martedì 14 novembre 2017

IL NARRATORE DI VERITÀ - Tiziana D'Oppido

"Cos'è la verità? La verità ha molte facce. È tutto e il contrario di tutto. E a volte può persino coincidere con una bugia"

Ci sono dei libri che, per qualche motivo non ben precisato, ti chiamano ancor prima di sapere di che cosa parlino. 
Può essere per il titolo, che ha qualcosa che ci attira, o perché troviamo incantevole la copertina o ci piace come suona il nome dell’autore. Solitamente, quando mi capita di provare una particolare e inspiegabile attrazione a prima vista verso un romanzo, quando poi lo leggo si rivela un gran bel libro.

Mi è successo anche con Il narratore di verità, il romanzo d’esordio di Tiziana D’Oppido, da poco uscito per LiberAria editrice. In questo caso, ad attirarmi è stata senza ombra di dubbio la copertina, con l’illustrazione di Vincenza Peschechera. 
In questa copertina c’è tutto il libro: davanti c’è una ragazza che guarda sognante i fuochi d’artificio che spuntano da un pezzo di puzzle; sul retro ci sono dei piccoli uccelli, anch’essi fermi a osservare lo spettacolo pirotecnico, su un altro pezzo di puzzle, incastro perfetto del primo. E soprattutto, c’è tutto il brio e la vivacità che poi si ritroverà all’interno nella trama e nella scrittura di Tiziana D’Oppido.

I protagonisti di Il narratore di verità sono due: Lucio Blumenthal e Sara Pantone, di cui si ripercorre la vita dalla loro nascita, negli anni '60, fino a oggi. Lucio e Sara non si conoscono, sebbene siano cresciuti in due paesini vicini della valle Brodima, separati solo dall'omonimo fiume. Da bambini sembrano avere anche un destino comune: il padre di Lucio, Gildo, è il proprietario di un’enorme quaglieria, in cui lavorano o hanno lavorato in passato molti abitanti del paese; quello di Sara, Arsenio, gestisce invece un’enorme fabbrica di fuochi d’artificio, anch’essa fonte di lavoro per la vallata.
Gildo vorrebbe a tutti i costi che suo figlio lavorasse per lui, mentre il figlio, con il sostegno della madre, vorrebbe a tutti i costi non doverlo fare, fino a riuscire finalmente ad andarsene e farsi una vita sua, con tutte le maledizioni paterne possibili e immaginabili.
Sara si trova, invece, nella situazione opposta: fin da bambina, dopo la morte della madre, avrebbe voluto aiutare suo padre a creare i fuochi d’artificio, ma Arsenio Pantone l’ha sempre tenuta lontana in malo modo, approfittando della prima occasione utile, una volta cresciuta, di sbatterla fuori.
A prendersi cura di Sara da sempre ci sono le donnemamme, dipendenti ed ex dipendenti dell’azienda del padre che da sempre cercano di sopperire a tutte le sue mancanze: sono loro che le danno più stimoli possibile, sono loro che le insegnano a sognare.
I due si incontrano da adulti, sempre in Val di Brodima, dove Lucio ritorna dopo tanti anni richiamato inconsapevolmente dal padre. Gildo, infatti, ha richiesto i servigi del narratore di verità, quell’uomo che va in giro per il mondo a rivelare per conto di altri le verità più scomode. Non sapeva, però, che quest’uomo fosse proprio suo figlio Lucio.
Sara, invece, ora gestisce un caffè vicino alla stazione e da lì continua a sognare un futuro diverso, che proprio non ha idea da dove far cominciare.
Lucio scoprirà ben presto che è proprio Sara la destinataria della verità di cui il padre Gildo si vuole liberare, ma soprattutto si ritroverà a indagare su qualcosa di molto più complesso e pericoloso, che riguarda proprio le aziende di famiglia e che rischia di mettere in pericolo tutta la valle.

Il narratore di verità è un libro avvincente e divertente, scritto in modo spensierato anche quando racconta dei momenti più tristi e difficili. La vera forza sta nella caratterizzazione dei personaggi: in Lucio, Sara e nei due padri (il nome Arsenio Pantone mi fa sorridere ancora adesso, ogni volta che mi capita di pensarci), ma anche in tutti gli altri personaggi di contorno. A partire da quelle tenerissime donnemamme, passando per il ginesindaco, la mamma circense di Lucio, il parroco e le pettegole dei paesi e il tuttofare Uwe.

E poi, il romanzo tratta tematiche importanti e, purtroppo, sempre più attuali nel nostro paese: l’inquinamento, lo sfruttamento smodato del territorio e i rischi per la salute che spesso le aziende fingono di non sapere e che mettono a zittire con una semplice mazzetta. Ma ci sono anche le aspettative dei genitori verso i figli, il desiderio di essere capiti e accettati, oltre alla voglia di trovare se stessi e di rimettere insieme i pezzi della propria vita. E poi c’è questo tema della verità e di tutte le innumerevoli facce, sfumature e significati che può avere.

«Sempre con 'sto culto della verità. Ma, lavoro a parte, sei capace di mentire? Quando la verità fa schifo, fa star molto meglio una gran bella grossa bugia positiva, lo sai? Almeno una volta nella vita... e dilla una bella bugia!»

Lo stile di Tiziana D’Oppido mi è piaciuto tantissimo. Mi sono piaciute le immagini che ha creato (quella del puzzle, soprattutto, che funge da filo conduttore per tutto il libro e che mi ha provocato un certo stupore, considerando che ho iniziato la lettura di Il narratore di verità proprio pochi giorni dopo averne finito uno... con un bel po' di pezzi in meno, rispetto a quello di Sara), ma ho amato anche il suo modo di descrivere la vita di paese e le dinamiche che in essa sempre si creano, di raccontare i protagonisti e le loro storie.

E poi, dai, questo libro ha davvero una copertina bellissima.



Titolo: Il narratore di verità
Autore: Tiziana D'Oppido
Pagine: 335
Anno di pubblicazione: 2017
Editore: LiberAria editrice
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formato cartaceo:Il narratore di verità

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