sabato 12 ottobre 2013

AMORE, ECC - Julian Barnes

Mio caro Barnes, ancora una volta, mi hai lasciata senza parole.
Hai preso un tema, quello del lui, lei, l'altro (o l'altra), un tema tutto sommato banale e forse anche un po' abusato, e ne hai scritto un libro spiazzante. Effettivamente avrei dovuto immaginarlo che nelle tue mani un argomento del genere non potesse ridursi a una semplice storia d'amore e di corna. Però, ecco, non mi aspettavo questi personaggi, non mi aspettavo questa trama né questo schema  narrativo. E non mi aspettavo che si parlasse d'amore in questo modo.

Ci sono due ragazzi, completamente opposti tra loro che sono però grandi amici. Stuart è timido, preciso, insicuro, non molto abile con le donne e che dedica anima e corpo al suo lavoro, unico posto in cui si sente a suo agio. Oliver è più sicuro di sé, strafottente, espansivo, comico, colto, intelligente e anche un po' snob,  che cambia un lavoro dietro l'altro e con il vizio delle donne che spesso lo mette anche nei guai. I due, sono si capisce come, sono amici fin dal tempo delle superiori, quando Oliver ha chiesto una sterlina in prestito a Stuart e Stuart da vero banchiere gli ha chiesto la restituzione con interessi. Quelle amicizie strane, insomma, che gli altri non riescono a spiegarsi ma che sono comunque forti.
Poi, un giorno, nella loro vita entra Gillian: conosce Stuart, i due a poco a poco si innamorano e si sposano. Tutto bene, tutto normale, il trionfo della timidezza sulla spacconaggine. Se non fosse che Oliver scopre di essersi innamorato di Gillian e inizia a comportarsi in modo strano: fiori, telefonate continue, appostamenti, che cambieranno per sempre il rapporto tra i tre.

La storia viene narrata direttamente dalle voci dei protagonisti, che alternano il loro punto di vista in ciascun capitolo e di ciascun avvenimento, cercando in qualche modo di portare il lettore dalla propria parte. A volte intervengono anche voci esterne, che danno uno sguardo e un'opinione alla situazione che Oliver, Stuart e Gillian stanno vivendo. Uno stile narrativo che richiede qualche pagina di assestamento, per poterlo comprendere e potersi abituare, ma che, una volta nel meccanismo, consente al lettore di ritrovarsi completamente immerso nella storia. Una storia che parla d'amore, come il bel titolo italiano (che ho scoperto con molto disappunto non essere quello originale) lascia intendere, ma di un amore strano, fatto di paure, di ossessioni, di passioni e contraddizioni. Un amore che non sembra essere mai felice, anche quando non c'è alcun motivo per cui non debba esserlo.

L'asserto è semplice. Il mondo è diviso in due categorie: quelli che credono che l'amore sia lo scopo, la funzione, il basso continuo, la melodia primaria della vita, e che il resto - tutto il resto - sia niente più che un ecc.; e gli altri, i moltissimi infelici, adepti precipuamente dell'ecc., per i quali l'amore, ancorché piacevole, è soltanto un effimero fermento giovanile, il queruleo e fuggevole preludio all'ora del dovere, ma niente di più consistente, durevole e affidabile di quanto sia, poniamo, l'arredamento di casa.

Barnes è davvero bravo nella caratterizzazione dei personaggi (Oliver lo avrei preso a sberle fin dalle prime pagine) e nel creare situazioni all'apparenza comiche, di un umorismo molto British, che in realtà di comico non hanno assolutamente nulla. E lo stile narrativo è davvero geniale. 
Insomma, forse non raggiunge la profondità di Il senso di una fine, però è comunque una bella lettura, che lascia parecchio su cui riflettere. Consigliato!

L'unica nota dolente è che questa edizione, seppur tradotta magistralmente da Susanna Basso (e non deve essere stato semplice, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Oliver), è piena di refusi ed è un po' un peccato.

