sabato 30 dicembre 2023

IL 2023 in un post

Il 2023 sta ormai volgendo al termine. Un anno che non ho amato particolarmente, se devo essere sincera. Non è successo niente di particolare, nel bene e nel male, eppure l'ho trovato molto faticoso. C'è stato qualche stress lavorativo che ancora devo imparare a gestire; qualche piccolo problema di salute (due volte il COVID, a cui ero miracolosamente scampata finora; un banalissimo intervento chirurgico da cui mi sono ripresa subito e senza alcun problema, ma che comunque c'è stato); l'estate più calda di sempre, che ci ha fatto vivere per una settimana praticamente chiusi in tavernetta, l'unica stanza della casa in cui si potesse respirare; il fatto di non aver tradotto nessun libro quest'anno, cosa che non mi succedeva da tantissimo tempo.
Tutte piccolezze rispetto ad altri anni ben più difficili... ma il 2023 non resterà tra gli anni da ricordare.
Qualche cosa bella c'è stata, ovviamente: abbiamo preso i nostri ritmi nella casetta nuova, a cui ci siamo abituati con molta più facilità di quello che avremmo mai immaginato (mi chiedo come abbia fatto a vivere finora senza una stufa a legna, per esempio) e in cui mi sembra già di vivere da tempo e non solo da poco più di un anno; abbiamo fatto molte gite, in posti bellissimi senza doverci allontanare troppo da casa (nota di merito al lago di Mergozzo, all'Abbazia di Staffarda, al Parco Faunistico La Torbiera e a Vendersi, il paese degli Spaventapasseri); abbiamo visto un sacco di campi di lavanda e distese di tulipani e ho persino dormito una notte in rifugio (il Rifugio Fontanamura, in Valsangone, vicino a Torino) con una mia amica, una di quelle cose che mai avrei immaginato di fare. 
Illustrazione di Gwen Van Knippenberg

E poi ho ricominciato a leggere dopo più di due anni in cui i libri non sempre riuscivano a darmi la gioia che mi hanno sempre dato. Non mi è ancora tornato del tutto l'entusiasmo per tutto il resto che ruota attorno a essi (no, nemmeno quest'anno sono andata al Salone del libro di Torino), però mi sembra già un grande passo avanti.
A questo proposito, ecco qui le mie migliori letture di quest'anno.


LE MEMORIE DI SVEN STOCCOLMA di Nathaniel Ian Miller, tradotto da Luca Briasco per Atlantide. È uno di quei romanzi che si iniziano con un po' di scetticismo: ma cosa avrà mai da raccontare un tizio solitario che, dopo essere rimasto sfigurato in un incidente in miniera, decide di andare a vivere in un fiordo sperduto dove non incontra mai nessuno? A volte va a trovarlo un uomo finlandese burbero e saggio che gli insegna a sopravvivere in una natura apparentemente ostile; a volte anche un geologo scozzese amante dei libri; e alla fine, semplicemente, il passato da cui è sfuggito. Impossibile non affezionarsi a Sven, a quest'uomo che vorrebbe fuggire dal mondo ma che il mondo, in qualche modo, trova sempre.


LA MASNÀ di Raffaella Romagnolo, finalmente ripubblicato quest'anno da Mondadori dopo anni di fuori catalogo. Aspettavo con ansia la nuova edizione di questo primo romanzo di Raffaella Romagnolo, un'autrice che ho imparato ad amare negli anni e che ogni suo nuovo libro non mi delude mai. È la storia di tre donne, nonna, madre e figlia, che passano dalla vita contadina a quella di città sempre dietro ai voleri di un uomo che sembra governare il loro destino. Uno spaccato della questione femminile in Italia nella metà del '900, e della lotta della più piccola che cerca di vivere ciò che sua madre e sua nonna non hanno potuto.


