Un pugno di ragazzi a Edimburgo e dintorni: il sesso, lo sballo, la rabbia, il vuoto delle giornate. Sono i dannati di un modernissimo inferno "chimico", con la loro vita sfilacciata e senza scampo. Alla ricerca di un riscatto, di un senso da dare alla propria esistenza - che non sia il vicolo cieco fatto di casa, famiglia e impiego ordinario - trovano nella droga e nella violenza l'unica risposta possibile. Sboccato, indiavolato, travolgente: l'esordio di un talento letterario, il romanzo shock che ha fatto epoca e dato voce a una nuova generazione.
Arrivata al secondo capitolo di questo libro, sull'orlo del vomito, sono stata tentata, tentatissima, di abbandonarlo. Insomma, dice in tre pagine più parolacce di quante ne abbia mai dette in tutta la mia vita (e non sono una persona proprio finissima io) e la crudeltà e il realismo con cui descrive certe scene, dal sesso al bucarsi, è talmente forte da far quasi male.
Però poi ho voluto continuare, un po' forse perché peggio di come sono stata leggendo il capitolo 2 non potevo stare, un po' perché in tanti mi han parlato di questo libro come di un piccolo cult. Violento, crudo, un pugno nello stomaco. Ma un cult che va letto. Ed effettivamente una volta terminato (in molto meno tempo di quanto pensassi), ci sono diverse cose che mi sono rimaste. La disperazione di questo gruppo di tossici, una disperazione di cui forse nemmeno si accorgono. Il potere che ha l'eroina su chi ne fa uso. E poi anche l'HIV e quanto ti divora dentro. Il male che si prova cercando di disintossicarsi.
Il tutto descritto in maniera diretta, senza sconti e senza mezzi termini. Un linguaggio sboccato, sesso, violenza, siringhe che entrano in vena e permettono a questi ragazzi di sopravvivere nel mondo. Tutto questo descrive Welsh in questo romanzo. Più che un romanzo, ci troviamo di fronte a una raccolta di episodi che si succedono (e di cui non sempre, almeno per me, è stata chiara la logica), con i vari protagonisti che si alternano nella narrazione (chi si droga e basta, chi cerca invano di disintossicarsi, chi si è ammalato non per colpa sua e cerca vendetta).
E' un pugno nello stomaco, e certi capitoli per me sono stati un po' troppo eccessivi (credo sia veramente la prima volta che un libro mi fa quasi venir da vomitare). Eppure, mi rendo conto della "bellezza" di questo romanzo. Della disperazione che racchiude.
Sicuramente non da leggere se si è depressi o se si sta cercando di disintossicarsi perché a tratti riesce a farti quasi venire voglia di drogarti. Ma per tutti gli altri, se non siete facilmente impressionabili e riuscite a superare il senso che certe scene fanno, è da leggere.
Nota alla traduzione: il traduttore avrebbe bisogno di un bel ripasso sul congiuntivo...
"Scegli la vita. Scegli il mutuo da pagare, la lavatrice, la macchina; scegli di startene seduto su un divano a guardare i giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l'anima, a riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano. Scegli di marcire in un ospizio, cacandoti e pisciandoti sotto, cazzo, per la gioia di quegli stronzi egoisti e fottuti che hai messo al mondo. Scegli la vita.
Beh, io invece scelgo di non sceglierla la vita. E se quei coglioni non sanno come prenderla, una cosa del genere, beh, cazzo, il problema è loro, non mio."
Arrivata al secondo capitolo di questo libro, sull'orlo del vomito, sono stata tentata, tentatissima, di abbandonarlo. Insomma, dice in tre pagine più parolacce di quante ne abbia mai dette in tutta la mia vita (e non sono una persona proprio finissima io) e la crudeltà e il realismo con cui descrive certe scene, dal sesso al bucarsi, è talmente forte da far quasi male.
Però poi ho voluto continuare, un po' forse perché peggio di come sono stata leggendo il capitolo 2 non potevo stare, un po' perché in tanti mi han parlato di questo libro come di un piccolo cult. Violento, crudo, un pugno nello stomaco. Ma un cult che va letto. Ed effettivamente una volta terminato (in molto meno tempo di quanto pensassi), ci sono diverse cose che mi sono rimaste. La disperazione di questo gruppo di tossici, una disperazione di cui forse nemmeno si accorgono. Il potere che ha l'eroina su chi ne fa uso. E poi anche l'HIV e quanto ti divora dentro. Il male che si prova cercando di disintossicarsi.
Il tutto descritto in maniera diretta, senza sconti e senza mezzi termini. Un linguaggio sboccato, sesso, violenza, siringhe che entrano in vena e permettono a questi ragazzi di sopravvivere nel mondo. Tutto questo descrive Welsh in questo romanzo. Più che un romanzo, ci troviamo di fronte a una raccolta di episodi che si succedono (e di cui non sempre, almeno per me, è stata chiara la logica), con i vari protagonisti che si alternano nella narrazione (chi si droga e basta, chi cerca invano di disintossicarsi, chi si è ammalato non per colpa sua e cerca vendetta).
E' un pugno nello stomaco, e certi capitoli per me sono stati un po' troppo eccessivi (credo sia veramente la prima volta che un libro mi fa quasi venir da vomitare). Eppure, mi rendo conto della "bellezza" di questo romanzo. Della disperazione che racchiude.
Sicuramente non da leggere se si è depressi o se si sta cercando di disintossicarsi perché a tratti riesce a farti quasi venire voglia di drogarti. Ma per tutti gli altri, se non siete facilmente impressionabili e riuscite a superare il senso che certe scene fanno, è da leggere.
Nota alla traduzione: il traduttore avrebbe bisogno di un bel ripasso sul congiuntivo...
"Scegli la vita. Scegli il mutuo da pagare, la lavatrice, la macchina; scegli di startene seduto su un divano a guardare i giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l'anima, a riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano. Scegli di marcire in un ospizio, cacandoti e pisciandoti sotto, cazzo, per la gioia di quegli stronzi egoisti e fottuti che hai messo al mondo. Scegli la vita.
Beh, io invece scelgo di non sceglierla la vita. E se quei coglioni non sanno come prenderla, una cosa del genere, beh, cazzo, il problema è loro, non mio."