venerdì 13 aprile 2018

LETTERE DAL MIO GATTO - Helen Hunt Jackson

Il quarto giorno dal nostro arrivo giunse una lettera dalla mamma, nella quale mi dava molte istruzioni su come comportarmi e in cui mi accludeva anche la prima missiva da parte di Micina. Le conservai nella tasca del mio grembiule per tutta la durata del soggiorno. Erano le prime che avessi mai ricevuto e ne andavo molto fiera. Le mostrai a tutti e tutti risero molto, chiedendomi se credevo davvero che a scriverla fosse stata proprio lei. Pensai che in effetti la mamma le avesse sorretto la zampina con cui teneva la penna, come a volte faceva con me, aiutandomi a comporre qualche parola. Chiesi a papà di informarsi, di scrivere a casa, per sapere se fosse davvero andata in questo modo ma, quando giunse la risposta, lui mi lesse questa frase: «Di' a Helen che non l'ho aiutata». Così mi convinsi che avesse fatto tutto da sé e, come vi ho già detto, dovetti crescere un bel po' prima di iniziare a nutrire qualche dubbio. Il fatto è che ritenevo che Micina fosse così meravigliosa che nulla sarebbe stato sorprendente per lei. Sapevo bene che i gatti generalmente non sanno né leggere né scrivere, però ero anche sicura che la mia gatta non avesse rivali al mondo.



Da poco più di un anno e mezzo condivido la mia giornata con una gatta, Luna. Potrei definirmi la sua "mamma in seconda", che si è affiancata alla sua mamma vera (ovvero, mio marito), e nel corso dei mesi abbiamo costruito un buffo rapporto, fatto di occhiatacce (sue) e ricerche di coccole (sempre sue), soprattutto quando deve mangiare. Ma ogni tanto mi cerca anche senza motivo e si lascia fare mille carezze quando sono io ad aver voglia di coccolarla. Avevo già avuto un gatto in passato, ma era un gatto di campagna, che a volte spariva da casa per giorni, si azzuffava con ogni altro animale vivente (prendendone, ma dandone anche tante) e che veniva in casa proprio solo se voleva mangiare o stare un po’ sul divano. Gli volevo bene, molto, ma il rapporto con lui non era paragonabile alla quotidianità che si è creata con Luna in questi mesi.
Me ne accorgo dal fatto che spesso, quando sono fuori casa, magari la sera, stanca dopo essere stata in giro tutto il giorno, Luna mi manca. Sì, anche se magari l’ho vista solo quel mattino e la rivedrò di lì a poco. E credo che i gatti questa cosa la sappiano e, soprattutto, che un po’ noi umani manchiamo anche a loro quando non ci siamo, o non si spiegano tutte le capriolone che lei fa appena rientriamo in casa.

Credo che anche Micina, la gatta che scrive le lettere alla sua padroncina Helen in Lettere dal mio gatto di Helen Hunt Jackson, provi lo stesso. Certo, lei lo maschera dicendo che in realtà pensa sia la bambina a sentire la sua mancanza, ma sì sa, i gatti sono sempre orgogliosi.
È un libricino prezioso, questo pubblicato dalla casa editrice La vita felice, con la traduzione di Benedetta Casella (ma ha anche il testo a fronte in inglese). Lo è per la tenerezza dei racconti di Micina, gatta super-pasticciona a cui ne succedono davvero una dietro l’altra; lo è per l’idea stessa di questa gatta che si mette lì e con la sua zampetta, e senza l’aiuto di nessun adulto, scrive le sue lettere per far sentire meno sola la sua padroncina lontana; e, se tutto questo ancora non bastasse, lo è per le belle illustrazioni di Addie Ledyard che accompagnano il volume.



Le lettere di Micina a Helen mi hanno davvero commossa. Spesso, guardando tutte le cose buffe che fa Luna, ma anche il modo in cui lei a volte ci guarda quando facciamo cose che immagino per lei siano incomprensibili, mi sono chiesta che cosa pensasse, come lo racconterebbe. Certo, Luna a differenza di Micina non ha mai pensato che la domestica volesse rubarci tutti i mobili quando noi non siamo in casa (forse anche perché non abbiamo una domestica, o forse perché lei scappa alla vista di qualunque estraneo osi mettere piede in casa), né è mai scivolata dentro a un barile pieno di sapone (il gatto che ho avuto in passato però sì, una volta è caduto nella vasca da bagno piena di detersivo, e poi è stato profumato per giorni); però credo che anche lei avrebbe davvero un sacco di cose da raccontare della sua giornata e di quello che le capita ogni giorno.

Mi sono sentita molto triste quando sei partita, ieri, e non sapevo cosa fare. Sono entrata nel granaio e pensavo di schiacciare un pisolino sul fieno, poiché sono convinta che dormire sia una delle cose migliori da fare se ci si sente infelici. Ma, senza il vecchio Charlie che picchiava gli zoccoli nella sua stalla, il posto sembrava così solitario che non ce l'ho fatta. Sono andata allora in giardino e mi sono messa sotto la rosa damascena a catturare le mosche. Ce n'è un tipo, lì attorno, che mi piace più di qualsiasi altro. Dovresti sapere che c'è una grande differenza tra il modo in cui le acchiappo io e quello in cui lo fai tu. Ho notato anche che tu non le mangi mai e mi sono meravigliata del fatto che, pur essendo sempre stata tanto gentile con me, potessi uccidere quelle poverette senza motivo: è una cosa di cui avrei sempre voluto parlarti.

Lettere dal mio gatto è un libro per grandi e piccini, perché chiunque stia convivendo o abbia convissuto con un animaletto peloso non potrà che sorridere e commuoversi di fronte a questa gatta scrittrice e un po’ pasticciona. E, dopo averlo letto, quando sarete via di casa, che sia solo per qualche ora o più a lungo, sentirete ancor di più la mancanza di quella vostra compagnia costante, quotidiana, che non vi abbandona mai.

Ora scusate, ma devo andare: Luna sta miagolando disperata perché ha fame (non mangia da ben venti minuti, poveretta) e non smetterà finché chiunque è in casa in questo momento non corra a nutrirla, e magari accarezzarle un po’ il pancino nel mentre.


Titolo: Lettere dal mio gatto
Autore: Helen Hunt Jackson
Traduttore: Benedetta Casella
Illustratore: Addie Ledyard
Pagine: 110
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: La vita felice
Prezzo di copertina: 9,50 €
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formato brossura: Lettere dal mio gatto

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