Un DJ di radio Monte Carlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata delirante. Uno sconosciuto rivela di essere un assassino. Il caso viene archiviato come uno scherzo di pessimo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati orrendamente mutilati. Da questo momento ha inizio una serie di delitti, preceduti ogni volta da una telefonata con un indizio sulla prossima vittima e sottolineati da una scritta tracciata con il sangue: «io uccido». Non c'è mai stato un serial killer nel Principato di Monaco. Adesso c'è. Il romanzo d'esordio nel thriller del comico italiano.
E finalmente mi sono decisa e ho letto anche io "Io Uccido", il romanzo d'esordio del comico/cantante/attore Giorgio Faletti, best seller tradotto in diverse lingue, dal successo strepitoso, etc etc... Questa mia introduzione raccoglie in se tutti i motivi per cui ho resistito anni prima di leggerlo: io non amo molto i best seller (cioè, quelli scritti apposta per diventarlo, non quelli che per merito lo sono diventati), nè amo molto gli scrittori tuttofare (mi sono sempre chiesta che professione hanno scritta sulla carta d'identità). Alla fine però, se ho dato una possibilità alla Kinsella e più di una a Fabio Volo, non vedo perché non darne una anche a Faletti.
E ancora non riesco a capire se ho fatto bene oppure no.
Il romanzo si legge sicuramente bene, riesce a catturare e a mettere quella giusta dose di suspance tipica dei thriller. Faletti riesce anche a confondere su chi potrebbe essere il possibile assassino, lasciando aperte tante possibilità tutte abbastanza plausibili (che però rovinano un po' il colpo di scena... sospettare di tutti non è come non sospettare di nessuno). Anche i personaggi, a partire dal nostro eroe americano, Frank Ottobre, in vacanza a Montecarlo per cercare di scacciare i fantasmi che lo tormentano, sono tutti ben caratterizzati.
Dove sta il problema quindi? Beh, ce ne sono almeno un paio. Il primo è che la storia di questo serial killer, una volta catturato, viene liquidata in poche pagine, non viene spiegata quale sia stata la causa scatenante, nè la logica di scelta delle vittime, se non in modo molto superficiale (che dopo 500 pagine di dubbi, supposizioni e sospetti, ti lascia parecchio perplesso). L'altro è la storia parallela, che si interseca a quella della caccia all'assassino, e che colpisce ancor più da vicino il protagonista. L'ho trovata completamente inutile, basata su coincidenze troppo improbabili persino per un thriller, oltre che confondere e complicare senza motivo la trama principale. Lo scopo qual era? Forse il "lieto fine" dopo tanto sangue? O forse Faletti non era sicuro che la storia principale avrebbe retto da sola per tutto il romanzo?
Peccato, perché il libro perde parte del suo fascino e della sua bellezza nelle ultime cento pagine, quando tutti i nodi vengono al pettine.
Non voglio dire che non sia un buon thriller, nè voglio sconsigliarvi di leggerlo. Alcune trovate sono semplicemente geniali (come quello di usare la musica come filo conduttore) e l'autore riesce con il suo stile a tenere il lettore ancorato alle pagine. E anche la trama è meglio di quasi tutti i (pochi) thriller che ho letto nella mia vita (principalmente in spiaggia, dopo che avevo finito tutti i libri che mi ero portata dietro).
Però penso che questo non sia proprio il mio genere.
Comunque, per chi invece non lo legge perché un po' splatter e ha paura di sognarselo di notte, direi che potete andare tranquilli: io sono la persona più impressionabile di questo mondo e l'unica scena che veramente mi ha turbato è quella finale, con un rimando non indifferente a Psycho di Hitchcock. Quindi, andate tranquilli!
Forse il denaro non da' la felicità, ma aspettando che la felicità arrivi è un bel passatempo.
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti ma arrivano e dopo non sei più uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male.
La felicità non si analizza, si vive.
E finalmente mi sono decisa e ho letto anche io "Io Uccido", il romanzo d'esordio del comico/cantante/attore Giorgio Faletti, best seller tradotto in diverse lingue, dal successo strepitoso, etc etc... Questa mia introduzione raccoglie in se tutti i motivi per cui ho resistito anni prima di leggerlo: io non amo molto i best seller (cioè, quelli scritti apposta per diventarlo, non quelli che per merito lo sono diventati), nè amo molto gli scrittori tuttofare (mi sono sempre chiesta che professione hanno scritta sulla carta d'identità). Alla fine però, se ho dato una possibilità alla Kinsella e più di una a Fabio Volo, non vedo perché non darne una anche a Faletti.
