"Lo hobbit" è il libro con cui Tolkien ha presentato per la prima volta, nel 1937, il foltissimo mondo mitologico del Signore degli Anelli, che ormai milioni di persone di ogni età, sparse ovunque, conoscono in tutti i suoi minuti particolari. Tra i protagonisti di tale mondo sono gli hobbit, minuscoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari", timidi, capaci di "sparire veloci e silenziosi al sopraggiungere di persone indesiderate", con un'arte che sembra magica ma è "unicamente dovuta a un'abilità professionale che l'eredità, la pratica e un'amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabile da parte di razze più grandi e goffe" quali gli uomini. Se non praticano la magia, gli Hobbit finiscono però sempre in mezzo a feroci vicende magiche, come capita appunto a Bilbo Baggins, eroe quasi a dispetto di questa storia, che il grande "mago bianco" Gandalf coinvolgerà in un'impresa apparentemente disperata: la riconquista del tesoro custodito dal drago Smog. Bilbo incontrerà così ogni sorta di avventure, assieme ai tredici nani suoi compagni e a Gandalf, che appare e scompare, lasciando cadere come per caso le parole degli insegnamenti decisivi.
Dopo aver abbandonato il primo volume de "Il signore degli anelli" dopo una decina di pagine, non avevo più nessunissima intenzione di riprovare a leggere un Tolkien. Il fantasy a mio avviso è un genere che o ami o detesti. E, non me ne vogliano gli appassionati del genere, io rientro in questa seconda categoria senza ombra di dubbio.
Però poi il mio ragazzo mi ha detto "DEVI leggere Lo Hobbit, è un classico ed è pensato come libro per bambini, quindi ce la puoi fare". E quindi alla fine ho ceduto (un po' per amore un po' perché effettivamente ero consapevole che si trattasse di un libro imprescindibile).
E devo ammettere che tutto sommato non è stata poi una lettura così forzata e fastidiosa. Sarà che ho adorato fin dal primo momento il signor Baggins, lo hobbit del titolo nonchè protagonista di tutta l'avventura. Un personaggio che ama il cibo e tutte le comodità della sua casetta e che si ritrova suo malgrado arruolato dallo stregone Gandalf per accompagnare un gruppo di nani in missione per riconquistare un tesoro, ora protetto da un drago. Il piccolo Bilbo Baggins (piccolo di statura, non di età) si ritroverà quindi costretto ad affrontare uomini neri, orchi e mannari, ragni giganti, elfi e draghi (nonchè il famosissimo Gollum, che fa qui la sua prima comparsata) per poter salvare la pelle e ritornarsene a casa. E dimostrerà di avere più ingegno, coraggio e sangue freddo di quanto si potesse immaginare.
Lo Hobbit è sicuramente un classico nel suo genere, e concordo nel considerarlo una lettura imprescindibile. E Tolkien è riuscito a immaginare e ricreare sulle pagine un mondo semplicemente fantastico e incredibile che almeno una volta va conosciuto.
Il fantasy però rimane per me un genere un po' ostico. Ho letto questo romanzo volentieri, a tratti senza riuscire a staccarmi dal libro (non dovrei dirlo, ma l'ho dovuto finire a lavoro, perché non potevo interrompere la lettura a meno di 40 pagine dalla fine). Alcune parti però le ho trovate parecchio macchinose e le avventure che capitano a questa compagnia in 350 pagine sono a volte troppe per poterle seguire senza un po' di confusione (nella battaglia finale, ho dovuto fare mente locale per ricordarmi come e quando avessero incontrato certi personaggi).
Quindi, Lo Hobbit è sicuramente approvato e mi sento sicuramente di consigliarlo a chi è un po' titubante nel leggerlo o meno.
Però credo che per un po' non leggerò altri fantasy (e men che meno ridarò una seconda possibilità a "Il Signore degli Anelli")
Dopo aver abbandonato il primo volume de "Il signore degli anelli" dopo una decina di pagine, non avevo più nessunissima intenzione di riprovare a leggere un Tolkien. Il fantasy a mio avviso è un genere che o ami o detesti. E, non me ne vogliano gli appassionati del genere, io rientro in questa seconda categoria senza ombra di dubbio.
Però poi il mio ragazzo mi ha detto "DEVI leggere Lo Hobbit, è un classico ed è pensato come libro per bambini, quindi ce la puoi fare". E quindi alla fine ho ceduto (un po' per amore un po' perché effettivamente ero consapevole che si trattasse di un libro imprescindibile).
E devo ammettere che tutto sommato non è stata poi una lettura così forzata e fastidiosa. Sarà che ho adorato fin dal primo momento il signor Baggins, lo hobbit del titolo nonchè protagonista di tutta l'avventura. Un personaggio che ama il cibo e tutte le comodità della sua casetta e che si ritrova suo malgrado arruolato dallo stregone Gandalf per accompagnare un gruppo di nani in missione per riconquistare un tesoro, ora protetto da un drago. Il piccolo Bilbo Baggins (piccolo di statura, non di età) si ritroverà quindi costretto ad affrontare uomini neri, orchi e mannari, ragni giganti, elfi e draghi (nonchè il famosissimo Gollum, che fa qui la sua prima comparsata) per poter salvare la pelle e ritornarsene a casa. E dimostrerà di avere più ingegno, coraggio e sangue freddo di quanto si potesse immaginare.
Lo Hobbit è sicuramente un classico nel suo genere, e concordo nel considerarlo una lettura imprescindibile. E Tolkien è riuscito a immaginare e ricreare sulle pagine un mondo semplicemente fantastico e incredibile che almeno una volta va conosciuto.
Il fantasy però rimane per me un genere un po' ostico. Ho letto questo romanzo volentieri, a tratti senza riuscire a staccarmi dal libro (non dovrei dirlo, ma l'ho dovuto finire a lavoro, perché non potevo interrompere la lettura a meno di 40 pagine dalla fine). Alcune parti però le ho trovate parecchio macchinose e le avventure che capitano a questa compagnia in 350 pagine sono a volte troppe per poterle seguire senza un po' di confusione (nella battaglia finale, ho dovuto fare mente locale per ricordarmi come e quando avessero incontrato certi personaggi).
Quindi, Lo Hobbit è sicuramente approvato e mi sento sicuramente di consigliarlo a chi è un po' titubante nel leggerlo o meno.
Però credo che per un po' non leggerò altri fantasy (e men che meno ridarò una seconda possibilità a "Il Signore degli Anelli")
Nota alla traduzione: non deve essere facile tradurre un libro come questo e tutto sommato, pur essendo una traduzione Adelphi, direi che è fatta bene.
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anhce io ho ceduto dopo poche pagine del signore degli anelli.. solo che tra me e te c'è una differenza: a me piacciono i fantasy! ne ho letti molti ma Tolkien per ora non mi è andato giù.. chissà che magari trovando il giusto tempo a disposizione finisca per leggerlo anche io!
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