LA NOTTE ROSSA di Rebecca Godfrey, tradotto da Fabio Bernabei per NN editore. Il romanzo racconta una storia vera: la scomparsa e poi il ritrovamento del cadavere della quattordicenne Reena Virk, per il cui omicidio vengono indagati un gruppo di suoi coetanei che, prima di ucciderla, l'hanno massacrata di botte. È un libro molto forte, che porta inevitabilmente a interrogarsi sull'adolescenza e su quanto oltre si possa spingere il disagio giovanile, lasciando attonito chiunque vi assista.


PICCOLE UMANE DEBOLEZZE di Megan Nolan, tradotto da Tiziana Loporto, sempre per NN editore. Avevo già letto il primo romanzo di questa autrice, Atti di sottomissione: mi era piaciuto, ma senza riuscire a colpirmi del tutto. Questo secondo libro, invece, è stata una folgorazione. È di nuovo la storia di un disagio, giovanile e famigliare in questo caso: viene ritrovato il corpo di una bambina di tre anni e tutto lascia intendere che a ucciderla sia stata Lucy Green, che di anni ne ha dieci. Nessuno della famiglia di Lucy si è più preso cura di lei, dopo la morte della nonna. Ma adesso che tutti i riflettori sono puntati su di loro e l'accusa che pende sulle spalle di Lucy è così terribile, non si può più fare finta di niente. Un libro a tratti straziante, scritto benissimo e che ancora una volta ti costringe a riflettere sul significato di famiglia, di amore, di prendersi cura.



DALL'ORTO AL MONDO di Barbara Bernardini, pubblicato da Nottetempo. Da quando abbiamo lasciato l'appartamento per trasferirci in una villetta a schiera, abbiamo scoperto le gioie del giardino (per me è stata una ri-scoperta, in realtà, perché sono nata e cresciuta in campagna): abbiamo piantato due nuovi alberi, un ciliegio giapponese e un pesco; abbiamo trapiantato tre piantine di rose e miracolosamente resuscitato quelle che abbiamo trovato qui; tagliamo il prato e potiamo le piante. Non ci siamo ancora lanciati sull'orto, ma è di quelle cose che prima o poi vorremmo fare. Questo libro di Barbara Bernardini racconta proprio le gioie del prendersi cura della terra, coltivando prodotti e imparando cose nuove da chi la terra l'ha sempre coltivata. Un piccolo manuale di resistenza ecologica, come dice il sottotitolo, che al nostro mondo così bistrattato non potrebbe fare che bene.

Ci sono stati altri libri che mi hanno conquistata (segnalo, per esempio, il Piccolo manuale illustrato per cercatori di fiori, edito da Il saggiatore, ma anche, proprio in questi ultimi giorni, Baurmganter di Paul Auster), ma questi cinque sono quelli che più di tutti hanno lasciato un segno e che rimarranno con me negli anni a venire.

Che cosa augurarsi per il 2024? Spero sia un po' meno faticoso di questo suo stancante predecessore. Di ricominciare a tradurre, che è forse la cosa che mi è mancata di più in assoluto, ma anche di imparare a gestire meglio qualsiasi genere di stress lavorativo. Di non prendermi nuovamente il covid, ma se proprio devo che sia leggero come queste altre volte. Di visitare altri posti nuovi e bellissimi e di fare altre cose per la prima volta. Ma spero soprattutto che sia il più possibile sereno e felice, per me e per tutte le persone a cui voglio bene e, più in generale, per tutti quanti, sebbene il mondo là fuori faccia ogni giorno un po' più paura.
E ovviamente di continuare a leggere!

mercoledì 27 dicembre 2023

LA NOTTE ROSSA - Rebecca Godfrey

  (Queste considerazioni sono state pubblicate sulla pagina Facebook del blog, ma ho deciso di riportare piano piano tutte le recensioni anche qui, così da non perderle e ritrovarle più facilmente nel tempo)


Alle 21.21 del 14 novembre del 1997 un razzo russo precipitò ed esplose, illuminando il cielo del Canada.
Lo stesso cielo che la quattordicenne Reena ha visto per l'ultima volta, prima di essere pestata a sangue da un gruppo di sue coetanee e poi annegata e abbandonata nelle acque scure della Gorge, un'insenatura attraversata da un ponte sotto cui sono soliti riunirsi gli adolescenti di View Royal. Il suo corpo viene cercato e ritrovato solo una settimana dopo, quando ormai il racconto di quella serata di violenze si è già trasformato in una sorta di leggenda, sebbene solo due ragazze abbiano avuto il coraggio di denunciare l'accaduto alla polizia.

