Arrivò una cameriera con una matita dietro l'orecchio.«Candy, cosa vuole la gente?» le domandò il barista.
«Un po' d'amore, immagino» rispose lei.
Fa sempre uno strano effetto
ritornare dopo un po’ di tempo in un luogo in cui si è stati bene. E se
qualcosa, questa volta, non funzionasse? E se quel luogo che, la prima volta, ci è sembrato così bello, per qualche motivo adesso non lo fosse più?
Non importa se si sta parlando
di un luogo reale o inventato. Se ci si sta andando in aereo o attraverso le
pagine di un libro. Quell'aspettativa, mista ad ansia, mista al bel ricordo
della prima volta, sono presenti in ogni caso.
Desideravo tornare a Grouse
County, questo luogo inventato che si trova da qualche parte nell’Iowa, fin da quando ho chiuso La fine dei vandalismi, il primo romanzo della
trilogia che Tom Drury le ha dedicato, edita in Italia da NN editore.
Mi ci ero trovata proprio bene, in mezzo a tutti i suoi abitanti, ad ascoltare dialoghi a volte un po’ strampalati e a respirare l’atmosfera tipica di una comunità così variegata. Mi ero appassionata alle storie di tutti i personaggi, compresi quelli all'apparenza meno simpatici, ma soprattutto avevo amato la storia di Dan e Louise, il loro amore discreto, nato quasi per caso e messo più e più volte alla prova. E, una volta arrivata alla fine, avevo chiuso il libro con un po’ di tristezza: mi spiaceva averlo finito, mi spiaceva non poter più ascoltare le chiacchiere della gente per strada né poter più passeggiare per la Grouse County.
Mi ci ero trovata proprio bene, in mezzo a tutti i suoi abitanti, ad ascoltare dialoghi a volte un po’ strampalati e a respirare l’atmosfera tipica di una comunità così variegata. Mi ero appassionata alle storie di tutti i personaggi, compresi quelli all'apparenza meno simpatici, ma soprattutto avevo amato la storia di Dan e Louise, il loro amore discreto, nato quasi per caso e messo più e più volte alla prova. E, una volta arrivata alla fine, avevo chiuso il libro con un po’ di tristezza: mi spiaceva averlo finito, mi spiaceva non poter più ascoltare le chiacchiere della gente per strada né poter più passeggiare per la Grouse County.
Per fortuna, non ho dovuto
aspettare molto per poterci tornare. È da poco uscito, infatti, sempre per NN
editore e sempre con la traduzione di Gianni Pannofino, A caccia nei sogni, il
secondo romanzo ambientato nella Grouse County.
Questa volta Tom Drury restringe il suo racconto: non più un’intera comunità ma solo una famiglia; non più stagioni che si susseguono ma un solo, decisivo, fine settimana.
Questa volta Tom Drury restringe il suo racconto: non più un’intera comunità ma solo una famiglia; non più stagioni che si susseguono ma un solo, decisivo, fine settimana.
La famiglia protagonista è quella di Charles Darling,
il Tiny di La fine dei vandalismi che ora però ha cambiato nome per marcare ancor di più il suo
cambiamento di vita, e sua moglie Joan. Quando li abbiamo conosciuti, nel romanzo precedente, lui era uno scapestrato reduce da un divorzio e da mille lavori diversi, mai andati in porto, mentre lei era una predicatrice e cercava nella Bibbia una risposta a tutto. Ora Charles fa l’idraulico e anche se, come in passato,
non disdegna qualche piccolo furto e qualche dispetto di poco conto ai suoi concittadini,
sembra davvero cambiato. Joan, invece, lavora per un’associazione di protezione
animali, non trova più risposte nella parola di Dio ed è sempre più indecisa su cosa fare della sua vita e del suo
matrimonio.
In mezzo ci sono anche due figli.
Micah, di sette anni, e Lyris, abbandonata quando era neonata da Joan e
da poco riunitasi alla famiglia, grazie a un’associazione che si occupa proprio di riportare i figli alle madri che alla nascita, per un motivo o
per l’altro, non li hanno voluti.
Forse è stato proprio l’arrivo di
Lyris, un'adolescente molto forte e al tempo stesso molto fragile, che per anni è
stata sballottata da una famiglia all'altra, a rendere ancor più precario l’equilibrio
tra Charles e Joan. Lui cerca di fare il meglio che può, amando Joan a modo suo senza
riuscire a dimostrarglielo come vorrebbe, rattoppando la casa ogni volta che
qualcosa si rompe e cercando di prendersi cura dei figli, senza rinunciare mai
del tutto al suo carattere un po’ troppo irruente. Lei, invece, cerca di fare i
conti con la sua insoddisfazione, con quello che la vita le ha riservato e che
non era minimamente quello che aveva immaginato e sperato per se stessa, senza
però sapere, al tempo stesso, che cosa davvero voglia.
