresa, di questo libro ho amato soprattutto le dinamiche di questa famiglia e il rapporto tra le due sorelle: l’isola maggiore, Caterina, che mette in discussione tutto, che critica, che si ribella, che odia il Giglio con tutta se stessa e che non capisce come qualcuno ci possa voler tornare; e l’isola minore, Teresa, che sembra sempre lasciarsi un po’ trasportare dagli eventi, che da bambina si lascia facilmente abbindolare dalla sorella (o almeno le fa credere di farlo), che anche da adulta fatica a trovare il suo equilibrio e che al Giglio, invece, non può fare a meno di tornare.

Isole minori è un romanzo molto intenso, caratterizzato da uno stile narrativo in grado di adattarsi alle diverse età della protagonista e, in qualche modo, di crescere con lei. È un romanzo che è sì una saga famigliare molto bella, ma anche uno spaccato della storia del nostro paese, vista da una prospettiva diversa, che sembra minore ma che minore non è.


TITOLO: Isole minori
AUTORE: Lorenza Pieri
PAGINE: 207
EDITORE: edizioni e/o
ANNO: 2016
ACQUISTA SU AMAZON
formato cartaceo: Isole minori
formato ebook: Isole minori

lunedì 5 giugno 2017

LE SORELLE MISERICORDIA - Marco Ciriello

Laura Cammarata aveva talento, stile e intelligenza tennistica. Poi c'ha rinunciato, per uno sbalzo di amore, e religiosità. Non l'ha detto a nessuno, e qui per la prima volta lo diremo - lasciando comunque all'oscuro gli altri protagonisti di questa storia -, ma quando era uscita inspiegabilmente dalla Rod Laver Arena e di fatto dall'Australian Open, interrompendo un match contro Serena Williams che stava vincendo, lo aveva fatto per l'improvvisa apparizione della madre di Cristo, sì, aveva visto la Madonna, dietro la sua avversaria.


Immaginate di essere su un campo da tennis australiano, nel bel mezzo della finale del torneo Open che state giocando (e, incredibilmente, vincendo) contro Serena Williams e, a un certo punto, vi appare l’immagine della Madonna.
È quello che succede a Laura Cammarata, famosissima tennista italiana che proprio contro Serena Williams sta per vincere il suo ennesimo torneo. Laura, però, è anche estremamente religiosa e vede questa apparizione come un segno: quello di dover lasciare tutto e tornare a prendersi cura di Cristiana, sua sorella affetta da SLA.

È così che inizia Le sorelle misericordia, questo breve romanzo di Marco Ciriello che uscirà il 15 giugno per edizioni spartaco.
Cristiana, che nonostante il nome di fede in Dio non ne ha più da tanto tempo, forse da ancor prima che le venisse diagnosticata la SLA e che sopravvive grazie a un inevitabile cinismo che in qualche modo la mantiene in vita, considera la scelta della sorella una grande idiozia: ma come, lei che può giocare, lei che può vivere senza impedimenti, lei che ha tutto il corpo funzionante e un destino non segnato, per una strana apparizione divina decide di mollare tutto per farle da badante? Va bene credere in Dio, va bene il martirio, ma un po’ di rispetto per chi queste cose non le può fare non c’è?
Nonostante queste diverse idee di vedute, che generano continui battibecchi le due sorelle si vogliono molto bene e cercano in ogni modo di capirsi l’un l’altra, non sempre riuscendoci ma senza mai smettere di provarci.

«Senti non ce la faccio più a tenermi 'sta cosa dentro. Devo dirtela».
«Sputa».
«Ho visto la Madonna».
«Quando, ora? Stanotte? È ancora qui? Avrei da farle un discorsetto».
«Cristiana, l'ho vista alla Rod Laver Arena».
«Cazzo, la prima apparizione postmoderna e per giunta a una tennista, ma non appariva solo alle pastorelle?».
«Non sto scherzando. Per questo ho lasciato tutto e sono venuta via».
«Ma te l'ha chiesto lei?».
«No».
«E allora perché sei venuta via?».
«Mi è sembrato tutto superfluo, inutile, ti pare che dopo una apparizione uno gioca a tennis?».
«Be', scusa era la Madonna fuori posto non tu,  una volta apparivano nelle grotte, chessò nelle campagne, insomma c'erano sfondi indefiniti, uno andava sul sicuro, capisco il tuo sconcerto di trovartela alla finale dell'Australian Open».
«Che devo fare, mettermi a piangere per farti capire che è vero?».
«Ti credo, va bene, e quindi?».

Insieme  le due sorelle faranno poi un viaggio a Barcellona, che le avvicinerà ancora di più, permettendo a entrambe di scoprire qualcosa di se stesse e dell'altra che ignoravano, ma che avrà dei risvolti imprevedibili.

L’idea alla base di Le sorelle misericordia è davvero molto bella: questo scontro di vedute tra chi crede e chi non crede; tra chi sta bene, può fare tutto e ci rinuncia e chi invece vorrebbe fare e non può e sa che non potrà mai più; questo rapporto tra due sorelle caratterialmente così lontane eppure così legate; nonché tutte le implicazioni etiche ed emotive che inevitabilmente nascono quando si parla di Dio, di fede, di malattia e di vita che finisce.

«[...] Vuoi che ti dica che Dio esiste, ok, anche se c'è, non mi piace, non mi è mai piaciuto, non mi interessa. Sei contenta ora?».
«Ma perché? Perché? Sembra che Dio sia una condanna per te».
«Non lo è: una religione la puoi disertare. Una malattia come la mia: no».

Ma per quanto il libro sia divertente in alcuni punti e molto profondo in altri, l’impressione finale è che sia mancato qualcosa. Almeno a me. Avrei voluto un po’ più di approfondimento, sia nello spiegare le motivazioni e la vita di entrambe, sia, e soprattutto, nel rapporto tra le due sorelle. È un romanzo breve, o forse un racconto lungo, che, se avesse osato un pochino di più, per la storia e per lo stile dell’autore avrebbe potuto diventare qualcosa di indimenticabile.

Così com'è, Le sorelle misericordia è sicuramente una lettura piacevole, in grado di far sorridere e di lasciare qualche bello spunto di riflessione, ma che avrebbe potuto essere qualcosa di più.

Titolo: Le sorelle misericordia
Autore: Marco Ciriello
Pagine: 85
Anno di pubblicazione: 15 giugno 2017
Editore: Edizioni Spartaco
Prezzo di copertina: 8€
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formato cartaceo: Le sorelle Misericordia