Una riflessione astemia partorisce aforismi esangui! Prenda nota.
Da un paio di anni a questa parte, oltre che di caldo, mare, zanzare, spritz e gelato, l’estate per me è diventata sinonimo di Penelope Poirot, questa buffa e burbera investigatrice di antenati famosi nata dalla penna di Becky Sharp.
Il primo volume, Penelope Poirot fa la cosa giusta, è uscito per marcos y marcos nel 2016. L’anno dopo, per lo stesso editore, è arrivato Penelope Poirot e il male inglese. E ora, fresco fresco di stampa, nelle librerie si trova il terzo capitolo: Penelope Poirot e l’ora blu.
Pur avendo letto tutti e tre i romanzi praticamente a ridosso dell’uscita, qui sul blog finora non avrete trovato nessuna recensione. Per quanto io abbia sempre apprezzato queste letture, nel momento di recensirle, per un motivo o per l’altro, lasciavo perdere. Non per colpa dei libri, sia chiaro, semplicemente perché l’estate è il mese in cui il blog (ovvero io) fa più fatica a carburare, complici il caldo, il mare, le zanzare, gli spritz e il gelato citati prima (uniti alla mia fantastica abitudine di stravolgere o vedere stravolta mio malgrado la mia vita proprio nei mesi più caldi.)
Qualche giorno fa, però, mi sono ritrovata in una discussione lanciata da una ragazza che chiedeva qualche consiglio su gialli italiani scritti da donne. Il mio primissimo pensiero, complice anche l’aver chiuso da poco Penelope Poirot e l’ora blu, è andato proprio a Becky Sharp. Certo, non so se possa essere considerata una grande giallista italiana, anche solo perché all’attivo per ora ha solo tre romanzi, ma è un’autrice che comunque mi ha sempre divertito e che è riuscita a creare un personaggio, la nipote del famosissimo investigatore di Agatha Christie, con un suo bel perché. Insomma, era ora di parlarne anche qui sul blog.
Come detto in precedenza, Penelope Poirot fa la sua prima apparizione in Penelope Poirot fa la cosa giusta. È qui che conosciamo questa pronipote del più famoso (ma non ditelo a lei) Hercule e molti tratti caratteristici del suo carattere: Penelope è molto sicura (o piena?) di sé, molto permalosa, quasi del tutto priva di sensibilità quando riguarda le faccende degli altri (ma molto melodrammatica con le sue), dispotica, ficcanaso, molto incline alla lagna, lanciatrice di mode che segue solo lei e amante del cibo. Riversa tutte queste sue caratteristiche sulla povera Velma Hamilton, la sua nuova segretaria che farà da contrappasso (e da spalla più o meno volontaria) a tutte le sue avventure.
Avventure che portano le due donne sempre in Italia. Tra le colline toscane del Chianti nel primo capitolo; in Liguria, a Portofino, come tappa iniziale del Gran Tour che la donna ha deciso di compiere dopo il successo del suo romanzo, Una nipote, in Penelope Poirot e il male inglese; e infine in un paesino sperduto sulle colline tra Liguria e Piemonte in Penelope Poirot e l’ora blu.
Si può sapere, perdiana, cos’è quest’ora blu che sembra deliziarla tanto?
A quanto so, è una delle cosiddette ore magiche, insieme al mezzogiorno e alla mezzanotte. – O almeno così mi aveva insegnato Sveva. – per la precisione è l’ora di latenza tra il giorno e la notte. Il crepuscolo che segue il tramonto.
La twilight, dunque! Ovvero l’istante in cui giorno e notte, scontrandosi, restano ammutoliti – commentò ispirata. – l’stante che si sottrae al volgare scorrere del tempo…
In tutti e tre i romanzi, la donna si ritrova a indagare su tre omicidi, che si verificano sempre nei luoghi in cui la donna si trova a villeggiare: una clinica salutistica nel primo volume; la bella villa a picco sul mare della famiglia Travers nel secondo; la grande tenuta di Edelweiss Gastaldi, in cui Penelope Poirot viene invitata da una sua vecchia fiamma a partecipare alla festa di compleanno della proprietaria, nonostante le mille reticenze di Velma, che con quel luogo ha molti legami.