E ancora non riesco a capire se ho fatto bene oppure no.
Il romanzo si legge sicuramente bene, riesce a catturare e a mettere quella giusta dose di suspance tipica dei thriller. Faletti riesce anche a confondere su chi potrebbe essere il possibile assassino, lasciando aperte tante possibilità tutte abbastanza plausibili (che però rovinano un po' il colpo di scena... sospettare di tutti non è come non sospettare di nessuno). Anche i personaggi, a partire dal nostro eroe americano, Frank Ottobre, in vacanza a Montecarlo per cercare di scacciare i fantasmi che lo tormentano, sono tutti ben caratterizzati.
Dove sta il problema quindi? Beh, ce ne sono almeno un paio. Il primo è che la storia di questo serial killer, una volta catturato, viene liquidata in poche pagine, non viene spiegata quale sia stata la causa scatenante, nè la logica di scelta delle vittime, se non in modo molto superficiale (che dopo 500 pagine di dubbi, supposizioni e sospetti, ti lascia parecchio perplesso). L'altro è la storia parallela, che si interseca a quella della caccia all'assassino, e che colpisce ancor più da vicino il protagonista. L'ho trovata completamente inutile, basata su coincidenze troppo improbabili persino per un thriller, oltre che confondere e complicare senza motivo la trama principale. Lo scopo qual era? Forse il "lieto fine" dopo tanto sangue? O forse Faletti non era sicuro che la storia principale avrebbe retto da sola per tutto il romanzo?
Peccato, perché il libro perde parte del suo fascino e della sua bellezza nelle ultime cento pagine, quando tutti i nodi vengono al pettine.
Non voglio dire che non sia un buon thriller, nè voglio sconsigliarvi di leggerlo. Alcune trovate sono semplicemente geniali (come quello di usare la musica come filo conduttore) e l'autore riesce con il suo stile a tenere il lettore ancorato alle pagine. E anche la trama è meglio di quasi tutti i (pochi) thriller che ho letto nella mia vita (principalmente in spiaggia, dopo che avevo finito tutti i libri che mi ero portata dietro).
Però penso che questo non sia proprio il mio genere.
Comunque, per chi invece non lo legge perché un po' splatter e ha paura di sognarselo di notte, direi che potete andare tranquilli: io sono la persona più impressionabile di questo mondo e l'unica scena che veramente mi ha turbato è quella finale, con un rimando non indifferente a Psycho di Hitchcock. Quindi, andate tranquilli!
Forse il denaro non da' la felicità, ma aspettando che la felicità arrivi è un bel passatempo.
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti ma arrivano e dopo non sei più uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male.
La felicità non si analizza, si vive.
Come scrivevo di là nel gruppo: è un thriller scorrevole, come molti altri.
RispondiEliminaCredo che, oltre alla scorrevolezza del romanzo, il suo successo sia stato decretato da altri fattori: Faletti era un comico famoso da noi e scriveva un libro (uhuuu); scriveva un thriller e non uno stupidario, come magari ci si sarebbe potuto aspettare (ma dai, proprio lui?); era (è) italiano! (Toh, qualcuno in Italia scrive).
Ovviamente mi riferisco all'impatto sull'italiano medio di allora. :)
Ciao, ho scoperto da poco il tuo blog e piano piano mi sto leggendo tutti i tuoi post perchè mi piace molto il tuo modo di recensire e di scrivere, non so se riuscirai a vedere questo commento essendo legato ad un post un po vecchiotto (non so se i blog funzionano come i social network che ti arrivano le notifiche in caso di commenti o meno) ma provo a scrivertelo lo stesso.
RispondiEliminaA me è piacuto molto "Io uccido" (ammetto che mi piace il genere) quindi poi ho letto anche "Niente di vero tranne gli occhi" e mi è piaciuto anche quello. Ora capisco che non ami molto il genere e forse non ti farà impazzire, però il filo conduttore questa volta sono i Peanuts...io te lo consiglio!! :)