Saša ha nove anni ma è destinato a "marcire" prima di averne sedici, secondo la profezia della nonna, la furibonda e tentacolare Nina Antonovna. Non può sudare, togliersi la calzamaglia di lana ruvida neanche di notte, tirare l'acqua nei gabinetti pubblici e salire sulle giostre: ci sono in agguato stafilococchi aurei, sinusiti croniche, dispepsie e bronchiti recidive. Così sentenzia la nonna, che lo trascina in giro per dottori e gli somministra senza sosta farmaci e tisane. Da quando sua madre si è innamorata di un pittore basso e squattrinato, il "nano succhiasangue", Saša è finito sotto l'ossessiva tutela della nonna, che lo ama ma lo ricopre di maledizioni e insulti - mentre lui sogna le rare e tenere visite della madre, e custodisce in una scatola segreta tanti piccoli oggetti che vengono da lei: una "biglia-mamma", un chewing-gum masticato e altri tesori. Saša ci racconta questa tragicomica infanzia senza innocenza, ambientata nella Russia degli anni '70, in un irresistibile romanzo d'esordio, divenuto un libro di culto per molti ex bambini sovietici.
Mi sono sempre tenuta alla larga dai romanzi che hanno titoli tristissimi e copertine con sopra bambini dallo sguardo ancora più triste. Non amo molto questo genere, non amo molto le disavventure (purtroppo molto spesso reali e autobiografiche) di questi piccoli protagonisti.
C'è però una mia cara amica che adora questo genere di romanzi, con protagonisti bambini sfortunati ("sfigati" li chiamiamo noi per prenderla in giro). E per questo non mi sono stupita molto quando per Natale mi ha consigliato di regalarle questo libro. Copertina e titolo lasciano infatti presagire il peggio: non può che essere veramente sfortunato un bambino che chiede di essere seppellito dietro il battiscopa.
E allora, com'è che ora mi ritrovo a recensire questo romanzo? Beh, perché quando ne abbiam riparlato, la mia amica me lo ha presentato come un libro divertentissimo, "un incrocio tra Agnes Browne e Paddy Clarke". Quest'ultimo non l'ho mai letto, ma ho amato talmente tanto Agnes e le sue avventure che se un libro anche solo le si avvicina vale la pena di provarlo.
E quindi eccomi qui, a recensire questo bellissimo romanzo che ho divorato in poche ore talmente mi ha conquistata.
Il protagonista, Saša, ha 9 anni, un fisico parecchio debilitato, ed è effettivamente parecchio sfortunato. Una sfortuna, la sua, che viene amplificata dalle reazioni di sua nonna, Nina Antonovna, di fronte alle sue avventure (sempre che non sia lei stessa a provocarle). E' una donna un po' scenografica Nina, che rimpiange il suo passato e si crogiola nei suoi male e nei suoi lamenti, che raggiungono il loro culmine quando si tratta della madre di Saša, colpevole di aver abbandonato il figlio per mettersi con un "nano succhiasoldi".
Nonostante il carattere forte e irruento, la donna ama molto il nipote, per il quale si preoccupa continuamente e costantemente (ed eccessivamente, anche), e ci rimane molto male quando nota in lui segni di insofferenza o di menefreghismo verso le sue raccomandazioni. E per questo tende a ricoprirlo di insulti e a farlo sentire un idiota. Ma d'altronde fa lo stesso anche con il marito, nonon di Saša, e soprattutto con la figlia.
Saša si ritrova così troppo spesso tra due fuochi: la "vita", ovvero sua nonna e tutto quello che lei fa per lui ogni giorno, e la "felicità", rappresentata dalla brevi e sporadiche visite di sua madre, che immancabilmente terminano con un litigio con la nonna.
E'un libro tragicomico, che fa ridere (molto azzeccata la scelta di usare Saša come narratore, rendendo le cose più semplici e quindi più buffe) ma anche ovviamente riflettere. E' impossibile non pensare ai diversi modi che una persona ha per dimostrare quanto bene vuole a un'altra e a quante volte, troppo spesso, modi sbagliati racchiudano intenzioni giuste. Non pensare alle difficoltà che può avere un bambino a crescere e vivere se alle spalle ha persone iperprotettive. E' impossibile non pensare a quanto i cattivi rapporti tra adulti possano influire e far star male i più piccoli.
Merita assolutamente!
Nota alla traduzione: ho trovato un "QUAL'E'" che mi ha fatto quasi venire un infarto. Terrificante trovare errori del genere in un romanzo.
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