Titolo: Amore, ecc
Autore: Julian Barnes
Traduttore: Susanna Basso
Pagine: 263
Anno di pubblicazione: 1998
Editore: Einaudi
ISBN: 978-8806217464
Prezzo di copertina: 12 €
Acquista su Amazon:
formato brossura:Amore, ecc.
formato ebook: Amore, ecc. (Super ET)

venerdì 11 ottobre 2013

Del premio Nobel per la letteratura ad Alice Munro (più un piccolo elogio del racconto)

E niente, anche quest'anno Philip Roth non ce l'ha fatta. Così come non ce l'hanno fatta Murakami o Bob Dylan, che da anni vengono inseriti tra i favoriti a vincere il premio Nobel per la Letteratura e da anni non lo vincono. E, come si diceva ieri, probabilmente non lo vinceranno mai.
Quest'anno il nobel è andato ad Alice Munro, l'ottantaduenne scrittrice canadese che ha fatto del racconto la sua forma d'arte. 

Conosco Alice Munro solo di nome, ma stamattina ho provveduto ad acquistare un suo libro (pubblicati in Italia dall'Einaudi, che vanta nel suo catalogo la maggior parte dei premi nobel o dei favoriti), Nemico, amico, amante, grazie alla promozione sugli ebook negli store online. 
Non so ancora quindi dirvi come scriva ma, in ogni caso, sono contenta che il Nobel sia stato assegnato a lei. Un po' perché è una donna, e, da quando viene assegnato il premio Nobel, sono state solo in tredici a vincerlo. Un po' perché scrive racconti (sebbene venga "spacciata" per maestra del racconto breve e buona parte dei suoi racconti, come ricorda in questo articolo la sua traduttrice Susanna Basso, superano le trenta pagine) e il racconto è un genere letterario che viene sottovalutato. Io stessa, fino a qualche anno fa, leggevo pochissimi racconti. Forse perché la mia mente aveva bisogno di più spazio per entrare in una storia, forse perché arrivare alla fine e volerne sapere di più mi bloccava dall'apprezzare appieno quello che avevo letto. O forse, semplicemente, non avevo ancora incontrato chi sapesse scriverli davvero. Parlo di Carver, ovviamente. Ma anche di Agota Kristof e, se vogliamo rimanere in Italia e di dare un po' di spazio anche ai giovani, di Cognetti. Racconti che dicono tutto quello che devono dire in poche pagine, in grado di colpirti come non molti romanzi riescono a fare.

Sono contenta quindi che sia andato a lei, per via di questo. E' una donna e scrive racconti. E vorrei aggiungere anche un'altra cosa, che mi rende piacevole questa assegnazione. La felicità dei lettori. Sarà che arriviamo da due anni in cui il Nobel è stato assegnato a illustri sconosciuti, Mo Yan l'anno scorso e Tomas Tranströmer due anni fa. Due illustri sconosciuti sicuramente meritevoli eh, ma che comunque hanno destato, soprattutto tra i lettori, un po' di perplessità (e vi giuro che ho anche provato a leggere Mo Yan, ma con scarso successo). Insomma, ieri quando è stata annunciata la vittoria della Munro, twitter era in festa, mi sono arrivati diversi consigli di lettura di libri di questa donna e diversi "devi assolutamente rimediare". E l'ho trovata una cosa bellissima. Bellissima al punto che, come vi dicevo prima, stamattina ho acquistato un suo libro, entusiasta e incuriosita. E chissene frega se per una volta passo per quella che compra un libro "solo perché...ne parlano tutti/è in classifica/ha vinto il Nobel."

Poi magari lo leggerò, non mi piacerà e mi interrogherò ancora una volta sui criteri di assegnazione del Nobel. Per adesso, però, sono contenta. 
E non abbiate paura dei racconti, che se l'autore o l'autrice sono bravi non è la quantità di pagine a stabilire cosa un libro vi può lasciare e cosa no!

mercoledì 9 ottobre 2013

TESTIMONE INCONSAPEVOLE - Gianrico Carofiglio

Ve l'ho già detto che sono perdutamente innamorata di Guido Guerrieri? Penso di sì, ma nel dubbio ve lo ripeto. Sono innamorata di Guido Guerrieri. E se non fosse che ormai ho una certa età e un fidanzato, aggiungerei anche qualche cuoricino a questa mia dichiarazione.
Perché, per dirla senza mezzi termini, Guido Guerrieri, l'avvocato barese nato dalla penna di Gianrico Carofiglio, è semplicemente un figo. E' un figo per il suo carattere, per il suo modo di comportarsi, per i suoi pensieri, i suoi gesti, le sue intuizioni. E' un figo quando affronta i fantasmi di un passato e di un amore finito, ma ancora di più quando si mette indosso la toga e cerca di difendere i suoi clienti.

