mercoledì 14 marzo 2012

LA LIBRERIA DEL BUON ROMANZO - Laurence Cossé

Un misantropo appassionato di Stendhal, nascosto in un villaggio della Savoia, viene misteriosamente rapito e abbandonato in una foresta. Una bella signora bionda, esperta guidatrice, perde il controllo dell'auto e finisce fuori strada. Intanto in Bretagna un uomo che ogni giorno faceva la sua passeggiata in riva al mare incontra due sconosciuti che lo terrorizzano. Ma il lettore capisce presto che questo non è un classico romanzo poliziesco. Gli aggressori non sono né agenti segreti né trafficanti. Non aggrediscono dei duri ma delle persone miti. Ce l'hanno in particolare con un libraio ribelle, con una malinconica ereditiera e con la libreria che i due hanno creato senza mai pensare che potesse suscitare tanto odio. Chi, tra gli appassionati della letteratura, non ha mai sognato di aprire una libreria ideale dove si vendessero solo i libri più amati? Lanciandosi nell'avventura, Francesca e Ivan, i due librai, sapevano che non sarebbe stato facile. Come scegliere i libri? Come far quadrare i conti? Ma ciò che non avevano previsto era il successo. Un successo che però scatena una sorprendente sfilza di invidie e aggressioni.

Puntavo questo romanzo da un po', dopo averne sentito parlare parecchio su aNobii e dopo essermi sentita chiedere diverse volte se lo avevo letto.
E quindi, un giorno in cui mi ero ripromessa di non comprare niente, sono entrata in un centro commerciale, l'ho visto e l'ho comprato. E finalmente ho capito perché diverse persone mi hanno chiesto che cosa ne pensassi.

L'idea del romanzo è quella espressa dal titolo. Due amanti della letteratura, Van e Francesca, stufi di trovarsi davanti i soliti Moccia, Fabio Volo e Kinsella francesi (scusate, mi è scappato), decidono di aprire una libreria dove vendono solo buoni romanzi. Quei romanzi che vanno assolutamente letti, che arricchiscono e trasmettono qualcosa, che lasciano un segno sia in chi li scrive sia in chi li legge e che non sono vittima delle spietate leggi di mercato. A selezionare questi romanzi, un comitato di lettori-letterati, scrittori che hanno dato un importante contributo alla letteratura, e che dovranno fornire alla libreria una lista con i libri che meritano di essere venduti. Tutto è ovviamente in forma anonima, affinchè il comitato non venga in qualche modo condizionato o corrotto.
La libreria al suo debutto ha un successo strepitoso. Che ovviamente fa allarmare gli editori dei romanzi brutti. Ai primi commenti e articoli positivi, seguono attacchi verso l'idea di base della libreria, attacchi personali verso i suoi proprietari e verso questa logica di vendita, che si trasformano in veri e propri attentati una volta scoperti i membri del comitato, al punto che i due proprietari saranno costretti a rivolgersi alla giustizia per cercare di fermare questa situazione.

Il libro è sicuramente un inno alla letteratura, ai libri belli che rischiano troppo spesso di rimanere sommersi e oscurati dai best seller scritti apposta per piacere e per fare soldi. A questo si somma il filone del giallo, con gli attacchi anonimi, i primi sospetti e le indagini che non portano a nulla, la paura che coinvolge i due proprietari, colpevoli semplicemente di vendere libri buoni.
Non posso dire che non mi sia piaciuto, perché l'ho letto bene, in fretta e mi ha coinvolto molto (sebbene la parte "poliziesca" poteva essere a mio avviso sviluppata meglio). E lo stile, un tantino aulico a volte, rispecchia esattamente il livello culturale dei due protagonisti (anche se a volte risulta un po' eccessivo).

E allora dove sta il problema?
Beh, credo non sia difficile da capire. Il problema sta sull'effettiva legittimità di una libreria del genere.
Certo, anche a me irrita un sacco vedere per settimane primi nella classifica dei romanzi più venduti romanzi che non so come si facciano a definire tali, scritti da persone che sono tutto fuorchè scrittori. Mi irrita sapere che esistono persone che leggono solo ed esclusivamente bestseller, scritti in fretta e furia e tutti uguali tra loro, e che credono così di leggere vera letteratura. Mi irritano le politiche di lancio di certe case editrici (ultimamente ce l'ho con la Newton Compton, perché pubblica libri rilegati a prezzi stracciati assicurandosi così una cerchia di lettori che forse nemmeno si rende bene conto di quello che sta leggendo) che pubblicizzano come capolavori degli insulti all'intelligenza di chi legge. Così come mi danno un po' fastidio quei calciatori, attori, cantanti, nuotatori, motociclisti, etc etc che ci regalano la storia della loro vita (e almeno ammettetelo che avete un ghost writer!) senza che nessuno gliel'abbia chiesta.
Però, ognuno deve essere libero di leggere quello che crede. E io stessa molte volte leggo e apprezzo romanzi che sicuramente non verrebbero mai e poi mai venduti in questa libreria del buon romanzo.
Semplicemente perché non si possono sempre e solo leggere grandi capolavori della letteratura mondiale e ignorare chi, magari in forma meno aulica o stilisticamente meno valida, può offrire comunque qualcosa a chi legge.

La mia libreria del buon romanzo avrebbe autori come Jonathan Coe, Nick Hornby, José Saramago, Mario Vargas Llosa, Gabriel García Márquez, David Trueba, Grossman, Stefania Bertola, Fannie Flagg, J.K Rowling e qualcosina della Harris, una miriade di fumetti e qualche romanzo qua e là di autori più o meno conosciuti. E anche qualche best seller che comunque a volte leggo e a volte anche apprezzo.
E una libreria deve potermi offrire tutte queste possibilità, e devo essere io lettore a scegliere cosa leggere e cosa no.

Poi certo, se alla cassa arriva uno con in mano solo Moccia, Cussler, Fabio Volo e Kinsella, magari lo sconto non glielo faccio...

Nota alla traduzione: un po' di note forse non sempre necessarie. Ma per il resto nulla da dire.

Per acquistare La libreria del buon romanzo (Tascabili e/o)

2 commenti:

  1. L'ho letto parecchio tempo fa ma se non ricordo male il comitato prevedeva una sorta di ricambio generazionale per così dire e i membri non erano fissi. Se così fosse, in un contesto reale, aumenterebbe l'eterogeneità dell'offerta. Diciamo che ho incontrato pochissime librerie di questo tipo, che purtroppo sono state costrette a chiudere o a piegarsi alle logiche di mercato e accanto alle catene di grande distribuzione dove è esposto di tutto ho sempre trovato piacevole aggirarmi in quegli spazi privilegiati dove al di là del singolo libro si respira l'amore per la pagina scritta. Sul libro ho avuto anche io qualche piccola riserva sulla parte "gialla".

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  2. Uh, pare possa essere solo o una genialiata o un grande fiasco.
    Lo metto in lista, anche se dovrà aspettare, ma l'idea centrale della libreria "perfetta", e le tue riflessioni in merito, mi interessa e voglio scandagliarla.

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