Margherita si chinò un momento, raccolse un dente di leone da una piccola macchia erbosa vicino al sentiero e soffiò via i petali con un'espressione da bimba concentrata - l'unica espressione adeguata quando si soffia un dente di leone, a noi sembra una cosa da nulla ma se uno pensa ai denti di leone che ha inconsapevolmente contribuito a piantare quando era piccolo si ha quasi la sensazione di servire a qualcosa in questo mondo.
Marco Malvaldi ultimamente dà il
meglio di sé quando chiude per ferie il Barlume e si avventura in altri
romanzi. Lo dico da appassionata delle vicende dei vecchietti e del barrista
Massimo, che mi hanno fatto scoprire questo autore toscano qualche anno fa e
portato poi a leggere, di conseguenza, tutti i suoi romanzi. Il mio preferito
in assoluto rimane Odore di chiuso, in cui secondo me l’autore ha elevato la
sua bravura alla massima potenza, ma in generale quando Malvaldi ha più libertà
di azione, con i personaggi, con i luoghi e con le trame, gli riesce qualcosa
in più.
È il caso di Negli occhi di chi
guarda, il suo ultimo romanzo uscito a ottobre per Sellerio editore.
Siamo sempre in Toscana: questa
volta a Poggio alle Ghiande, una tenuta agricola molto antica e molto bella
nel comune di Castagneto Carducci. È di proprietà di due fratelli gemelli, Zeno
e Alfredo Cavalcati, di indole completamente diversa tra loro nonostante la genetica
li abbia voluti identici: Zeno è un collezionista d’arte, che vive da decenni a
Poggio alle Ghiande senza mai allontanarsene, al punto da aver creato in casa
un museo; Alfredo è un broker, sempre in giro per il mondo e sempre in
equilibrio precario tra la ricchezza e la bancarotta. Queste loro diversità li
hanno portati, adesso, a non riuscire a prendere una decisione importante:
vendere Poggio alle Ghiande a quegli investitori cinesi che vorrebbero farci
un resort di lusso o tenerla? Alfredo e i suoi problemi economici propendono
per la prima opzione, Zeno e tutti gli altri abitanti di Poggio alle Ghiande
per la seconda, ovviamente.
Perché sì, oltre ai due fratelli,
c’è tutta una serie di personaggi che da anni o per la prima volta in vita, per
motivi diversi, ruota attorno a questa tenuta: c’è Piotr, uomo delle pulizie
polacco che crede fermamente nella Santa Vergine di Czestochowa e nel potere
della varechina; c’è Raimondo, uscito dal manicomio quando sono stati chiusi per
leggere e ora custode della tenuta; c’è Giancarla Bernardeschi, professoressa
di chimica in pensione che a Poggio alle Ghiande trascorre sempre le vacanze,
distillando qualunque pianta incontri sul suo cammino; c’è Riccardo Maria
Torregrossa, che durante l’anno lavora in formula Uno e d’estate cerca il
silenzio nelle colline toscane; Anna Maria Marangoni, lasciata dal marito dopo
ventisette anni di matrimonio per stare con una ventisettenne; ci sono Enrico
Della Rosa e sua moglie Cristina. E poi Margherita e Piergiorgio, i due giovani
a Poggio alle Ghiande solo di passaggio: filologa e archivista alla ricerca di
un quadro perduto lei, ricercatore desideroso di studiare i gemelli lui.
Poi ovviamente avviene un
omicidio, anzi due, e i piani dei due fratelli e di tutti gli altri abitanti di
Poggio alle Ghiande vengono completamente stravolti.
Marco Malvaldi dà il meglio di sé
quando si allontana dal BarLume, dicevamo all’inizio. E Negli occhi di chi
guarda, secondo me, ne è una prova. Leggendo, si percepisce quanto lui si sia
divertito a creare la storia e a caratterizzare i vari personaggi, a giocare
con la chimica ma anche con l’arte, la storia e, perché no, anche qualche
curiosità bizzarra (a un certo punto, durante la lettura, mi sono ritrovata a
scrivere nella barra di ricerca di google “Venere di Milo cacca panda”, così,
giusto per darvi un’idea).
