domenica 15 giugno 2014

PASTORALIA - George Saunders

Ogni volta che concludo la lettura di una bella raccolta di racconti, mi domando come sia possibile che esistano persone che i racconti non li leggono, persone che pensano che sia un genere semplice, banale (non so più dove, ma una volta ho letto, in riferimento al Nobel dato ad Alice Munro una frase che suonava tipo "Mi sembra un po' pochino dare un Nobel a una che ha scritto solo racconti"). Lo penso ogni volta che chiudo una raccolta della Munro, appunto, o di Carver, o di Cognetti e, sì, ovviamente anche di George Saunders.

Lo avevo già pensato quindi quando avevo finito Dieci Dicembre, libro che ha avuto un successo strepitoso negli Stati Uniti e, per fortuna, che si è diffuso parecchio anche qui in Italia. Però, sebbene ne avessi l'alto sospetto, non potevo essere sicura che quello di Dieci Dicembre non fosse stato un caso, un "ha scritto i suoi capolavori, bisogna leggere anche i racconti vecchi per essere sicura". Per fortuna ci ha pensato minimumfax, a darmi la certezza assoluta di essere davanti a un grande scrittore di racconti, ripubblicando le sue opere precedenti in edizione tascabile. Opere che erano già uscite con Einaudi ma forse non considerate al punto giusto. O forse ero ancora troppo giovane quando sono state pubblicate per tenerle in considerazione. Non lo so.

Fatto sta che ho comprato questo Pastoralia nell'edizione tascabile minimumfax (edizioni che mi fanno davvero impazzire per la grafica di copertina) e mi sono tuffata nei  sei racconti che lo compongono e persa nell'incredibile stile di Saunders e nell'immagine un po' triste, un po' comica, un po' grottesca che dà della  nostra futura (ma forse non così tanto) società, attraverso questi personaggi e le loro strane vicende.

Si inizia con il racconto che dà il titolo alla raccolta, Pastoralia, ambientato in una sorta di parco a tema interattivo, in cui il protagonista vive interpretando un cavernicolo. Non deve parlare, mangia solo la capra che gli viene data ogni giorno, il suo unico contatto con l'esterno è un fax, con cui comunica con la moglie lontana e chiede notizie del bambino malato, e la sera deve compilare un modulo in cui giudica il lavoro della sua "compagna cavernicola", perché sono previsti dei tagli sul personale ed è necessario eliminare le persone che non fanno bene il loro lavoro.
Si va avanti con Winky, nome della sorella del protagonista che, stanco di vivere con lei ed assisterla, decide di iscriversi a un corso motivazionale che gli insegni a dirle tutto quello che pensa. Un corso che funziona, finché non si scontra con la realtà.
Poi c'è Quercia del Mar, forse quello che mi è piaciuto di più in assoluto, che racconta di uno spogliarellista di uno strano club in cui le donne classificano ogni giorni gli uomini, per decidere i migliori e i peggiori. Un uomo che vive in un brutto quartiere della città con due cugine e una strana zia, tranquilla e pacata, finché non muore e inizia a tormentarli perché si creino un futuro migliore
La fine dei FIRPO del mondo è invece quello che ho capito meno, se devo essere sincera. Un senso di confusione immediatamente dissipato dal racconto successivo, Il parrucchiere infelice, che mi è piaciuto quasi quanto Quercia del mar. Un racconto che parla di insicurezze, sogni e amore, attraverso un parrucchiere scapolo, senza dita dei piedi, che vive con la madre e che in ogni donna vede una futura moglie e sfrenata amante, ma che deve ancora imparare a sapersi accontentare per poter essere felici. E si conclude con Le cascate, un racconto su come l'istinto spesso prenda il sopravvento sul buonsenso, ma che lascia anche un po' di speranza sul fatto che questo mondo poi tanto brutto non può essere, che ci sarà sempre qualcuno che scapperà, ma anche qualcuno che verrà a salvarci.

