Sono sempre stata molto attratta dai libri di Amara Lakhous (anche se ho scoperto solo poco tempo fa che è uomo e non una donna, come invece credevo io). Forse per via dei titoli sempre molto particolari, forse per le graziose copertine dell'edizione dell'e/o.
Per un motivo o per l'altro, però, ci ho messo un po' prima di riuscire a togliermi questa curiosità riguardo al loro contenuto. Sapevo sì, quali erano i temi cardine di tutte le opere di questo autore: l'integrazione e la vita dei musulmani in Italia, ma non avevo idea di come questi venissero sviluppati dall'autore.
Poi finalmente mi è capitato tra le mani questo Divorzio all'islamica a viale Marconi. Un romanzo abbastanza breve, molto scorrevole e piacevole da leggere che offre un piccolo, piccolissimo spaccato della vita in quartiere romano popolato per lo più da arabi .
In questo quartiere un giorno arriva Christian, giovane siciliano che lavora come interprete dall'arabo per il tribunale di Palermo, a cui viene chiesto dalla polizia, proprio per le sue conoscenze di quel mondo, di infiltrarsi tra la gente del posto per cercare di scoprire chi c'è dietro alla cellula terrorista che pare stia nascendo nella zona. Per questo, finge di essere un tunisino di nome Issa e inizia a girare attorno al call center Little Cairo, per tenere d'occhio tutta la situazione dal centro nevralgico del quartiere.
Nello stesso quartiere vive anche Safia, o Sofia all'italiana, una donna egiziana giunta in Italia dopo il matrimonio con l'architetto Said, conosciuto come Felice a Roma, che in realtà lavora come pizzaiolo. Una donna che vorrebbe essere libera, che sogna di aprire un salone da parrucchiera ma che si scontra sempre con il marito, molto più praticante di quanto avesse immaginato al momento del matrimonio.
Nello stesso quartiere vive anche Safia, o Sofia all'italiana, una donna egiziana giunta in Italia dopo il matrimonio con l'architetto Said, conosciuto come Felice a Roma, che in realtà lavora come pizzaiolo. Una donna che vorrebbe essere libera, che sogna di aprire un salone da parrucchiera ma che si scontra sempre con il marito, molto più praticante di quanto avesse immaginato al momento del matrimonio.
Le ferite guariscono perché toccano il corpo, certe parole invece feriscono per sempre perché vanno dritte nel profondo dell’anima.
Anche se la storia è molto semplice, quasi banale e alla fine lascia un pochino di insoddisfazione nella sua soluzione, il romanzo nel complesso non annoia mai, grazie all'inserimento di molti siparietti divertenti e, soprattutto, alla scelta dell'autore di alternare la narrazione tra Issa e Safia: un capitolo a testa che permette a chi legge di farsi un'idea della vita degli arabi in Italia da due punti di vista diversi. Quello di Safia è sicuramente quello che fa riflettere di più perché racconta della vita delle donne, succubi prima del padre e poi del marito e della sua volontà, che troppo spesso impediscono la realizzazione dei sogni. Il bello è che Safia non si arrende mai, non riesce a smettere di sognare il suo salone da parrucchiera e una vita diversa, con un amore come quello dei film che tanto ama guardare.
Avere un sogno da realizzare è la più grande ragione per vivere.
E' sicuramente un libro che dà di che pensare, che fa conoscere degli aspetti della società degli immigrati arabi che io personalmente (e un po' con vergogna) ignoravo. Ma lo fa in modo simpatico, leggero, perfino quando affronta temi importati come la cittadinanza e i permessi di soggiorno. Certo, mi sarebbe piaciuto il filo conduttore avesse un finale diverso, più definito. Ma nel complesso è stata proprio una piacevole lettura, che consiglio caldamente.
Titolo: Divorzio all'islamica a viale Marconi
Autore: Amara Lackhous
Pagine: 188
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: e/o
ISBN: 978-8866320937
Prezzo di copertina: 9 €
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