Un compito non semplice quando, come in questo caso, tutti gli indizi sembrano non lasciare dubbi. E' stato ucciso un bambino, il bambino era un amico di Abdou Thiam,  vù cumprà che bazzica sempre per le spiagge di Monopoli e che non ha alcun alibi per il pomeriggio in cui è stato compiuto il delitto. E c'è pure un barista che giura di averlo visto passare, senza merce, diretto proprio verso la casa dove il bambino trascorreva le vacanze con i nonni. Eppure l'avvocato Guerrieri accetta di difendere Abdou Thiam. Qualcosa dentro di lui gli dice che è innocente. Ora bisogna solo riuscire a convincere anche gli altri: un pubblico ministero che non è disposto ad accettare opposizioni ed è disposto a tutto pur di arrivare alla condanna, un giudice che non vede di buon occhio Guerrieri e una famiglia che non cerca altro che giustizia.

Leggere questi libri è un vero piacere. Li inizi e sai già che non riuscirai più a metterli giù finché non sarai arrivato alla fine. Ti ritroverai catapultato a Bari, nella vita complicata di questo avvocato quarantenne, tra clienti non sempre puliti ma che comunque bisogna difendere, problemi amorosi, tiri di boxe e gite notturne in libreria.
Non saprei bene spiegarvi perché io sia così innamorata di Guerrieri, anche perché non è da me lasciarmi andare a cotte letterarie così evidenti. Eppure, ogni volta che leggo una sua storia, non posso fare a meno di pensare: "quest'uomo è proprio un figo!". E il merito è sicuramente di Carofiglio, che lo ha caratterizzato perfettamente, rendendolo un uomo forte e allo stesso tempo fragile, insicuro ma, quando serve, molto deciso. E poi le trame ti tengono lì sulle pagine e non ti lasciano andare, perché una volta che Guerrieri inizia a indagare, a modo suo, non puoi fare a meno di seguirlo, curioso di sapere come andrà a finire.

Se non avete mai letto nessun libro con protagonista l'avvocato Guerrieri, vi consiglio caldamente di rimediare. Magari non fate come me, che non ho seguito l'ordine e mi sono quindi ritrovata a leggere questo, che sarebbe il primo, come ultimo, perché, sebbene ognuno racconti una storia a sé stante, ci sono continui riferimenti, oltre che i cambiamenti e la maturazione del personaggio.
Quindi, partite da questo Testimone inconsapevole. Poi, se vi è piaciuto, proseguite con Ad occhi chiusi, Ragionevoli dubbi e Le perfezioni provvisorie. Se siete donne, subirete quasi sicuramente anche voi il fascino di questo avvocato. Se siete uomini, anche. In ogni caso scoprirete che non bisogna per forza rivolgersi all'estero per trovare dei  legal thriller appassionanti.

Titolo: Testimone inconsapevole
Autore: Gianrico Carofiglio
Pagine: 316
Anno di pubblicazione: 2002
Editore: Sellerio
ISBN: 978-8838918001
Prezzo di copertina: 12 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Testimone inconsapevole

Due titoli, un solo libro: ma perché? #52 Speciale: CANNELLA

Che poi a me la cannella nemmeno piace. Credo di aver fatto indigestione una volta, di biscotti zenzero e cannella, e da allora non riesco più ad avvicinarmi né all'uno né all'altra. 
Un'avversione fisiologica quindi potrebbe essere la causa della mia irritazione di fronte ai libri che hanno questa particolare spezia nel titolo, dettata sia da un abuso mio del passato sia da un abuso editoriale nel presente.