Tanto tempo prima, diffondeva la religione tra chi era disposto ad ascoltare. Ricordava di aver viaggiato con la Bibbia bianca tra le mani, mentre i merli dalle ali rosse svolazzavano da un palo all'altro. Come tutti, voleva indietro qualcosa che aveva perduto e che non si trovata da nessuna parte.
Prima di scrivere qualunque altra
cosa su A caccia nei sogni, devo assolutamente dire quanto io abbia amato il
personaggio di Charles. No, non lo chiamo più Tiny nemmeno io, perché è
cresciuto e cambiato davvero: non è più quel personaggio un po’ egoista e un po’
troppo incentrato su se stesso che avevamo conosciuto in La fine dei
vandalismi. Già allora, in realtà, aveva qualche sprazzo di tenerezza che lasciava qualche speranza. Una tenerezza che qui
però diventa una sua caratteristica predominante, seppur quasi inconsapevole.
La si vede soprattutto nei gesti: in quella casa rattoppata, in quella capra burbera che
ora vive nel loro cortile e nelle telefonate fatte di notte, ma anche in quelle
non ricevute. Nel suo tentativo, quasi disperato, di tenere tutto e tutti insieme.
«[…]Non sappiamo cosa sei stata, così come ignoriamo cosa diventerai, ma sotto sotto non so quanto tu sia diversa, perché è tutto casuale. È sempre la stessa storia: “Succede questo, succede quest’altro, ed eccoci qui”. E voglio essere sincero con te: anche io a volte faccio cose che mi sembrano senza senso. Il meglio che possiamo fare è ricordarci l’uno dell’altro e, per l’amor del cielo, fare una telefonata quando vediamo che è tardi».
Non so davvero dire se mi sia
piaciuto di più La fine dei vandalismi o A caccia nei sogni. Forse entrambi
allo stesso modo, perché, nonostante le differenze nella lunghezza, nella scelta
dei personaggi, nello sviluppo temporale della trama (che dimostrano l’incredibile
bravura di Tom Drury, nel destreggiarsi in queste differenze senza perdere
nulla), ci ho trovato la stessa dolcezza, la stessa descrizione, molto onesta
e molto reale, dell’essere umano, delle sue debolezze, delle sue paure, del suo
bisogno disperato di essere felice o di fare in modo che lo siano gli altri,
nonostante tutto.
E poi sì, c’è di nuovo la Grouse
County, anche se un po’ più circoscritta. Ci sono di nuovo alcuni dialoghi e
alcune situazioni strampalate, alcune passeggiate notturne che fanno meno paura
del buio che può esserci in casa propria. Alcune di quelle piccole grandi cose che solo in posti così si possono trovare.
Se, come me, avete amato il primo
romanzo di questa trilogia, vi innamorerete senza alcun dubbio anche di A
caccia nei sogni e, una volta arrivati alla fine, proverete la stessa immediata
nostalgia per la Grouse County che avete provato chiudendo La fine dei
vandalismi.
Se il primo, invece, non vi aveva convinto,
dovreste provare a dare una seconda possibilità a Tom Drury, alla sua Grouse
County e a tutti i suoi abitanti, perché, secondo me, è davvero impossibile
rimanere di nuovo indifferenti di fronte alla sua semplice e al tempo stesso incredibile bellezza.
AUTORE: Tom Drury
TRADUTTORE: Gianni Pannofino
PAGINE: 236
EDITORE: NN editore
ANNO: 2017
ACQUISTA SU AMAZON
formato cartaceo: A caccia nei sogni
formato ebook: A caccia nei sogni
Nemmeno a farlo a posta, ne parlo oggi anche io. Concordo con quanto hai scritto, ho dato una seconda possibilità a Drury e alla sua Contea Brontolona e ne è valsa la pena; l'unica delusione sta, per quanto mi riguarda, nel non avere notizie di Dan e Louise.
RispondiEliminaIncrocio le dita e attendo l'ultimo volume. :)
Vado subito a leggere! :)
EliminaIn effetti anche io un piccolissimo cenno a Dan e Louise me lo sarei aspettato, però alla fine ci sta anche così :)
Oh, cosa leggo!
RispondiEliminaCome sai, nonostante la fascinazione iniziale, il primo Drury non mi aveva convinto pienamente. Troppo lungo, troppo pieno, troppo sbrodolato. Ho richiesto questo per dargli una seconda possibilità e perché le pagine erano poche. Lo leggo presto, più felice del previsto di ritornare lì.
Se il "problema" con il primo Drury è stata la lunghezza e i troppi personaggi, allora sì, in questo ti troverai sicuramente più a tuo agio :)
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