Dovete attraversare insieme questa storia, non avete scelta, devono vederla, magari sei troppo pessimista, magari sentendo i figli lei... in medicina, ci sono miracoli, il risveglio dal coma esiste. Non devi fare in modo che perdano la speranza, consenti ai bambini di battersi per lei, ci sarà sempre il tempo di ammettere più tardi che avete lottato per niente, ma senza essere divorati dal rimorso e dal rimpianto di non avere tentato ogni cosa.
Ho un rapporto molto particolare con la narrativa francese contemporanea. Alcuni libri e autori mi piacciono molto (Eric-Emmanuel Schmitt, per esempio), altri invece, per stile e modo di raccontare, li trovo snervanti e irritanti (il più recente a rientrare in questa categoria è Un amore di Salinger di Frédéric Beigbeder). Per questo mi avvicino ai romanzi d’oltralpe sempre con un misto di curiosità e ansia, incerta su cosa troverò.
All’inizio del settimo giorno di Luc Lang, da poco pubblicato da Fazi editore con la traduzione di Maurizio Ferrara, rientra paradossalmente in entrambe le categorie.
Il romanzo, che è stato finalista al premio Goncourt nel 2016, ha come protagonista Thomas, un ingegnere informatico francese che vive a Parigi con la moglie e i due figli. Una notte viene svegliato da una telefonata: è un ospedale che lo informa che la moglie Camille è ricoverata in rianimazione dopo un grave incidente d’auto. Thomas lascia i due figli a casa e parte verso la Bretagna per raggiungerla, ma anche per capire cosa sia successo e, soprattutto, cosa ci facesse sua moglie là a quell’ora della notte. Dubbi e perplessità, ansie e paure accompagnano la vita di Thomas nei mesi successi: Camille è in coma, poi si risveglia ma non è più quella di prima e mai più lo sarà. Thomas inizia a indagare, su se stesso e il suo matrimonio, ma anche sulla sua famiglia: il fratello Jean, che vive ritirato in una malga sui Pirenei, e che odia con tutto il suo cuore il padre, ora morto, e la madre, risposatasi; la sorella Pauline, che ha lasciato la Francia per l’Africa, dove lavora come medico in situazioni disperate e da cui proprio non ne vuole sapere di tornare. Presente e passato si mescolano, e Thomas si ritrova a fare i conti con tante, troppe cose che ignorava, sommando dolore al dolore.
Ho iniziato All’inizio del settimo giorno con enorme entusiasmo. Per quanto triste, mi apprezzato tantissimo l’espediente iniziale: un uomo che deve capire come mai la moglie ha avuto un incidente in un luogo tanto sperduto, nel cuore della notte. Da chi stava andando o da chi stava fuggendo. Cosa nascondeva. Così come mi è piaciuta l’idea di raccontare come una persona tiene insieme i pezzi della sua famiglia quando uno dei piloni portanti viene a mancare. Poi però il romanzo si perde un po’. C’è troppa carne al fuoco, a cui l’autore non dedica sempre la giusta attenzione e lascia lì un po’ a bruciare.
Alla storia di Thomas e della moglie Camille, si aggiunge quella della famiglia di Thomas: il suo rapporto con i genitori, nel ricordo del padre morto; il suo legame con Jean e il suo paese d’origine; i pochi contatti con Pauline e i tanti perché che sono rimasti in sospeso fin dalla sua infanzia. Sembrano quasi due, se non tre, romanzi diversi (e in effetti il testo è diviso in tre parti, definite proprio libri) che l’autore tiene insieme con un filo sottile, che sì, c’è, ma non sempre riesce a tenere tutto unito come dovrebbe. È un libro lungo e faticoso, che ha sì tanto da dire e con alcuni momenti davvero belli e intensi, che però un po’ si perdono in uno sbrodolarsi di parole non sempre così necessarie (un centinaio di pagine in meno non avrebbero guastato, ecco).
Si arriva alla fine All’inizio del settimo giorno abbastanza esausti dalla lettura, con qualche dubbio e qualche domanda rimasta senza risposta. Forse è un romanzo che va letto con la mente completamente sgombra da qualsiasi altro pensiero e la possibilità di concentrarsi solo ed esclusivamente su di esso. Così, sicuramente le parti che già ho apprezzato sarebbero risaltate ancora di più e probabilmente non mi sarei persa nelle lunghe descrizioni e nelle divagazioni.
In ogni caso, oltre all’innegabile fatica, questo romanzo di Luc Lang mi ha lasciato anche altre cose: alcuni pensieri, dovuti forse a ricordi di esperienze personali che hanno fatto capolino ogni volta in cui Thomas andava a trovare la moglie Camille in ospedale; alcune riflessioni su come il passato possa influenzare il nostro presente e soprattutto su come due persone vicine, nello stesso ambiente, possano vivere le cose in modo completamente diverso. E che nulla è mai davvero come sembra.
Titolo: All'inizio del settimo giorno
Autore: Luc Lang
Traduttore: Maurizio Ferrara
Pagine: 561
Anno di pubblicazione: 2018
Editore: Fazi editore
Prezzo di copertina: 18€
Acquista su amazon:
formato cartaceo:All'inizio del settimo giorno
formato ebook: All'inizio del settimo giorno
Sembra assai interessante. Direi, dalla tua descrizione, che forse lo stesso scrittore è consapevole di aver scritto tre libri diversi, e forse non importa collegare necessariamente il primo all'ultimo. Segnato, grazie del consiglio.
RispondiEliminaOvviamente, la rilettura è fondamentale, sempre.
Buona giornata!
terminato di leggerlo con una fatica immane. Tre romanzi in un solo libro, slegato e sconclusionato come non mai, verboso all'eccesso, irritante in parecchi passaggi e piuttosto confuso nel cercare di costruire un fil rouge che tenga assieme tutte le vicende. Deludentissimo
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