domenica 28 febbraio 2010

LA TRIOLOGIA ADAMSBERG- Fred Vargas

All'origine del "caso Vargas", c'è la simpatia con cui è ritratto il mondo del distretto di polizia del XIII arrondissement dove si muove il commissario Jean-Baptiste Adamsberg. "Spalatore di nuvole", antirazionale, flemmatico e filosofico, Adamsberg preferisce procedere a zigzag e aspettare, brancolare nel buio finché non viene folgorato da una delle sue intuizioni geniali, lontane dal rigore della "classica" logica dell'investigatore, che lo conducono alla rivelazione finale. "L'uomo dei cerchi azzurri" segna la prima apparizione assoluta dell'insolito commissario che si trova alle prese con dei misteriosi cerchi tracciati sui marciapiedi di Parigi, in mezzo ai quali Adamsberg sente che presto comparirà un cadavere. Nel secondo romanzo che lo vede protagonista, L'uomo a rovescio", il poliziotto sui generis deve risolvere invece una catena di orrendi delitti il cui autore potrebbe essere un lupo mannaro. Zeppa di simboli e superstizioni che parrebbero affondare nei tempi bui della Morte Nera è l'intricata vicenda in cui si trova coinvolto Adamsberg nell'ultimo romanzo di questa trilogia, "Parti in fretta e non tornare".


Adoro i gialli della Vargas. Sono semplicemente incredibili e perfetti. Questo libro raccoglie i primi tre casi dell'investigatore Adamsberg: un uomo sui quarantacinque, che si basa su teorie e intuizioni, che tende a rispondere sempre "non lo so" ma che alla fine riesce sempre ad arrivare alla soluzione.
De " L'uomo dei cerchi azzurri" ho già parlato qualche post fa. Mi era piaciuto parecchio. Anche se credo che gli altri due romanzi di questa raccolta lo superino nettamente. Il personaggio del commissario si delinea meglio e anche la fantasia dell'autrice si lascia andare, dando vita così a due "gialli" d'eccezione. "L'uomo a rovescio" stupisce per lo stile narrativo, se non ci fossero dei morti di mezzo potrebbe quasi passare per un romanzo comico, un viaggio on the road su un vecchio carro bestiame per tre investigatori d'eccezione, a cui solo successivamente si unisce Adamsberg. Mi è piaciuto molto per il colpo di scena, solo leggermente prevedibile (diciamo che non ho iniziato a sospettare a metà librò, ma sono nel momento esatto in cui si scopre chi è il colpevole mi sono resa conto di averlo sempre saputo... ed è una bella sensazione).
In "Parti in Fretta e Non Tornare" si trova invece un intreccio geniale e strepitoso, del tutto imprevedibile e che l'autrice gestisce maestralmente. L'idea di recuperare la peste, e scoprire la psicosi che una malattia ormai debellata riesce ancora a creare (e ciò che descrive la Vargas sono sicura sia quello che realmente succederebbe), mi ha stupito e conquistato. E poi mi è piaciuta molto la scelta della scrittrice di "citarsi", permettendo ai "tre evangelisti" di aiutare Adamsberg nel risolvere l'indagine.
Tre gialli, uno più bello dell'altro.


Nota alla traduzione: due traduttori si alternano per questi tre romanzi. I primi due sono tradotti da una madrelingua francese, indubbiamente brava, ma che ogni tanto, soprattutto nel caso de "L'uomo a rovescio" in cui si usano parolacce, fa scelte non proprio felici. Il terzo invece è tradotto da un'altra persona e, a parte qualche errore (soprattutto nei congiuntivi) e qualche refuso, fa una traduzione abbastanza buona.

venerdì 26 febbraio 2010

NEW MOON- Stephenie Meyer

Dopo "Twilight", miscela di romance e vampire story, arriva il secondo volume della saga di Bella ed Edward. Il giorno del diciottesimo compleanno di Isabella un piccolo incidente domestico riesce a mettere in crisi la tranquillità della sua vita in compagnia del fidanzato-vampiro Edward e della famiglia di lui: le ripercussioni sono tali da convincere la famiglia ad abbandonare la cittadina dove abitano, e Edward a lasciare Bella. La ragazza vive un lungo periodo di solitudine e tristezza, in cui taglia i ponti con le proprie amicizie e si rinchiude in se stessa, fino alla quasi casuale riapparizione nella sua vita di Jacob Black, il giovane indiano che per primo aveva fatto nascere in lei i dubbi sulla vera identità della famiglia di Edward. Più il rapporto di amicizia tra Jacob e Bella si rafforza, più lei sembra tornare alla normalità che le mancava da tempo. Ma la quiete appena ritrovata è turbata da eventi misteriosi, tra cui una strana serie di omicidi ai margini della foresta e l'apparizione di nuove, strane creature della notte.