La cosa bella è che riesce a fare
tutto questo scrivendo comunque un romanzo scorrevole e divertente, mai pedante o saccente, anche per
chi di chimica, storia, arte (e cacca di panda) non sa assolutamente nulla,
perché alla base c’è un giallo appassionante e ben costruito, ci sono
personaggi esilaranti (Piotr è il mio preferito in assoluto) accanto ad altri
più profondi e c’è quell’ironia tipica malvaldiana, che a volte si coglie al
volo altre dopo un attimo, e poi ti fa esclamare “che genio!” (o “che pirla!”,
a volte, ma in senso buono).
Negli occhi di chi guarda mi è
piaciuto molto anche per altri motivi, abbastanza casuali in realtà. Nella mia
prima vacanza da sola con gli amici ho fatto proprio la tratta di treno che fa
Piergiorgio per arrivare a Poggio alle Ghiande, per esempio.
Uno degli stati d'animo più belli dell'essere umano è quello del viaggio di andata. Specialmente se uno è in treno.
Eccessi di velocità, colpi di sonno, mancanza di benzina non ti riguardano; del viaggio da un punto di vista tecnico non hai niente di cui preoccuparti, e mentre il treno ti culla tu puoi cullare le tue aspettative.Se poi sei talmente fortunato che il tuo treno è sulla tratta da Genova a Roma, puoi anche spegnere il cellulare - scusa se ho visto solo ora la chiamata ma sai, con tutte quelle gallerie il segnale non prende mai - e goderti il viaggio senza dover essere costretto ad affrontare la vita che si svolge altrove.
Alle medie, poi, avevo sviluppato
una passione per il pittore Ligabue e per i suoi quadri (anche se non riesco a
ricordarmi bene perché), e, tra l’altro, mi piacciono da matti le tombe etrusche.
Insomma, Negli occhi di ci guarda
è un bel romanzo giallo, ma anche qualcosa di più, che intrattiene e diverte
(che è poi l’obiettivo principale di questi romanzi), ma incuriosisce anche,
trasmettendoti la voglia di imparare, di scoprire qualcosa in più.
(Anche se sulla Venere di Milo
fatta con gli escrementi di panda continuo ad avere qualche perplessità).
Titolo: Negli occhi di chi guarda
Autore: Marco Malvaldi
Pagine: 274
Anno di pubblicazione: 2017
Editore: Sellerio
Acquista su Amazon:
formato brossura: Negli occhi di chi guarda
formato ebook: Negli occhi di chi guarda
Ecco, forse dovrei leggere il Malvaldi nella sua veste non da Barlume. Avevo letto il primo di quella serie e mi è piaciuto ma senza quel guizzo in più che ci vuole normalmente per farmi decidere di andare avanti nei volumi successivi.
RispondiEliminaQuesto libro potrebbe essere una buona scusa per leggere altro di questo autore che, nonostante tutto, mi era piaciuto.
Sì, secondo me se sei in cerca del guizzo devi provare con i romanzi lontani dal BarLume. Si sbizzarrisce molto di più e, soprattutto rispetto agli ultimi romanzi con i vecchietti, sono più "consistenti".
EliminaProva, poi fammi sapere :)
Proverò!
EliminaUna delle mie prossime letture e questa recensione conferma la mia impressione: che Malvaldi quando esce dal BarLume, potendo spaziare di più, renda meglio. Sono ancor più curiosa
RispondiEliminaUn abbraccio, Stefi
Attendo di sapere cosa ne penserai! :)
EliminaTemo che gli ultimi del Barlume siano un po' "buttati lì", per accontentare i lettori... ma a livello di trama siano un po' scarsini. Qui questa impressione proprio non si ha!
Ciao Elisa, come sai adoro Malvaldi, questo però devo ancora comprarlo. Sono contenta che sia stata una buona lettura. A presto
RispondiEliminaCerto che mi ricordo che adori Malvaldi! :D Secondo me non ti deluderà nemmeno questo!
EliminaEd ora voglio leggerlo pure io (cacca di panda compresa).
RispondiEliminaLea
Ahahaha, la cacca di panda puoi già andare a cercarla subito. Però in effetti come la racconta Malvaldi fa più effetto :P
EliminaLo leggerò, sperando di ritrovare anch'io quella vivacità che ho ammirato in Odore di chiuso: anch'io preferisco i romanzi extra BarLume, sebbene i primissimi libri sui vecchietti di Pineta mi siano piaciuti moltissimo.
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