Ogni volta che ci penso e che mi trovo davanti a un libro che ha la "cannella" in copertina, penso al povero Jorge Amado, al suo bellissimo Gabriella, garofano e cannella, pubblicato nel 1958, e mi domando se avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe successo.
La puntata di oggi quindi è una carrellata di confronti tra titoli originali e titoli tradotti di libri in cui compare in copertina la famosa spezia.
Iniziamo:

  • EL PAIS DE LAS MARIPOSAS di Nerea Riesco, tradotto in italiano da Claudia Marseguerra nel 2013 per la casa editrice Garzanti, che ha scelto il titolo di IL VENTO CHE SA DI MIELE E DI CANNELLA



Traduzione letterale del titolo originale: Il paese delle farfalle.


  • THE GIRLS GUIDE TO HOMEMAKING di Amy Bratley, tradotto in italiano da Gabriella Pandolfo nel 2012 per la casa editrice Newton Compton, che ha scelto il titolo AMORE, ZUCCHERO E CANNELLA



Traduzione letterale del titolo originale:  Guida per ragazze ai lavori di casa


  • DAMASKUS. DER GESCHMACK EINER STADT di Schami Rafik e Fadel Marie, tradotto in italiano da Paolo Scopacasa nel 2011 per la casa editrice Garzanti, che ha scelto il titolo di LA CITTA' CHE PROFUMA DI CORIANDOLO E CANNELLA

Traduzione letterale del titolo originale: "Damasco. Il sapore di una città".

  • THE HINDI-BINDI CLUB di Minca Pradhan, tradotto in italiano da M. Nocilla nel 2011 per la casa editrice NewtonCompton, che ha scelto il titolo IL GUSTO PROIBITO DELLA CANNELLA (Ndr: mi raccomando, da non confondere con Il gusto proibito dello zenzero)

Traduzione letterale del titolo: Il club Hindi-bindi

  • CINNAMMON di Samar Yazbek, tradotto in italiano da C. La Barbera nel 2010 per la casa editrice LIT, che ha scelto il titolo IL PROFUMO DELLA CANNELLA

Traduzione letterale del titolo: "Cannella" (qui il cambio non è tanto drastico, lo so... ma era davvero necessario specificare "il profumo della"?)


Mi fermo qui, perché m'è venuta la nausea. Ma fatemi sapere se voi ne conoscete altri!

lunedì 7 ottobre 2013

LE COSE CAMBIANO - A cura di Dan Savage e Terry Miller

Le cose cambiano è raccontare il silenzio.
Le cose cambiano è smettere di pensare «perché sono omosessuale?» e iniziare a pensare « perché sei omofobo?»
Le cose cambiano è smettere di pensare « perché è omosessuale?» e iniziare a pensare « perché sono omofobo?»
[...] 

Le cose cambiano è  sconfiggere il bullismo con la resilienza.
Le cose cambiano è il canto del cigno dell'omofobia interiorizzata
Le cose cambiano è scoprire che la persona omosessuale non è un «tipo psicologico», ma una o uno come tanti.
[...]
Le cose cambiano è l'inizio della cittadinanza.
Le cose cambiano è capire che chi odia i gay di solito odia anche le donne.
Le cose cambiano è la politica del disgusto che cede il passo alla politica dell'umanità.