Sono un po' indecisa su che taglio dare a questo mio commento. Da un lato, ho la forte tentazione di metterla sul ridere. Bella è una piattola dall'inizio alla fine: piange, urla, sente le voci, tenta il suicidio in tutti i modi possibili (ma lei dice che non è vero eh, lo fa solo per vedere il fantasma del suo amato). Edward è un deficiente, che un bel mattino, dopo tutto il casino fatto nel primo libro, si accorge di quanto possa essere pericoloso per la sua fidanzata-umana avere dei rapporti con dei vampiri. I Volturi sono talmente cattivi che si accontentano di una visione per decidere di non mangiarsi o uccidere nessuno. Il padre di Bella non si preoccupa minimamente del fatto che sua figlia sia al pronto soccorso ogni tre giorni o che usi la sua casa un po' come un albergo. L'unico che forse si salverebbe un pochino è quel gran bel pezzo di licantropo di Jacob, se non commettesse anche lui lo sbaglio madornale di innamorarsi della bella Bella... (sì beh, se non ci fosse almeno questo triangolo amoroso, il libro in piedi proprio non si reggerebbe).

Avevo concluso la recensione a Twilight (vd qualche post più in basso) dicendo che sì, non ho più 15 anni ma che ogni tanto non c'è nulla di male a tornare ad averli. C'è però, che se io avessi VERAMENTE 15 anni, non vuol dire che debba essere necessariamente così imbecille da non accorgermi che qualcosa in questo libro fa acqua...
Ma forse mi sto divertendo molto a leggerli proprio per quello. Mi vengono in mente cose tipo: ma se per un taglietto, Jasper se la vuole mangiare, cosa succede, ad esempio, quando la povera Bella ha il ciclo? Oppure: come è possibile che sti vampiri, oltre a non sciogliersi al sole, rimangano anche impressi nelle foto o si vedano allo specchio?
E poi c'è da dire che lo stile della Meyer, sebbene a volte un po' ampolloso, conquista molto. Il libro si divora in poco tempo e non si riesce a smettere di leggere.
Sono solo un po' indecisa adesso se proseguire con gli altri due romanzi o finirla qui.


Nota alla traduzione: manca qualche congiuntivo ogni tanto, ma per il resto niente da segnalare.

mercoledì 24 febbraio 2010

MOON PALACE- Paul Auster

Un moderno Tom Sawyer cerca la propria identità nella storia di tre generazioni di americani. Orfano, solo, Marco Stanley Fogg è un figlio degli anni '60 che decide di intraprendere un viaggio alla ricerca delle proprie origini a cominciare da un padre mai conosciuto. E' un viaggio nel tempo e nello spazio, condotto con l'incoscienza di un moderno picaro e con la tenacia di un detective. Tra coincidenze, episodi comici e tragedie esorcizzate con l'ironia, Fogg procede lungo l'arco di tre generazioni, dall'inizio del secolo alle imprese spaziali.



Ho fatto una fatica incredibile a finire questo libro. Inizia bene, molto bene. Con questo ragazzo un po' sfigato a cui sembrano capitargliene di tutti i colori e che si abbandona stoicamente al suo destino (un po' troppo stoicamente forse...). Il problema viene dopo, quando il ragazzo va a fare il badante a un anziano signore che, per scrivere il suo necrologio, decide di raccontare al giovane la storia della sua vita. E' stato difficile non saltare delle pagine. Come se non bastasse poi, si aggiunge anche un terzo personaggi, figlio dell'anziano signore e, in modo fin troppo paradossale, incredibilmente imparentato anche con il ragazzo. Già di per se, questo legame è bastato a scoraggiarmi. Se poi si aggiungono le 5 pagine di riassunto del libro che questo signore ha scritto da giovane, qualche riga allora sono stata costretta a saltarla. Lo so che non si fa, ma è stato più forte di me, perchè abbandonare i libri non mi piace.

Peccato, perchè l'inizio era molto promettente.