Tutti sanno cos'è successo, tutti sanno chi ha picchiato più duro e chi alla fine è andato oltre, nessuno sa di preciso perché ma è come se un perché non servisse nemmeno.

La notte rossa di Rebecca Godfrey (pubblicato da NN Editore con la traduzione di Fabio Bernabei) racconta di quell'omicidio, un fatto realmente accaduto che Rebecca Godfrey ha analizzato nel dettaglio, partendo dal ritrovamento del corpo di Reena e ricostruendo i suoi ultimi giorni e poi gli anni successivi, quelli del processo a Warren e Kelly, i due che dopo che era stata massacrata di botte hanno concluso l'opera. Ma soprattutto racconta i caratteri e le dinamiche tra la vittima e i carnefici, tra questo gruppo di adolescenti accomunati da una serata di follia, e descrive il contesto sociale in cui il tutto si svolge, fornendo un ritratto lucido e fedelissimo di un disagio giovanile ormai considerato quotidianità e che fino a quel momento non era mai del tutto esploso.

È un libro tostissimo, ma è anche il più bello che abbia letto finora quest'anno. L'ho terminato in due giorni, perché impossibile da mettere giù. Rebecca Godfrey trasforma questa storia terribile in un romanzo, lucido, agghiacciante ma anche molto umano, in cui si parla di bullismo, di emarginazione, di desiderio di accettazione e di far parte di un gruppo, di fragilità nascoste che emergono nei modi più impensabili, di coraggio e di senso di colpa. Di redenzione.

Non so se l'aver a che fare ogni giorno con ragazzini e ragazzine coetanee di Reena e dei suoi carnefici possa aver influito sulla mia percezione del libro. In parte forse sì, sebbene fortunatamente nulla di così grave e terribile sia mai successo attorno a me. Ma Rebecca Godfrey è stata così brava nel mostrare le fragilità e le difficoltà, il desiderio di essere accettati, anche a costo di passare sopra gli altri, il desiderio costante di sfida e di sentirsi i più forti, la consapevolezza, che arriva solo dopo, di aver sbagliato, che è impossibile non riconoscerle anche nella quotidianità di oggi.

Insomma, La notte rossa è un libro assolutamente da leggere.

PICCOLE UMANE DEBOLEZZE - Megan Nolan

  (Queste considerazioni sono state pubblicate sulla pagina Facebook del blog, ma ho deciso di riportare piano piano tutte le recensioni anche qui, così da non perderle e ritrovarle più facilmente nel tempo)


Sua madre ora si accovacciò e sembrò voler fare qualcosa ma non era sicura di cosa. Si mosse come per toccare Lucy e Lucy sussultò, perché anche se non l'aveva mai colpita, l'aveva toccata così di rado che persino una carezza era allarmante. Così Carmel si fermò e incrociò le braccia per tenere a bada l'irrequietezza, e piuttosto guardò Lucy negli occhi e disse quello che negli anni successi si sarebbe impegnata a ripetere e a dimostrare, disse, Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace tanto. E poi disse, Andiamo a casa

Piccole umane debolezze (tradotto da Tiziana Loporto per NN Editore) è il secondo romanzo di Megan Nolan ed è di una bellezza devastante.