cit. IL RISVEGLIO FELICE, Strumenti di lettura - Vittorio Lingiardi


Le cose cambiano è una raccolta di aneddoti, di pensieri, di frasi, di storie vere, di persone omosessuali che si sono dichiarate e che ora, nonostante tutto quello che hanno passato, stanno bene e sono felici.
Le cose cambiano è un libro per cercare di stare vicino a chi sta affrontando la scoperta della sua sessualità, con se stesso ma anche e soprattutto con il mondo esterno.
Le cose cambiano è una spinta a resistere, a non mollare, ad accettare se stessi per poi poter essere accettati dagli altri.
Le cose cambiano è un invito a denunciare quando si è vittime di abusi e di bullismo, un invito a non tacere, a difendersi e a lottare, perché se ne ha tutto il diritto.
Le cose cambiano è una famiglia che ti accetta, un amico che ti capisce e che ti chiede scusa per non averlo fatto prima.
Le cose cambiano è un progetto, nato negli Stati Uniti, con il nome di It gets better, dalla mente di Dan Savage che, dopo l'ennesimo suicidio di un adolescente vittima di bullismo per la sua sessualità, ha deciso di girare un video insieme al suo compagno Terry Miller e di coinvolgere altri a farlo, per far capire che le cose migliorano, cambiano, che non si è soli. E che ha ricevuto migliaia di video fin dai primi giorni della sua apertura.
Le cose cambiano è un progetto che è arrivato fin a noi, grazie alla ISBN edizioni e al corriere della sera, che hanno creato un sito analogo invitando chiunque volesse a inviare i propri video e i propri racconti. Da lì è nata questa raccolta, che contiene gli interventi più significativi della versione americana e gli aneddoti di autori, scrittori, politici e persone comuni italiane, con la cura di Linda Fava e la traduzione di Antonella Napolitano.
Le cose cambiano è una speranza, perché sebbene l'Italia sia tra i paesi più arretrati in fatto di accettazione e di leggi a favore dell'amore tra persone dello stesso sesso (perché non è altro che questo: amore) le possibilità che tutto si evolva ci sono.
Le cose cambiano è un libro che tutti dovrebbero leggere, omosessuali, eterosessuali, donne, uomini, transgender, padri, madri, genitori, figli, fratelli, cugini, zii, amici, tu.
Le cose cambiano è un libro che mi ha fatta sorridere ma che mi ha anche commosso.
Ed è un libro che consiglio a tutti.

Non serve che dica altro. Andate in libreria o in edicola o in qualunque store online, compratelo e leggetelo. Perché Le cose cambiano se siamo noi a farle cambiare.


Sito web di Le cose cambiano: http://www.lecosecambiano.org/
Sito web di It gets better: http://www.itgetsbetter.org/

Interviste rampanti: FABIO BARTOLOMEI

L'intervista rampante di questa settimana è a un altro di quegli autori che ho scoperto di recente, quasi per caso, e dei cui libri mi sono innamorata follemente. Sto parlando di Fabio Bartolomei. 
Romano, classe 1967,  Bartolomei ha pubblicato il suo primo romanzo, Giulia 1300 e altri miracoli, nel 2011. A questo sono poi seguiti La banda degli invisibili, nel 2012, e We are family nel 2013, tutti editi dalla casa editrice e/o. 

Io adoro il suo modo di scrivere e di raccontare, l'ironia e la capacità di rappresentare alcuni degli aspetti più controversi e tristi della nostra società attraverso dei personaggi che sono persone comuni e che affrontano le insidie del mondo. Insomma, ve li consiglio caldamente tutti e tre!
Ringrazio ovviamente Fabio per aver accettato di rispondere alle mie domande.




Da bambino dicevi “da grande farò la scrittore”?
No, dicevo: “da grande farò il vigile del fuoco”.

“Giulia 1300 e altri miracoli” è del 2011, “La banda degli invisibili” del 2012, “We are family” del 2013. Tre libri, per me bellissimi, i tre anni. Prima cosa facevi? C'è un motivo per cui sei arrivato così tardi alla scrittura di romanzi?
Prima e durante ho fatto il copywriter, l'insegnante di scrittura creativa e, nei ritagli di tempo, lo sceneggiatore. Sono arrivato tardi alla pubblicazione perché ho sempre avuto molti interessi, mi sono distratto, ho percorso altre strade che davano comunque buoni risultati e molte soddisfazioni. 

Come sei stato scoperto (o come sei riuscito a farti scoprire) dalla casa editrice che ti ha pubblicato?
Sono riuscito a farmi scoprire nel modo più semplice: ho seguito le indicazioni del sito E\o sull'invio dei manoscritti. 

Qual è il tuo rapporto con i critici e con i book blog?
Molto buono. Ma adesso è facile dirlo, magari ne riparliamo il giorno che mi stroncheranno, ok?