Nota alla traduzione: note sui giochi di parole (e ci possono stare) e qualche termine un po' strano di tanto in tanto.

venerdì 19 febbraio 2010

IL DIAVOLO VESTE PRADA- Lauren Weisberger

Vestiti di lusso, feste esclusive, cascate di flash e fiumi di champagne. Chi rifiuterebbe un lavoro nel mondo dorato delle riviste di moda? A ventitrè anni, con una laurea in lettere in tasca e in testa il sogno di diventare scrittrice, Andrea Sachs si presenta a un colloquio per un posto da assistente nella redazione di "Runaway". Nessuno osa dire di no a Miranda Priestley, la regina indiscussa del fashion system globale e Andrea non fa eccezione. Accantonati felpe, blue-jeans e ambizioni letterarie, si ritrova a completa disposizione della mitica, esigentissima Direttrice.



Credo sia una delle poche volte in cui il film è di gran lunga meglio del libro. Una vera e propria delusione.

I personaggi sono tutti irritanti, da Miranda (ma per carità, è giusto che lo sia) a Andy, neolaureta in lettere che trova lavoro nella più famosa rivista di moda americana. E' semplicemente insopportabile. Manca poi l'evoluzione nella storia e nei personaggi, cose che invece nel film c'era ed era appunto ciò che sosteneva tutta la trama: Andy che si trasforma per poi capire di non voler più essere succube di sto mondo, Miranda che mostra ogni tanto i suoi momenti di debolezza e che alla fine aiuta la protagonista perchè si rende conto del suo valore. No, tutto questo nel libro non c'è. E' solo un susseguirsi di giornate, in cui la protagonista è costretta ad affrontare le richieste sempre più strampalate della sua capa. A volte fa ridere, ma nemmeno poi così tanto.
Unica cosa positiva è che si legge in fretta. Ma fate ancor prima a non leggerlo proprio.

Nota alla traduzione: niente da segnalare

giovedì 18 febbraio 2010

CHE LA FESTA COMINCI- Niccolò Ammaniti

Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il più grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica. Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un'avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana. La comicità di Ammaniti sa cogliere i vizi e le poche virtù della nostra epoca. E nel sorriso che non abbandona nel corso di tutta la lettura annegano ideali e sentimenti. E soli, alla fine, galleggiano i resti di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la propria rovina.



Il primo pensiero appena chiuso il libro è stato, scusate la franchezza, "questo si deve essere fumato qualcosa".

Il libro inizia bene, con le Belve di Abbadon, una setta satanica formata da 4 membri, che riflettono sul proprio futuro e che sanno che senza un sacrificio umano in tempi brevi difficilmente diventeranno famosi. Il loro maestro, Saverio Moneta detto Mantos, complice il destino che mostra i suoi segnali, ha finalmente un'idea: sacrificare la cantante Larita, ex voce di un gruppo musicale satanico ora convertitasi al cattolicesimo. E' il momento migliore per farlo è durante la festa a Villa Ada: un evento magnifico, a cui parteciperanno tutti i vip della città.
Se fino a qui il libro era divertente e scorrevole, dall'inizio della festa in poi Ammaniti si perde, trasformando il suo romanzo in un delirio che sembra un miscuglio tra Jurassic Park (gli animali del parco allo sbando) e Io Sono Leggenda, con una serie di eventi catastrofici che si susseguono uno in fila all'altro e che portano inevitabilmente il lettore (o almeno me) a pensare "Adesso basta". Nel finale si salva solo la vicenda di di Mantos e Larita (non vi svelo niente però).
Continua quindi il mio rapporto di odio-amore nei confronti di questo autore. Scrive bene, questo è fuori discussione, e i suoi romanzi si divorano in poche ore. Ma le storie che racconta mi lasciano sempre molto perplessa (escluso Io Non Ho Paura).

mercoledì 17 febbraio 2010

TWILIGHT- Stephenie Meyer

Bella si è appena trasferita a Forks, la città più piovosa d'America. È il primo giorno nella nuova scuola e, quando incontra Edward Cullen, la sua vita prende una piega inaspettata e pericolosa. Con la pelle diafana, i capelli di bronzo, i denti luccicanti, gli occhi, color oro, Edward è algido e impenetrabile, talmente bello da sembrare irreale. Tra i due nasce un'amicizia dapprima sospettosa, poi più intima, che presto si trasforma in un'attrazione travolgente. Finora Edward è riuscito a tener nascosto il suo segreto, ma Bella è intenzionata a svelarlo. Quello che ancora non sa è che più gli si avvicina e maggiori sono i rischi per lei e per chi le sta accanto. Mentre nella vicina riserva indiana riprendono a circolare inquietanti leggende, un dubbio si fa strada nella mente di Bella. Il sogno romantico che sta vivendo potrebbe essere in realtà l'incubo che popola le sue notti. Volume d'esordio della saga di Bella ed Edward, "Twilight" è una storia che trascina il lettore nel vortice sensuale e avventuroso di un amore proibito.