L'espediente è quello del ritrovamento del corpo di Mia, una bambina di tre anni, che si sospetta sia stata uccisa da Lucy, che di anni ne ha dieci e da quando è morta la nonna Rose non ha più ricevuto affetto, attenzioni e neanche un po' d'amore. La madre, Carmel, l'ha avuta troppo giovane e non l'ha mai davvero dovuta. Lo zio Richie vive stordito dall'alcol da anni e sa di avere ormai il cervello distrutto. Il nonno John è ancora sconvolto dall'abbandono della prima moglie e non ha mai saputo davvero rapportarsi con i suoi figli. 
Ma adesso Lucy è accusata di qualcosa di terribile e la famiglia deve fare i conti con tutto ciò che questo comporta, ma soprattutto con tutto ciò che li ha portati fino a quel punto, con quelle piccole umane debolezze che hanno segnato tutte le loro vite.

Partendo da quell'accusa terribile, resa ancor più terribile dalla consapevolezza di tutta la famiglia che potrebbe essere vera, Megan Nolan racconta la storia di una famiglia, il disagio, l'infelicità e il dolore che li hanno resi quelli che sono, ma anche la lotta disperata per risalire, una volta toccato il fondo del baratro.

Per me, davvero un libro bellissimo.

DALL'ORTO AL MONDO - Barbara Bernardini

 (Queste considerazioni sono state pubblicate sulla pagina Facebook del blog, ma ho deciso di riportare piano piano tutte le recensioni anche qui, così da non perderle e ritrovarle più facilmente nel tempo)


"... il mondo è fatto da gente che vorrebbe questo, stare a piedi nudi alla finestra a mangiare il radicchio. Vorrebbe vivere, mangiare, fare l'amore, avere un riparo, guardare le nuvole, piantare un seme, annusare un fiore, abbracciare un albero. Sono quelli che, in un'altra poesia, Borges chiama "i giusti", quelli che in silenzio stanno salvando il mondo, giocando a scacchi, accarezzando un animale, coltivando un giardino."


Molto bello questo Dall'orto al mondo - Piccolo manuale di resistenza ecologica di Barbara Bernardini, pubblicato da Nottetempo.
In questo piccolo manuale, partendo dal racconto del suo piccolo orto attraverso i mesi dell'anno, Bernardini riflette sulla crisi climatica e ambientale e sul bisogno di tornare a una vita più semplice, più lenta, affidandoci alla natura e a quello che ogni mese può regalarci, anziché fare di tutto per distruggerla.

Questo libro ti fa venire voglia di uscire e iniziare a zappare, rastrellare e pacciamare la terra, a piantare i pomodori, ad andare a cercare semi speciali al consorzio agricolo, a consultare calendari lunari e contadini malauguranti ma saggi. 

Mi ha ricordato l'orto che coltivava il mio papà nel giardino sul retro di casa quando ero bambina e alle volte in cui gli chiedevo se potevo spargere io qualche semino (di solito le carote, che poi una volta cresciute mangiavo direttamente dall'orto, sciacquandole velocemente con l'acqua del tubo per innaffiare) e a quanto mi divertissi a salire sul prugno per raccogliere i frutti spuntati troppo in alto.

domenica 16 aprile 2023

UN GIORNO DI FESTA - Joyce Maynard

(Queste considerazioni sono state pubblicate sulla pagina Facebook del blog, ma ho deciso di riportare piano piano tutte le recensioni anche qui, così da non perderle e ritrovarle più facilmente nel tempo)


Ho terminato da qualche giorno la lettura di Un giorno di festa di Joyce Maynard, tradotto da Federica Merani per NN Editore.

È la storia del tredicenne Henry e di sua madre Adele, una donna che dopo un doloroso divorzio si è come chiusa in se stessa, incapace di reggere ancora tutto il dolore della sua vita. Si prende cura del figlio come può, andando a far la spesa solo quando la scorta di zuppa in barattolo sta ormai finendo o a Henry serve qualcosa che non si può rimandare. Eppure una volta Adele era una donna felice, che amava ballare in soggiorno e lasciarsi trasportare dalla musica.