Per capire bene i racconti di Saunders non si può fare altro che leggerli, secondo me. Ogni ulteriore mia parola sul suo incredibile stile, serio e ironico, pungente e dissacrante allo stesso tempo, sarebbe superflua. Così come lo sarebbe raccontarvi ancora più a fondo la trama e il senso di ognuno dei racconti di questa raccolta, perché non c'è niente di più bello che scoprirlo da soli, cosa significano per voi queste parole.
Quindi, leggete i racconti e leggete Saunders.

Titolo: Pastoralia
Autore: George Saunders
Traduttore: Cristiana Mennella
Pagine: 155
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: minimum fax
ISBN: 978-88-7521-544-6
Prezzo di copertina: 9 €
Acquista su amazon:
formato brossura: Pastoralia
formato ebook: Pastoralia

7 commenti:

  1. Concordo. Saunders è un grande scrittore e l'unico modo per comprenderlo è leggerlo, perché tentare di raccontarlo è incredibilmente difficile. Felice di esser venuto a conoscenza di "lalettricerampante".
    p.s. "La fine dei FIRPO del mondo" è il mio preferito.

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    1. Felice anche io che tu sia approdato qui :)

      La fine dei FIRPO del modno devo provare a rileggerlo, perché credo mi sia sfuggito qualcosa che non mi ha permesso di capirlo. Per il resto, grande Saunders!

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  2. Non a tutti piacciono i racconti perché non ci si trova nella misura di poche righe. E tra questi ci sono anch'io, che non li detesto ma prima di prendere in mano una raccolta ci penso dieci volte. E poi racconti devono funzionare per essere considerati tali. A me non piace molto il non-detto, il sospeso, cosa che non ritrovo in tutti i testi più lunghi. Non lo considero un genere minore, anzi è al pari di tutti gli altri.

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    1. Sicuramente i racconti devono funzionare per essere considerati tali, su questo non c'è dubbio! Io prima di conoscere Carver (e poi la Munro dopo), non ero una grande amante del genere, proprio perché li trovavo incompleti. E credo che non tutti gli scrittori di romanzi siano in grado di scrivere racconti, sebbene spesso ci viene fatto credere il contrario.
      Solo trovo assurdo quel mal giudicarli a priori, che riguarda purtroppo molte persone. Il fatto che una cosa non ti piaccia non vuol dire che sia inferiore (non dico rivolto a te eh, dico in generale!).

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  3. Presente! sono una di quelle che non ama i racconti! però resto veramente basita di fronte al fatto che si dica che sono un genere minore! non ci voglio credere! io non li leggo perché amo i mattoni da 1000 pagine, coi racconti non riesco ad affezionarmi a sufficienza, ad entrare nel particolare, a conoscere i personaggi a fondo, nel più bello che ci prendo gusto finiscono! e non sono un genere in cui amo addentrarmi troppo! Ma semplice e banale no! un racconto fatto bene necessita, secondo me, di una base solida a sostegno perché non ha l'aiuto della trama lunga e in poco deve raccontare e trasmettere!
    Ok, mi sono fatta prendere la mano! ;)
    Buona continuazione!

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    1. Scrivere un racconto fatto bene secondo me è ancor più difficile che scrivere un romanzo fatto bene, proprio per lo spazio limitato. Proprio come dici tu!
      Non so, io sono per cercare di leggere tutto, dal racconto al romanzo lungo, senza precludermi nulla e senza giudicare nulla! :)

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  4. "Leggete Sauders, leggete Saunders"...vado ripetendo, raminga, ormai da un paio d'anni. perchè, come scrivi giustamente tu, solo leggendolo puoi capire quel mondo. io non te lo posso raccontare. Dio se vorrei saperlo fare, con la stessa empatia, humor e fantasia.In questi racconti bizzarri ci caschi dentro e non ne esci facilmente. io ad esempio sono ancora li..

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