Ci ho messo un bel po' di tempo a decidere di leggere questo libro. Il motivo principale è perchè non ho più 15 anni e temevo di trovarmi di fronte a un "Moccia vampiresco" e non mi andava di perdere tempo. Poi nella noia di una domenica pomeriggio, mi è capitato di vedere il film, mi sono innamorata di Edward Cullen (so che qualcuno ora mi prenderà in giro a vita) e ho deciso di dare una possibilità al libro.

E' sicuramente un libro per quindicenni e capisco in pieno il successo che ha avuto. E' impossibile non innamorarsi di questo vampiro superfigo, gentile, galante e premuroso che ha come unico difetto quello di doversi sforzare parecchio per non mangiarti.
Ma è il personaggio di Bella che mi è piaciuto un sacco. Lei è una ragazza normale, che si veste in modo normale, goffa e impacciata, con seri problemi a stare in piedi e con la pericolosa tendenza a mettersi nei guai. E' impossibile non provare simpatia nei suoi confronti.
La storia è incentrata esclusivamente sull'amore tra i due protagonisti, un amore tormentato, in cui non si può rischiare di perdere il controllo, che sfida qualunque legge di natura e che rischia di mettere in pericolo chiunque ne sia a conoscenza. Insomma il classico amore impossibile ma che alla fine (almeno di questo libro, il primo della serie) trionfa, nonostante i vampiri cattivi facciano di tutto per impedirlo.
Non posso dire che sia un capolavoro, e non credo nemmeno che abbia le pretese di esserlo, ma la narrazione è molto scorrevole e il libro si legge in un fiato. Posso dire però che è molto meglio di certi libri pieni di personaggi stereotipati che girano tra gli adolescenti di oggi diffondendo modelli pericolosi e irraggiungibili.

E anche se non ho più 15 anni, non vuol dire che ogni tanto, tramite le pagine dei libri, non possa ritornare ad averli.


Nota alla traduzione: ben fatta!

domenica 14 febbraio 2010

SE MI LASCI FA MALE- Stefania Bertola


Lui vi ha lasciate? È terribile, non resta che piangere, piangere, piangere ancora, disperarsi, lagnarsi ben bene con un paio di amiche e poi passare oltre. O volete entrare nella triste schiera delle vittime rancorose, di quelle tizie che tre anni dopo la separazione ce l'hanno ancora con l'ex? Guardate che lo spazio interno di un essere umano non è infinito, e se ne occupate svariati centimetri con rancori, rimpianti e altri sentimenti sgradevoli, non è che poi resta tutto questo spazio per immagazzinare sensazioni positive. E allora reagite, con l'aiuto di "Se mi lasci fa male", un allegro alfabeto che vi aiuterà a districarvi nelle più comuni situazioni post-abbandono: dall'ex suocera al purè, dalla gita in campagna ai libri da leggere, dal rapporto con il cellulare a quello con i cassetti, scoprite come si può affrontare la fine di un amore senza che per questo finisca il mondo.

Non sono solita leggere questi manualetti di "autoaiuto" che ti spiegano perchè gli uomini sono diversi dalle donne o cosa fare in caso di rottura, ma devo ammettere che questa "Guida della Lasciata" scritta dalla Bertola è molto divertente. Un po' improbabile forse, ma fa comunque sorridere. L'idea ad esempio di prepararsi un purè alle 4 di notte per combattere l'angoscia causata dal fatto che il vostro fidanzato vi ha lasciato la trovo semplicemente geniale. E anche l'idea di nascondere dei "cicles" masticati nella stessa tasca in cui il vostro Lui nasconde segni della sua amante è strepitosa.
Preferisco di gran lunga la Bertola quando scrive romanzi, forse perchè tutte le cose che consiglia di fare in questo libro ma che una persona normale effettivamente non farebbe mai, nei suoi libri prendono vita.
Simpatico, ma nulla di più. E se dopo averlo letto, magari come primo approccio alla Bertola, decidete di non leggere più niente di suo, vi prego, ripensateci. Datele una seconda possibilità.