Proprio durante una di queste rare uscite con la madre, nel fine settimana del Labour Day, Henry viene avvicinato da un uomo sanguinante che gli chiede aiuto. Si chiama Frank ed è appena evaso dall'infermeria del penitenziario. Senza esitare, Henry e Adele decidono di aiutarlo e di accoglierlo in casa loro. Una decisione quasi impulsiva che riporta però improvvisamente un po' di luce e colore nella vita da troppo tempo grigia di madre e figlio. Una parentesi di pochi giorni, che cambia radicalmente le vite di entrambi.

Un giorno di festa è un inno alla speranza dopo il dolore e la sofferenza. È un invito ad aprirsi agli altri, a cogliere al volo le occasioni inaspettate anche quando sembrano completamente assurde, a darsi seconde possibilità e a non smettere di credere in un futuro migliore.

La storia di Adele e del suo profondo dolore mi ha commossa, grazie anche alla bravura di Joyce Maynard a raccontare tutto con estrema delicatezza. E mi ha stretto un po' il cuore anche Henry, nel suo desiderio di stare vicino alla madre nonostante tutto e alla sua paura di non far parte della sua felicità.

Di Joyce Maynard avevo già apprezzato molto L'albero della nostra vita (pubblicato sempre da NN editore con la traduzione di Silvia Castoldi), ma Un giorno di festa mi è piaciuto ancora di più, per il messaggio che trasmette, per l'idea folle e poetica che chiunque possa davvero cambiare la nostra vita e aiutarci a superare il dolore e ricominciare a vivere, amare e ballare.

mercoledì 12 aprile 2023

CIRCE - Madeline Miller

 (Queste considerazioni sono state pubblicate sulla pagina Facebook del blog, ma ho deciso di riportare piano piano tutte le recensione fatte di là anche qui, così da non perderle e ritrovarle più facilmente nel tempo)

Sono finalmente riuscita a terminare la lettura di Circe di Madeline Miller (tradotto da Marinella Magrì per Marsilio).
Dico finalmente perché da un certo punto in poi ho davvero arrancato con la lettura, complici anche due settimane lavorative piuttosto pesanti che non mi hanno permesso di dedicargli l'attenzione che si meritava. E credo che con un romanzo come questo sia fondamentale avere il tempo e la testa per mettersi lì e leggere e basta.

Il romanzo racconta la vita della maga Circe, dall'infanzia con il padre Elios, la madre ninfa Perseide e fratelli e sorelle divine, fino all'esilio sull'isola di Eea e poi all'arrivo di Odisseo che cambierà per sempre la sua vita.

La mia conoscenza della mitologia greca è molto limitata e deriva perlopiù dal cartone animato Pollon, uno dei miei preferiti quando ero bambina, e allo studio dell'Eneide alle superiori. Sapevo poco o nulla di Circe, a parte che è stata l'amante di Odisseo: non sapevo della sua vendetta verso Scilla, del suo ruolo nella nascita del Minotauro né del suo rapporto con Dedalo, del fatto che avesse avuto un figlio né dell'incontro con Penelope e Telemaco.

Madeline Miller è sicuramente molto brava nel narrare il tutto, nel tendere un filo immaginario che consente al lettore di non perdersi tra i vari racconti della mitologia classica. Ed è brava anche nel descrivere Circe non solo come la maga ma anche come la donna, così appassionata e così attratta dagli esseri umani.