Qual è la cosa più bella che è stata detta riguardo a un tuo romanzo? E la più brutta?
Qualcuno ha esagerato e ha scritto che un mio romanzo sembrava un film di Monicelli. In generale mi colpiscono le recensioni scritte con entusiasmo, ancora fresche di lettura. Per quanto riguarda quelle negative, fortunatamente non ne ho ricevute di memorabili. 

Hai qualche mania come scrittore?  Che so,  riesci a scrivere solo in un posto preciso o a una particolare ora del giorno o della notte?
Le manie complicano la vita e io detesto le complicazioni. Per molti anni ho scritto di notte o la mattina molto presto ma solo per questione di compatibilità con il mio lavoro. Adesso scrivo bene di giorno e di notte, col silenzio e con gli antifurto che suonano. Per quanto riguarda il posto, c'è poco da scegliere. Casa è piccola. Il tavolo del salotto è l'unico posto utile.

Io ho un’ossessione per le copertine dei libri, che condizionano molto la mia decisione di leggere o meno un’opera. Hai avuto voce in capitolo nella scelta di quella dei tuoi libri?
Mi è concesso mettere bocca. Quella di We are family è la mia preferita.

Cosa consiglieresti a un aspirante scrittore?
Prima di diventare uno scrittore ho letto qualche migliaio di consigli agli aspiranti scrittori. Me ne fosse servito uno. (Detto tra noi: “trova uno scrittore che si prenda cura di te e ti aiuti a crescere” è un ottimo consiglio, uno dei migliori. Pensa gli altri).

Cosa pensi dell’editoria a pagamento? E dell’autopubblicazione?
C'è un equivoco che va avanti da anni. Chiunque chieda denaro per stampare un libro non fa Editoria a pagamento, fa tipografia. Se proprio ci si vuole togliere la soddisfazione di vedere il proprio romanzo stampato e rilegato, è molto meglio rivolgersi a un tipografo vero, orgoglioso del suo mestiere, e autopubblicarsi. 

Ebook o cartacei?
Io cartacei. Passo già troppe ore davanti a schermi vari (computer, tv, tablet, smartphone), mi pare sano cogliere ogni occasione per staccare un po'. 

Qual è il romanzo non tuo a cui sei più legato?
Dico sempre Furore. Quindi Furore. Però, a essere onesti, saranno almeno una quindicina e cambiano di continuo. 

Un autore/autrice italiana che stimi tantissimo? Consigliaci un suo libro.
Visto che hai usato il superlativo deve essere uno o una che non sbaglia un colpo. Allora, diciamo Elena Ferrante. L'amica geniale.

Hai letto le Cinquanta Sfumature?
Non ho fretta. Prima o poi qualche editore deciderà di pubblicarlo a 0,99 e allora ci farò su un pensierino.

Qual è Il tuo colore preferito?
Il verde. Non troppo scuro, non troppo acceso. Un verdino.

giovedì 3 ottobre 2013

PERDUTAMENTE - Flavio Pagano

Qualche anno fa mia madre si è svegliata una mattina con un terribile mal di pancia. Abbiamo chiamato la guardia medica che le ha detto di prendere un farmaco. L'ha preso e poi si è beatamente addormentata, il mal di pancia sembrava passato e lei era più tranquilla. Quando si è svegliata, mi ha guardata e mi ha chiesto: "ma ho avuto un infarto?". Panico. "Ma mamma che stai dicendo? Avevi mal di pancia forte, nessun infarto". "Ah, ok". Dopo cinque minuti mi ha chiesto "Ma cosa mi è successo? Mi è venuto un infarto?". E così per mezz'ora, finché non siamo arrivati in ospedale, le hanno diagnosticato la fuoriuscita di un'ernia e una strana reazione tra il farmaco contro il mal di pancia e la pastiglia contro la pressione alta che prendeva da un po'. Due cose assolutamente non gravi, assolutamente transitorie che si sono risolte con un'operazione e qualche ora di stordimento totale.

