"A soli tredici anni, Jim Carroll scrive meglio dell'89 per cento degli autori di romanzi attualmente in attività". Questo il parere che Jack Kerouac espresse alla prima lettura delle pagine di diario da cui nasce "Jim entra nel campo di basket": un memoir che all'epoca della sua pubblicazione, nel 1978, fece immediatamente scalpore e che da allora è sempre rimasto un libro di culto per gli amanti delle figure letterarie più "irregolari" e ribelli. È il racconto di un'adolescenza newyorkese fra l'autunno del 1963 e l'estate del 1966, fatta in parte della normalità delle aule scolastiche e dei campetti di basket, ma nutrita soprattutto di scorribande per le strade, sperimentazioni con l'eroina e l'LSD, scoperta del sesso, contatti di volta in volta illuminanti o violenti con l'umanità più varia: preti, spacciatori, poliziotti, tossici, pervertiti, attivisti marxisti e piccoli campioni di pallacanestro, il tutto raccontato con la vitalità trascinante e l'ironia sferzante del miglior punk.
Credo che la maggior parte delle persone, dai dieci ai sedici-diciassette anni, abbia tenuto un diario. Se lo prendeste in mano adesso difficilmente riuscireste a trattenere un sorriso leggendo quello che avevate scritto, le vostre piccole avventure quotidiane, i vostri primi innamoramenti, le vostre riflessioni profonde sul senso della vita, scritte in maniera semplice, un po' disarticolata a volte, con qualche errore di ortografia e di grammatica, che ora vi farebbe quasi provare vergogna.
A meno che, ovviamente, voi non siate Jim Carroll. Se lo foste avreste alle spalle un passato difficile, fatto di eroina, erba e qualunque tipo di droga. Un passato di marchette, furti e aggressioni per recuperare i soldi per bucarvi. Un passato da capelli lunghi e da grandi promesse del basket, con la tendenza a rovinare tutto giocando impasticcati. Avreste trascorso un po' di tempo in riformatorio e probabilmente buona parte dei vostri compagni di infanzia e di avventure sarebbe già morta di overdose o sarebbe in galera a scontare pene per i crimini più assurdi. E soprattutto avreste scritto già allora, a soli tredici anni, come un adulto, o come dice Keruack "meglio dell'89 per cento degli autori di romanzi attualmente in attività".
Perché Jim Carroll scriveva bene, maledettamente bene. Al punto che se non si sapesse che questo è un suo diario di adolescente, sarebbe davvero difficile credere che sia stato scritto, appunto, da un adolescente. Un adolescente in un contesto difficile, la New York degli anni '60, su cui aleggiava continuamente lo spettro del Vietnam e della guerra nucleare. Una New York in cui, se vivi in particolari quartieri, diventa difficile evitare l'alcool e la droga e giocare come adolescenti normali. Certo, c'è il basket, di cui Jim è grande giocatore e appassionato. E c'è la passione per la scrittura, per la poesia, che ogni tanto diventa più forte di tutto il resto. Ma non sempre ci riesce.
Il libro mi ha impressionata e sconvolta. Sconvolta in modo forte e violento per la vita dura e difficile di questo ragazzetto, per il suo modo quasi comico di raccontarla e per la risata dal gusto amaro che alcune situazioni che vive ti lasciano in bocca. Sconvolta in modo altrettanto forte per lo stile in cui tutto questo viene scritto, per la padronanza della penna di questo tredicenne, per i suoi pensieri, per la già grande consapevolezza che ha di sé e della sua vita.
Non sembra che Jim abbia tredici anni. Non lo sembra per quello che vive né per come lo racconta. Eppure li ha. Genio e sregolatezza forse. Una figura letteraria tormentata, ribelle, destinata a fare cose grandi o a morire prima di arrivare ad essere grande.
Non sembra che Jim abbia tredici anni. Non lo sembra per quello che vive né per come lo racconta. Eppure li ha. Genio e sregolatezza forse. Una figura letteraria tormentata, ribelle, destinata a fare cose grandi o a morire prima di arrivare ad essere grande.
Leggendolo sarà impossibile non rimanere scandalizzati (io stessa lo sono). Ma sarà altrettanto impossibile non rendersi conto di trovarsi di fronte a un grande, grandissimo scrittore.
"Più leggo più mi accorgo, adesso, ogni giorno di più, che ho bisogno di scrivere. Penso alla poesia e per come la vedo io è solo un blocco di pietra grezza pronto a essere modellato, per cui le parole non le vedo mai come un tremendo ostacolo, ma come gli attrezzi per scolpire. Mi arrivano queste immagini dalla volta celeste (arriva tutto per immagini) e io le scaglio intorno a me come mattoni, a volte si allineano in modo preciso e altre volte di traverso e pronte a caderti in testa. Come fosse una casa dove ogni tanto vado a buttare giù una stanza e rifarla in un'altra misura o forma perché dia un senso a tutto il resto... non gliene dia affatto. E una volta finito sono fatto come quando ti cali tutto quello che hai in tasca, avete presente?"
Titolo: Jim entra nel campo di basket
Autore: Jim Carroll
Traduttore: Tiziana Lo Porto
Pagine: 209
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: minimumfax
ISBN: 978-88-7521-485-2
Prezzo di copertina: 10 €
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formato brossura: Jim entra nel campo di basket
Ciao, Elisa! Ho ricevuto un premio, e ho pensato a te! Trovi la menzione del tuo blog al link http://athenaenoctua2013.blogspot.it/2013/05/very-inspiring-blogger-award-e-liebster.html
RispondiEliminaColgo l'occasione per augurarti buon divertimento e buoni acquisti al Salone del Libro! Un saluto. Cristina
Ti ringrazio tantissimo! :)
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