Cosa accade quando Vincenzo Malinconico, re dei rimuginatori, si perde definitivamente nel rimuginio? Se sei uno che prende sul serio i pensieri, che fa continuamente bilanci su quello che fa, anche mentre lo fa, ti basta un niente per lanciarti nelle domande più peregrine, quali: le emozioni che proviamo nell'ascoltare le canzoni che amiamo sono vere? Proviamo davvero quello che sentiamo? Cos'è quel piccolo freddo che ci assale dopo aver visto un film che ci ha commosso il cuore e il cervello? E da dove nasce il desiderio improvviso di prendersi un cane? E perché davanti a una notizia di malasanità ci monta dentro un'indignazione democratica, anche se l'ultima volta che siamo scesi in piazza è stato per aggiungere un grattino alla macchina? Nei tentativi di analisi amorose fai-da-te per ricomporre il senso di una storia finita, nelle recensioni estemporanee di brani, eventi, persone, nella ricerca vaga di un centro di gravita - anche se non è permanente va bene lo stesso -, le riflessioni prendono corpo in un libro agile dove la scrittura si palesa al lettore in una delle sue versioni più artigianali ed efficaci: quella di strumento per capire come la pensiamo sulle cose.
C'è una pagina bellissima circa a metà di questo libro, pagina 98 per la precisione. Qui il protagonista fa una riflessione, una ventina di righe, in cui confessa quanto gli manchi una persona e quanto insulse e sterili gli sembrino le attività di tutti i giorni senza di lei. Quanto sia difficile mentire agli altri e a sé stessi. Una pagina e una riflessione, in cui è facilissimo immedesimarsi, se almeno una volta nella vita si ha sofferto per amore. Una pagina incredibile, che ho dovuto ricopiare tutta e che ho letto e riletto un paio di volte, pensando sempre: "cavolo! è veramente così".
Ecco, se in questo libro ci fosse solo pagina 98, sarebbe semplicemente un capolavoro.
Il problema è che ce ne sono 97 prima e 63 dopo.
E sono tra le pagine più deliranti e senza senso che io abbia mai letto. Diego De Silva ha sfruttato il fenomeno Vincenzo Malinconico, un piccolo eroe di tutti i giorni, già protagonista dei fantastici "Non Avevo Capito Niente" e "Mia Suocera Beve", per rifilare a tutti i suoi accaniti fan alcune sue riflessioni che fino ad allora ha sempre tenuto chiuse in un cassetto. Forse perché è lì che dovevano stare.
Riflessioni su come va il mondo, riflessioni sull'infanzia e sulla difficoltà di amare quando si è ormai quarantenni, riflessioni sulle canzoni di Raffaella Carrà e sul loro vero significato. Per renderle un minimo più sensate ha messo Vincenzo Malinconico nel libro, inventandosi che sta andando da uno psicologo per cercare di superare la perdita di un'amore (di cui non si dice mai assolutamente nulla). Ma dove è finita la simpatia e la sfigataggine di Vincenzo? Il suo ritrovarsi in situazioni assurde e venirne fuori in modo ancora più assurdo? Dove sono finite le sue massime? E i figli e la ex moglie?
Non c'è niente di tutto questo in questa terza "avventura" del nostro avvocato napoletano. Il protagonista di questo libro avrebbe potuto chiamarsi Giovanni Paranoia che sarebbe stato esattamente uguale.
Peccato, veramente, perché De Silva ha perso la possibilità di proseguire con una saga geniale, che aveva attirato migliaia di lettori e fatto aprire gli occhi su certe realtà del nostro paese che spesso ignoriamo.
Quindi, se volete leggerlo, vi consiglierei di andare in libreria o al supermercato e aprire pagina 98. E' l'unica che merita di essere letta.
Se volete acquistare l'intero romanzo per leggere solo pagina 98:Sono contrario alle emozioni
C'è una pagina bellissima circa a metà di questo libro, pagina 98 per la precisione. Qui il protagonista fa una riflessione, una ventina di righe, in cui confessa quanto gli manchi una persona e quanto insulse e sterili gli sembrino le attività di tutti i giorni senza di lei. Quanto sia difficile mentire agli altri e a sé stessi. Una pagina e una riflessione, in cui è facilissimo immedesimarsi, se almeno una volta nella vita si ha sofferto per amore. Una pagina incredibile, che ho dovuto ricopiare tutta e che ho letto e riletto un paio di volte, pensando sempre: "cavolo! è veramente così".
Ecco, se in questo libro ci fosse solo pagina 98, sarebbe semplicemente un capolavoro.
Il problema è che ce ne sono 97 prima e 63 dopo.
E sono tra le pagine più deliranti e senza senso che io abbia mai letto. Diego De Silva ha sfruttato il fenomeno Vincenzo Malinconico, un piccolo eroe di tutti i giorni, già protagonista dei fantastici "Non Avevo Capito Niente" e "Mia Suocera Beve", per rifilare a tutti i suoi accaniti fan alcune sue riflessioni che fino ad allora ha sempre tenuto chiuse in un cassetto. Forse perché è lì che dovevano stare.
Riflessioni su come va il mondo, riflessioni sull'infanzia e sulla difficoltà di amare quando si è ormai quarantenni, riflessioni sulle canzoni di Raffaella Carrà e sul loro vero significato. Per renderle un minimo più sensate ha messo Vincenzo Malinconico nel libro, inventandosi che sta andando da uno psicologo per cercare di superare la perdita di un'amore (di cui non si dice mai assolutamente nulla). Ma dove è finita la simpatia e la sfigataggine di Vincenzo? Il suo ritrovarsi in situazioni assurde e venirne fuori in modo ancora più assurdo? Dove sono finite le sue massime? E i figli e la ex moglie?
Non c'è niente di tutto questo in questa terza "avventura" del nostro avvocato napoletano. Il protagonista di questo libro avrebbe potuto chiamarsi Giovanni Paranoia che sarebbe stato esattamente uguale.
Peccato, veramente, perché De Silva ha perso la possibilità di proseguire con una saga geniale, che aveva attirato migliaia di lettori e fatto aprire gli occhi su certe realtà del nostro paese che spesso ignoriamo.
Quindi, se volete leggerlo, vi consiglierei di andare in libreria o al supermercato e aprire pagina 98. E' l'unica che merita di essere letta.
Se volete acquistare l'intero romanzo per leggere solo pagina 98:Sono contrario alle emozioni
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