Eppure qualcosa, almeno per me, non ha funzionato del tutto e ho faticato molto ad arrivare alla fine. Forse per la stanchezza mentale di queste settimane, forse perché se non ho mai approfondito la mitologia classica dopo aver visto Pollon c'è un motivo, arrivavo alla sera con la prospettiva di leggere Circe e venivo colta da un po' di sconforto. Riconosco che sia un problema mio e che di tratta di un buon romanzo, ma per me non è riuscito a esserlo come mi sarei aspettata.

martedì 11 aprile 2023

SPARE - Prince Harry

(Queste considerazioni sono state pubblicate sulla pagina Facebook del blog, ma ho deciso di riportare piano piano tutte le recensione fatte di là anche qui, così da non perderle e ritrovarle più facilmente nel tempo)


Ho terminato Spare di Prince Harry (che poi chissà perché in italiano hanno lasciato Prince, anziché tradurre come è stato fatto in altre lingue), tradotto da Sara Crimi, Manuela Faimali, Valeria Gorla e Laura Tasso per Mondadori.

Ed ecco un po' di considerazioni, DEL TUTTO PERSONALI:

- è una lettura scorrevolissima, io ho potuto dedicargli un po' di tempo, ma anche se lo avessi letto solo nei ritagli non credo che ci avrei messo molto di più. Ed è scritto molto bene, in ogni sua parte, con una certa attenzione ai dettagli e una certa cura nelle descrizioni. Ribadisco che Moehringer sa il fatto suo e bravo Harry a scegliere (ok, ovviamente potendosi permettere economicamente di farlo) di affidarsi nella scrittura a qualcuno che sa cosa sta facendo e lo sa fare bene.

- l'autobiografia si compone di tre parti, più un epilogo immagino aggiunto all'ultimo momento dedicato alla morte della regina. La prima parte percorre gli anni dell'adolescenza di Harry, da un attimo prima della morte di Diana fino alla scelta ormai ventenne di entrare nell'esercito, dopo una carriera scolastica non poi così brillante. Nella seconda ci sono gli anni dell'esercito, la carriera militare, i fidanzamenti con Chelsy e Cressida, il matrimonio di William e Kate, tutto ciò, insomma, che c'è stato prima di Meghan. E la terza ovviamente è dedicata agli ultimi anni, dall'arrivo di Meghan fino alla decisione di mollare tutto.
La parte più interessante, per quanto mi riguarda, è stata la prima, che ho trovato in alcuni punti davvero molto curiosa, e in altri davvero molto toccante. Nella seconda è dove si concentrano il maggior numero di cavolate fatte da Harry (sei un po' un salame, perdonami se te lo dico) ma anche tutto il racconto del suo impegno con i reduci di guerra e la sua frustrazione nel non riuscire a trovare davvero la sua strada. Nella terza ovviamente c'è Meghan, ovunque.

- non ho trovato i grandi attacchi alla corona che il lancio del libro aveva fatto presagire. Se la prende perlopiù con Camilla, per cavalcare a distanza di anni la rivalità con Diana, e con William, da cui si dichiara più e più volte non capito, senza che però si interroghi mai se per William non sia reciproco. Ho trovato imbarazzanti le pagine sul matrimonio tra William e Kate, onestamente (*******SPOILER: perché con tutto quello che aveva da raccontare ribadire così tanto di aver avuto il pene congelato mi sembra una cosa più da adolescenti che da adulti, quasi un dispetto verso il fratello. FINE SPOILER*******), così anche come quelle delle discussioni tra fratelli, che tendono a risolversi sempre con Harry che liquida il tutto con "William è geloso di me e si mette in competizione".

Carlo da questa autobiografia mi sta ancor più simpatico (lo avevo rivalutato molto scoprendo la sua infanzia e la sua adolescenza in The Crown, a dir la verità), perché ha cercato a modo suo di fare il padre pur non essendone particolarmente portato e pur senza aver mai ricevuto particolare affetto dal suo, di padre. Harry stesso con lui è molto indulgente, e anzi alcuni degli aneddoti del loro rapporto sono tra i più belli del libro.

La critica a Kate è invece piuttosto blanda, in realtà, e si riduce a uno scontro di culture tra lei e Meghan: la fredda inglese contro l'espansiva e solare americana. Ancora non si è capito chi abbia fatto piangere chi al matrimonio di Meghan, ma devo dire che trovo l'accusa, da un lato o dall'altro, abbastanza ridicola a prescindere (io mi lagnavo di chi mi faceva piangere all'asilo e alle elementari, credo, poi basta).

