Da mesi, il lunedì e il giovedì, Roberto Marias attraversa a piedi il centro di Roma per raggiungere lo studio di uno psichiatra. Si siede davanti a lui, e spesso rimane in silenzio. Talvolta i ricordi affiorano. E lo riportano al tempo in cui lui e suo padre affrontavano le onde dell'oceano sulla tavola da surf. Lo riportano agli anni rischiosi del suo lavoro di agente sotto copertura, quando ha conosciuto il cinismo, la corruzione, l'orrore. Fuori, ma anche dentro di sé. Di professione fantasma, ha imparato a ingannare, a tradire, a sparire senza lasciare traccia. Una vita che lo ha ubriacato e travolto. Le parole del dottore, le passeggiate ipnotiche in una Roma che lentamente si svela ai suoi occhi, l'incontro con Emma, come lui danneggiata dall'indicibilità della colpa, gli permettono di tornare in superficie. E quando Giacomo gli chiede aiuto contro i suoi incubi di undicenne, Roberto scopre una strada di riscatto e di rinascita
Per qualche strano motivo che non mi so spiegare, tendo a tenermi lontana dai romanzi italiani più recenti. Capita sì di leggere qualcosa ogni tanto (ci casco sempre con Ammaniti, per esempio), ma rispetto alla quantità di libri di autori italiani che vengono pubblicati sono decisamente indietro. Non leggo la Mazzantini perché "Non ti muovere" mi aveva traumatizzata (forse ero troppo piccola quando l'ho letto). Non ho mai letto nulla di D'Avenia, della Mazzucco o della Avallone. Ho letto puramente per caso "Accabadora" della Murgia (e merita!) e scoperto da pochissimo quanto bene scrive Mario Calabresi.
E Gianrico Carofiglio rientra proprio tra questi autori italiani che nella mia testa definisco "nuovi", tra quelli da cui mi sono sempre tenuta lontana senza sapere bene perché. Poi però l'altro giorno sono andata dal mio ragazzo e suo papà mi ha intercettata prima che uscissimo mettendomi in mano questo libro e dicendomi "Lo devi leggere" (cosa che succede sempre più spesso e che, nonostante qualche suggerimento sbagliato, adoro). E quindi ho letto il mio primo Carofiglio, che in realtà è l'ultimo.
Che dire? La trama forse è un tantino banale: Roberto, un carabiniere in congedo per motivi di salute, visita il suo psichiatra due volte a settimana. Da queste sedute, che scandiscono la vita di quest'uomo, si scopriranno piano piano cose dolorose del suo passato, dalle più recenti alle più lontane, che sono comunque in qualche modo tutte collegate. Grazie a queste sedute conoscerà Emma, anche lei paziente del dottore e anche lei con un passato difficile e doloroso, fatto di delusioni e disillusioni. I due diventano amici, al punto che quando il figlio di Emma, Giacomo, andrà da lei a chiedere aiuto, la donna si rivolgerà proprio a Roberto.
Come dicevo, la trama non è nulla di particolarmente originale. Ma la forza di questo libro sta a mio avviso nella narrazione. I capitoli narrano la storia di Roberto, il suo riavvicinarsi alla realtà dopo mesi di oblio grazie alle sedute con lo psicologo, le sue ricadute, la sua difficoltà a perdonare e soprattutto a perdonarsi. A questi capitoli si alternano quelli narrati da Giacomo, un bambino timido e introverso che lotta in ogni modo per non lasciarsi vincere dalla nostalgia che prova per il padre, non fosse altro per aiutare la madre a non crollare. Due narrazioni che alla fine si intersecano e uniscono, con un finale che lascia a tutti la speranza e la possibilità di espiare le proprie colpe, per poter tornare a vivere.
E' un libro che cattura, che si legge molto bene e in fretta proprio grazie al suo stile rapido e conciso, che rende difficile staccarsi dalle sue pagine.
Consigliato!
(PS: se mai avrò bisogno di uno psicologo/psichiatra, ne vorrei uno come quello del libro... se esistono veramente!)
Per acquistare: Silenzio dell'onda (Scala italiani)
Per qualche strano motivo che non mi so spiegare, tendo a tenermi lontana dai romanzi italiani più recenti. Capita sì di leggere qualcosa ogni tanto (ci casco sempre con Ammaniti, per esempio), ma rispetto alla quantità di libri di autori italiani che vengono pubblicati sono decisamente indietro. Non leggo la Mazzantini perché "Non ti muovere" mi aveva traumatizzata (forse ero troppo piccola quando l'ho letto). Non ho mai letto nulla di D'Avenia, della Mazzucco o della Avallone. Ho letto puramente per caso "Accabadora" della Murgia (e merita!) e scoperto da pochissimo quanto bene scrive Mario Calabresi.
E Gianrico Carofiglio rientra proprio tra questi autori italiani che nella mia testa definisco "nuovi", tra quelli da cui mi sono sempre tenuta lontana senza sapere bene perché. Poi però l'altro giorno sono andata dal mio ragazzo e suo papà mi ha intercettata prima che uscissimo mettendomi in mano questo libro e dicendomi "Lo devi leggere" (cosa che succede sempre più spesso e che, nonostante qualche suggerimento sbagliato, adoro). E quindi ho letto il mio primo Carofiglio, che in realtà è l'ultimo.
Che dire? La trama forse è un tantino banale: Roberto, un carabiniere in congedo per motivi di salute, visita il suo psichiatra due volte a settimana. Da queste sedute, che scandiscono la vita di quest'uomo, si scopriranno piano piano cose dolorose del suo passato, dalle più recenti alle più lontane, che sono comunque in qualche modo tutte collegate. Grazie a queste sedute conoscerà Emma, anche lei paziente del dottore e anche lei con un passato difficile e doloroso, fatto di delusioni e disillusioni. I due diventano amici, al punto che quando il figlio di Emma, Giacomo, andrà da lei a chiedere aiuto, la donna si rivolgerà proprio a Roberto.
Come dicevo, la trama non è nulla di particolarmente originale. Ma la forza di questo libro sta a mio avviso nella narrazione. I capitoli narrano la storia di Roberto, il suo riavvicinarsi alla realtà dopo mesi di oblio grazie alle sedute con lo psicologo, le sue ricadute, la sua difficoltà a perdonare e soprattutto a perdonarsi. A questi capitoli si alternano quelli narrati da Giacomo, un bambino timido e introverso che lotta in ogni modo per non lasciarsi vincere dalla nostalgia che prova per il padre, non fosse altro per aiutare la madre a non crollare. Due narrazioni che alla fine si intersecano e uniscono, con un finale che lascia a tutti la speranza e la possibilità di espiare le proprie colpe, per poter tornare a vivere.
E' un libro che cattura, che si legge molto bene e in fretta proprio grazie al suo stile rapido e conciso, che rende difficile staccarsi dalle sue pagine.
Consigliato!
(PS: se mai avrò bisogno di uno psicologo/psichiatra, ne vorrei uno come quello del libro... se esistono veramente!)
Per acquistare: Silenzio dell'onda (Scala italiani)