Non starò qui a fare un riassunto delle trame dei tre volumi. I gialli vanno letti, più che raccontati, secondo me, perché mai come nei romanzi di questo tipo è importante l’occhio del lettore: un giallo può essere bellissimo per qualcuno e insignificante per qualcun altro; qualcuno riesce a capire fin dalla prima pagina chi sia l’assassino, qualcun altro arriva alla fine e ancora non è convinto.
I gialli di Penelope Poirot per me sono dei bei gialli. Forse non di quelli che ti tengono incollato dalla prima all'ultima pagina e ti impediscono di fare qualsiasi altra cosa finché non hai scoperto chi è l’assassino; però sono romanzi divertenti, buffi, ma a volte anche profondi (soprattutto Penelope Poirot e l’ora blu, in cui si nota proprio una maggiore sicurezza ed evoluzione dell’autrice nel costruire e maneggiare le sue trame), che partono da un omicidio e un'indagine per poi svelare qualcosa di più sull'animo dei suoi protagonisti, al punto che spesso il delitto è solo un espediente, un punto di partenza per raccontare altro.
Grazie all'ambientazione (casualmente sempre in luoghi che conosco e che ho frequentato) e soprattutto ai personaggi, i romanzi di Becky Sharp si rivelano sempre una lettura piacevole e intelligente. Il personaggio di Penelope Poirot è caratterizzato alla perfezione, in tutte le sue manie e i suoi mille talenti, che spesso considera tali solo lei. A volte fa ridere, a volte mette a disagio, a volte ti verrebbe voglia di strozzarla o anche solo di darle una botta in testa e farla star zitta per qualche ora. Così come altrettanto ben riuscita è, secondo me, Velma Hamilton, la sua segretaria, che pur riluttante, spesso a disagio e con la stessa voglia di strangolarla che prova il lettore, segue la sua datrice di lavoro in ogni sua avventura e in qualche modo cerca sempre di farla ragionare (per poi quasi sempre rinunciare).
Hamilton, si vede che lei è vissuta nella bambagia: non conosce il mondo, non conosce l’ulcera, non sa cos’è lo stress”. Seduta alla toilette della sua suite, tra broccati rosa antico e mobili tardo Ottocento, Penelope si aggiustava l’ardito chignon e mi studiava dallo specchio. Dietro le lenti, i miei occhi restarono inespressivi. Non sono un’ipocrita, ma quando l’ipocrisia diventa questione di sopravvivenza, due lenti da miope possono rivelarsi una risorsa preziosa. [Cit. Penelope Poirot fa la cosa giusta]
Insomma, quelli di Becky Sharp sono romanzi perfetti per l’estate, leggeri, a tratti molto buffi e scritti con uno stile frizzante e vivace che coinvolge e diverte il lettore. Perfetti da abbinare al caldo, al mare (o alla montagna, o al lago, ma anche a casa), allo spritz e al gelato. Le zanzare invece molto probabilmente farebbero impazzire Penelope, quindi sì, direi che sono perfetti anche in questo caso.
TITOLO: Penelope Poirot fa la cosa giusta; Penelope Poirot e il male inglese; Penelope Poirot e l'ora blu
AUTORE: Becky Sharp
EDITORE: marcos y marcos
ANNO: 2016; 2017;2018
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formato cartaceo:
- Penelope Poirot fa la cosa giusta
- Penelope Poirot e il male inglese
- Penelope Poirot e l'ora blu
Anch'io ormai identifico l'estate con questa strampalata coppia, le cui avventure mi divertono molto Concordo con le tue considerazioni e spero che Penelope e Velma mi facciano compagnia ancora per altre estati.
RispondiEliminaBaci, Stefi
È da un po'che mi propongo di leggere questi romanzi e sarebbe il caso che approfittassi dell'estate, che per me è la stagione dei gialli! Grazie di queste informazioni, che mi hanno fatto venire ancora più voglia di conoscere Penelope Poirot!
RispondiEliminaLetti tutti e tre, mi sono piaciuti molto. Becky Sharp scrive molto bene.
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