venerdì 12 febbraio 2010

Charles M. Schulz 12/02/2000- 12/02/2010


Se qualcuno dieci anni fa mi avesse detto che avrei fatto la mia tesi di laurea specialistica sui Peanuts, lo avrei preso per matto. Sarà forse che mi stavo appena avvicinando a questo fumetto e che ancora non avevo capito quanto sarebbe diventato importante per me.
I personaggi dei Peanuts sono stati miei amici negli ultimi 10 anni, mi hanno fatto ridere, commuovere, divertire e pensare e sicuramente hanno almeno in parte influenzato la mia vita fino ad adesso.
E' un fumetto, sì, ma è anche molto di più.
Dieci anni fa moriva il suo creatore, Charles M. Schulz, e due giorni dopo appariva la sua ultima striscia, con cui si congedava dai suoi adorati personaggi.
E quale modo migliore per farlo che usare la macchina da scrivere di Snoopy?

CIRCOLO CHIUSO- Jonathan Coe


Alle soglie del capodanno del 2000 Claire Newman, reduce da un matrimonio fallito e da un lungo soggiorno in Italia, decide di tornare in Inghilterra, nella sua vecchia città di Birmingham. Pensa sia venuto il momento, dopo più di vent'anni, di scoprire definitivamente cosa sia successo a sua sorella Miriam, scomparsa misteriosamente nel 1978. Il libro, al tempo stesso seguito de "La banda dei brocchi" e romanzo in sé compiuto, conclude un'ideale trilogia costituita da "La banda dei brocchi" (dedicato agli anni Settanta) e da "La famiglia Winshaw" (dedicato agli anni Ottanta).

E' stupendo. Un libro che si divora. Un ritratto fedele e appassionato del Regno Unito con l'avvento del nuovo millenio, raccontato tramite le vicende dei protagonisti di La Banda dei Brocchi, ora più vecchi ma in realtà non ancora cresciuti. Troppe sono infatti le cose rimaste in sospeso dal passato e dalla loro adolescenza. E tutte trovano un finale, più o meno sconvolgente e più o meno prevedibile (eh sì, uno dei colpi di scena principali era un pochino prevedibile), che lascia pienamente soddisfatti. Un circolo che si chiude insomma, in cui tutti i personaggi alla fine raggiungono quello che hanno sempre voluto, felici o meno.
Coe scrive veramente bene. I suoi personaggi sono forti e ben caratterizzati e il suo modo di ancorare fatti inventati e vita privata dei protagonisti alla situazione storica e politica del periodo è molto efficace, ed è forse ciò che da' maggiore forza al libro, permettendo anche una critica non troppo velata al governo di Blair e a tutte le conseguenze dell'11 Settembre.
Questo libro mi ha fatto apprezzare ancora di più La Banda dei Brocchi, che ho deciso di dover assolutamente rileggere in italiano (non mi piace ammetterlo, ma ho fatto veramente fatica a leggerlo in lingua originale).
Merita davvero.

Nota alla traduzione: ben fatta direi. C'è qualche nota ogni tanto che forse si poteva evitare, ma comunque non disturba troppo.

lunedì 8 febbraio 2010

NE PARLIAMO A CENA- Stefania Bertola


Sofia è appena stata piantata dal marito e quel fetente, non contento di spassarsela con una collega, pretende anche di toglierle la casa. È il momento, dunque, di radunare le cugine-amiche per una cena di consulto. C'è Costanza, la voce narrante, che non si è mai sposata perché l'uomo che ama è già sposato; Bibi, divorziata ma che sogna di riconciliarsi col marito; Irene, sempre sul punto di separarsi, ma che non si decide mai, e Veronica, l'unica senza problemi e per questo terrorizzata che tanta felicità non possa durare in eterno.




Ve l'ho già detto che la Bertola mi fa impazzire? Mi piacciono i personaggi, le storie che racconta, il modo in cui le racconta e quel senso di leggerezza che rimane sempre dopo aver finito ogni suo libro.

Questo è il primo che ha scritto, è forse lo stile va ancora un pochino affinato. Ma mi sono comunque divertita. Perchè l'autrice riesce a prendere personaggi normali (tutte donne, innanzitutto), con i loro complessi, i loro aspetti buffi, e a buttarli in storie sempre improbabili ma mai del tutto paradossali.

In questo libro le protagoniste sono delle cugine, che si trovano a cena di tanto in tanto e si aggiornano sulla loro vita sentimentale, consigliandosi, litigando a volte, ma senza mai perdere quel grande legame che le lega.

Veramente bello e piacevole da leggere!