Vi avevo già anticipato in una delle ultime puntate prima delle ferie della rubrica di confronto tra titolo originale e sua traduzione che avevo intenzione di acquistare e leggere questo libro di Eloy Moreno. Un po' perché l'autore è originario proprio della provincia spagnola che mi ha ospitato per una decina di giorni, un po' perché comunque in Spagna è stato una specie di caso editoriale. E quindi è stato il primo libro che ho comprato e che ho letto quando ancora mi trovavo là (dopo aver esaurito i volumi che mi ero portata da casa).
Forse vi avevo già anche accennato parte della storia di questo libro: autopubblicato e autopromosso dall'autore, che ne ha stampato un po' di copie e ha girato di libreria in libreria, finché grazie al passaparola e al successo tra i lettori, è stato raggiunto dalla casa editrice Espasa che ha deciso di pubblicarlo sotto il suo marchio. Un fenomeno che si sta diffondendo questo (basti pensare al caso dell'ultimo premio Bancarella, Ti prego lasciati odiare di Anna Premoli) e che ormai non dovrebbe stupire più di tanto.
Eppure, pur essendo partita priva di pregiudizi (dico davvero, ho sempre considerato la Espasa una buona casa editrice, di cui fidarmi), il libro mi ha lasciato parecchio basita. Racconta la storia di un uomo, dipendente di una ditta informatica, sposato con un bambino piccolo, che sente che la sua vita gli sta sfuggendo di mano. Il suo lavoro non lo soddisfa più di tanto, il rapporto con sua moglie, da grande storia d'amore quale era, è stato schiacciato dalla routine e dall'arrivo di un figlio non cercato. Insomma, il ritratto di molti quasi quarantenni di oggi. All'apice della crisi, lasciato dalla moglie, decide di andarsene a camminare in montagna, a inseguire un suo sogno di cambiamento, anche per fare i conti con un passato che un pochino ancora lo tormenta. Una fuga che vorrebbe essere anche un nuovo inizio, con un inevitabile lieto fine.
La trama del romanzo ha sicuramente del buon potenziale: l'idea dell'uomo in crisi, schiacciato dall'abitudine e dalla mancanza di tempo, che sente il bisogno di cambiare totalmente la sua vita per poterla riprendere in mano. Eppure l'autore non riesce a sfruttare tutto questo potenziale come avrebbe potuto fare. Ci sono troppe descrizioni, troppe parti che sembrano quasi staccate tra loro e che vengono malamente tenute insieme da un filo troppo sottile, soprattutto nella prima parte, in cui viene presentata la vita dell'uomo nell'ufficio e il legame con i colleghi. A questo segue poi la seconda parte, ambientata in montagna con lui, uomo di città con troppa pancia, che cammina verso una meta non chiara cercando di non morire per strada. Sarà che non amo la montagna, ma l'ho trovato troppo lungo, noioso e ripetitivo.
Oltre a questo, c'è poi un racconto troppo superficiale di quello che invece avrebbe dovuto essere il fulcro della vicenda: la crisi con la moglie e, soprattutto, la sua soluzione. Succede perché deve succedere, senza che venga approfondito nulla.
Per non parlare di sta benedetta penna verde che compare nel titolo originale (e che invece sparisce in quello italiano... scelta che ora posso tranquillamente definire come pessima): un bell'espediente, bellissimo, un po' sprecato dall'autore, che si è lasciato prendere un po' troppo la mano e l'ha utilizzato troppo, rendendolo di fatto fastidioso.
Non si può negare la bravura dell'autore, che tutto sommato sa scrivere abbastanza bene, e la sua passione e il suo amore per quello che ha scritto e che, grazie soprattutto al suo lavoro di autopromozione, è riuscito a diffondere a tutti. Eppure secondo me si sente la mancanza dell'intervento deciso di un editor, per sistemare tutte le varie pecche. Piccole, se prese singolarmente, ma che messe tutte insieme rendono la trama del libro insoddisfacente.
Titolo originale: El boligrafo de gel verde
Titolo italiano: Ricomincio da te
Autore: Eloy Moreno
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: Espasa
ISBN: 978-8467006957
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lingua originale: El bolígrafo de gel verde
in italiano: Ricomincio da te
Mmm... mi ha sempre incuriosito e trovo molto belli i titoli, sia quello originale (l'ho saputo tradurre con i miei rimasugli di spagnolo delle medie u.u) che quello scelto dalla Corbaccio. Se ne avrò modo, lo leggerò per farmi un'idea, sì :)
RispondiEliminaNon posso commentarti il titolo italiano senza fare spoiler, porca miseria :P
EliminaAnche a me aveva incuriosito fin dalla sua uscita, ma poi per un motivo o per l'altro non ero mai riuscita a leggerlo... non dico che sia brutto o che sia una perdita di tempo eh, solo che, secondo me, ha parecchie lacune a livello di trama :/ Fammi poi sapere! :)
Ciao Elisa,
RispondiEliminache delusione! Ero piuttosto incuriosita da questo titolo, ma dopo le tue parole temo che rinuncerò proprio a leggerlo. Magari non è brutto, ma ho una lista lunghissima e sinceramente non è un libro che mi fa fremere d'impazienza. non più.
Grazie per la bella recensione.
Non riesco a dire che sia proprio un libro brutto... però le cose che non mi convincono sono davvero tante. Se ti capita, quando hai esaurito la tua lista lunghissima, prova e fammi poi sapere che ne pensi :)
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