Una madre e una figlia. La figlia tiene un
diario e la madre lo legge. Alla storia di anaffettività, di sentimenti
negati o traditi della giovane Mia, Giulia risponde con la propria
storia segnata da quell'"essere di legno" che sembra la malattia, il
tormento di entrambe. È come se madre e figlia si scrutassero da
lontano, o si spiassero, immobilizzate da una troppo severa
autocoscienza. Bisogna tornare indietro. E Giulia lo fa. Torna a
riflettere sulla giovinezza ferita dall'egoismo e dalla prepotenza di
una sorella falsamente perbenista, sul culto delle apparenze della madre
e sul conforto che le viene da una giovane monaca peruviana, Sofia.
Torna a rivivere i primi passi da medico, fra corsie e sale operatorie,
il matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta
e desiderata. Più la storia di Giulia si snoda nel buio del passato,
più affiorano misteri che chiedono di essere sciolti. E il legno si
ammorbidisce. Ma per madre e figlia l'incontro può solo avvenire a costo
di pagare il prezzo di una verità difficile, fuori da ogni finzione.
Non so bene perché ma adoro leggere quei romanzi che hanno ottenuto critiche contrastanti. Se aprite la scheda di Io sono di legno su aNobii troverete sia commenti a 5 stelle sia veri e propri massacri da 1 stellina. La cosa buffa è che in realtà, quando ho preso il libro, non lo sapevo. Ad attirarmi è stata la copertina, che trovo bellissima, e anche la trama, che preannuncia un dialogo scritto, onesto e sincero, tra madre e figlia. Poi, arrivata a casa, ho scoperto appunto che questo romanzo è stato accolto in modo a volte diametralmente opposto dai vari lettori.
La prima cosa che fa un certo effetto è il fatto che Giulia Carcasi ha scritto questo romanzo a soli 23 anni, senza che la sua giovane età traspaia troppo nel suo stile narrativo. Certo, parla del rapporto tra una madre e la figlia adolescente, un argomento difficile da trattare se non sei (o sei stata da poco) o l'una o l'altra. Tuttavia, l'autrice riesce a farlo senza eccessiva ingenuità, senza perdersi in infantilismi e con uno stile che rimane comunque sempre di un certo livello durante tutto l'arco della narrazione.
E la trama anche non è poi così male. Una madre, Giulia, viste le difficoltà a comunicare con la figlia Mia, decide, pur sapendo quanto sia sbagliato, di leggerne il diario e di scrivere a sua volta la sua storia, per spiegare alla figlia alcune cose che a voce non sarebbe in grado di dirle.
I capitoli si alternano tra il diario di Mia, liceale irrequieta che ancora non ha capito cosa vuole dalla sua vita, che ha paura di innamorarsi e di lasciarsi andare per non dover soffrire, che passa da un letto all'altro e si rifiuta di provare ogni sentimento.
Negli altri capitoli è la madre a raccontare la sua storia. Terza figlia, vissuta sempre nell'ombra della (stronzissima!) sorella maggiore, ha sempre raccattato gli avanzi dell'affetto che i genitori, i ragazzi e gli uomini hanno dedicato ad altri. Solo con due persone ha potuto essere davvero se stessa: suor Sofia e Miguel, entrambi peruviani, entrambi innamorati della donna (amicizia e amore sanno essere sentimenti fortissimi).
Giulia racconterà alla figlia tutto il suo passato, anche i ricordi più dolorosi o imbarazzanti, per spronarla a vivere e a lasciarsi andare a tutto quello che la vita le mette davanti.
Eppure, nonostante queste premesse, qualcosa non ha funzionato. Sarà che non sono ancora madre, sarò che non sono mai stata (perché non ho potuto o non ho voluto) una liceale tanto complicata e ribelle. Sarà anche che non mi sognerei mai di condividere niente di simile con mia madre sulla sua o sulla mia vita. Fatto sta che ho trovaot il libro un po' artificioso e costruito.
La Carcasi cerca di infilare ovunque troppe frasi ad effetto per attirare l'attenzione del lettore, frasi fatte, costruite a tavolino che tolgono molta della naturalezza della narrazione (alla fine si tratta di due diari, uno di un'adolescente, uno di una donna che fa il medico e ha sofferto molto... non sono due filosofe!). E a mio avviso risultano molto più belle quelle frasi non costruite, che capitano quasi per caso e che sono talmente tanto spontanee che bisogna leggerle due volte per rendersi conto di quanto sono belle.
Non lo so. Sicuramente la Carcasi ha tantissimo potenziale, scrive bene e il libro si legge in poche ore perché riesce a catturarti. Però forse dovrebbe cercare meno l'effetto e concentrarsi di più sulla vera sostanza di quello che racconta.
Ancora una volta quindi mi colloco nel mezzo delle critiche. Un senza infamia e senza lode, che si legge bene, che offre qualche spunto di riflessione ma che trasmette anche un po' di irritazione.
Insomma, decidete voi se leggerlo o no.
Titolo:Io sono di legno
Autore:Giulia Carcasi
Pagine:140
Prezzo di copertina: 7,00€
Editore: Feltrinelli
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