Raymond Carver è unanimemente riconosciuto come un classico della letteratura americana del Novecento. Ciò che rende rivoluzionaria la sua scrittura è l'attenzione alla gente di tutti i giorni, non bella, non ricca, non eroica: vite quotidiane, fatte di dolore sottile e piccole illuminazioni, che i romanzi troppo spesso trascurano. Carver, viceversa, ha saputo descriverle con uno stile limpido e potente, capace di conquistare nel corso degli anni i lettori di tutto il mondo e di ispirare un'intera generazione di narratori. "Cattedrale" è considerato il suo capolavoro: dodici racconti di straordinaria intensità emotiva (lo stesso autore li definì i suoi "più pieni, più ricchi, più generosi") ambientati in sale d'aspetto e vagoni di treno, salotti modesti e corsie d'ospedale: luoghi apparentemente banali che diventano teatro di storie commoventi e indimenticabili.
Non sono una grande amante dei racconti. Preferisco i romanzi, le storie lunghe in cui ho la possibilità di entrare completamente nella trama e affezionarmi (o odiare) i protagonisti. Per questo tendo a non comprare mai raccolte di racconti. Una mia amica ha però comprato "Cattedrale" di Carver, lo ha letto e ne abbiamo parlato: i suoi commenti entusiastici cozzavano un po' con il suo "non sono sicura che a te piacerà". Ho letto poi anche altri commenti e ho deciso comunque di provare.
E sono contenta di averlo fatto.
Carver, attraverso questi dodici racconti, ci mostra diversi spaccati della realtà quotidiana americana: ci parla di sofferenza, ci parla di dipendenza, di divorzio, di paura, di disoccupazione, di abbandono e di disillusione ("I sogni, beh, sono le cose da cui ci si risveglia"). Situazioni particolari ma poi non così poco comuni, in cui tutti purtroppo potremmo trovarci se a un certo punto tutto smettesse di andare come avevamo previsto.
Dodici racconti che si chiudono con quello che da' il titolo alla raccolta, "Cattedrale". Quello che forse mi è piaciuto di più. Quello che forse in tutta la paura, il dolore e la disillusione, lascia un po' di spazio alla speranza, alla possibilità di farcela nonostante tutto.
Mi piace molto lo stile di Carver. Mi piace come scrive, mi piace come caratterizza i personaggi e le situazioni. E non pesa poi molto il fatto che tutto si conclude in poche pagine, anche perchè probabilmente da nessuna di queste storie avrebbe potuto nascere un romanzo intero
Insomma, un ottimo libro per chiudere l'anno. Non una lettura spensierata, certo, ma parole che fanno riflettere e pensare.
Consigliatissimo!
Ciao, adoro Carver e condivido quello che hai scritto. Questa (http://www.temperamente.it/novecento/cattedrale-raymond-carver/) è la mia recensione di Cattedrale.
RispondiEliminaA presto!
iaia
Ciao!
RispondiEliminaHo letto ora la tua recensione... e anche io non posso che condividere tutto quello che hai scritto! E immagino la fatica di dover aspettare un anno per concludere la lettura!!!
Concordo con te: BISOGNA LEGGERE CARVER!
Ciao e complimenti per il blog! Sono un appassionato di Carver e ho scritto una breve recensione di “Cattedrale” sul mio blog, passa a leggerla se ti va. Grazie, Marco. http://marcobuccino.wordpress.com/
RispondiEliminaGrazie per i complimenti!
RispondiEliminaVado subito a leggere la tua recensione!
Bella recensione, per un grandissimo libro!
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