Mi sono bastate quelle poche ore per capire quanto deve essere difficile la vita di chi ha l'Alzheimer e di chi vive con qualcuno che ha l'Alzheimer. Ci va pazienza, ci va coraggio, ci va una buona dose di ironia e la capacità di non lasciarsi abbattere e scoraggiare, anche se si sa che andrà sempre peggio.
Flavio Pagano in questo suo Perdutamente ci racconta la vita sua e della sua famiglia dal giorno in cui ha scoperto che la madre soffre di Alzheimer. Dal primo sintomo, una fuga alla stazione per andare non si sa dove conclusasi con la donna spaesata, in difficoltà, e via via verso il baratro, verso l'oblio. 
In questo libro ci viene raccontato il modo in cui la famiglia ha affrontato questo inesorabile declino: le lotte con l'Asl e l'INPS per la pensione di invalidità, il rapporto con la moglie, i figli e il fratello e il loro modo di affrontare la malattia, i momenti di lucidità e di gioia anche nel buio più nero, e la voglia di rendere il tutto meno doloroso per tutti, assecondando voglie e desideri e creando così situazioni esilaranti. E sullo sfondo c'è Napoli, con le sue contraddizioni e la sua incredibile bellezza.

Scrivere una recensione di un libro autobiografico è difficile. Soprattutto se questo libro autobiografico parla di una malattia terribile. Non si può dare un giudizio sulla trama, perché, come credo di aver già detto altre volte, è un po' come dare un giudizio sulla vita di chi questa trama l'ha vissuta sulla sua pelle e non mi permetterei mai di farlo. Il modo in cui Flavio Pagano e la sua famiglia ha affrontato la malattia della madre è esemplare, un po' come lo è quello di chiunque si ritrovi ad affrontare qualcosa di simile. Ci sono momenti di gioia e di divertimento, che magari da fuori potrebbero sembrare inopportuni. Ci sono i momenti di sconforto, la voglia di arrendersi, quella sensazione di non farcela più che diventa via via più forte e che prende il sopravvento su tutto il resto. E poi c'è l'amore, incondizionato, per chi sta soffrendo.

Eppure, sebbene io abbia riso, mi sia commossa e abbia provato una forte simpatia (ed empatia) per tutti i personaggi, dalla madre malata al domestico indiano, passando per il povero venditore porta a porta che viene buttato nella mischia, come libro, come tentativo di portare all'attenzione di tutti la malattia di Alzheimer e le sue terribili conseguenze, mi aspettavo qualcosa di più. Forse in certi casi bisognerebbe usare la propria vita e la propria esperienza come punto di partenza, prendendo spunto poi anche da altre famiglie e da altre persone che vivono la stessa condizione. Per dare ancor più risalto a tutti gli aspetti, tristi e meno tristi.
Questa è ovviamente un'opinione mia, che si scontra forse con il vero intento dell'autore di rendere omaggio a sua madre, alla sua famiglia e al modo in cui tutto è stato affrontato.

Da sottolineare e rimarcare, invece, sono i problemi a livello di punteggiatura. Non so se siano refusi, sfuggiti sia all'autore sia all'editor, né se sia io a essere eccessivamente pignola, ma troppe volte in questo testo ho trovato virgole dove non ci andavano, tra soggetto e verbo, in mezzo a frasi che non andavano spezzate (per fare un esempio: "l'idea di dover portare di nuovo mia madre fuori di casa, mi rendeva nervoso"). Scelte stilistiche, forse, ma che hanno reso la mia lettura a tratti difficoltosa, spezzando la fluidità della lettura.

Nel complesso comunque il romanzo non mi è dispiaciuto, anzi! I personaggi sono fantastici (e se lo sono così sulla carta, dal vivo devono esserlo ancora di più!) e il modo in cui la malattia è stata affrontata è encomiabile: si sorride, ci si commuove e si riflette molto (per non parlare della copertina, che trovo semplicemente meravigliosa!).
E poi mi è venuta una voglia matta di andare a Napoli.

Titolo: Perdutamente
Autore: Flavio Pagano
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Giunti
ISBN: 978-8809785656
Prezzo di copertina: 12 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Perdutamente
formato ebook: Perdutamente (Italiana)