mercoledì 4 maggio 2011

TRIOLOGIA DELLA CITTA' DI K. - Agota Kristof

Quando "Il grande quaderno" apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la "Trilogia della città di K" ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.


Una raccolta di tre romanzi incredibili. Non so nemmeno cosa scrivere per riuscire a rendere al meglio la bellezza di questa raccolta. Uno stile crudo, diretto, un pugno nello stomaco che a volte ti sconvolge, ti fa riflettere e soprattutto ti incolla alle pagine. E' difficile smettere di leggere questo libro (e ho delle occhiaie in questi giorni che lo dimostrano). Il primo romanzo, "Il Grande Quaderno", presenta due bambini, Claus e Lucas, due gemelli che vengono affidati alla nonna durante la guerra e con lei imparano quanto è duro e difficile stare al mondo e come fare a sopravvivere. Capitoli brevi e incisivi, violenti quasi, che rendono bene l'idea della vita di questi due bambini.
Il secondo, forse quello che ho preferito, è "La prova". I due fratelli sono separati ora e noi seguiamo le vicende di Lucas, rimasto nella sua città natale, costretto a imparare a vivere da solo e a staccarsi dal fratello. In questa parte lo stile è più romanzanto e l'autore riesce a insinuare nel lettore i primi dubbi su quel che sta leggendo.
La triologia si chiude con "La Terza Menzogna", dei tre quello che mi ha entusiasmato meno, troppo delirante a tratti e difficile a volte da seguire.

Bellissimo comunque. Consiglio caldamente a tutti di leggerlo. Vi basterà leggere le prime dieci pagine per non riuscire più a fermarvi. Così poi magari, dopo che lo avete letto, discutiamo un attimo tutti insieme del finale. Perché, devo ammetterlo, io non ho mica capito...

Nota alla traduzione: tre traduttori diversi per i tre romanzi. Ma tutto sommato l'opera risulta abbastanza omogenea. Non male direi.

A forza di ripeterle, le parole a poco a poco perdono il loro significato e il dolore che portano si attenua.

Sono convinto, Lucas, che ogni essere umano è nato per scrivere un libro, e per nient'altro. Un libro geniale o un libro medriocre, non importa, ma colui che non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla Terra senza lasciare traccia.

Dimenticherà. La vita è fatta così. Tutto si cancella col tempo. I ricordi si attenuano, il dolore diminuisce [...] Diminuire, attenuare, l'ho detto, sì, ma non svanire.

Ci si imbarca per qualsiasi posto , in quasiasi momento, con chi si vuole, se lo si vuole davvero.

2 commenti:

  1. ciao!
    generalmente non lascio mai commenti ai post dei blog che mi capita di visitare...però questa volta non posso esimermi!
    è qualche tempo che con poca costanza ahimè passo da queste parti,e incredibilmente mi sono sempre trovata daccordo con tutto quello che hai scritto!ma in particolare questa volta,La trilogia della città di K...la trovo una cosa particolare!i libri sono in assoluto uno dei "gusti" più personali che raramente si condividono se non totalmente quantomeno in larga maggioranza con altre persone...figuriamoci con degli sconosciuti!ma immagino sia questo il bello di quello che fai!
    in un modo un po' contorto volevo farti i complimenti per il blog...spero di esserci riuscita :))
    B.

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  2. Io un acosa la devo dire questo libro mi è piaciuto sì tantissimo, ma m'ha inquietato come pochi. E poi non so perchè, ma lo associo alle opere di Escher e mi fa venire ancora di più la claustrofobia.

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