Comunque tutte le rivelazioni "scabrose" sono cose già emerse in passato nelle varie interviste, documentari, etc etc... sempre e solo da Harry e Meghan, quindi il legittimo dubbio sulla loro veridicità rimane, e soprattutto sono sempre accompagnate dalla solita tendenza alla lagna di Harry, che pervade tutto il libro.

- a uscirne male sono sicuramente la stampa inglese e i paparazzi, con la loro ricerca ossessiva dello scoop, anche a costo di inventarselo di sana pianta, e della foto, anche nei momenti meno opportuni, fomentando incomprensioni e fornendo una visione un po' distorta della realtà. Al tempo stesso però traspare anche l'ossessione stessa di Harry nei loro confronti, che a volte si risolve in modi un pochino ridicoli (nei soprannomi che gli dà, nel commentare che scrivono male, etc etc...) e anche un pochino ingenui.

- Ma per quanto mi riguarda, chi ne esce peggio di tutti è Harry stesso. Sembra assurdo, visto che il libro racconta la sua vita dal suo punto di vista, eppure questa tendenza alla lagna, a dichiararsi incompreso da tutti, a non capire che è normale il rapporto tra fratelli a dieci anni sia diverso rispetto che a trenta (le pagine in cui dice che William e Kate non lo invitano mai a cena e quindi lui si sente messo da parte sono quasi patetiche), che si debba evolvere per forza di cose, è a tratti imbarazzante. Ho detto più e più volte che secondo me avrebbe bisogno di andare da uno psicologo bravo che lo aiuti a rielaborare il lutto della madre, perché dopo tanti anni si deve imparare a gestire quel dolore (lo so che non si supera, ma avanti si deve andare), e poi scopro che dallo psicologo ci va, prima da uno consigliato di William (ma ovviamente non ci si trovava) e poi finalmente da uno consigliato da Meghan che, guarda caso, finalmente lo sblocca. Lo sblocca a tal punto da scrivere un'autobiografia di 520 pagine in cui la madre viene nominata praticamente in tutte, anche quando non c'entra nulla. Ed è un peccato, perché sembra non rendersi conto di avere anche tante cose interessanti e belle da raccontare, e non solo recriminazioni.

- su Meghan preferisco davvero non commentare.

È valsa la pena leggere questo libro? Sì, devo dire di sì, l'ho trovato ben scritto e con alcuni aneddoti davvero interessanti e curiosi sulla vita di corte e su come funzioni la vita di un membro della famiglia reale. È una visione del tutto parziale, ovviamente, ma in molte parti Harry riesce a non lasciarsi sopraffare dalla voglia di lagnarsi e raccontare un dietro le quinte che mi ha sempre incuriosito.

Ho cambiato la mia opinione su Harry e Meghan? No, anzi mi stanno ancora più antipatici. O meglio, Harry mi fa un po' tenerezza perché mi sembra ancora adesso completamente smarrito, come lo è stato per buona parte della sua vita, e che non sappia bene come si sia ritrovato nella situazione in cui è né come fare a uscirne.

Ho buttato via 25 euro (che era un po' la preoccupazione di molti, nei vari commenti)? No, ho acquistato libri molto ma molto più brutti e inutili di questo, che mi hanno lasciato molto, molto meno.

La Letteratura morirà dopo la pubblicazione di Spare (altra preoccupazione molto comune)? No, sono sicura che la letteratura sia salva e anzi mi fa davvero piacere sapere che nel mondo un sacco di persone, che magari di solito non leggono grazie alla curiosità verso il principe Harry stiano leggendo una storia scritta da un premio Pulitzer, che magari li porterà a leggere altri libri di questo autore (consiglio Open, la biografia di Agassi, ma soprattutto Il bar delle grandi speranze)