Le amicizie di lunga data hanno percorsi strani e spesso diventano l’unità di misura di noi stessi.
Vanno molto di moda ultimamente i romanzi che hanno come protagonisti gruppi di anziani intenti a fare le cose più disparate. Gesti ribelli, crimini più o meno efferati, o anche una semplice nuova avventura fino a quel momento impensabile. Non so di preciso da dove derivi questa moda: forse ci piace che venga ribadita il più possibile l’idea che, anche da anziani, potremo vivere vite avventurose e non lasciarci semplicemente schiacciare dal peso degli anni.
Certo, se si affida questo tema a John Niven, scrittore scozzese autore di quel capolavoro di A volte ritorno ma anche di Maschio bianco etero, famoso per la sua incredibile capacità di mischiare racconto serio a parolacce, si può facilmente immaginare quale potrà essere il risultato.
Le solite sospette, pubblicato da Einaudi nel 2016 con la traduzione di Marco Rossari, racconta di un gruppo di donne, che vanno da sessant’anni d’età agli oltre ottanta, che decidono di rapinare una banca. L’idea viene a Susan, una donna vicina ai sessanta con la passione per i trucchi di scena che si ritrova all’improvviso sull’orlo della bancarotta dopo che il marito è morto d’infarto nel bel mezzo di un’attività che la donna ignorava ma a cui l’uomo si dedicava da parecchi anni. A lei si uniscono: Julie, anche lei sulla sessantina, che dopo una vita di avventure in giro per il mondo ora si ritrova a fare le pulizie in una casa di riposo; Jill, una donna irreprensibile, che odia le parolacce, e che ha un nipotino gravemente malato e non abbastanza soldi per pagare l’operazione che potrebbe salvarlo; e infine, Ethel, la più anziana del gruppo e sboccata del gruppo, che nasconde un passato molto interessante e che di finire la sua vita in una casa di riposo proprio non ha voglia.
Sulle tracce di questo singolare quartetto ci sono lo sgraziato e volgare sergente detective Hugh Boscombe e il suo sottoposto, l’agente Alan Wesley, che cerca in qualche modo di compensare la malagrazia del suo superiore.
Quello che sembra essere un caso semplice si trasforma ben presto in una rocambolesca caccia alle fuggiasche, che parte dall’Inghilterra e arriva fino a Marsiglia, e coinvolge tutta una serie di personaggi singolari.
Anche se la trama forse non è molto originale, Le solite sospette è sicuramente un romanzo molto divertente, in cui si ritrovano tutte le caratteristiche che chi ha letto i romanzi precedenti di Niven si aspetta di trovare: una buona dose di volgarità, che associata a queste anziane protagoniste produce un effetto davvero esilarante; una storia esagerata, rocambolesca, al limite dell’assurdo (limite che a volte viene valicato senza alcun problema… soprattutto dal povero Boscombe, su cui Niven sembra accanirsi parecchio) ma che funziona; ma anche temi importanti: il fallimento personale, la voglia di riscattarsi, il desiderio di riprendere in mano la propria vita, di non arrendersi mai, la malattia, la mancanza di soldi…
Ed è proprio questa commistione di elementi, questa scelta di raccontare problemi e situazioni importanti con uno stile sboccato (che non disturba però, anzi, ci si adatta abbastanza facilmente), unita alla creazione di personaggi bislacchi e, per questo, indimenticabili (Ethel, sei il mio idolo indiscusso!) la cosa che più mi piace dei romanzi di John Niven.
In Le solite sospette non si raggiungono sicuramente i livelli di A volte ritorno, ma mi è piaciuto molto, più di Maschio bianco etero. Tutti e tre, comunque, rimangono dei romanzi che vale davvero la pena di leggere. Per ridere, certo, ma anche per pensare.
Titolo: Le solite sospette
Autore: John Niven
Traduttore: Marco Rossari
Pagine: 346
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: Einaudi
Prezzo di copertina: 18,50 €
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formato brossura: Le solite sospette
formato ebook: Le solite sospette (Einaudi. Stile libero big)
Vecchie squinternate che fanno cose. Adoro.
RispondiElimina(Comunque, di Niven devo ancora leggere tutto: partirò da quello su Gesù, il mio main topic preferito.)
Sì, se ancora non hai letto nullo, devi sicuramente partire da "A volte ritorno"... è il suo più bello in assoluto, almeno finora.
EliminaQuesto fa davvero molto ridere :P
un libro divertentissimo!
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