Quando il tempo opaco e smisurato della nostra digestione fece rientrare l'allarme, le guardie svegliarono Leni e ci misero in fila verso il pulmino che ci avrebbe riportate a casa. Il mio stomaco non ribolliva più: si era lasciato occupare. Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue. Hitler era salvo. Io avevo di nuovo fame.
Ogni anno, nel mese di gennaio,
vengono pubblicati moltissimi romanzi che parlano dell’olocausto, della Shoah
e, in più in generale, dell’epoca nazista. È un modo per celebrare la Giornata
della memoria, che cade il 27 gennaio, e la necessità di non dimenticare il
periodo più buio, tragico e terribile della storia mondiale. Ovviamente, come
sempre succede quando si abbinano i libri alle ricorrenze, la cosa sfugge un po’
di mano e ci si ritrova quasi sommersi da titoli, che spesso quasi si scimmiottano a
vicenda, e, soprattutto destinati a essere dimenticati non appena finito il
periodo del ricordo.
Sono pochi, i libri su questo tema che rimangono nel
tempo. E credo di poter affermare con una certa sicurezza che Le assaggiatrici
di Rosella Postorino, da poco pubblicato da Feltrinelli, sarà uno di questi.
Intanto perché parla sì di
Hitler, di nazismo, Seconda guerra mondiale e persone partite e mai più
tornate, ma lo fa da un punto di vista un po’ diverso, quello di una donna tedesca.
E poi, indubbiamente, per lo stile dell’autrice.
Partendo dalla storia di Margot Wölk,
una donna tedesca che poco prima di morire ha rivelato di aver fatto da giovane
l’assaggiatrice di Hitler, Rosella Postorino racconta la storia di Rosa e delle
altre donne che, durante la guerra, avevano il compito di assaggiare il cibo
prima che venisse servito al Führer, così da accertarsi in tempo che non fosse
avvelenato. È l’autunno del ’43, la guerra sta iniziando a prendere una piega
inaspettata per la Germania, e Rosa è costretta a lasciare Berlino, dopo che
sua madre è morta durante un bombardamento e suo marito è partito per andare a
combattere. Si rifugia dai suoceri, a Gross- Partsch, un villaggio vicino alla
Tana del Lupo, il quartier generale dove Hitler si nasconde, ad aspettare che
la guerra finisca e il marito ritorni. Lei e altre nove donne del paese vengono
scelte per questo compito: da un lato hanno la sicurezza di avere cibo in
abbondanza ogni giorno, dall’altro il pericolo che ogni pasto sia il loro
ultimo pasto. Alcune svolgono questo compito con entusiasmo, onorate di avere
un ruolo così fondamentale per la loro patria e la loro guida, altre invece lo
fanno perché sanno di non avere altra scelta. A poco a poco Rosa stringe
inevitabilmente dei legami con alcune di esse: legami dettati dalla paura,
dalla fragilità, ma anche dal desiderio di ribellarsi, di non arrendersi all’ingiustizia
che stanno vivendo. Loro sono tedesche, è vero. Loro hanno cibo ogni giorno, è
vero. Ma hanno anche delle SS che le guardano a vista e che, con l’arrivo del
tenente Ziegler, instaurano un vero e proprio regime di terrore e poi, se
qualcosa va male, le chiudono in una stanza e le lasciano al loro destino,
perché il loro destino è proprio quello di morire al posto di qualcun altro.
Le assaggiatrici è davvero un bel
libro, che racconta un altro punto di vista del dominio nazista, quello di chi
l’ha vissuto in patria ignorando cosa succedesse all’esterno, che ha visto
morire genitori, mariti, figli in nome di un’ideale in cui all’inizio quasi
tutti credevano, quello del riscatto dell’orgoglio nazionale ferito, ma che poi a
poco a poco, quando ormai non era più possibile evitarlo o fermarlo, si è
rivelato per quello che era. Ma
soprattutto racconta la storia di un gruppo di donne, i loro pensieri, le loro
pulsioni, i loro dubbi e le loro paure, ponendo spesso la domanda di cosa, per
un singolo individuo in un determinato momento, sia lecito fare e accettare e
cosa invece no per riuscire a sopravvivere.
"Perché hai smesso di cantare?"
"Non lo so."
"Che hai?"
"Questa canzone mi rattrista."
"Puoi cantarne un'altra. Oppure no, se non ti va. Possiamo stare zitti e guardarci al buio: sappiamo farlo."
La forza del romanzo sta proprio
qui, nella bravura di Rosella Postorino a raccontare questi sentimenti, queste
ambiguità, rimanendo sempre in bilico tra il giusto e lo sbagliato, tra la
consapevolezza del male e del dolore che una persona può infliggere in un
momento e quella del bene che, invece, può fare in un altro. Ed è stata brava a
dare voce a queste donne, ai loro diversi punti di vista, alle loro fragilità,
anche ai loro tradimenti, perché fornisce un ritratto molto fedele delle
complessità umane dell’epoca.
Quella di Le assaggiatrici è una
lettura intensa e non semplice da affrontare, ma che vale sicuramente la pena
di fare.
TITOLO: Le assaggiatrici
AUTORE: Rosella Postorino
PAGINE: 288
EDITORE: Feltrinelli
ANNO: 2018
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formato cartaceo: Le assaggiatrici
formato ebook: Le assaggiatrici
Voglio tanto, ma tanto tanto leggerlo.
RispondiEliminaDa oggi, con te, un po' di più. ;)
Leggilo leggilo! Merita davvero! :)
EliminaHo anch'io questo libro che leggerò a breve. Dopo la tua intensa recensione non vedo l'ora di conoscere le assaggiatrici :)
RispondiEliminaSono sicura che ti piacerà!
EliminaHo letto la tua recensione, mi ha incuriosito, al mio compleanno me lo hanno regalato!
RispondiEliminaLetto e mi piaciuto molto. Merita!